Nell'inchiesta Lavitola
coinvolti 5 giornalisti

POTREBBE AVERE l’effetto di un terremoto sulla fragile rete dell’editoria campana l'indagine sui 23 milioni e 200mila euro di finanziamento pubblico incassati dal 1997 al 2009 per il quotidiano l’Avanti! dall’accoppiata Valter Lavitola e Sergio De Gregorio. Il rischio sismico scaturisce da due considerazioni: in Campania sono tanti i giornali che vanno avanti soltanto

grazie ai fondi pubblici e pochi supererebbero un esame accurato della polizia giudiziaria su bilanci e gestione; il 16 aprile è stato arrestato dagli agenti della Guardia di finanza il commercialista Vincenzo Ghionni, secondo le accuse tutte da verificare, il regista del vorticoso giro


Sergio De Gregorio e Vincenzo Piscitelli

di fatture false dell’Avanti!, ma anche la bussola di quasi tutti i quotidiani ‘assistiti’ della regione per i quali seguiva le pratiche per i finanziamenti e in più di un caso dei giornali era anche socio, di fatto o in via ufficiale.
Ricapitoliamo la situazione. Il 16 aprile, su richiesta dei pm della procura di Napoli Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Curcio, coordinati dall’aggiunto Francesco Greco, il gip Dario Gallo ha firmato dieci ordinanze di arresto: sei in carcere per Angelo Capriotti, Claudio Fagiano, Vincenzo Ghionni, Valter Lavitola, Paolo Passalacqua e Enzo Valori; quattro ai domiciliari per Sergio De Gregorio (richiesta per ora sospesa in attesa dell’autorizzazione del Senato), Sergio Antonio Bifano, Roberto Cristiano e Patrizia Gazulli. Per altri due indagati, Antonino Lauro e Filippo Giovanni Mazzocco, c’è l’obbligo di presentarsi ogni giorno alla polizia giudiziaria, mentre altri sette sono indagati senza restrizioni: Marco Amatucci, Antonia Gagliardi, Salvatore Galiero, Giustina Garignani, Augusto Lino, Bruno Pelliccio e Alfonso Tramontano.
Sono due i filoni di indagine sui quali hanno lavorato i pm napoletani: la corruzione con il pagamento di tangenti al governo di Panama per ottenere la costruzioni di quattro istituti penitenziari; l’associazione a delinquere e la truffa per i contributi all’editoria incassati dal quotidiano l’Avanti!, edito dalla società


Valter Lavitola e Henry John Woodcock

International press.
Concentriamoci sul secondo filone. Lo storico giornale del partito socialista torna a vivere nel marzo del 1997 grazie all’iniziativa di due giornalisti napoletani, De Gregorio e Lavitola, che hanno un collaboratore fidato, Giovanni

Lucianelli, socio di De Gregorio nella International press, al quale viene affidata la direzione responsabile del quotidiano. In breve tempo l'Avanti! entra nella cerchia delle testate beneficiate dai fondi per l’editoria e ottiene un finanziamento che anno dopo anno lieviterà fino ai due milioni e 530mila euro deliberati per il 2010.
I meccanismi utilizzati per gonfiare costi e vendite del giornale sono stati raccontati nei dettagli da Andrea Vetromile che nel 2001 viene presentato a De Gregorio da Giovanni Lucianelli e fino al 2010 sarà il suo commercialista e consulente del lavoro. Vetromile, ritenuto dai magistrati teste attendibile le cui dichiarazioni hanno trovato riscontro nelle prove raccolte dalla polizia giudiziaria, ha indicato in Patrizia Gazzulli, segretaria storica del senatore del Pdl, e nel commercialista Ghionni, “socio di fatto del gruppo De Gregorio-Lavitola”, i perni operativi della truffa: la prima preparava le fatture necessarie, il secondo organizzava la documentazione da presentare al Dipartimento per l'informazione e l'editoria della presidenza del consiglio. E Ghionni ricopriva più ruoli: era il tecnico che redigeva la richiesta; in qualche caso, era il socio; e fine ad alcuni mesi fa era anche componente della Commissione tecnica consultiva per l'editoria della presidenza del consiglio che forniva pareri sulle

richieste di finanziamento.  Accanto al giro di fatture false, l’altra leva per ottenere rimborsi più alti è il numero di dipendenti. Non a caso tra gli indagati della procura di Napoli sono presenti cinque giornalisti: oltre a De Gregorio e a Lavitola, ci sono due professionisti


