Mattino, cronista
sposa l'ex direttore

DUE FATTI NON collegati ma in pura successione temporale: il 9 giugno il direttore del Mattino Alessandro Barbano con un ordine di servizio ha reso nota la riorganizzazione dei settori con il trasferimento da Napoli alla redazione di Caserta di Alessandra Chello, che ha inviato per ora un certificato medico; subito dopo nelle stanze di via Chiatamone è esplosa una bomba: la notizia del matrimonio tra l’ex direttore del Mattino Sergio Zavoli, nato a Ravenna il 21 settembre del 1923, professionista dal 1952, da oltre venti anni residente a Monte Porzio Catone, un comune a venti chilometri da Roma dove è stato pubblicato l’annuncio di matrimonio, e Alessandra Chello, napoletana che compirà cinquantuno anni il prossimo 4 agosto, professionista

dal 1996, che ha la residenza in un centro a trenta chilometri dalla capitale, Trevignano Romano dove, nella primavera del 2016, sono state celebrate in gran segreto le nozze.
Il primo sito che ha messo in rete la notizia del matrimonio è stato, come

Gino Giaculli e Marilicia Salvia

spesso accade, Dagospia, con un flash, seguito da molti altri media tra cui Nanopress, Libero.it, Il Fatto on line e il Corriere della sera che con Paolo Conti pubblica il servizio migliore, con una sola pecca: tace ai lettori che il matrimonio risale a oltre un anno fa.  
Giornalista, saggista, romanziere, poeta, autore di trasmissioni che sono nella storia delle televisione italiana (Processo alla tappa, La notte della Repubblica), con Ds, Ulivo e Pd ininterrottamente senatore dal 2001 (è il più anziano tra gli eletti), Zavoli è presidente della Rai dal 1980 al 1986, nel 2009 viene eletto presidente della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai e nel 2011 riceve l’incarico di responsabile della Scuola di giornalismo dell’università di Salerno, raccogliendo l’eredità del fondatore Biagio Agnes.
Nei centoventicinque anni di storia del quotidiano napoletano, dopo il matrimonio del fondatore Edoardo Scarfoglio con Matilde Serao ci sono pochi precedenti di nozze targate Mattino; i casi recenti sono Gaetano Borrelli e Donatella Longobardi, entrambi in pensione; Gino Giaculli, graduato dell’Area Globale, sposato con Marilicia Salvia, ex capo cronista e oggi responsabile della Grande Napoli; Fabio Jouakim, appena trasferito alla redazione web, e Laura Cesarano, che dopo anni punitivi ‘scontati’ alla redazione di Caserta, nell’agosto dell’anno scorso ha presentato

Laura Cesarano e Fabio Jouakim

le dimissioni preferendo l’insegnamento.
Chiudiamo con la breve esperienza partenopea di Zavoli. L’ex presidente della Rai arriva alla direzione del Mattino il primo agosto del 1993, assunto con un supercontratto (83 milioni di lire al mese) fortemente

voluto dagli editori baresi Giuseppe Gorjux e Stefano Romanazzi per sostituire Pasquale Nonno. Era indispensabile un forte rilancio dell’immagine del giornale decisamente compromessa dall’ultimo periodo della direzione Nonno che, mentre nel Paese e sui media soffiava fortissimo il vento di Tangentopoli, aveva schierato il Mattino, insieme a una squadra di ufficiali fedelissimi, in difesa di politici come De Lorenzo, Di Donato e Cirino Pomicino, già pienamente coinvolti nelle indagini della magistratura.
La notizia dell’assunzione di Zavoli a via Chiatamone fece molto rumore e il mensile specializzato Prima Comunicazione dedicò all’avvenimento tredici pagine. Per blindarsi fece assumere come vice direttore Paolo Graldi, cronista di giudiziaria e poi responsabile della redazione romana del Corriere della sera, che nell’ottobre dell’anno successivo, dopo le dimissioni di Zavoli e un mese di reggenza, gli subentrò al vertice del Mattino.
L’anno trascorso a via Chiatamone non diede risultati soddisfacenti: non aveva il passo del quotidiano, controllava minuziosamente tutto e questa attenzione faceva spesso saltare gli orari di chiusura, scriveva editoriali chilometrici, non entrò in sintonia con la città e neanche con gran parte dei redattori. Però l’autorevolezza e la schiena sempre diritta di Zavoli aiutarono il giornale a chiudere la fase buia degli ultimi anni e a essere incisivo, corretto e trasparente su alcuni fronti delicati e complessi. Un esempio? La ripresa delle indagini sul caso Siani, una vicenda sulla quale il Mattino in otto anni aveva scritto molte

pagine grigie.
Nell’agosto del 1993 un pentito svela elementi nuovi sull’omicidio del cronista e Zavoli crea una task force guidata dal redattore capo Pietro Gargano con i redattori Gianpaolo Longo e Pietro Perone, che svolgerà un ruolo

Pietro Gargano e Bruno Rinaldi

importante nel resocontare e, a volte, anticipare le indagini del capo della Mobile Bruno Rinaldi e del pm Armando D’Alterio concluse con sentenze di condanna, fino alla Corte di cassazione, per killer e mandanti.
Tra i 'vecchi' del giornale c’è anche chi parla della sua attenzione al fascino femminile. “Una volta – ricorda – ci sorprese tutti. Stava per lasciare Napoli e invitò alcuni di noi per una cena di saluto in un ristorante di Bacoli. Alla fine si alzò in piedi solenne: ‘ora il mio testamento: vi affido la mia segretaria’.”