Papere e papaveri
di Josef K. Byte
INTRODUZIONE

Non pensavamo che saremmo mai arrivati a desiderare che i giornali non dicessero la verità: era per noi l’ultimo baluardo di questa professione sempre più bizzarra. Ma dopo aver letto un articolo sul numero di ottobre di Den, il mensile del Denaro diretto da Alfonso Ruffo, ci ritroviamo a sperare con tutte le nostre forze che un collega ci abbia mentito.
Stiamo parlando di un’intervista realizzata da Federica Cigala,che di Den è anche la coordinatrice redazionale, a Mafalda Ricci, la moglie di Francesco Bufi. Ciccio (come lo chiamano gli amici, cioè, come vedrete, tutti) è stato per anni segretario di redazione del Mattino. Ma non fate spallucce, perché, come spiega la Cigala nel distico introduttivo, in quel ruolo è stato “indimenticabile”. Ed è vero: a volte i più anziani di via Chiatamone hanno lo sguardo perso nel vuoto, l’aria malinconica e sognante, ed è chiaro che stanno pensando a Ciccio.
Ma qual è la bugia che, per una volta, vogliamo sentirci dire? È contenuta nella prima domanda dell’intervista: “Suo marito è una delle

persone più conosciute in città. Fatica a stargli dietro?”. Ora, dovete sapere che fuori dal lavoro noi non frequentiamo colleghi: abbiamo per amici medici, insegnanti, ingegneri, impiegati. Spesso, a cena, ci lasciamo andare a un
Maurizio Marinella, Anna Paola Merone e Alfonso Ruffo

sospiro: “certo, manca Ciccio”, ma gli altri niente, cambiano discorso e ci versano da bere. Ci sentiamo degli emarginati, la periferia della società civile, poco più che barboni: i nostri amici non conoscono Ciccio.
Eppure, dovrebbero. Leggete quest’altra domanda: “Sono poche le persone, a Napoli, che non abbiano chiesto un favore a Ciccio, considerando la sua introduzione nei più diversi ambienti. La riconoscenza è altrettanto ricca?”. Ecco cosa manca a quest’uomo: un biografo alla sua altezza. Ci provò Anna Paola Merone, quasi quattro anni fa, sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno: Non è una leggenda metropolitana quella che narra di un signore che ogni mattina, alle sette, entra nel negozio di Maurizio Marinella. Qui si ferma per mezz’ora a scegliere foulard”. Era lui, Ciccio l’insonne; ma ci vorrebbero un Maupassant, che so, un Gogol’, un Dumas figlio, per rendere giustizia a un personaggio così: “introdotto” nei più diversi ambienti, capace di elargire favori, dai quali, bonario e vistoso nella sua “eleganza e trasgressione”, nelle sue “cravatte così sgargianti” (cfr. Cigala), si aspetta una “ricca riconoscenza”. È un epos da demi-monde, affascinante e terribile, cupo come un sottobosco e tintinnante come un brindisi: un epos che in questa città ha i suoi eroi, e i suoi cantori.

 
CHEESE

Noi amiamo moltissimo gli animali, con la sola esclusione di ragni, topi, scorpioni e zanzare: ma è un problema nostro, non loro. Abbiamo seguito quindi con trepidazione le vicende dello zoo di Napoli, con quegli ospiti che hanno rischiato di morire di fame e di sete, abbandonati a loro stessi, in drammatica sintonia con i dipendenti rimasti per mesi senza


Napoli. Lo zoo

stipendio. Ma ora sembra che le cose si stiano risolvendo, e il 4 ottobre ne abbiamo avuto conferma da un servizio del Tgr Campania, firmato da Maria Laura Massa: la struttura della Mostra d’Oltremare si sta ripopolando e presto,

come ha detto la cronista, tanti animali “torneranno a sorridere ai bambini”. Speriamo che sia solo un’immagine un po’ azzardata: sarebbe inquietante uno zoo che, invece che da leoni, giraffe, elefanti, sia abitato esclusivamente da iene.

