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12 luglio
2003 / anno XI
numero 26
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media
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CI
SONO VOLUTI 357
giorni perché
il direttore del Mattino
Mario Orfeo presentasse
il suo piano editoriale
e soltanto poche ore
perché il piano
sparisse. Ma procediamo
con ordine.
Dopo la sonora bocciatura
incassata dalla redazione
a fine maggio (con 95
votanti su 120 aventi
diritto, in 72 hanno
sfiduciato il direttore,
mentre i sì sono
stati 15 con tre nulle
e cinque bianche), il
30 giugno nella sala
Siani Orfeo ha letto
a una cinquantina di
redattori il suo piano
editoriale.
"Otto paginette
incolori e insapori,
- l'ha definito uno
dei cronisti presenti
-
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una fotografia
dell'esistente,
senza un guizzo,
senza un lampo".
Ma era abbastanza
prevedibile che,
dopo la scoppola,
Orfeo volasse
basso, guardandosi
bene dal fare
uscire l'organigramma
che l'avrebbe
esposto a una
grandinata di
critiche da parte
degli scontenti.
Meno prevedibile
che, terminata
la lettura del
piano, nella sala
calasse il silenzio
e nessuno dei
settantadue feroci
critici di un
mese prima trovasse
la forza di chiedere
la parola per
girare al direttore
domande,
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Mario Orfeo
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osservazioni, appunti,
denunce. Nell'impasse
si è inserito Marco
Esposito, capo dell'Economia
e membro del cdr, che
ha tirato fuori pasticcini
e spumante per un festeggiamento
triplo: il (secondo) matrimonio,
i quarant'anni e i primi
tre anni a via Chiatamone
(record personale di durata
in un giornale).
Terminati i brindisi l'assemblea,
presieduta da Gianni
Ambrosino, è
ripresa, ma Orfeo era
andato via e le presenze
si erano dimezzate. In
un clima post festicciola
si è finalmente
avviata la discussione
e sono emerse due posizioni
che spaccavano anche il
comitato di redazione.
La prima, sostenuta da
Raffaele Indolfi
e Pietro Treccagnoli
del cdr, propendeva per
votare subito il piano,
in linea con le 72 ore
di tempo previste dal
contratto. Di altro avviso
il capo cronista Claudio
Scamardella, Angelo
Iaccarino, Fabio
Scandone e altri che
hanno suggerito di far
slittare il voto a settembre.
Sulla stessa lunghezza
d'onda il membro del cdr
Enzo Ciaccio che
ha proposto incontri con
le varie redazioni prima
di affrontare il voto,
con l'obiettivo di arrivare
alla decisione sul piano
in contemporanea con il
varo dell'organigramma.
Oscillante la posizione
di Ambrosino prima favorevole
al voto, poi decisamente
contrario. Alla fine il
rinvio è stato
approvato per alzata di
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Paolo Gambescia
e Antonello Velardi |
mano da una larga
maggioranza formata
da due gruppi distinti:
i fedelissimi di
Orfeo, che non volevano
rischiare una vittoria
risicata o addirittura
un secondo ko; i
manovratori, che,
indifferenti al
piano e alle chiacchiere
d'assemblea, ritenevano
più utile
lasciare Orfeo sotto
schiaffo fino a
settembre per |
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convincerlo a mollare
qualcosa su un versante
a piacere: promozioni,
spostamenti o pecunia.
Certo anche da questa
vicenda la redazione del
Mattino esce piuttosto
malconcia: uno degli arrabbiati
per il rinvio del voto
parla di "giornalisti
senza spina dorsale e
senza coerenza, plebe
manovrabile dall'arruffapopolo
di turno"; Un altro
ricorda "i leoni
ruggenti contro l'assunzione
di Francesco De Core
diventati mici muti sul
progetto del direttore,
sulla riorganizzazione
e lo sviluppo del giornale".
