Non so quale è la verità

DON TONINO PALMESE. Napoletano, cinquantatre anni, un dottorato in Teologia conseguito dai gesuiti a Napoli (via Petrarca), è sacerdote dal 1985. Presso la curia partenopea è responsabile dell’ufficio Problemi sociali e da quindici anni referente regionale dell’associazione Libera.  


don Tonino Palmese



Siamo al XXV anniversario dell’uccisione di Giancarlo Siani, giornalista, e le domande tornano con tutta la forza che viene dal desiderio di VERITÀ e di GIUSTIZIA. E riflettendo su cosa penso delle verità raggiunta dalla giustizia e volutamente ho  distinto queste due espressioni in maiuscole prima e minuscole dopo. In questi anni, ho letto gli articoli di Giancarlo e mi sono confrontato con le pellicole prodotte sulla vicenda Siani. E devo dire che non riesco ad immaginare quale possa essere la VERITÀ. Non vorrei cadere sulle dietrologie giudiziarie perché non sono attrezzato mentalmente dal punto


La redazione del Mattino nel film di Fiume

di vista investigativo. Io non riesco a capire quanto il giornale nel quale lavorava Giancarlo fosse direttamente, trasversalmente, indirettamente o del tutto estraneo collegato ai poteri criminali. Sono un prete salesiano, da anni

referente regionale di LIBERA (Associazioni, Nomi e Numeri Contro le Mafie) e questa esistenza e allo stesso tempo militanza, mi fanno “giudicare” questa vicenda da una prospettiva che è prima di tutto umana e allo stesso tempo assume una funzione educativa. La magistratura è giunta alla conclusione che Giancarlo è stato ucciso dalla camorra. La camorra che arma le mani dei killer, in vista dell’esecuzione della condanna a morte. Ma la camorra, ovviamente è anche altro e questo non lo può dimostrare la giustizia. Quando penso alla vita di Giancarlo, anzi quando approfondisco la biografia del giovane cronista ucciso venticinque anni fa, vedo ciò che oggi si perpetua e giungo (con pudore) ad alcune conclusioni. È sistema criminale la precarietà dei lavoratori. È sistema criminale, l’assunzione di raccomandati. È sistema criminale, vivere in città brutte, violente e ricche solo d’ignoranza. È sistema criminale, la politica che non vede e peggio ancora quando collude con il crimine. È sistema criminale, non “obbligare” le famiglie nel mandare i figli a scuola. È sistema criminale non far diventare i bambini ciò che sono: innocenti. È sistema criminale, una informazione che ieri, come oggi si innamora delle proprie tesi (magari prezzolate) e non descrive la vita della gente, ma gli inciuci che distolgono l’attenzione dalla vita. È sistema criminale, il mito dell’avere e

dell’apparire che affollano le pagine dei giornali e delle televisioni. È sistema criminale, la demagogia che trasforma uomini mediocri, perché incapaci d’amare in politici e governanti che dovrebbero aver cura del


Giancarlo Siani (*)

bene comune, magari con la scelta preferenziale dei più poveri. È sistema criminale, quando io credente, oso dire: addà ì accussì.
Questo e tant’altro hanno determinato la morte e l’uccisione di Giancarlo Siani. Eppure, una certezza si fa consolazione e speranza: la memoria di Giancarlo ha messo in vita tanto amore e tanto impegno, mentre il crimine e l’indifferenza dei tanti si dissolve nel nulla. Perciò, penso che Giancarlo vive.

don Tonino Palmese
(*) Da 'La storia siamo noi' di Gianni Minoli