Agcom, in procura ripartono
le indagini su Cheli e Meocci

RISCHIA DI FERMARSI a Napoli la marcia di avvicinamento di Alfredo Meocci alla poltrona di sindaco di Verona, ora occupata da Paolo Zanotto, esponente del centro sinistra. Mancano due mesi al voto, ma prima potrebbero arrivare le decisioni della magistratura.
Alla procura partenopea, guidata da Giandomenico Lepore, dopo una lunga pausa sono ripartite le indagini sull’ex presidente dell’Autorità per le garanzie

nelle comunicazioni Enzo Cheli e sugli ex commissari Alessandro Luciano, Alfredo Meocci e Antonio Pilati.
Oggetto delle indagini partite nel 2001, con la prima denuncia, affidate al sostituto Luigi Santulli e poi, con l’unificazione dei fascicoli, al sostituto Luigi


Corrado Calabrò e Enzo Cheli

Gay, è la disinvolta gestione dell’Agcom da parte di Cheli, in carica fino alla primavera 2005, e di alcuni dei commissari (del precedente consiglio facevano parte, con il presidente, Mario Lari, Alessandro Luciano, Paola Manacorda, Alfredo Meocci, Vincenzo Monaci, Antonio Pilati, Giuseppe Sangiorgi e Silvio Traversa).
Nel maggio del 2002 si occupò delle vicende dell’Agcom con un’ottima inchiesta a puntate Gianluca Marchi di Libero, il quotidiano diretto da Vittorio Feltri; inchiesta poi improvvisamente interrotta. Rileggiamone alcuni titoli: “Il festival degli stipendi”; “Hostess assunte come manager”, in prima pagina, con all’interno “Dalla reception dell’hotel a funzionarie”;
“L’Authority delle comunicazioni? Un tour operator”; “Spese folli all’Authority” e nel sommario”Viaggi in aereo con mogli al seguito, hotel extra lusso, missioni di studio a Capri: così ‘lavorano’ i commissari. Con i soldi dello


Luigi Gay e Fabio Salvadori

Stato”; e, a corredo dell’articolo, gli estratti conto delle carte di credito dell’Agcom utilizzate per spese private.
Nella primavera 2006 ha invece dedicato una cover story a Meocci Diario, il settimanale diretto da Enrico Deaglio.

Torniamo ora alle vicende giudiziarie. Il 16 febbraio 2006 Gay, promosso procuratore aggiunto alla procura di Santa Maria Capua Vetere, ha firmato la richiesta di archiviazione per le tredici persone che risultavano indagate, ma ha incontrato la resistenza dell’avvocato veronese Fabio Salvadori, dipendente dell’Authority emarginato e mobbizzato, che nell’ottobre del 2004 aveva presentato una denuncia dettagliata alla procura di Napoli. Attraverso i legali Emanuela Perazzoli, Carmine Del Plato e Claudio Farenga, Salvadori ha depositato il 3 marzo 2006 l’opposizione all’archiviazione, che è stata in parte accolta dal gip Alberto Vecchione.
Dopo aver ascoltato le parti nell’udienza camerale del 24 maggio il gip ha depositato il 13 giugno un’ordinanza nella quale critica alcune scelte del pm Gay, affida al nuovo pm alcune indagini integrative da portare a temine entro il 20 settembre 2006 e dispone l’iscrizione al registro degli indagati con

l’accusa di peculato di Cheli e degli ex commissari Luciano, Meocci e Pilati.
Sulla questione del peculato (per questo reato il codice prevede una pena dai tre ai dieci anni, ndr), Vecchione è perentorio. “Allo stato, - scrive nell’ordinanza – e in


Alessandro Luciano e Antonio Pilati

assenza di elementi di segno contrario maggiormente significativi, appare sussistente, in tutte le sue connotazioni oggettive e soggettive, il delitto disciplinato dall’articolo 314 del codice penale (il primo dei ‘delitti contro la pubblica amministrazione’: il peculato, ndr)”.
Sono trascorsi sei mesi dalla data fissata per chiudere le indagini integrative, ma niente è stato fatto. Ora, superato il lunghissimo empasse dovuto alla ripartizione della corposa eredità del pm Gay, il fascicolo sull’Agcom ha finalmente un titolare: il pm Giuseppe Amodeo, cinquantaquattro anni, da venti in magistratura, per molti anni sostituto della direzione distrettuale antimafia. Iustitia li ha incontrati, ma il pm Amodeo e il procuratore capo Giandomenico Lepore non hanno voluto rilasciare dichiarazioni, assicurando però che le indagini, dopo uno stop lungo dieci mesi, sono finalmente ripartite.
Se ci sarà il rinvio a giudizio di Cheli e dei tre ex commissari il presidente


Claudio Farenga, Gianluca Marchi e Luigi Santulli

dell’Agcom Corrado Calabrò si costituirà parte civile?
Interlocutoria la risposta che arriva dall’ufficio stampa dell’Agcom: “Aspettiamo gli esiti del lavoro della procura di Napoli e soltanto a quel punto

decideremo che cosa fare”. Appare invece determinato l’avvocato Salvatori: “Mi fa piacere che le indagini ripartano. Devo aggiungere che la mole di lavoro svolto in questi anni, basti pensare alle 867 pagine del rapporto di polizia giudiziaria dei carabinieri, già forniscono un quadro netto di che cosa accadeva all’Authority, come ha ben evidenziato il gip Vecchione. In ogni caso, attraverso i legali, ho dato la mia disponibilità ad andare subito a Napoli, se il pubblico ministero Amodeo ha la necessità di sentirmi”.