Il Casalese: a giudizio
editore, autori e Barbato

HANNO INCASSATO una dura sconfitta nel rito d’urgenza ex articolo 700, ma ripartono subito all’attacco i componenti del team che ha chiesto, senza successo, il sequestro e la distruzione del libro ‘il Casalese’, biografia non autorizzata di Nicola Cosentino, ancora oggi dominus del Pdl campano. Giovanni Cosentino, fratello maggiore di Nicola, che il 28 febbraio aveva avviato il giudizio ‘veloce’, ha deciso di saltare il passaggio del reclamo (una sorta di appello del 700) e di puntare direttamente al giudizio ordinario. I suoi

legali (Sergio Carlino, Mario De Bellis e Carlo Ciaccia) hanno già notificato la citazione all’editore del libro Pietro Valente, allo storico Gianni Cerchia, che ha firmato la postfazione, e a tre dei nove giornalisti autori del volume: Massimiliano Amato (il


Massimiliano Amato, Arnaldo Capezzuto e Peppe Papa

suo capitolo si intitola  ‘Affari di famiglia’); Arnaldo Capezzuto (‘Tutti gli uomini del coordinatore’); Peppe Papa (‘Un politico che sognava di essere un goleador’). Nella procedura d’urgenza la richiesta di risarcimento era di un milione e 200mila euro, mentre nel giudizio di merito il danno non viene precisato e la quantificazione è affidata al magistrato; in ogni caso gli avvocati dichiarano che il valore del giudizio è superiore a 520mila euro (e quindi versano il contributo previsto per questa cifra). La prima udienza, davanti al tribunale civile di Napoli, è fissata per il 30 novembre.
Ma perché, dopo avere imboccato la strada dell’urgenza, c’è stata la rinuncia al reclamo? Abbiamo girato la domanda all’amministratore della Aversana Petroli e della IP service, le aziende della famiglia Cosentino. “Non ho mai contestato la parte politica del libro che riguarda mio fratello Nicola; – dichiara a Iustitia Giovanni Cosentino - ho avviato un’azione giudiziaria soltanto per chiarire le parentele false che coinvolgevano la mia famiglia, parentele correttamente rettificate nell’ultima edizione del Casalese. Abbiamo anche ottenuto una lettera di scuse da parte di uno degli autori e, per quanto concerne mio fratello Palmiro, il rinvio a giudizio del giornalista Massimiliano Amato. È diventato così inutile il passaggio del reclamo. Ora andiamo al giudizio di merito per ottenere il riconoscimento dei danni che il libro ha


Sergio Carlino, Carlo Ciaccia, e Mario De Bellis

causato alle aziende che amministro”.
‘Contagiati’ dalle citazioni, anche gli avvocati di Giovanni Cosentino hanno deciso di andare da ‘attori’ in tribunale perché sarebbero stati diffamati dal deputato dell’Italia dei valori Francesco Barbato. Il 29 marzo, nel

corso della conferenza stampa organizzata a Roma, nella sede della Fnsi, per difendere il Casalese dalla richiesta di sequestro avanzata da Giovanni Cosentino, il parlamentare dell'Idv li avrebbe definiti “nazisti”. Sulla richiesta di risarcimento danni, che è di 100mila euro per ognuno degli avvocati, si pronuncerà il giudice del tribunale civile di Nola Roberta Guardasole e la prima udienza è stata fissata a ottobre. Gli avvocati di Barbato sono i suoi fratelli, Lucio e Giuseppe, e il cognato, Bruno Parisi, mentre il giudizio è radicato a Nola perché il deputato ha la residenza a Camposano.
Resta da capire se la citazione di un deputato davanti a un tribunale civile deve essere preceduta da un ‘filtro’ della Camera come avviene in un procedimento penale. “Non è previsto alcun ‘filtro’ – chiarisce Roberto Iezzi, dell’ufficio stampa di Montecitorio - per la citazione in giudizio di un deputato. Ovviamente, nel corso del giudizio il deputato, se lo riterrà, potrà eccepire l'applicabilità dell'articolo 68 della Costituzione, laddove si ritenga che i fatti in questione siano riconducibili all'esercizio della funzione parlamentare”.