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Papere e papaveri
di Josef K. Byte

 

1 marzo
2003 / anno XI
numero 7

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LA CRAVATTA

Noi siamo strenuamente pacifisti perché la guerra ci ispira un'istintiva ripugnanza: ma, in più, siamo convinti che se morire per la patria è nobile, morire di risate sul campo di battaglia rende il sacrificio meno eroico. È col brivido delle ore cruciali, così, che il 15 febbraio abbiamo letto sulla prima pagina del Corriere del Mezzogiorno questo titolo: "Mastella: 'ho regalato una cravatta a Tareq Aziz'". L'occasione, di fronte alla quale i vertici di Camp David sembrano un raduno di boy-scouts, è stata un invito a cena: il cui resoconto, firmato da Angela Frenda, è di quelli da non perdere.
"Questa volta Clemente Mastella lascia tutti di stucco. A chi aveva immaginato suoi resoconti folcloristici della cena con Tareq Aziz,
magari a base di limoncello e battute gioviali, il leader dell'Udeur consegna un quadro inaspettatamente tetro". È un attestato di stima da incorniciare: Mastella incontra il braccio destro di Saddam Hussein e tutti, evidentemente, si aspettano bicchierate e barzellette. "La sai quella di
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Rocco Buttiglione e Pierluigi Castagnetti
Osama bin Laden e le tre suore?", e giù un altro digestivo. Invece no. Tutto nasce da un invito di Folloni. "Mi ha telefonato e mi ha detto: Clemente, che ne dici, visto che tu hai una certa visione della pace, ti andrebbe di venire alla cena con Aziz?". È il Bismarck di Ceppaloni: ha "una certa visione della pace", e quale sia, dipende dalle condizioni di luce. Ma non vi aspettate che, scaraffando un Taurasi, Mastella risponda "ma com'è quest'Aziz? A me piace bella tosta". Mai più: "Prima ho chiesto chi c'era. Quando ho saputo che venivano pure Castagnetti e forse anche Buttiglione, mi sono detto: perché no?". È lo scontro fra due filosofie, quella di von Clausewitz e quella della pizza a metro: facce nuove non ne vogliamo, poi magari viene fuori che ha solo una carta di credito iraqena e dobbiamo anticipare noi. L'idea che uno possa andare a cena con un personaggio come Aziz solo se c'è Buttiglione ci fa capire che tra i maestri di Mastella c'è Gaber: "ma per fortuna che c'è il Riccardo, che da solo gioca a biliardo, non è di grande compagnia, ma è il più simpatico che ci sia".
Il momento dell'incontro è indimenticabile. "Me lo immaginavo diverso. Che so, la giubba militare, col cappello. Invece, lo devo ammettere, mi ha stupito: vestito occidentale, niente divisa". Ammetta tutto, Mastella: anche il fatto che usasse le posate non se l'aspettava, e per tutta la sera ha sbirciato dalla vetrata del ristorante per capire dove diavolo avesse parcheggiato il cammello.
Ma è impossibile dimenticare gli scenari internazionali. "Io sono per l'ennesima volta a dieta. Per cui il primo non l'ho proprio assaggiato. Però doveva essere buonissimo. Almeno, così ha detto Tareq. Erano le fettuccine con i gamberetti. Io invece sono passato direttamente al secondo, pesce in bianco e insalatina". Gli ispettori dell'Onu confermano: quell'odore tremendo nei depositi nel deserto non è gas tossico, ma sono gamberetti andati a male. Poi qualcuno, timidamente, accenna alla guerra, e non servono i calci che gli altri gli rifilano sotto al tavolo. "Abbiamo discusso per tutto il tempo di questo. Una cosa angosciante, credetemi. Roba da far passare la

Giorgio Gaber

fame". È, forse, quella "certa visione della pace" cui alludeva Folloni: dove fallisce la diplomazia, proviamo con l'aperitivo.
Poi Castagnetti deve aver proposto un brindisi: "a un certo punto ci siamo animati, e abbiamo cominciato a porgli
qualche domanda da investigatori: chi c'è dietro Al Jazeera, oppure sui legami con bin Laden". La Frenda non riporta le eventuali risposte: ma pare certo che Aziz abbia cominciato a guardarsi in giro,

aspettandosi che sbucasse qualcuno da dietro una tenda al grido di "sorridi, sei su Scherzi a parte". Anche la giornalista è un po' delusa. "Certo, Mastella, che se questa cena l'avesse organizzata sua moglie Sandra, magari a Ceppaloni, sarebbe stata leggermente diversa, no?". Siamo a Gozzano cronista di una catastrofe bellica: "E dire che Sandra me l'aveva pure detto: ma come, Clemente, non porti neppure un regalo? Ma io non me la sono sentita, ecco. Solo una cravatta di Sanseverino. È stato il massimo che mi è venuto". La prossima volta, caro Folloni, non dimentichi le carte: se l'ospite sarà altrettanto noioso, una mano di tressette ci farà ritrovare il nostro posto nella Storia.
 
OVVIAMENTE

"George Bush è diventato presidente nelle scorse elezioni e, ovviamente, non potrà ricandidarsi". "Il prezzo del greggio va alle stelle e la benzina, ovviamente, ribassa". "Per il referendum sono state raccolte 800.000 firme e, ovviamente, non è stato ammesso". Se chi si occupa di esteri, economia o politica dicesse cose del genere, verrebbe invitato dal direttore - ovviamente - a darsi una ripassata. Nello sport, è tutto più casual.
Il 16 febbraio, a Novantesimo minuto, Fabrizio Failla commenta Reggina-Como, partita in cui le squadre allenate da Gigi De Canio ed Eugenio Fascetti si giocano punti importanti per sperare nella salvezza. E così racconta un rigore per i calabresi: "Calcia Nakamura, spiazza Brunner ma coglie il palo; poi riprende lui stesso ed è, ovviamente, in fuorigioco". Deve star parlando di un'altra disciplina, badminton, curling o lancio della ruota di formaggio.