 
SPOLVERATA

Come ogni giornale che si rispetti, anche l’Articolo, il panino campano dell’Unità diretto da Stefano Porro, ha il suo corsivista. In prima pagina, senza firma, con la testatina “Lo spolvera targhe”, scrive brevi note salaci. Il 13 ottobre leggiamo: “Tra pochi giorni assisteremo all’ultimo duello televisivo tra Bush e Kerry. Pare che i due affronteranno la questione del termovalorizzatore di Acerra”. Facile verificare: il dibattito si è svolto quella notte. Magari, oltre alle targhe, potrebbe spolverare anche il calendario.

 
FENOMENI

Se quella dell’intervista è un’arte, Maurizio Cerino è senz’altro un artista: il 5 ottobre, nelle pagine di cronaca del Mattino, ne scolpisce una con il nuovo capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani.

“Quattordici anni fa varcò il portone della questura”, attacca Cerino, e poi precisa che “correva l’anno 1990”, tanto per dimostrare che, almeno con i numeri, non ha problemi. Ma subito si smentisce. Pisani rimane “alla squadra mobile
Maurizio Cerino, Gigi Marzullo e Vittorio Pisani

partenopea fino al 1999”, e lui gli chiede: “Lei parte da Napoli per ritornare a Napoli dopo 14 anni: un ciclo che si chiude o uno che si apre?”. Pisani resta confuso, perché a lui sembra di tornare a Napoli dopo cinque anni, e Cerino ne approfitta per fargli dire in cinque righe che è un ciclo nuovo, nuovo per un nuovo impegno e una nuova esperienza, con eguale sprezzo della criminalità e dei sinonimi. Nei cinque (o quattordici?) anni lontano da Napoli, Pisani ha eseguito arresti importanti: “il serial killer Michele Profeta, tanto per citarne uno, o l’arresto in Grecia del boss della ‘sacra corona unita’ Francesco Prudentino”, tanto per citarne due, quindi. Ma il Marzullo di via

Giampaolo Longo, Carlo Nicotera e Claudio Scamardella Chiatamone non si ferma, e fa confessare l’intervistato: “Troppo giovane per un impegno così gravoso?”, e Pisani, “Sicuramente sì, devo dire”. Cominciamo bene. Fino alle strategie contro la criminalità: “capire il fenomeno e arrestarlo e, con esso,

anche i responsabili”. Pisani, così, potrà essere utilissimo anche al capocronista Claudio Scamardella e ai vice Gianpaolo Longo e Carlo Nicotera: per capire Cerino, che è anche lui un fenomeno.

 
INCANTESIMI

Un bel riquadro, graficamente curato, cinque colonne, una foto e la testatina “La curiosità”: così, il 6 ottobre, il Corriere del Mezzogiorno ci presenta la notizia che Serena Albano, “la nota conduttrice televisiva napoletana”, ha superato l’esame ed è diventata giornalista professionista. Un traguardo raggiunto insieme ad altre centinaia di candidati che, però, non hanno avuto la straordinaria esperienza professionale di condurre per anni una rubrica su Canale 8 (la tv privata amministrata dalla sorella di Serena, Lilly Albano) di cui ospite fisso, per commentare l’attualità, era proprio il direttore del Cormezz Marco Demarco. È un’intervista affidata a Vito Faenza, specializzato nel curare i gioielli di famiglia, dopo il pezzo a tutta pagina (con titolo di
spalla in prima) dedicato al furtarello subìto a Porto Cervo da Luciano Cimmino, componente del consiglio d’amministrazione della società editrice del giornale. Domande e risposte prevedibili (“Ha provato emozione?” “I
Lilly e Serena Albano e Marco Demarco
programmi per il futuro?”) fino al guizzo finale: “Complimenti alla neo professionista dalla commissione d’esame”. Tra i 34 praticanti campani ammessi all'orale nella penultima sessione d’esame, però, la Albano è quella che, con altri due, ha preso 36, il voto minimo per passare la prova scritta. Ma la spiegazione c’è, in chiusura del pezzo: “Per Marcello Curzio, tra i commissari, una prova brillante: ‘Ha scelto il tema gioielli e moda, incantando tutti sul Polo della qualità a Marcianise’”. E sappiamo che, quando si parla del Polo, anche Demarco resta incantato.