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Rai, i telecineoperatori
alla conquista della parità

8 marzo
2003 / anno XI
numero 8

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NEGLI ULTIMI MESI i telecineoperatori della redazione napoletana della Rai hanno fatto qualche passo in avanti verso la conquista dell'autonomia e della parola.
Da alcune settimane Carlo De Cesare, tco e componente del comitato di redazione dimissionario, sta firmando dei servizi da un minuto e quindici secondi nella rubriche Segnalibro e Arte in onda il venerdì e il sabato nel Tgr Campania delle 14, con interviste a editori, direttori dei musei sovrintendenti, mentre dalla fine di gennaio la chiusura del rotocalco regionale 'il Settimanale', curato da Massimo Milone, viene affidata a

un servizio (durata oscillante tra uno e due minuti) di sole immagini sui comuni della Campania, curato da Giuseppe Caterino.
"Dall'inizio dell'anno - dichiara Carlo De Cesare - registriamo una maggiore disponibilità a dare spazio ai tco.Una scelta probabilmente dettata dalle indicazioni del direttore della

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Carlo De Cesare e Pasquale Piscitelli

Tgr Angela Buttiglione, che ha un passato di sindacalista e negli incontri con il cdr ha ripetutamentedetto che intende utilizzare a 360 gradi i telecineoperatori. Al momento però di gradi ne mancano ancora parecchi. Nei servizi per le rubriche Arte e Segnalibro raccolgo dichiarazioni di dieci, dodici minuti, che non è sempre facile ridurre a poco più di un minuto, mettendo in onda soltanto la voce dell'intervistato. Sarebbe molto più semplice montare un pezzo normale con introduzione e domande. A Napoli non si può, e non si capisce perché. In altre sedi, ad esempio Bologna e Firenze, l'intervista del tco è una realtà da tempo acquisita".
Da tredici anni i telecinoperatori hanno ottenuto dalla Rai il riconoscimento contrattuale dello status di giornalisti professionisti, ma rimangono nel limbo di cronisti a metà, collaboratori muti, e spesso ignoti, di chi realizza il servizio. Eppure le urgenze della cronaca, soprattutto in una realtà spesso tumultuosa come quella napoletana, e la pigrizia di qualche redattore deciso a non abbandonare la propria scrivania, li porta di frequente a essere da soli sugli avvenimenti a catturare immagini, ma anche a registrare'dichiarazioni'. Le 'dichiarazioni', come le chiamano i giornalisti Rai, vengono utilizzate da chi prepara i servizi, ma soltanto in casi rari il conduttore li annuncia con la doppia firma.
"La strada per una piena parità all'interno delle redazioni - osserva De Cesare - è ancora lunga. E vanno sperimentate le opportunità offerte dagli

