Papere e papaveri
di Josef K. Byte
NOTTATA

Il Tgr Campania ha, tra le sue linee editoriali, quella di raggiungere il minimo risultato col massimo sforzo, e non a caso questa filosofia la ritroviamo nell’anagramma del nome del responsabile Massimo Milone: “messo al minimo”. Il 31 ottobre ricorrono i vent’anni dalla morte del grande Eduardo. Come tutti i veri artisti, è considerato con un misto di

benevolenza e sospetto: benevolenza per quello che di più superficiale possono offrirci, sospetto per la luce impietosa e tragica che gettano su tutti noi. Nel caso di Eduardo, benevolenza per
Eduardo De Filippo (dal sito www.ars-creativa.it)

le risate più facili, sospetto per aver rappresentato le miserie di una piccola borghesia cui, in fondo, apparteniamo tutti.
Nel tg delle 14 l’anniversario viene ignorato. In fondo, perché ricordare quest’uomo? È forse un politico da tenersi buono? Un primario da lisciare perché non si sa mai? Un prete da cui farci fare la predica travestita da opinione? Il Tg1 dedica a Eduardo un servizio di Gianni Maritati, e forse qualcuno in redazione lo nota: così, viene preso in prestito e va in onda alle 19.30. La redazione regionale non ha voluto, non ha saputo, non ha capito. Bisogna aspettare due giorni, fino al 2 novembre, perché si realizzi un pezzo da Napoli, firmato da Edoardo Sant’Elia. De Filippo è stato ricordato al Comune di Napoli, alla presenza del figlio Luca, dal sindaco Iervolino, dal presidente della Regione Bassolino e da quello della Provincia Di Palma. L’omaggio, in fondo, è a loro, e non al grande drammaturgo: se ne fossero dimenticate


Gianni Maritati, Massimo Milone e Edoardo Sant'Elia

le istituzioni, fosse mancato un avallo ufficiale, il Tgr Campania avrebbe continuato a occuparsi solo di convegni e sottosegretari. E c’è ancora chi a Eduardo rimprovera di essersene andato dalla sua città matrigna e senza

memoria (pensiamo al teatro San Ferdinando): e magari critica quel padre che non gli trasmise il cognome, ma che almeno gli lasciò nel sangue il senso del grottesco e del ridicolo.

 
NOTTATA 2

C’è un aneddoto sul mestiere di giornalista che ci è sempre piaciuto molto, perché dipinge bene una certa tendenza all’autoreferenzialità della categoria: sembra che Mario Missiroli, quand’era direttore del Corriere della Sera, impossibilitato a scrivere il suo fondo per uno

sciopero dei poligrafici, si aggirasse smarrito nei corridoi di via del Solferino sospirando: “Come faccio a sapere quello che penso se non leggo quello che ho scritto?”. Una possibile


Silvestri, Bonaiuto e Servillo in "Sabato, domenica e lunedì"

soluzione, per chi ha lo stesso problema, potrebbe essere quella di pensare quel che si è scritto in passato. Ci è venuta in mente l’otto ottobre, leggendo sul Mattino la recensione di Enrico Fiore a “Sabato, domenica e lunedì”, la commedia di Eduardo che Toni Servillo ha riproposto al teatro Mercadante a due anni dal fortunatissimo esordio. Alcune considerazioni del bravo critico ci sono suonate stranamente familiari, anche se la nostra memoria non è più quella di una volta, e com’era una volta non ce lo ricordiamo più. Allora siamo andati a rileggerci il pezzo che Fiore aveva scritto il primo novembre 2002, all’indomani della prima. Tranne l’attacco e la chiusa, la recensione è, parola per parola (vedi il barbiere della sera), per una cinquantine di righe,


Enrico Fiore e Titta Fiore
la stessa di due anni prima. Pare che il direttore Mario Orfeo se la sia molto presa, e che solo le concilianti parole eduardiane della responsabile degli Spettacoli Titta Fiore (“ha da passà ‘a nuttata”) l’abbiano convinto a limitare a una sospensione di venti giorni i provvedimenti verso il critico. Infatti, il 31 ottobre Fiore torna

in scena, con un ricordo di De Filippo nel ventennale della morte: il direttore, prima di metterlo in pagina, si è limitato a controllare che il critico non avesse ripescato la commossa cronaca dei funerali.

