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Papere e papaveri
di Josef K. Byte |
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DISCARICHE |
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In un torpido pomeriggio di fine giugno,
nelle stanze della redazione napoletana di Repubblica un redattore
che stava scorrendo le agenzie ha d'improvviso lanciato un grido:
"Parapoti!". Dagli uffici dei capi, in risposta, è
arrivato un gioioso "Ponzi pò". Questo equivoco -
che la |
notizia del giorno fosse solo una filastrocca
per lavorare in letizia - è durato pericolosamente a
lungo. Era l'inizio del blocco della stazione ferroviaria di
Montecorvino Rovella da parte di chi manifestava contro la riapertura
della |

Antonio Corbo, Domenico Del Prete
e Luciano Gaucci |
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discarica di Parapoti: un blocco che
per giorni avrebbe spaccato l'Italia in due.
Il 26 giugno, gli altri giornali sembrano averlo capito. Il Mattino
apre la prima pagina col titolo "Treni bloccati, il Sud isolato
dalla guerra dei rifiuti" (e manda l'inviato Rosalba Baldi
sul posto); il Corriere del Mezzogiorno fa la stessa scelta ("Rifiuti,
la rivolta ferma i treni dell'estate"); apre anche il Roma ("Caos
rifiuti, Sud paralizzato"). Solo i responsabili di Repubblica
Napoli, Giustino Fabrizio e il vice Domenico Del Prete,
sono fermi al ponzi pò, e l'apertura è sul calcio: "Napoli,
non ci resta che Gaucci", e sulle vicende della società
azzurra si spendono firme di fascia alta come Antonio Corbo
e Giovanni Marino. Solo a centro pagina compare un titolo che,
nei manuali, si trova al paragrafo "come valutare male una notizia":
"Trasporti, giornata di caos / Le proteste paralizzano i treni
e la funicolare". E se sul blocco alla funicolare interviene
la navigata cronista Irene De Arcangelis, sulla protesta di
Montecorvino scrive Michela Dell'Amico, una stagista. Che |

Giorgio Bocca, Irene De Arcangelis
e Giovanni Marino
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si trova
nella singolare condizione di precedere, nel raccontare i fatti,
i nomi a dir poco altistonanti che Repubblica mette in campo
nei giorni successivi: da Giorgio Bocca a Leonardo
Coen, da Pantaleone Sergi a Giovanni |
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Valentini.
Lei ha fatto bene il suo dovere di chi inizia la professione: sono
i capi che non dovrebbero scambiare per gavetta quello che, giornalisticamente
parlando, era un servizio in porcellana. |
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DOMANDE |
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Si sa che nel
centrodestra, quando si tratta di conflitto di interessi, sono inflessibili.
Così è naturale che il 3 luglio, sul Roma edito da Italo
Bocchino, uno dei tre vice coordinatori nazionali di An, e diretto
da Antonio Sasso, compaia un articolo di Dario Caselli
in cui ci si indigna per il fatto che la Regione abbia affidato la
ristrutturazione del debito al gruppo Ubs-Merril Lynch, un colosso
da settantamila addetti, che ha tra i suoi dipendenti il figlio del
presidente della giunta Antonio Bassolino, Gaetano.
Il governatore annuncia querela, e al
Roma capiscono che è il |
momento dei
Padri della Patria: il 5 luglio il titolo d'apertura è
"Pomicino demolisce Bassolino / L'ex ministro: querela
perché non sa rispondere documentando i fatti".
Noi, personalmente, ci sentiremmo demoliti anche da un
semplice |

Gaetano Bassolino, Italo Bocchino
e Paolo Cirino Pomicino |
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sguardo di
Pomicino: tutte le nostre colpe verrebbero a galla. A pagina 2, si
torna in modo capillare sulla vicenda, e la si riassume in un box
dal titolo perentorio: "Le 5 domande senza risposta". Sono
in neretto, numerate e separate da uno spazio, ma sono quattro. Nell'ultima
si chiede a Bassolino se non si configuri "un clamoroso caso
di conflitto di interessi", e forse la quinta è stata
tagliata perché era "dica la verità, non la mettiamo
di buonumore?". |
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DOPPIETTA |
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Ma quanto a
buonumore, anche il Roma ha chi lo tiene allegro: chi cerca di farne
la storia, passata e recente, tirando i dadi e vedendo cosa esce.
È accaduto con Metrovie, il settimanale campano del manifesto,
curato da Flaviano De Luca e Francesca Pilla, che il
18 giugno dedica un lungo articolo di Dario Stefano Dell'Aquila
al quotidiano: il titolo, |

Alberto Donati, Francesca Pilla
e Gennaro Sangiuliano
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"Doppietta
a destra / Il Roma è in edicola con il Giornale, un'abbinata
contro il covo rosso campano". Scusate l'elenco un po'
notarile che segue.
"Da questa settimana il quotidiano esce in un'imperdibile
accoppiata con il |
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Giornale, a
Napoli come a Caserta". L'accoppiata, a Napoli, è operativa
dal primo aprile.
"Certo non le manda a dire il quotidiano diretto da Antonio Sasso,
proveniente dalla grande famiglia del Mattino". Forse l'avranno
ripudiato, ma non ci risulta che Sasso abbia mai lavorato al Mattino.
"Nel 2002 la cooperativa nasce da un accordo tra Italo Bocchino
e l'editore Alberto Donati". No, l'accordo è successivo.
"Gennaro Sangiuliano, un'esperienza come vicedirettore
di Libero, ha trovato fortuna nella sede regionale Rai". Un'esperienza
di qualche ora, perché l'assunzione in Rai è arrivata
contemporaneamente alla nomina a Libero.
"Italo Bocchino è responsabile per il Mezzogiorno di Alleanza
Nazionale": qualcosa in più, è uno dei tre vice
coordinatori nazionali.
All'inizio degli anni '80 "il quotidiano è ceduto assieme
al Giornale di Napoli per poche lire all'imprenditore edile Eugenio
Buontempo". Ma il Roma non è mai stato di Buontempo.
"E però il giornale si mantiene a galla, divenendo agli
inizi degli anni '90 una palestra per la nuova generazione di An".
Il Roma è rimasto chiuso dal novembre 1980 al novembre 1990,
e ancora dal 1993 al 1996, quando torna in edicola con la direzione
di Enzo Palmesano. Se è questa |
l'idea del rimanere a galla che ha Dell'Aquila,
non vorremmo andare in barca con lui.
Post scriptum. Va bene che la scuola è quella impagabile
dei titoli e delle foto del manifesto, ma il 9 luglio a Metrovie
hanno esagerato. A corredo di
un pezzo |

Eugenio Buontempo, Enzo Palmesano
e Antonio Sasso |
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intitolato
"Il Pdci spacca la maggioranza / Crisi in Regione", hanno
la strepitosa idea di pubblicare una foto di Gabriella Mercandini
in cui si vede in primo piano la testa di una bambola su un arenile
sporco, e sullo sfondo, lontano, un indecifrabile profilo di costa.
La didascalia spiega: "Uno scorcio del quartiere Santa Lucia,
sede della Regione Campania, visto dal mare". Speriamo che anche
Metrovie non diventi solo uno scorcio del manifesto, visto da un altro
pianeta. |
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