Uno stralunato tra beneficenza e Cattivi |
Caro direttore,
ti ringrazio per lo spazio che vorrai offrirmi per uno scambio di battute con Monteiro Rossi, autore di due interventi ricchi di humor pubblicati da Iustitia.
Ma concedimi, caro direttore, una piccola digressione…
Partirò da quel 18 giugno, giorno della presentazione alla stampa dei pamphlet sulla camorra. Allora ero un po’ stralunato: osservavo, svogliato, l’arrivo di senatori, deputati, giornalisti e telecamere, microfoni e taccuini, sigari e sigarette, ma sentivo che mi mancava qualcosa. Ogni tanto il mio mentore Giovanni Lucianelli (come lo chiama Monteiro Rossi), si girava verso di me e mi chiedeva: “Che cos’hai? Ti vedo strano…”. E io rispondevo con un gesto di delusione del volto. Solo dopo ho capito, quando – dalla Saletta rossa – ho visto spuntare la tua sagoma rassicurante, preannunciata dai clic della tua macchina fotografica. Solo allora, ho ripreso forza e con un sorriso raggiante ho detto: “Mentore, possiamo iniziare la conferenza stampa. Tu lo sai, no Cozzolino: no party”.
Caro direttore, mi hai scattato tante di quelle fotografie che, ti giuro, non ne ho contate così nemmeno sommando quelle di battesimo, comunione, feste di Carnevale a scuola (a proposito, ne ho una da indiano cicciotello, ti interessa?), laurea e falò sulla spiaggia: però, per me è un onore, ti assicuro.
Caro direttore, puoi togliermi una curiosità? Com’è che il responsabile del sito viene spedito a un convegno a fare le fotografie che andranno ad arricchire un articolo firmato da un collaboratore, seppur dalla penna brillante? Non dovrebbe essere il contrario, scusa? Cioè, non dovrebbe essere il direttore che invia il collaboratore – Polaroid a tracolla – a catturare sulla pellicola fatti e persone? Allora, ti chiedo: chi è il Grande vecchio che dispone di te? Chi è il Califfo che ordina questo o quello e che si nasconde dietro il nome di uno dei protagonisti del libro di Antonio Tabucchi “Sostiene Pereira”?
Il Califfo, nel suo primo articolo (vedi Iustitia numero 21 del 4 giugno 2007) prende spunto da una mia mail – in cui riportavo la notizia della borsa di studio offerta dal mio mentore – per costruire un articolo nel quale ho difficoltà a trovare l’elemento di novità. Ovvero, non ho capito che cosa volesse dire. Che so inviare più mail contemporaneamente? Che ho imparato alle elementari la costruzione di soggetto, predicato e complemento? Che uso ad ubbidir tacendo?
Penso che quell’articolo fosse soltanto un esercizio di bella scrittura. Riuscito, tra l’altro. Allora permettimi, caro Califfo, di riportarti – per arricchire l’atmosfera da divertissement che aleggia sul tuo e sul mio intervento – la strepitosa risposta di un collega di Cronache di Napoli, il quale – alla mia domanda: “Conosci il figlio di qualche collega che ha difficoltà economiche?” – ha ribattuto, pronto: “Se aspetti nove mesi lo faccio io un figlio e la borsa di studio ce la pigliamo noi…”.
E ora passiamo all’enciclopedia dei Cattivi: l’attento Califfo ha dimenticato di elencare, nel parterre del vernissage (che bella esibizione di cultura linguistica…), anche l’attore Ernesto Mahieux (leggi: Maiè, David di Donatello per L’Imbalsamatore) e un po’ di infiltrati di varia umanità. Anche lì noto le soffici nuvole barocche di un articolo che presenta i volumi come una accozzaglia di servizi e stralci di vecchi quotidiani e di agenzie che, sotto le mani di noi giornalisti-chirurghi abituati a copiare e a incollare, diventano leggibili, per lo più.
Hai proprio ragione: in effetti, avevo chiesto a Eduardo Contini in persona di scrivermi la sua autobiografia e, ti devo dire la verità, dopo un primo colloquio molto cordiale si era anche detto disponibile. Ma poi, sopraggiunte necessità di fuga (sai, Contini è latitante e non è che rischia la galera per il Premio Pulitzer), ha dovuto suo malgrado abbandonare il progetto editoriale e siamo stati costretti a ripiegare sulle nostre capacità.
Comunque, ti terrò presente per una consulenza per le prossime uscite.
Ps: ma sai che Monteiro Rossi, sul finire del romanzo, viene ucciso dalla polizia politica di Salazar? Perché hai scelto questo pseudonimo così macabro? Oppure, preso dalla smania di criticare i nostri riassuntini sulla camorra, sei caduto nell’errore di leggere un riassuntino copia-e-incolla di “Sostiene Pereira” per trovarti uno pseudonimo accattivante?