 
LOCANDINE

A volte, per farsi pubblicità, i giornali espongono accanto alle edicole delle locandine con lo “strillo” sulla notizia principale. Non sappiamo se ne sia affidata la redazione a un giornalista, o se il tipografo riceva indicazioni con una telefonata. Fatto sta che le conseguenze possono essere piccoli o grandi errori, equivoci più o meno imbarazzanti. Un caso minore il 30 ottobre, quando la locandina di Repubblica Napoli recita “Il Comune in cassa 400 milioni da spendere in opere pubbliche”, in cui
“incassa” diventa “in cassa”. Più grave quel che era successo il 12 marzo scorso, quando lo strillo dell’edizione salernitana del Mattino annunciava: “Prete arrestato per appropriazione indebita”. In molti capirono quel che andava capito, e cioè che un sacerdote era finito in manette; ma furono ancora in troppi a pensare che si stesse
Rocco Papa e Andrea Prete

parlando di Andrea Prete, il presidente provinciale degli industriali, che passò la giornata a rispondere al telefono per rassicurare amici, parenti e colleghi: non era stato arrestato. A volte, anche nei cognomi, è solo questione di fortuna: fosse uscita, all’epoca, una locandina che annunciava “Papa vicesindaco di Napoli”, nessuno avrebbe pensato che si era richiusa la breccia di Porta Pia.

 
ADESIONI

A volte siamo troppo duri con Napoli, di cui non bisogna sottovalutare le risorse. Se il degrado generale si respira nell’aria, le iniziative di beneficenza si trasformano in rissa (dieci fermati e due feriti alla partita dei “campioni del cuore”), e i morti ammazzati diventano troppi, c’è sempre un’ultima spiaggia: l’appello. Non è un secondo grado di giudizio per una città sempre sotto processo, ma l’invocazione all’ovvio (senso civico! rispetto per le leggi! moralità!) che arriva puntualmente da una disordinata pattuglia di pensatori, cardinali, politici, imprenditori. Il 26 ottobre, dalle colonne del Mattino, il filosofo Aldo Masullo lancia la proposta di un manifesto degli intellettuali: una “strigliata” alle

Chiara Graziani e Aldo Masullo
istituzioni, come la definisce nell’intervista a Chiara Graziani. Dal giorno dopo, nelle pagine di cronaca compare una manchette epocale: “Per le adesioni degli intellettuali al manifesto inviare un fax al numero 081/7947225 oppure una e-mail: cronaca@ilmattino.it”. Nelle case è cominciato il fermento.

Padri di famiglia rispettabilissimi avrebbero voluto esprimere il loro scontento per come vanno le cose in città, e l’hanno annunciato a cena. Sappiamo di mogli che sono sbiancate: “Caro, mi hai sempre nascosto di essere un intellettuale”, e quando i bambini, che percepiscono sempre le tensioni, hanno cominciato a frignare silenziosamente, quegli onest’uomini li hanno rassicurati: “Ma io vi vorrò sempre bene”. Dai primi di novembre quella manchette è stata leggermente corretta: “Per le adesioni al manifesto inviare un fax al numero…”. Dunque, tutti possono aderire. Nelle case perbene è tornata la serenità.

 
JACKPOT

Il Roma del 2 novembre, approfittando della giornata dedicata ai defunti, seppellisce matematica e geografia. A Saint-Vincent due clienti hanno sbancato il jackpot del casinò, puntando solo uno spicciolo:
“Vincono circa 2 milioni con 5 centesimi”. Il primo si è messo in tasca 691mila euro, il secondo 418mila, per un totale di un milione e 109mila euro. Resta da capire se sono stati così fortunati da incassare davvero “circa 2 milioni”. Nelle pagine dello sport, curate da Raffaele Auriemma e dal vice Salvatore Caiazza, un titolo
Salvatore Caiazza e Raffaele Auriemma

ambiguo: “Il Perugia vince in casa della Ternana. Prima della gara sassi contro gli umbri”. Anche in questo caso, una cosa sola da capire: quale delle due, Perugia o Terni, sia stata espulsa dall’Umbria.