Multiservizi, tra gli
imputati un giornalista

IL 14 OTTOBRE davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Torre Annunziata, presieduta da Antonio Pepe, si aprirà il processo agli imputati coinvolti nel crac della ‘Multiservizi spa di Castellammare di Stabia’, una società partecipata del comune stabiese fallita nel febbraio del 2014 con un buco da 24 milioni di euro.
Non risulta tra gli indagati ma è molto presente nelle 164 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Torre Annunziata Giovanni De

Angelis, Luigi Bobbio, magistrato, ex senatore di Alleanza nazionale e poi capo di gabinetto del ministro Giorgia Meloni, dal marzo 2010 al novembre 2012 sindaco di Castellammare, che ha nominato i principali imputati dell’inchiesta sul crac della Multiservizi condotta da Maria Benincasa e Silvio Pavia, pm della procura di Torre Annunziata guidata da Alessandro Pennasilico.
Intanto l’undici luglio hanno patteggiato

Luigi Bobbio

pene da undici mesi a tre anni di reclusione Giancarlo Addezio, Luigi Alfredo Carunchio, Felice Marinelli, Franco Rossi e Pietro Volpe. Saranno invece a giudizio il 14 ottobre Monica Baldassare, Massimo Cajati, Francesco De Vita, Mario Paolella e il giornalista Simone Di Meo, il cui nome emerge, senza qualifica, nella cronaca giudiziaria del Mattino del 12 luglio in un servizio a firma Dario Sautto.
Napoletano, trentasei anni, da tempo residente in costiera sorrentina, Di Meo nel gennaio del 2005 stabilisce un piccolo record: risulta contemporaneamente praticante in due testate diverse, Teleregione e a Cronache di Napoli, e in entrambe aveva o aveva avuto un ruolo di vertice Giovanni Lucianelli. Dal 2006 al 2009 Di Meo è addetto stampa del senatore Sergio De Gregorio, antico sodale di Lucianelli  anche nelle complesse vicende del quotidianoL’Avanti!’ in cui il terzo lato del triangolo era Valter Lavitola.
Il nome di Di Meo, insieme a quello di un altro giornalista, Pier Paolo Petino,

Sergio De Gregorio

compare anche nelle intercettazioni dall’affaire Pisani, il capo della squadra mobile napoletana poi uscito indenne da tutte le accuse.
Nel 2010 ritroviamo Di Meo a Castellammare come addetto stampa del sindaco Luigi Bobbio, che rimarrà in carica poco più di due anni e mezzo. E a Castellammare il giornalista rimane impigliato nel fallimento della Multiservizi. Va detto che, rispetto alle responsabilità di

amministratori che sono riusciti a scavare una voragine di 24 milioni di euro nei conti dell’azienda, il ruolo di Di Meo è decisamente minore: secondo l’accusa, pur non svolgendo alcuna attività per la Multiservizi, dalla società avrebbe intascato 40mila euro attraverso quattro bonifici da diecimila euro.