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Corriere di Caserta,
divorzio con scintille
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DIVORZIO CON SCINTILLE tra l’editore di fatto del Corriere di Caserta Maurizio Clemente e Gianluigi Guarino, che ha guidato il quotidiano dall’inizio del 2002.
Già sulle cause del divorzio le spiegazioni dei contendenti divergono: Guarino denuncia una invasione di campo da parte dell’editore che, con la sua presenza a tempo pieno in redazione (dopo i lunghi mesi di detenzione, arresti domiciliari e obbligo di dimora imposti dalla magistratura), ha di fatto svuotato il ruolo del direttore, diventando per ogni questione il punto di riferimento dei redattori; Clemente replica sostenendo di essersi sempre limitato, sia con
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Guarino che prima con Fabozzo, a svolgere esclusivamente i compiti dell’editore.
Il confronto a distanza è diventato ravvicinato nell’ultimo giorno di direzione di Guarino. Il direttore uscente ha scritto, come da prassi, il fondo di saluto ai lettori, ma voci dalla redazione l’hanno informato che non avrebbe trovato spazio in pagina.
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Francesco Gaetano Caltagirone e Gianluigi Guarino |
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Il 31 marzo ha quindi indirizzato una lettera alle società Editalia e Libra, ai redattori Pietro Parente, Ciro Giugliano, Renato Casella e Antonio Casapulla, alla Cogito, la tipografia che stampa il Corriere, e per conoscenza agli Ordini nazionale e campano dei giornalisti, alla Fnsi, alle Associazioni napoletana e casertana della stampa. Destinatari numerosi e scelti con cura: tutti gli interlocutori aziendali, tutti gli organismi di categoria e i quattro redattori che, a vario titolo (anzianità, peso redazionale e ruolo sindacale), contano al Corriere di Caserta.
La lettera è in sostanza una messa in mora dell’editore. “Il sottoscritto, - scrive Guarino - nel precisare che alla data odierna è ancora direttore responsabile del quotidiano “Corrieredi Caserta”, si riserva fin da ora di adire tutte le vie, nessuna esclusa, al fine di tutelare la sua immagine, la sua dignità professionale e i diritti previsti dalle vigenti norme in materia”. Informa inoltre l’azienda “che eventuali dinieghi che provocherebbero danni di immagine, professionali, nonché morali, mi costringerebbero a tutelarmi nelle sedi giudiziarie con relative richieste di risarcimento dei medesimi danni morali e materiali”.
L’editore ha colto il messaggio e il fondo, da Guarino intitolato “Qualcosa di grande”, è uscito in prima pagina, ma con un taglio medio a una colonna e un rilievo inferiore alle brevi da Casaluce, Castelvolturno e Macerata Campania, piazzate sopra e in neretto.
Nel commiato il direttore ribadisce che la separazione da Clemente non è stata consensuale. “Più di uno sa bene - scrive - che il mio distacco non è stato tranquillissimo e, soprattutto, è avvenuto non oggi, ma otto, dieci mesi fa. Il tempo che ha separato la mia uscita sostanziale – cioè quella che conta
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Maurizio Clemente e Antimo Fabozzo
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anche nella classificazione postuma dell’identità del giornale – da quella formale, che consuma oggi il suo ultimo atto, è stato colmato dalla mia determinata, seppur sofferta e sofferente volontà, di rispettare fino in fondo, evitando strappi prematuri, il tempo, le passioni purissime, le sofferenze, le ingenue speranze, gli ideali di
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uomini e donne che in questi anni hanno accettato di seguirmi e di assecondarmi in un percorso accidentato”. Traccia un bilancio entusiasta dei cinque anni di direzione, individuando due punti forti. Il primo, nel dicembre 2002 quando, con l’arresto di Maurizio Clemente, la Stampa troncò immediatamente l’accordo per l’uscita in edicola in tandem con il Corriere di Caserta: la rottura, all’apparenza catastrofica per il quotidiano di Terra di lavoro, ha invece, grazie a un incremento delle vendite e all’acquisizione delle quote degli incassi in edicola prima girate alla Stampa,impinguato le tasche dell’editore. Il secondo punto è la gara con il Mattino, sempre leader delle vendite nella provincia, ma con il Corriere secondo a non grande distanza. Una gara, racconta Guarino, “gustosissima, da veri agonisti, consistente nell’aver costretto il più grande quotidiano del Sud, edito da Caltagirone e non da uno qualsiasi, a tener inchiodato il suo prezzo, in provincia di Caserta, al livello di un semi free press (cinquanta centesimi, mentre gli altri quotidiani del casertano si vendono in edicola a un euro, ndr)”. Infine il direttore uscente riserva due soli ringraziamenti al di fuori della redazione: al distributore Piero Illiano e all’editore Pasquale Clemente, fratello di Maurizio, che in tandem con Guarino ha guidato il Corriere durante i diciassette mesi in cui i magistrati hanno tenuto Maurizio Clemente lontano dalla redazione.
Perché l’editoriale di saluto ha rischiato di non andare in pagina ed è poi non ha avuto la tradizionale collocazione di apertura della prima? Guarino ha la sua spiegazione: “I lettori del Corriere di Caserta non sono particolarmente attenti
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alle questioni editoriali e un fondo in apertura li avrebbe informati che al giornale era già successo e stava ancora succedendo qualcosa di strano. Magari si sarebbero fatti delle domande. Meglio allora tenerli all’oscuro”.
Sulla vicenda dell’editoriale, Maurizio |
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Piero Illiano e l'editore Pasquale Clemente |
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Clemente fornisce una versione completamente diversa. “La decisione sulla collocazione in pagina del fondo di commiato – dichiara a Iustitia – è interamente del direttore che ha raccolto l’eredità di Guarino, Domenico Palmiero, che ha firmato come responsabile il giornale del primo aprile. Per quanto riguarda invece il nuovo direttore del Corriere di Caserta, ma anche di Cronache di Napoli, ogni decisione è rinviata ad agosto quando scadrà il contratto di Palmiero”.
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