Vi pare che Caltagirone pensa a Ceglie?

Salve, anche io, nel mio piccolo seguo le vicende giornalistiche casertane che ogni tanto Vi piace di approfondire. Però, non mi metto all'altezza Vostra e di qualche direttore (di giornale locale) che azzarda congetture impensabili.
Ma Vi pare che un Caltagirone sta a pensare all'inchiesta del pm Ceglie (per chi non conosce la vicenda sulle cave c'è da dire che il gruppo Cementir è stato quello trattato meglio dalla Procura sammaritana tanto da provocare proteste degli altri indagati) e mettersi al centro di una bufera per così poco?
Quello che ha pensato e (purtroppo) scritto la Gazzetta di Caserta (il cui direttore è fratello di un altro pm) è stata solo un'inutile mossa per ingraziarsi il pm Ceglie e per vendicarsi di qualche copia con il Mattino. Tutto qui. Quello che mi meraviglia è che Iustitia lo abbia seguito inutilmente a ruota.
Ma perché non ci occupiamo anche dei pm napoletani presunti collusi con la camorra le cui vicende invece sono trattate pochissimo da la Repubblica e che, stranamente, non sono oggetto di nessuna protesta o comunicato duro dei magistrati che in questi casi alzano subito la voce.
A me pare che la notizia per la maggior parte dei giornalisti è sacra ma quando si tratta di scrivere su qualche pm ci sia un timore reverenziale della categoria (ma diciamo pure cagasottaggine) pur sapendo che si sta
scrivendo in maniera corretta.
Allora viva il coraggio de Il Mattino anche se il mistero aleggia: perché quelli 'abilitati' della redazione di Caserta non si sono firmati? Una volta tanto hanno preferito dare lo scoop a un anonimo collega romano. Ma Ceglie vuole sapere chi è, se no perché avrebbe fatto quella stupida querela???
A proposito di coraggio di giornalisti, Iustitia avrà coraggio di pubblicare questo modesto opinionista? Tanti saluti


Lorenzo Romano



L’opinionista mi sembra davvero modesto, ma anche i modestissimi hanno diritto di parola e hanno diritto a qualche chiarimento.
Iustitia ha pubblicato in esclusiva la notizia che un noto pubblico ministero di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie, ha presentato querela contro Mario Orfeo, direttore del Mattino, quotidiano controllato dall’editore Francesco Gaetano Caltagirone, e contro gli autori anonimi di un articolo, con titolo a tutta pagina, che coinvolgeva Ceglie nell’indagini sui rifiuti condotte dalla procura di Napoli. Secondo quanto riportato dal Mattino, Ceglie sarebbe indagato per aver sollecitato un funzionario di prefettura a concedere il rinnovo del porto d’armi a un imprenditore.
Iustitia ha anche scritto che nella querela c’è un esplicito riferimento al sequestro, effettuato dai magistrati Paolo Albano e Donato Ceglie, delle cave della Cementir, la spa di proprietà di Caltagirone.
Il giorno successivo alla pubblicazione dell’articolo del Mattino, il direttore della Gazzetta di Caserta Pasquale Clemente ha avuto il merito, e credo sia stato l’unico, di stigmatizzare, anche se con toni particolarmente aspri, la sproporzione tra il fatto attribuito a Ceglie e il rilievo dato alla notizia dai giornalisti di via Chiatamone. Sul 'coraggio' del Mattino si esprimerà ora la magistratura penale di Roma.
E veniamo ai pm napoletani citati nella lettera. Ai redattori delle pagine campane di Repubblica si possono indirizzare diverse critiche, ma non li si può biasimare perché non si sono accodati alla campagna a senso unico condotta dal Roma sull’aggiunto della Procura di Napoli Paolo Mancuso.
Il 5 febbraio i cronisti di giudiziaria del quotidiano di Italo Bocchino hanno dato per primi la notizia di un fascicolo aperto alla procura di Roma su frequentazioni di Mancuso con personaggi in rapporti con uomini della camorra. In particolare l’aggiunto della procura di Napoli avrebbe avuto rapporti, tramite alcuni conoscenti, i fratelli Stefano e Salvatore Marano, con personaggi collegati al clan di Paolo e Cosimo di Lauro. La vicenda è tutt’ora aperta e di Mancuso si sta occupando anche il Consiglio superiore della magistratura.
Però dal 5 febbraio in avanti abbiamo letto sul Roma decine e decine di articoli con un solo uomo nel mirino e visto decine e decine di foto di Paolo Mancuso; ascoltato esternazioni e denunce dei senatori di Alleanza nazionale Luigi Bobbio e Michele Florino e di Forza Italia Emiddio Novi; ma nessuna attenzione, nessun approfondimento, nessuna foto è stata riservata ai coprotagonisti di questa vicenda, a cominciare dai fratelli Marano, in particolare Salvatore, senatore di Forza Italia, per il quale il Senato tre anni fa ha negato l’autorizzazione all’arresto nell’ambito di un’inchiesta su presunte frodi comunitarie. A Marano la procura di Napoli contestava cinque capi di imputazione, tra cui associazione a delinquere, falso e truffa.


Nello Cozzolino

 
Francesco Caltagirone
Donato Ceglie
Mario Orfeo
Paolo Albano
Paolo Mancuso
Luigi Bobbio
Michele Florino
Emiddio Novi
Cosimo Di Lauro
Salvatore Marano