Nuova formazione al
consiglio di disciplina

IL 16 DICEMBRE si è riunito a Cappella Vecchia il nuovo consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Campania per selezionare i diciotto nomi, dodici professionisti e sei pubblicisti, da inviare al presidente del tribunale di Napoli Elisabetta Garzo. Toccherà quindi al magistrato decidere i sei professionisti e i tre pubblicisti che andranno a formare il consiglio di disciplina per il 2021-2024 da organizzare in tre collegi da tre componenti con in ognuno almeno una presenza femminile.
I consiglieri uscenti sono i professionisti Maurizio Romano, presidente, Massimiliano Amato, Cristina Cennamo, Marco Pellegrini, Fabio Relino, Gianni Russo e i pubblicisti Harry (all’anagrafe Enrico) Di Prisco, Annamaria Riccio e Barbara Ruggiero. Sicuramente non ricandidabili i giornalisti che hanno già svolto tre mandati; è il caso di

Barbara Ruggiero che, tra l’altro, il 30 novembre ha sostenuto la prova scritta dell’esame per professionista e quindi è destinata a lasciare l’albo dei pubblicisti. 
Dal momento che il consiglio di disciplina ha il compito delicato

Sergio Mattarella e Marco Travaglio

di controllare il rispetto delle norme deontologiche e di correttezza di chi lavora nel settore dell’informazione è auspicabile che non vengano scelti giornalisti che svolgono prevalente attività di ufficio stampa per evitare che si creino situazioni di incompatibilità. Ma non c’è da essere ottimisti.
Nel giugno 2015 uno dei collegi del Disciplina campano, presieduto da Maurizio Romano, decise di archiviare “perché il fatto non sussiste” l’esposto contro il giornalista di Rai Sport Enrico Varriale accusato di essere testimonial del sarto napoletano Luigi Dalcuore. La denuncia, sostenuta da una sostanziosa documentazione, era stata firmata dal consigliere dell’Ordine nazionale Pierluigi Roesler Franz e un ruolo importante nella vicenda l’ebbe la testimonianza di Cristina Cennamo, componente del disciplina e ufficio stampa della sartoria Dalcuore.
Il consiglio di Disciplina uscente si è trovato poi coinvolto nell’affaire Di Maio, quando l’attuale ministro degli Esteri non aveva ancora raggiunto la maturità e viveva la fase iconoclasta. Chiedeva l’impeachment per il presidente Sergio Mattarella e pubblicava liste di proscrizione dei cronisti ritenuti ‘nemici’. Contro le aggressioni verbali dell’esponente 5 Stelle, pubblicista iscritto all’Ordine campano dal 2007, nel febbraio del 2017 il segretario del Sindacato unitario regionale dei giornalisti Claudio Silvestri presenta un esposto al consiglio di disciplina. Il fascicolo viene affidato al presidente del terzo collegio Nico Pirozzi che convoca Di Maio e riceve un parere di sostegno da un costituzionalista autorevole della Federico II, il professore Alberto Lucarelli (“penso che si stia procedendo nel modo giusto”).
All’improvviso c’è un cambio di rotta: è annullata la convocazione di Di Maio e archiviato l’esposto. Non solo: viene anche tagliato Pirozzi che non è ripresentato nei nomi proposti al presidente del tribunale. Nell’autunno del 2018 il parlamentare 5 Stelle, intanto diventato vice presidente del consiglio, torna all’attacco della stampa e definisce “la stragrande maggioranza dei giornalisti italiani infimi sciacalli”. Comincia il solito iter: Di Maio viene convocato, non si presenta, manda

Luigi Dalcuore e Pierluigi Roesler Franz

un avvocato, Maurizio Lojacono, che deposita una memoria. Nel giro di due settimane il Disciplina archivia. Contro l’archiviazione Silvestri pubblica una lunga dichiarazione molto dura (“sul caso Di Maio bisognava tenere la schiena dritta”) che

viene ripresa dal Fatto Quotidiano, con un servizio di Vincenzo Iurillo, dal sito di Articolo 21 e da altre testate.
La critica non è gradita dai componenti del Disciplina e in sette (non aderiscono Cristina Cennamo e Fabio Relino) firmano una querela contro Silvestri e il direttore del Fatto Marco Travaglio. Ma neanche i firmatari erano particolarmente interessati alla denuncia se dopo due anni e mezzo nessuno sa che fine abbia fatto. Gli episodi citati sull’attività più recente del Disciplina indicano che è necessario ora un radicale cambio di rotta con componenti più attivi, più rigorosi, più tempestivi.
Il nuovo consiglio dell'Ordine non ha ancora dato notizia ufficiale della rosa dei diciotto nomi da inviare alla Garzo. Quando verrà comunicata la pubblicheremo.