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Distanti saluti
Simone Di Meo
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Prima della replica di Monteiro Rossi, qualche breve precisazione, che non arricchirà “l’atmosfera da divertissment che aleggia sull’intervento” di Di Meo. Certamente Simone Di Meo è un cronista stralunato. Coautore, con Vittorio Falco, dell’Enciclopedia dei Cattivi, non ha prestato grande attenzione a chi era presente nella dimezzata saletta rossa di Mario Guida a Port’Alba. Mancava il direttore responsabile dell’Enciclopedia Emilia Velardi Colasanti, moglie di Lucianelli. C’erano il senatore di An, Michele Florino, l’allora vice presidente dell’Ordine nazionale Domenico Falco, l’editore Maurizio Clemente, accompagnato dal responsabile cultura di Cronache di Napoli Carmine Aymone, e il direttore di Iustitia. La conferenza però è iniziata con forte ritardo perché si attendeva l’arrivo del senatore di Forza Italia Franco Malvano, del deputato e segretario della Commissione parlamentare antimafia Tommaso Pellegrino e dell’assessore all’Agricoltura della Provincia di Napoli Francesco Borrelli. Il coordinatore dell’incontro, Giovanni Lucianelli, ha dato subito la parola ai politici e, dopo il breve intervento, i parlamentari sono andati via.
Non mi dilungo sulla cura con cui è stato realizzato il libriccino, ma noto che in un centinaio di pagine
(formato 9x14 centimetri) ci sono notizie ripetute anche quattro volte e capitoli che si chiudono a metà periodo con parole spezzate: “nonché membri dei clan avversari, animati da ben diver-“ (pagina 87). In un quotidiano forse non sarebbe successo.
Infine sui cinquecento euro da destinare al giornalista bisognoso. Quale idea ha in testa del giornalista e della sua dignità chi ha pensato di promuovere una gara di segnalazioni tra i colleghi per selezionare il ‘bisognoso’ a cui dare, con consegna pubblica nella sede dell’Ordine dei giornalisti, cinquecento euro?
Di Meo ha annunciato che la consegna sarebbe avvenuta all’insediamento del consiglio, che c’è stata il 18 giugno. Chi ha vinto le cinque banconote?
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Nello Cozzolino |
L'impressione è che l'Apostolo Simone abbia messo tanta carne a cuocere (è tempo d'estate, tempo di sagra del fusillo e grigliatona finale in spiaggia) al punto da non seguirne bene la cottura . E tutto l'arrosto è finito in fumo. Il direttore di Iustitia (che conosce bene le debolezze umane) mi ha agevolmente rintracciato in Estremadura, lato Setubal, dove neppure gli scagnozzi di Salazar erano ancora riusciti a scovarmi. Mi ha detto: vuoi rispondergli? Volentieri, ma cosa? L'Apostolo alterna affettuosi ma immeritati complimenti a sinistri, stavo per dire camorristici, messaggi subliminali (la patologia è conosciuta come sindrome del casalese). Sorvolo sui maliziosi, per quanto legittimi, dubbi circa le mie frequentazioni bignamiche, forte del fatto che questa estate ho fatto un figurone con alcuni cassintegrati di e-polis e del manifesto preparando una cena a base di frittatina alle erbette, ricetta presa pari pari da Tabucchi e che non compare in quarta di copertina di nessuna edizione di "Sostiene Pereira". Ma cosa rispondere a chi " usa ad obbedir tacendo"? Dalla lettera par di capire che per l'Apostolo "uso" sia un verbo (io uso, tu usi, egli usa), in realtà è un aggettivo, tutt'al più un participio passato. Avrebbe dovuto dire "sono uso". I carabinieri, infatti, "sono" usi ad obbedir tacendo e tacendo morir. E non "usano"...ecc.ecc.
Infine, caro direttore, consentimi un pensiero dedicato al colto Maurizio Fabozzi, direttore generale del Roma (vedi Iustitia del 5 luglio). Effettivamente mi ero fermato alla lettera O del dizionario, e la cosa non poteva non crearmi disagio. Ma proprio al termine di quella famosa cena alle erbette, complice un vinello rosè strepitoso e un'arietta malandrina che spirava dall'Atlantico, ho brindato con i miei ospiti. "Dobbiamo credere in un mondo migliore, - ho detto - dobbiamo credere che un giorno saranno rispettati i diritti dei lavoratori, dobbiamo credere che prima o poi sarà siglato il rinnovo del contratto dei giornalisti italiani, dobbiamo credere in un futuro senza furbetti di quartierino".
I miei compagni di esilio avevano gli occhi lucidi (per il vino, per il vento, per la commozione? Chissà). Poi uno di loro ha mormorato: "Bella frase. Cosa è: una anafora, una anadiplosi, una epanadiplosi?".
"No, amici; - ho sussurrato - trattasi di poliptoto".
La lettera P viene dopo la O, e abbiamo brindato alla lettera Z, perché prima o poi completerò la lettura del dizionario.
E a proposito dell'imminente trapasso di Monteiro, nelle more mi gratto a Setubal.
Dal vostro Devoto
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Monteiro Rossi
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(*) Da www.fogotabrase.blogspot.com
(**) Da www.nndb.com |
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Giovanni Lucianelli |
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Antonio Tabucchi (*) |
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Ernesto Mahieux |
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Eduardo Contini |
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Antonio Salazar (**) |
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Simone Di Meo |
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Vittorio Falco |
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Mario Guida |
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Emilia Velardi |
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Michele Florino |
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Domenico Falco |
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Maurizio Clemente |
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Carmine Aymone |
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Franco Malvano |
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Tommaso Pellegrino |
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Francesco Borrelli |
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Maurizio Fabozzi |
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