Udienza Ruffo
il 13 settembre

IL 29 MARZO è saltata per un difetto di notifica la prima udienza del processo che vede imputato il capo della comunicazione di Confindustria Alfonso Ruffo. Davanti al giudice della settima sezione penale del tribunale di Napoli Paola Valeria Scandone deve rispondere di ‘truffa aggravata per il conseguimento di erogazione pubblica’, reato commesso nelle vesti di editore e direttore del Denaro, che ha avuto cadenza settimanale fino all’ottobre del 2001 per poi diventare quotidiano terminando nel gennaio del 2014 la sua parabola con il licenziamento degli ultimi sei redattori rimasti in servizio.
Nell’arco di sedici anni per il Denaro Ruffo ha incassato 27 milioni e 288mila euro di contributi pubblici, con una media annua di oltre un milione e 700mila euro e punte ripetute da due milioni e mezzo.

Il rinvio a giudizio del giornalista, difeso dagli avvocati Alfonso Furgiuele e Luca Bancale, è stato deciso dal giudice Marcello De Chiara il 22 maggio dello scorso anno dopo le

Luca Bancale, Alfonso Furgiuele e Stefano Livadiotti

indagini condotte prima dal procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli, che dispose il sequestro preventivo dei beni di Ruffo fino a 16 milioni di euro, e poi dall’aggiunto Vincenzo Piscitelli.
Sull’ex direttore del Denaro a giudizio per ‘truffa aggravata’ il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e il direttore generale Marcella Panucci hanno deciso di ignorare la questione e di non commentare o replicare alle notizie di stampa, come ad esempio il servizio pubblicato l’estate scorsa dall’Espresso e firmato dal bravissimo Stefano Livadiotti, purtroppo scomparso quattro mesi fa.
La prossima udienza è fissata per il 13 settembre quando verranno sentiti gli uomini della polizia giudiziaria che hanno condotto le indagini su Alfonso Ruffo e sulle società ‘Edizioni del Mediterraneo’ e ‘il Denaro’.