Da quando, una ventina
di anni fa, Clodomiro
Tarsia, più
volte componente del cdr
e del direttivo Assostampa,
sintetizzava la sua filosofia
sindacale in tre parole
("e' renare, e' renare,
e' renare") non sembra
cambiato granché.
C'è però
chi non condivide un giudizio
tutto negativo sul rinvio
del voto e dà una
lettura strategica della
scelta. "Qualunque
esito - spiega il redattore
con esperienza sindacale
- sarebbe stato per noi
negativo. Approvare il
piano voleva dire considerare
risolti i problemi che
a maggio ci avevano portato
a sfiduciare Orfeo. E
non siamo a questo punto.
Ancora peggio votare contro
perché avremmo
inasprito i rapporti,
che sono ora più
sereni con un direttore
che ha capito il segnale
dato dalla redazione".
Chi invece esce decisamente
bene dall'assemblea, secondo
un anziano di via Chiatamone,
è Mario Orfeo,
che dimostra di avere
metabolizzato la bocciatura
di maggio: ha presentato
il piano ma non l'organigramma,
ha |
ipnotizzato l'assemblea
e ha lasciato nella
sala Siani per il
secondo tempo dei
lavori il suo braccio
destro, Antonello
Velardi, redattore
capo centrale. E
Velardi ha svolto
con cura il suo
compito, fornendo
interpretazioni
autentiche del piano
e condizionando
con la sua presenza
il tono e la |

Gianni Ambrosino
e Claudio Scamardella
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sostanza degli interventi.
Basti citare Ambrosino
e Ciaccio, spesso barricadieri
e questa volta molto misurati.
Non tutti i redattori
però concordano
su un Orfeo più
saggio. "Un direttore
di trentasette anni -
commenta una delle croniste
- che procede a bassa
velocità mi lascia
perplessa. Non è
certo uno stupido e se
fa poco qualche motivo
ci sarà. Forse
sta già guardando
altrove: Messaggero? Repubblica?
Poi non mi convince la
sua strategia. Pensa di
cambiare il giornale giocando
tutte le fiches sull'ufficio
dei redattori capo. Ma
non puoi puntare solo
sulle assunzioni, che
comunque non saranno tante,
ma devi via via motivare
chi sta dentro e ti dimostra
capacità e voglia
di fare. Nuovi slanci
li crei se intervieni
sui responsabili dei settori.
Quale cronista si alza
per cercare una notizia
o proporre un'inchiesta
se sa che il suo capo
è del tutto disinteressato
alla notizia e all'inchiesta?
Quanto al voto rinviato
sul piano editoriale,
la mia lettura è
secca: un piccolo ricatto
di graduati e bassa forza.
Il messaggio è
chiaro: se a settembre
non fai quello che devi
fare, ti rivotiamo contro.
Del resto Gambescia
ha seminato promesse e
lasciato conti in sospeso;
ora più d'uno vuole
andare all'incasso".
E veniamo al mistero del
piano editoriale sul quale
i giornalisti avevano
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Francesco De Core e Nando Santonastaso |
sollecitato una riflessione
approfondita. Due giorni dopo
l'assemblea il comitato di redazione
ne aveva chiesto copia, ottenendo
risposte vaghe. Al secondo assalto
il direttore ha detto che voleva
parlarne con il cdr (proposta
singolare dal momento che il
piano era già stato ufficializzato)
e ha rinviato la |
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discussione
al 10 luglio. All'incontro si sono
presentati Ciaccio, Treccagnoli e
Annibale Discepolo, fiduciario
delle redazioni distaccate (Avellino,
Benevento e Caserta); Orfeo ha letto
la prima pagina, poi la lettura è
stata interrotta e per le prossime
puntate se ne parlerà a settembre.
Intanto da giugno il responsabile
della redazione casertana Nando
Santonastaso ha finalmente conquistato
i gradi di capo servizio, mentre il
10 luglio Francesco De Core ha varcato
l'ingresso di via Chiatamone e preso
possesso della sua scrivania nell'ufficio
dei redattori capo. |
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Antonio
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