Papere e papaveri
di Josef K. Byte
LA LETTERA

Uno dei temi più dolorosi e difficili, quando si parla dell'animo umano, è quello del perdono: fino a che punto lo si può concedere a chi ci ha fatto del male? E chi lo chiede, è sempre sincero? Cercheremo, alla fine, una

possibile risposta; ma cominciamo con un caso straziante. Il 15 febbraio, a Napoli, un diciassettenne, che le cronache indicano come Umberto A., uccide con un coltellata un ragazzo di poco più grande, Francesco Estatico. Hanno litigato per uno sguardo a una ragazza, ed è finita così.
Il 30 giugno, dalle pagine dell'edizione napoletana di Repubblica, guidata da Giustino Fabrizio e dal vice Domenico Del Prete, Umberto parla ai suoi coetanei: non uscite di casa armati, dice, e chiede perdono ai genitori di Francesco. È Conchita Sannino a raccogliere l'appello: “L'assassino di Francesco Estatico scrive a Repubblica, racconta in


Francesco Estatico

prima persona le sue ore da recluso… è una lettera pensata per altri ‘ragazzi come me'… l'ha affidata al nostro giornale attraverso i genitori e il legale Claudio Davino”.
Naturalmente, non è vero: ed era prevedibile, trattandosi di un giornale specializzato nella figura ginnica dello scoop di rimbalzo. La lettera è già uscita il giorno prima, il 29 giugno, sulle pagine del Giornale di Napoli, con un articolo di Leandro Del Gaudio; il quale, correttamente, spiega che si tratta di una lettera pubblicata su Nisida news, il “giornale-laboratorio” che viene realizzato nel carcere per minorenni. Repubblica dunque arriva terza; ma di bronzo, invece della medaglia, ha la faccia, nel parlarne come di una lettera scritta espressamente per quel quotidiano.
Escludiamo, naturalmente, che l'avvocato Davino abbia fatto il giro dei giornali convincendoli uno a uno che lo scritto del suo assistito fosse un'esclusiva; ma persino in questo caso ipotetico, non poteva sfuggire ai rimbalzisti di piazza dei Martiri che il Giornale di Napoli l'aveva in pagina il giorno prima, con tanto di titolo sulla prima pagina del Roma,


Leandro Del Gaudio e Conchita Sannino

di cui è l'inserto di cronaca.
Sembra un po' quell'altra storia che già vi abbiamo raccontato, quando Conchita Sannino, occupandosi di un ragazzo scomparso da casa, lo fece ricomparire diciotto giorni dopo (“una fuga

di tre settimane”) che il Giornale di Napoli aveva già dato la notizia del suo ritorno. È servito a qualcosa? Macché. Nessun pentimento, perché non ci si rende conto di aver sbagliato. La vita, anche quella di un giornalista, così si semplifica molto.

 
REGOLE

La televisione sarà anche una cattiva maestra, ma ha molti allievi entusiasti: e se i programmi di maggior successo sono quelli più sciatti e volgari, perché il meccanismo non dovrebbe funzionare anche in altri ambiti? Guardate quello che è successo a piazza Dante, dove i residenti hanno fissato in un decalogo le cose da fare per rendere la zona più
“vivibile e sicura”. Ce lo racconta Repubblica Napoli, il 18 luglio, in un articolo di Giantomaso De Matteis, dal titolo inequivocabile: “Piazza Dante si dà le regole / ‘Ma più show di basso livello'”. Giusto, facciamo come in tv: guai a invitare attori e
Giantomaso De Matteis e Paolo Russo

musicisti di qualità, la gente scapperebbe. È il trash quello che tira.
Errata corrige. Il comitato di cittadini ci informa che loro hanno chiesto “mai più show di basso livello”. È stato il desk del giornale, formato da Marco Sarno e Edoardo Scotti, cui da giugno si sono aggiunti Ottavio Ragone e Paolo Russo, a cambiare quel “mai” in “ma”: speravano di venir chiamati come ospiti d'onore.

 
FEGATI

Una notizia può essere affrontata da varie angolazioni, è vero, ma non è necessario che ci sia un articolo per ciascuno dei diversi approcci a un fatto. La pensano diversamente Fabrizio e Del Prete, che il 18 maggio affrontano l'emergenza rifiuti nei comuni dell'area vesuviana, causa


Giuseppe Del Bello e Domenico Del Prete

anche di rischi per la salute. A pagina 3 c'è il pezzo di Conchita Sannino sull'aspetto tecnico-politico della questione, e si parla della preoccupazione dei sindaci per l'”allarme epatite”. A pagina 7 Giuseppe Del Bello, nell'articolo intitolato “I

sindaci denunciano il rischio epatite”, punta più decisamente sul lato sanitario, ma il fatto è lo stesso. Pare che ai responsabili, quando se ne sono accorti, sia venuto un fegato così, ma solo a stento siano stati convinti a non fare un terzo pezzo.

