Mattino, nuovi aggiunti
alla procura di Napoli

IL 4 NOVEMBRE il Mattino ha resocontato con un vistoso articolo a tre colonne la presentazione romana del libro “La camorra e le sue storie. La criminalità organizzata a Napoli dalle origini alle ultime guerre”, edito dalla Utet e scritto da uno dei redattori del giornale, Gigi Di Fiore, in passato cronista scrupoloso di giudiziaria ora inviato, concentrato soprattutto sulla scrittura di

libri in chiave storica. L’articolo, dal titolo accattivante ("Di Fiore e le verità scomode sulla camorra") chissà perché, non è firmato.
Nella “prestigiosa sala del Refettorio,


Gigi Di Fiore, Vincenzo Galgano e Giovandomenico Lepore

nella sede della commissione parlamentare antimafia di palazzo san Macuto”, il dibattito, moderato dal direttore del Messaggero Paolo Gambescia, si è svolto davanti a un parterre di grande rilievo: il direttore nazionale della Dia Cosimo Sasso, il direttore nazionale dello Sco Nicola Cavaliere, il generale dei carabinieri Carlo Gualdi, il capo degli ispettori del ministero della Giustizia Arcibaldo Miller, il prorettore della Federico II Vincenzo Patalano, il senatore Tommaso Sodano, il presidente dell’Antimafia Roberto Centaro.
Ma per Di Fiore (e per chi ha scritto l’articolo) sono state due le presenze davvero speciali piazzate in apertura, seguite da un elenco di una ventina di nomi distribuiti in cinquantasette righe: “Erano presenti, tra gli altri, il procuratore generale di Napoli, Vincenzo Galgano, ed il neo procuratore aggiunto napoletano Aldo De Chiara”.
Presenze illustri, con un’inesattezza grave: a oggi De Chiara è uno dei venti sostituti della procura generale di Napoli. È in corsa per uno dei tre posti di aggiunto alla procura della Repubblica, sui quali il Consiglio superiore della magistratura si sta trastullando dall’aprile 2004, ma il vaglio e il voto dell’intero


Aldo Aponte, Roberto Centaro e Angelica Di Giovanni

consiglio sono ancora lontani.
Speriamo per De Chiara che non sia superstizioso perché già nel maggio del 1999 fu protagonista di una brutta esperienza: venne nominato dal Csm presidente del tribunale di sorveglianza di Napoli e ottenne l’anticipato

possesso dell’incarico. Rinunciò poi al trasferimento immediato su richiesta del presidente della corte d’appello Aldo Aponte che gli chiese di completare i lavori avviati come direttore dell’ufficio speciale per la gestione e manutenzione degli uffici giudiziari di Napoli. E la rinuncia all’anticipato possesso forse gli costò l’incarico perché il giudice Angelica Di Giovanni presentò ricorso al Tar del Lazio contro la decisione adottata a larga maggioranza dal Csm e gli soffiò la poltrona. Ora De Chiara si ritrova promosso, con largo anticipo, in procura da un giornalista di via Chiatamone.
Ma torniamo al libro di Di Fiore. Il giorno successivo al resoconto romano il Mattino rimedia all’errore. Il cronista di giudiziaria Dario Del Porto, con una notizia (“Procura, è allarme organici”) e con un’intervista (“Ritardi tecnici, subito le nomine”) al consigliere del Csm Francesco Menditto, fa il punto sulla disastrosa situazione della procura partenopea e sugli ingiustificabili traccheggi di Palazzo dei Marescialli.”Tre posti – è l’attacco di Del Porto –

sono vacanti da oltre un anno. Una quarta casella si è liberata a metà settembre. E con l’uscita di scena di Felice Di Persia, in ferie dal primo novembre ma in procinto di andare in pensione, diventeranno cinque le poltrone di procuratore aggiunto scoperte


Felice Di Persia, Paolo Gambescia e Francesco Menditto

nell’ufficio inquirente diretto da Giovandomenico Lepore. L’organico della Procura è praticamente dimezzato: gli aggiunti attualmente in organico, Franco Roberti, Paolo Mancuso, Giuseppe Maddalena e Camillo Trapuzzano, sono costretti a coordinare più sezioni a testa”.

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