Adolfo Costa e Luigi Necco
accordi aziendali. Da tempo il contratto integrativo prevede il 'passaggio orizzontale' da tco a redattore utilizzato anche senza telecamera. A Napoli in tre
(Enrico Deuringer, Pasquale Piscitelli ed io) ci siamo
candidati a sostenere l'esame necessario per il passaggio, ma non abbiamo ricevuto risposta. A Roma invece i passaggi orizzontali già formalizzati sono undici: nove a Rai News 24, uno a Televideo e uno al Tg3". L'ultimo contratto integrativo, firmato il 16 luglio 2002, prevede anche una sperimentazione, fino al dicembre 2003, per l'utilizzazione dei tco come redattori nelle "rubriche di testata a diffusione nazionale al di fuori dei Tg (ad esempio la partenopea Neapolis, ndr) e a Rai News 24". Ma la sperimentazione è ferma in tutte le sedi.
Tra i quaranta 'operatori di ripresa' disseminati nelle sedi Rai di tutt'Italia che nell'autunno del 1989 ottennero per primi la novazione del contratto c'erano due napoletani: Giuseppe Castronuovo e Adolfo Costa, scomparso a sessantadue anni il 22 febbraio scorso. Oggi i tco che lavorano nella redazione di Fuorigrotta sono otto: con Castronuovo, ci sono Luigi Verusio, che ha qualifica di inviato, Giovanni Caruso, Giuseppe Caterino, Carlo De Cesare, Claudio Della Rocca, Enrico Deuringer e Pasquale Piscitelli. Agli otto vanno aggiunti gli operatori di ripresa Claudio Ciccarone e Gianni Occhiello.
Ma la battaglia per l'autonomia e per il riconoscimento dei loro diritti i tco e gli operatori di ripresa non la combattono soltanto all'interno delle stanze di via Marconi. Anche all'esterno il loro lavoro risulta oscuro e spesso misconosciuto. Un esempio concreto è la vicenda che nelle aule di tribunale sta vivendo Giuseppe Castronuovo, lucano di Sant'Arcangelo di Potenza, sessantaquattro anni a maggio, da ventidue giornalista professionista, che esordisce come fotografo al Roma, nel 1961 viene assunto all'agenzia Italia, dal '62 al '68 lavora con Riccardo Carbone, il fotografo del Mattino, nei due anni successivi si mette in proprio per avviare nel '70 la collaborazione con la Rai conclusa dall'assunzione che arriva nel 1976. Castronuovo dal febbraio 1994 ha il ruolo di coordinatore dello staff dei tco. Ma l'incarico di organizzare quotidianamente il lavoro dei telegiornalisti e degli operatori di ripresa per l'azienda Rai non vale niente.
Nell'ottobre del '96 Castronuovo, assistito dagli avvocati Gerardo Vitiello, poi scomparso, e Rocco Truncellito, si è rivolto alla magistratura per ottenere il riconoscimento della qualifica di capo servizio. Ha finora incassato due sconfitte: in primo grado, il 12 novembre 1999, il
pretore del lavoro di Napoli Renata Quartulli ha respinto la sua richiesta; il 28 novembre 2001 la sentenza è stata confermata dalla corte d'appello di Napoli sezione lavoro (presidente

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Claudio Della Rocca, Enrico Deuringer e Luigi Verusio

Antonio Buonajuto giudici a latere Filippo de Caprariis e Carla Musella, estensore), con la compensazione delle spese tra le parti, come del resto aveva deciso il giudice di primo grado. Sulla questione dovrà ora pronunciarsi la Corte di cassazione.
In attesa della sentenza della Suprema corte, Castronuovo ha presentato un ricorso d'urgenza, in base all'articolo 700 del codice di procedura civile, per ottenere intanto il riconoscimento del suo ruolo di coordinatore. "Secondo la motivazione della sentenza della corte d'appello, - spiega l'avvocato Truncellito - Castronuovo non può essere capo servizio perché ormai da quasi dieci anni svolge le mansioni di coordinatore, ritenute evidentemente diverse da quelle di capo servizio. Esauriti i gradi di merito sulla questione del capo servizio e constatata l'assoluta indisponibilità dell'azienda Rai a trovare una soluzione equa, con procedura d'urgenza abbiamo chiesto il riconoscimento delle mansioni di coordinatore. Una richiesta fondata su due motivi: l'esistenza, acclarata anche in sentenza, del ruolo ricoperto dal giornalista; il 'periculum in mora', inc onsiderazione dei tempi abituali del processo del lavoro e di un danno grave per il giornalista non soltanto sul piano professionale, ma anche su quello della vita di relazione e della salute, allegando la perizia di un medico legale". Con un'ordinanza emessa il 27 febbraio scorso il giudice Fabrizio Amendola si è dichiarato incompetente perché, a suo avviso, la pendenza di una decisione della Cassazione creerebbe una sorta di doppio giudizio.
"Una tesi - commenta Truncellito - che non condivido per due motivi fondamentali: la richiesta avanzata con il 700 è una rivendicazione diversa dal riconoscimento della qualifica di capo servizio e, dal punto di vista temporale, l'accertamento del giudizio che pende in Cassazione è limitato al periodo '94-'96, quando è stato depositato il ricorso in primo grado. Aggiungerei anche un altro elemento. Nel respingere il 700 soltanto sulla competenza, il giudice ha condannato il lavoratore al pagamento di duemila euro di spese legali, condanna che è raro trovare persino dopo giudizi di merito anche molto complessi".
Di fronte a un'azienda sorda e a un sindacato debole e distratto, non c'è soltanto Castronuovo a battere la strada del tribunale per far valere i suoi diritti. Anche gli operatori di ripresa Ciccarone e Occhiello, che vivono una situazione paradossale (sono da anni giornalisti professionisti, svolgono lo stesso lavoro dei telecineopratori, ma non hanno né la qualifica, né lo stipendio dei tco), hanno presentato nel maggio del '99 un ricorso alla magistratura chiedendo il riconoscimento della qualifica di inviato speciale, e in subordine di redattore ordinario o di tco, oltre a un risarcimento danni di 103mila euro. Nell'ultima udienza davanti al giudice Maria Gallo, tenuta il 14 maggio 2002, sono stati sentiti i primi testi. Nella prossima prevista per il 6 maggio gli avvocati degli operatori (Rocco