 
SUBITO

La questione dei rifiuti in Campania è così complessa che farsene un'opinione precisa è difficile; e persino quando si trova qualcuno che ha le idee chiare, viene frainteso. Come sul Giornale di Napoli del 15 luglio, in cui Nino Pannella ci parla del programma presentato dal sindaco di Acerra, Espedito Marletta. Le parole riportate non si prestano a
equivoci: “Sulla costruzione del termovalorizzatore Marletta non ha dubbi: ‘Lavoreremo per lo sviluppo di Acerra come se l'inceneritore non esistesse affatto… ribadiremo l'impegno dell'amministrazione per portare le nostre ragioni
Il sindaco di Acerra Espedito Marletta

agli organi preposti”. Insomma, un no netto, ma chi fa il titolo non se ne dà per inteso: “'Subito il termovalorizzatore' / Marletta presenta la nuova giunta e il programma. Annunciata l'immediata costruzione dell'impianto per i rifiuti”. Il sindaco tira un sospiro di sollievo: fosse uscito alla vigilia del voto, un titolo così avrebbe portato una valanga di voti al suo avversario.

 
VELEGGIARE

È deprimente occuparsi di cronaca a Napoli, perché si ha a che fare quasi sempre con brutte notizie. Ma siamo contenti per i responsabili di quel settore al Mattino, Claudio Scamardella e i vice Giampaolo Longo e Carlo Nicotera, perché a volte, com'è accaduto il 14 luglio, si riesce anche a ritrovare il sorriso. Pagina 34 sembra un campo di battaglia: il titolo d'apertura è “Rete Europa-Usa per riciclare denaro dei clan”; al


Giampaolo Longo e Carlo Nicotera

centro “Saccheggiata Architettura, addio computer”; in taglio basso, “Litiga con un automobilista, accoltellato: è grave” e “Rapina con temperino, denunciati due minori”. Per fortuna appare anche la foto di una festa, e il testo ci

riconcilia con la vita: ci racconta che Massimo e Alessandra, dopo essersi sposati a Posillipo e aver ricevuto parenti e amici, “stanno veleggiando insieme al figlioletto Lorenzo verso una fantastica luna di miele”. Perché relegare questa notizia in quelli che un tempo si chiamavano “mosconi”? Trionfi l'amore, e trionfi anche in cronaca.

 
IL BOTTO

Una bomba del racket danneggia gravemente un palazzo di via Filangieri, nel pieno centro di Napoli. Il 17 luglio, in prima pagina, il Roma, diretto da Antonio Sasso, parla di danni “ai vetri e agli infissi del palazzo ‘liberty'”, e nel supplemento di cronaca, il Giornale di
Napoli, Adriano Meis, una firma redazionale, dice che il botto ha colpito “uno degli edifici dell'anima ‘liberty' della città”. Ma sul Mattino Corrado Castiglione, più precisamente, si riferisce al palazzo come uno “stabile di fine Settecento”, quindi di
Corrado Castiglione e Antonio Sasso

oltre un secolo anteriore alla corrente artistica citata dall'altro giornale: che, contrario a rigide schematizzazioni, evidentemente vuole che anche le parole siano in liberty.

 
RESURREZIONI

È stato con una certa emozione che, il 12 luglio, siamo andati all'Istituto per gli studi filosofici di Napoli. Si presentava il libro “Il coordinamento delle indagini di criminalità organizzata e terrorismo”, edito da Giuffrè e curato da Pier Luigi Vigna, e ricco di numerosi contributi come quelli di Paolo Mancuso e Franco Roberti. Il comunicato della casa editrice, inviatoci dall'addetto stampa Antonella Amato, annunciava sin dal titolo la partecipazione, con Alfredo Mantovano e Luciano Violante, di


Tano Grasso, Paolo Mancuso, Alfredo Mantovano e Luciano Violante

Libero Grasso e ne ribadiva la presenza nel testo. Poi, lì, abbiamo trovato Tano Grasso, il commerciante di scarpe di Capo d'Orlando che nel 1990 ha fondato la prima

associazione antiracket in Italia. Ma avremmo voluto incontrare soprattuto l'industriale palermitano Libero Grassi: da quando, il 29 agosto del '91, lo hanno ammazzato per la sua battaglia contro il racket, si sente la mancanza di un uomo così coraggioso.