Gigi De Canio
Perché la regola 14 del gioco del calcio, che riguarda i rigori, dice tra l'altro che chi è incaricato del tiro "non può giocare o toccare una seconda volta il pallone prima che lo stesso sia stato giocato o toccato da un altro calciatore". Il palo, cioè, non è una persona (diversamente da quello che accade nelle bande di ladri): se la palla lo colpisce ed è ripresa da chi ha tirato, in pratica, è come se il rigorista avesse passato a se stesso, e non si può. Il fuorigioco citato da Failla non c'entra nulla. Ovviamente.
 

GASTRONOMIA


Che non ci si possa fidare più nemmeno dei giornalisti sportivi è un duro colpo, pari solo a quello con cui assistiamo alla progressiva ubriacatura delle agenzie di stampa. L'undici febbraio, per esempio, siamo rimasti disorientati. L'Adn Kronos, in un lancio siglato da Pax (la cronista Manuela Borraccino), ricorda il 74esimo anniversario della stipula dei Patti Lateranensi, "firmati da Benito Mussolini e dal segretario di Stato cardinal Angelo Sodano". Questa sì che è longevità, abbiamo pensato, biologica e politica: chi altri è rimasto così a lungo, oltre settant'anni, al suo posto, e in buona salute? Dopo cinquanta minuti la correzione: fu Pietro Gasparri a firmare i Patti.
Il 21 febbraio, poi, un lancio dell'Ansa da Roma ci annuncia che "a partire da oggi ogni venerdì sarà possibile avere insieme con il Messaggero di Roma, il Giornale di Sicilia di Palermo, il Mattino di Napoli, la Gazzetta del Mezzogiorno di Bari e il Secolo XIX di Genova, 'Le grandi cucine regionali italiani', ventisette volumi editi da Newton & Compton". È un attacco alle tradizioni culinarie nostrane: perché i volumi escono ogni giovedì, e non ogni venerdì. Un'ora e un quarto dopo arriva la rettifica, ma è il titolo, in compenso, a depistare: "Editoria. 'Cicine regionali' con Messaggero e altri giornali". La cicine regionali, e anche quelle nazionali, interessano a pochi; e, tanto per creare ancora un po' di confusione, si continua a dire che l'iniziativa nasce "a partire da oggi". Forse abbiamo capito: all'Ansa l'unico piatto che piace è la frittata, e ne fanno una dietro l'altra.
 
PISTOLA

Botte da orbi a Sant'Anastasia per la partita di calcio fra Angri e Pro Ebolitana. Scene, come si dice, da guerriglia urbana, anzi, altro che urbana, incivilissima. Dalle immagini televisive salta fuori un particolare inquietante: una persona che, accanto a un uomo che stringe in braccio la figlioletta, sembra proprio impugnare una pistola. Indagini serrate per identificarlo. Cinque giorni dopo gli scontri, il 21 febbraio, il Mattino segue ancora la vicenda. Nelle pagine dello sport, curate da Toni Iavarone (per gli amici, lo sapete


Irene De Arcangelis e Antonio Manzo

già, Toni Iasvarione) col vice Michele De Simone, compare un pezzo firmato da Antonio Manzo, intitolato "Tifoso armato, le indagini rallentano". Nell'articolo si legge: "Ma ora gli investigatori sono concentrati su quel fotogramma dell'uomo con la pistola. Attenti a

decifrare l'identità, anche per evitare di incorrere in clamorosi errori, i carabinieri vogliono identificare con nettezza quell'uomo con l'arma". Gli investigatori, infatti, sono concentratissimi: un po' meno i giornalisti del Mattino. Repubblica Napoli, quello stesso giorno, ha in prima pagina questo titolo: "Il tifoso con la pistola? Un carabiniere". E Irene De Arcangelis ci spiega: "Si trattava, a sorpresa, di un carabiniere in servizio (ma nessuno, a guardarlo, poteva riconoscerlo: non aveva la divisa) che dopo lo scalpore suscitato dalla fotografia si è riconosciuto, e ha riferito ai suoi superiori". Che è, in tutti i mestieri, un'ottima abitudine.
 
SERVIZIO

Novità al Tgr Campania. Il 28 gennaio, nel presentare il pezzo su un'incursione di vandali in una scuola di via Caravaggio a Napoli, il conduttore Carlo Verna ha detto: "E ora il servizio di Lelia Meola e Luigi Verusio". È, quest'ultimo, un telecineoperatore: e abbiamo apprezzato che, poiché si tratta di professionisti con contratto
giornalistico, sia stata riconosciuta pari dignità al racconto per immagini e a quello parlato. La cosa, però, è rimasta senza seguito. Essendo impensabile che la Meola non sia andata sul posto con il collega, lasciandogli anche fare l'intervista al preside della scuola, e
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Carlo Verna e Luigi Verusio
realizzando quindi il servizio a tavolino, sarebbe bello se in futuro tale doppia firma diventasse - tra le tante ormai pigramente inveterate di quella redazione - un'abitudine.

Da internet in libreria


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Papere e papaveri

"Ho capito del malcostume esistente
a Napoli più leggendo in una notte questo libro che in anni e anni
di studio".

Gerardo Marotta


Papere e papaveri può essere acquistato nelle librerie napoletane o, via internet, contattando:
Loffredo - loffredo@rinascita.it (tel. 081-5783534/5781521)
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