Roma, pignorata la testata
per crediti da diffamazione

IL 5 NOVEMBRE l’ufficiale giudiziario ha eseguito nella sede capitolina del quotidiano Roma il pignoramento della testata. I promotori dell’istanza sono l’avvocato casertano Nicola Ferro e sua moglie Anna Virgilio, che vantano nei confronti del quotidiano di Italo Bocchino un credito di 25mila euro.
La somma è stata fissata dal giudice unico Alessandra Tabarro, del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, come risarcimento danni per un articolo diffamatorio pubblicato il 15 ottobre del 1998 dalla Nuova Gazzetta di Caserta, allora ‘inserto’ del Roma in Terra di lavoro.
Il titolo dell’articolo, firmato da Gigi Scalia (pseudonimo del giornalista Biagio Salvati) e pubblicato in prima pagina a caratteri cubitali, era ‘L’avvocato ci ha truffati’, completato dal catenaccio ‘Cooperativa di disoccupati di Teano denuncia professionista casertano’; accuse ribadite in pagina interna con il

titolo ‘Truffa disoccupati, avvocato nei guai’.
Per quest’articolo, con sentenza depositata il 24 giugno scorso, il giudice Tabarro ha condannato il direttore della Nuova Gazzetta Pasquale Clemente, difeso dagli avvocati Cesaria Giampaolo e Angelina


Italo Bocchino, Pasquale Clemente e Antonio Sasso

Esposito, e il legale rappresentante delle Edizioni del Roma, che al processo ha deciso di non presentarsi, a pagare a Ferro e alla Virgilio, assistiti dall’avvocato Antonietta Fiata, un risarcimento di 25.822,84 euro, oltre interessi legali, e 2.451,65 di spese processuali.
Per lo stesso articolo è in corso al tribunale di Napoli un processo per diffamazione nei confronti di Salvati. Il giudizio è affidato al giudice Massimo Pignata della decima sezione civile e la prossima udienza si terrà il 10 febbraio 2005.
La testata del quotidiano napoletano, diretto da Antonio Sasso, è della Edizioni del Roma spa (da società per azioni era stata trasformata in srl, per tornare nello scorso maggio spa), con capitale 1.693.794,66 euro; l’amministratore unico della società è Ivo Virgili, del collegio sindacale fanno parte il presidente Nicola Amoroso, i consiglieri Vittorio Pantaleo Logoluso e Francesco Ruscigno e i supplenti Salvatore Diana e Teresa Gentile.
Intanto l’otto novembre è stata depositata la richiesta di trascrizione del pignoramento della testata al registro della stampa del tribunale di Napoli.
Che succede ora? Giriamo la domanda a Nicola Ferro, che esordisce con una premessa. “Nonostante i legali del Roma abbiano presentato appello, – precisa Ferro - credo che la sentenza del giudice Tabarro sia oramai definitiva perché l’appello è intestato alla corte d'appello di Napoli, ma nell’invito a comparire vengo citato davanti alla corte d’appello di Roma”.
L’avvocato casertano scandisce quindi i prossimi passaggi. “Decorsi dieci giorni dal pignoramento, – annuncia – quindi il 15 novembre, depositeremo l’istanza di vendita della testata al giudice dell’esecuzione del tribunale di Roma. Il giudice convocherà le parti e nominerà un perito per la valutazione della testata; successivamente fisserà la data per la prima asta”.
Sembrerà strano, ma al Roma del pignoramento dicono di non sapere niente. "Contro la sentenza emessa dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere - dichiara l'amministratore Ivo Virgili - abbiamo già presentato appello e contestualmente chiesto la sospensione dell'esecutività della decisione di primo grado, peraltro non ancora registrata. In ogni caso, fino all'otto novembre, non mi risulta che nella sede legale di corso Vittorio Emanuele a Roma sia stato eseguito il pignoramento della testata".