Coppola: "Incostituzionale
il protocollo con il questore"

“IL QUESTORE DI Napoli ha colto un’esigenza, ma ha mancato in modo clamoroso la soluzione”: Enzo Coppola, a Teleoggi direttore dell’emittente dal ’90 e dal ’92 anche responsabile del tg, è sbalordito, eufemismo che

tempera aggettivi più coloriti. “Tutti concordiamo – spiega- sulla necessità di regolamentare meglio i rapporti tra chi fa informazione e le forze dell’ordine. Anche perché sta accadendo sempre più spesso che vengano aggrediti giornalisti e teleoperatori che si muovono sui fronti caldi della cronaca. Ma il protocollo d’intesa, sottoscritto
Alessandro Pansa e Carla Visone

il 12 febbraio dal questore Fioriolli con i presidenti campani di Ordine e Assostampa e gli esponenti di alcuni gruppi di specializzazione, fa acqua da tutte le parti”.
Prima di esaminare uno per uno i buchi del protocollo, Coppola fa un passo indietro. “Per discutere di come migliorare le condizioni di lavoro dei giornalisti l’otto marzo il prefetto Pansa ha convocato rappresentanti di tutte le testate. C’erano i direttori del Corriere del Mezzogiorno Demarco, del Roma Sasso, di Napolipiù Gradogna, del Denaro Ruffo, di Metropolis tv Giordano, di Teleoggi e molti cronisti: Cerulo, in ritardo, per l’Ansa, Lucia Licciardi per l’Agi, Annamaria Chiariello per il Tg5, Carmine Martino per il Tg4, Bruna Varriale per Studio Aperto, Paolo Chiariello per Sky Tg24, Enzo Calise per il Tgr Campania, Cristiana Barone per Telecapri, Del Tufo per il Mattino, Del Porto per Repubblica. E ne avrò sicuramente dimenticato qualcuno. Nessuno di noi sapeva dell’iniziativa di Fioriolli, ma, ed è molto grave, ne era all’oscuro anche il prefetto”.
Napoletano di Pompei, quarantasei anni, studi alla facoltà di Lettere lasciati a


Enzo Calise, Annamaria Chiariello e Bruna Varriale

metà, pubblicista dal 1989 e dal 2001 professionista, dopo una fugace esperienza in Rai dove firma la regia di minidocumentari per la trasmissione Cocktail, nel 1983 approda come regista a Teleoggi, che ha Carla Visone come amministratore unico e

anima della tv. La spa Teleoggi, nata nel 1977 come TeleCasoria, diventa l’anno successivo Teleoggi e, nel ’99, adotta il marchio di rete Canale 9; ha un capitale di 154.800 euro, controllato al 90 per cento dalla Visone e per il 10 da Coppola, dopo che a marzo hanno ceduto le loro quote Ernesto Mazzetti e Franco Visone, fratello di Carla; per il 2006 la tv dichiara un fatturato pubblicitario di due milioni e 800mila euro, raccolti da Prs per la nazionale e da Media service per la locale; tra le emittenti locali è, secondo i dati Auditel, la seconda in Campania, alle spalle di TeleCapri, e la quinta in Italia; in redazione, con contratto Aeranti Corallo, lavorano  i professionisti Carlo Alvino, Rossana Russo, moglie di Coppola, Gigi Ermetto, Sabatino Comito, e i praticanti Federica Riccio e Lorenzo Crea, figlio dell'ex senatrice Maria Grazia Pagano; tre gli operatori, nessuno dei quali iscritto all’Ordine dei giornalisti: Francesco Maione, Pino Pirozzi, Giancarlo Visone, nipote dell’amministratrice; quattro i montatori: Giada De

Gregorio, sorella del senatore ex Italia dei Valori, da otto anni a Teleoggi, Mario Pagano, Antonio Palmieri, Antonio Pezzano.


Comito, Riccio, Alvino, Crea, Ermetto e Russo

Chiusa la lunga digressione su Teleoggi, torniamo al protocollo di Fioriolli. “Sono due – spiega Coppola – i primi nodi di un accordo firmato senza nessuna valutazione dell’impatto che avrebbe avuto. I budge giallo e arancione non servono a niente; altrimenti va strappato il tesserino dell’Ordine dei giornalisti. Del resto, in occasione di eventi speciali già si lavora con gli accrediti gestiti senza problemi dalla prefettura; è allora inutile burocratizzare l’ordinaria amministrazione. Il doppio briefing riflette un’idea dei media ferma a un quarto di secolo fa, quando i giornali grandi e piccoli avevano una presenza fissa nella sala stampa della questura. Oggi è uno spreco che non può permettersi nessuno, tant’è che neanche le grandi agenzie o i quotidiani più importanti hanno una copertura continua della questura, che oggi ha gli strumenti per informare con tempestività quotidiani e tv. E forse informa anche qualcuno di troppo. Mi dicono che tutte le mail vengono inviate persino alla scuola di giornalismo del Suor Orsola Benincasa. Se la notizia fosse vera, non


Maione, Pagano, Pezzano, Pirozzi e Visone

si capisce a cosa serva informare degli studenti”.
Il direttore di Teleoggi passa quindi a parlare degli operatori, il punto che giudica più grave: “Ritengo

addirittura incostituzionale il protocollo nella parte che riguarda gli operatori perché pone davanti a un bivio chi fa riprese televisive: o è costretto a non lavorare o ha in sostanza l’obbligo di iscriversi a un’associazione, l’Ugiv, di cui non mi interessa qui approfondire le caratteristiche, cioè da quanto tempo esiste, chi ne fa parte, chi la guida, quali scopi persegue. Sono il direttore responsabile di una emittente e, con il protocollo, mi ritroverei a non potere accreditare un mio dipendente. Perché le garanzie fornite dall’Ugiv valgono più delle mie garanzie? I loro dirigenti sanno fare qualcosa di più e meglio di noi, dal momento che il questore riconosce a loro, e non a noi, il diritto di rilasciare patenti? Se vuole, a Fioriolli posso dare il libro matricola dell’azienda e lo statino paga dell’operatore e tanto può e deve bastare. Il protocollo ha poi riflessi anche sul lavoro degli inviati delle testate nazionali. Di frequente ospitiamo colleghi de La7 e i loro operatori; di fronte all’improvviso fatto di cronaca nera, saranno allontanati dal luogo dell’eventuale omicidio o verrà loro vietato l’accesso in questura perché non hanno le carte gialle e arancioni?”.
Ultima questione, l’iscrizione all’Ordine. “Nessun articolo del contratto di lavoro della Frt, la Federazione radio televisioni, – puntualizza Coppola –

prevede l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti. Se si arrivasse a un’applicazione rigorosa del protocollo metteremmo in ginocchio le aziende radiotelevisive perché se gli operatori non ottengono l’iscrizione all’Ordine non possono più lavorare, se invece la ottengono, ci troveremmo di fronte a un’esplosione dei costi


Giuliano Amato e Maurizio Giunco

con l’applicazione del contratto giornalistico, che per logica andrebbe esteso anche ai montatori. Ma siamo fiduciosi: ci siamo consultati con Maurizio Giunco, presidente della sezione tv locali della Frt, e ci ha assicurato che l’iniziativa partenopea non ha precedenti in nessuna questura italiana. Incontreremo Fioriolli e gli spiegheremo le nostre ragioni. Siamo comunque determinati ad andare avanti, percorrendo le strade istituzionali fino, se occorre, al ministro degli Interni Amato. E, dopo, c’è anche la magistratura”.