Gabriella Fancelli e Procolo Mirabella
Truncellito) e della Rai (Renato e Claudio Scognamiglio e Guido Marsiglia) completeranno l'esame dei testimoni.
"Stiamo vivendo una vicenda kafkiana; - racconta Gianni Occhiello, napoletano, quarantasei anni a luglio, assunto dalla Rai nel 1983 dopo aver vinto una
selezione per operatore di ripresa - nel 1995 la Rai, d'intesa con l'Usigrai (il sindacato che organizza la gran parte dei giornalisti della tv pubblica, ndr), bandisce un concorso interno per telecineoperatori . A via Marconi i posti in redazione sono due, ma alla selezione partecipano una cinquantina di operatori in servizio nel centro di produzione di Napoli. Il 7 marzo 1996, davanti alla commissione formata dal coordinatore dei tco Giuseppe Castronuovo, dal giornalista Luigi Necco e dal capo del personale del centro Pasquale Terracciano, sosteniamo una prova scritta (stesura di un articolo completato dalla sequenza di montaggio) e una orale, di cultura generale. Risultiamo vincitori Ciccarone e io, ma subito iniziano i problemi. Il 13 maggio c'è il passaggio alla redazione; quattro mesi più tardi, il 25 settembre, scriviamo al direttore del Tg3 chiedendo il certificato di avvio del nostro praticantato, l'undici ottobre Nino Rizzo Nervo ci risponde negandoci l'attestato perché, dice, la questione non è di sua competenza".
L'ostacolo viene superato pochi giorni dopo grazie all'intervento del comitato di redazione (ne fanno parte Carlo De Cesare, Gabriella Fancelli e Procolo Mirabella) che scrive una lettera all'Ordine regionale per attestare l'inizio del praticantato.
"Siamo diventati giornalisti professionisti - continua Occhiello - nell'autunno del '98; subito dopo scriviamo al nuovo direttore, ma la lettera non ha alcun esito. Da qui la decisione di rivolgerci alla magistratura. Intanto il capo della redazione Giuseppe Blasi dà disposizioni ai responsabili di 'line' di non affidare interviste a Ciccarone e a Occhiello e comunque di non mandarle in onda, mentre vengono utilizzate le dichiarazioni raccolte da operatori neanche iscritti all'Ordine che lavorano per le troupe d'appalto. Un'anomalia che qualche settimana fa ho denunciato con una lettera aperta indirizzata alla redazione".

Da internet in libreria


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Papere e papaveri

"Un libro assolutamente irresistibile, che fornisce un quadro agghiacciante dell'attuale giornalismo napoletano. Con un umorismo genuino e debitamente feroce. Sono fiero di non figurare nell'indice dei nomi".

Antonio Ghirelli


Papere e papaveri può essere acquistato nelle librerie napoletane o, via internet, contattando:
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