Lo scandalo
del 70 per cento

“IL RICATTO”: è chiaro e duro il titolo dell'incontro organizzato il 5 novembre dal coordinamento dei giornalisti precari napoletani, guidato da Luca Romano, nella sede dell’Ordine dei giornalisti della Campania a via Cappella Vecchia. Al confronto hanno partecipato i presidenti dell’Ordine nazionale, Enzo Iacopino, e regionale, Ottavio Lucarelli, e la consigliera

della Federazione della stampa Annamaria Chiariello.
Molte le testimonianze sulle forzature e le prevaricazioni degli editori e grande spazio al caso di Amalia De Simone, che da collaboratrice del Mattino ha firmato nel gennaio del 2007 un servizio sulla presunta restituzione al boss Luigi Vollaro della villa di San Sebastiano al Vesuvio.


Annamaria Chiariello e Luca Romano

Il servizio era costruito su una notizia non vera, ma l’errore poteva essere rapidamente recuperato, come è successo in altre occasioni, con una rettifica tempestiva e chiara, che però non è arrivata. Con una scelta superficiale e arrogante i vertici della redazione decisero infatti di pubblicare in cronaca, con venti giorni di ritardo, soltanto una sorta di correzione nascosta in articoletto, su due colonne a piede pagina, generico e autoassolvente. Dopo la citazione per diffamazione presentata da cinque magistrati delle Misure di prevenzione del tribunale di Napoli (l’intera sezione, con l’esclusione del presidente Mario Cozzi), nell'ottobre del 2009 è arrivata la sentenza di condanna firmata dal giudice Anna Mauro della prima sezione civile del tribunale di Roma nei confronti dell’editore del Mattino, del direttore in carica nel 2007, Mario Orfeo, e dell’autrice dell’articolo. Due anni e mezzo dopo la condanna i dirigenti del Mattino, pur consapevoli delle responsabilità dei giornalisti del desk che hanno commissionato impaginato e titolato l’articolo e di chi ha deciso di rallentare e vanificare la rettifica, hanno avviato un’azione maramalda nei confronti di Amalia De Simone sostenendo la tesi singolare che il 70 per cento della condanna, quindi 50mila dei 60mila euro, dovesse essere a carico della collaboratrice.
Nel corso dell’incontro nella sede dell’Ordine la free lance Simona Petricciuolo ha presentato 480 firme raccolte per un appello al Mattino perché venga ritirata l’azione avviata nei confronti della De Simone, firme raccolte su fogli singoli che ogni sottoscrittore ha stampato, firmato e


Amalia De Simone e Enzo Iacopino

consegnato. E, grazie a una telefonata di Iacopino a Virman Cusenza, subito dopo l’incontro il malloppo dell’appello è stato consegnato a via Chiatamone.  All’incontro nello studio del direttore del Mattino erano presenti, con Iacopino e Lucarelli, Amalia De Simone e una delegazione di giovani giornalisti precari formata da Luca Romano,

Walter Medolla, Massimo Romano e Simona Petricciuolo. Cusenza, disponibile, sincero ma poco informato sulla vicenda, ha assicurato che avrebbe cercato una mediazione, ma ha anche parlato di “peccato originale” e di “vizio d’origine”, spiegando che la citazione scandalosa del Mattino nasceva dalla causa di lavoro avviata contro il giornale dalla De Simone. Ha poi aggiunto che della citazione si poteva discutere soltanto dopo il ritiro della causa di lavoro. Parole dette in buona fede, ma gravi che sono state contestate con durezza dalla stessa De Simone, da Luca Romano e dalla Petricciuolo. Ha quindi chiuso l’incontro l’intervento di Iacopino che ha sollecitato un intervento risolutore, ipotizzando in caso contrario un’iniziativa dell’Ordine nazionale per valutare eventuali responsabilità dei giornalisti del Mattino nella gestione dell’intera vicenda.