Francesco Curcio e Giovanni Lucianelli

(Cristiano e Gazzulli) e un pubblicista (Ghionni). E tempestivo è arrivato il 16 aprile il comunicato dell’Ordine dei giornalisti della Campania, presieduto da Ottavio Lucarelli, che annunciava la sospensione dall’albo di Cristiano, Gazzulli e Ghionni, e l’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di De Gregorio. Ma i consiglieri dell’Ordine non possono limitarsi a un compitino puramente notarile perché per gonfiare gli organici occorrono vari passaggi e ok da parte dell’Ordine, che se svolge con attenzione e rigore la sua attività non può non accorgersi che tra i nuovi giornalisti ci sono arrivi anomali.
Del resto un Ordine distratto non rappresenta una novità perché anche nel campo dei finanziamenti destinati alle emittenti private per avere più soldi bisogna taroccare bilanci e organici. In questo settore in Campania un po’ di luce è stata fatta soltanto dalla magistratura che nell’autunno del 2008 con l’operazione Onde rotte accese i riflettori su Teleregione, la tv controllata dall’imprenditore Giuseppe Giordano, che già nel 2005 era diventata un caso nazionale perché nell’arco di poco più di un anno era riuscita a sfornare una quarantina di praticanti. Con l’imprenditore Giordano, nella cabina di regia di Teleregione ci sono nomi già visti: il direttore editoriale è Giovanni Lucianelli, con la moglie Emilia Velardi Colasanti direttore responsabile, mentre un passo indietro c’è De Gregorio, socio di Lucianelli in varie iniziative


Francesco Greco e Ottavio Lucarelli

e utilizzatore per i suoi giornali di alcuni dei praticanti di Teleregione. Torniamo ora ai giornalisti professionisti dell’indagine sull’Avanti! agli arresti domiciliari: Roberto Cristiano e Patrizia Gazzulli. Il primo per i pubblici ministeri è soltanto “un prestanome

delle società del gruppo De Gregorio coinvolte nei fatti illeciti accertati”; la seconda, scrive il gip, è “la persona di fiducia di De Gregorio che provvedeva alla materiale compilazione delle fatture false”. E sono due persone che, stando a quello che emerge dalle 267 pagine dell’ordinanza cautelare firmate dal gip Gallo, non svolgevano alcuna attività giornalistica. Resta allora da chiedersi quale consigliere dell’Ordine campano ha istruito le loro pratiche e che tipo di controlli ha fatto.
Per concludere un passaggio su Maria Lavitola, sorella di Valter, che ai magistrati ha denunciato il fratello dicendo che “voleva cinque milioni da Berlusconi per stare zitto”. Il 18 aprile Repubblica mette in pagina una sua intervista. Alla cronista Conchita Sannino che le chiede “Lei di cosa vive?”, risponde: “Sono separata, non ho un lavoro. Mio fratello aveva provato, ma limitatamente, ad aiutarmi. Così il senatore De Gregorio mi fece un praticantato. Me ne andai nel 2004, mi pare”. “Non le piaceva l’ambiente?”, le chiede la giornalista e la risposta è secca: “No”.
A parte qualche inesattezza, il virgolettato, in maniera inconsapevole per l’intervistata e per l’intervistatrice, è esemplare. Maria Lavitola è in difficoltà e il fratello e De Gregorio le danno un mano. Come? Prestandole dei soldi? Aprendole un’agenzia di viaggi? Affidandole la gestione di un bar? No, le danno “un praticantato”; si ha facilmente e non costa niente (i contributi li paga l’Inpgi). In più non deve neanche andare in redazione: è praticante alla sede fantasma di Teleregione a Lamezia Terme.