De Michele e i colpi
di pistola inventati

LA MATTINA DEL 5 febbraio scorso il vice ministro dell’Interno Matteo Mauri è andato a Caserta, alla redazione del Mattino, per incontrare i giornalisti minacciati di Terra di lavoro. Ha ascoltato con attenzione i racconti delle intimidazioni e delle violenze subite; soltanto quando ha parlato il direttore di Campanianotizie.com Mario De Michele è sembrato distratto e gli ha detto: la sua situazione verrà chiarita in breve tempo.
Nel pomeriggio dello stesso giorno a Napoli, nella sede del Sindacato giornalisti, Mauri è tornato con nettezza su chi ‘tarocca’ la propria storia professionale: “se uno fa il furbo dopo la pagano tutti; se io fossi un camorrista la organizzerei esattamente così perché ho tutto l'interesse a far saltare il meccanismo: delegittimo il movimento, i giornalisti, faccio fare la figura degli scemi ai politici che si sono impegnati e in questo modo porto a casa il risultato. Per questo motivo deve esserci una autodisciplina rigorosa, una attenzione molto alta su questo fronte”. Causa Coronavirus c’è voluta qualche settimana in più ma la situazione del cronista è stata chiarita. Il 15 maggio Mario De Michele, casertano di

Aversa, residente a Cesa, quarantotto anni, dal 2006 professionista, ha ricevuto un avviso di garanzia per le indagini condotte dal pm Fabrizio Vanorio del pool anticamorra guidato dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio e per il giornalista le

Luigi Frunzio e Matteo Mauri

accuse andrebbero dalla calunnia alla detenzione di armi da fuoco in concorso con un avvocato di Orta di Atella, Pasquale Ragozzino. Tre gli episodi al centro delle indagini condotte dai carabinieri del gruppo di Aversa guidato dal tenente colonnello Donato D’Amato. Il primo risale alla metà del novembre scorso quando il giornalista aveva raccontato di essere stato inseguito nelle campagne di Gricignano da un’auto dalla quale erano stati esplosi dieci colpi di pistola che avevano frantumato i vetri e colpito la carrozzeria della sua macchina ma, miracolosamente e inspiegabilmente, non l’avevano colpito. E da allora aveva ottenuto la scorta. A gennaio la seconda vicenda: De Michele dichiara di avere ricevuto una lettera di minacce con dei proiettili. L’ultimo episodio risale alla notte tra il 4 e il 5 maggio quando, secondo il giornalista, sarebbero stati esplosi tre colpi contro la sua casa; i carabinieri hanno invece accertato che erano stati sparati dall'interno dell'abitazione.
De Michele, interrogato per quasi sette ore dal sostituto Fabrizio Vanorio, ha confessato di avere organizzato sia l'invio a gennaio della busta con i proiettili che i colpi del 4 maggio, sparati peraltro con la pistola da lui detenuta legalmente che i carabinieri hanno ritrovato a casa sua durante una perquisizione, mentre non ha parlato dell’agguato del novembre scorso a Gricignano.
La notizia delle indagini su De Michele è stata data il 17 maggio da Mary Liguori con un articolo sul Mattino, integrato con una serie di servizi pubblicati nei giorni successivi, ed è stata rilanciata il giorno successivo dall’agenzia Ansa. 
Subito dopo la Fnsi e il sindacato campano hanno chiesto “la revoca della scorta e sanzioni disciplinari” nel caso le accuse dovessero essere confermate. E su questo fronte si è mosso l’Ordine regionale che ha segnalato la vicenda al Consiglio di disciplina perché avvii un procedimento disciplinare.
Intanto De Michele ha pubblicato sul suo giornale on line un editoriale - confessione oscuro, confuso e contraddittorio per annunciare che fa “un passo di lato”, non indietro, che affida la sua creatura a due collaboratori, Luigi Viglione e Valentina Piermalese, che, dopo anni, potrà finalmente dedicarsi alla famiglia.
Tutto chiarito, dunque? No, perché le indagini della procura e dei carbinieri dovranno chiarire se gli attentati fasulli sono opera esclusiva di De Michele o se, come ipotizzava a mo’ di esempio il vice ministro Mauri, si è prestato a manovre organizzate da altri.