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Inpgi, faticoso
varo del vertice |
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DUE MESI DOPO il voto per il consiglio generale è stato completato l’iter per il rinnovo del gruppo dirigente dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti italiani: il 9 aprile si è votato per il consiglio d’amministrazione, il 17 per il presidente e per i vice.
Con 14 voti a favore e due astenuti (Simona Fossati di Senza Bavaglio e Silvana Mazzocchi di Punto e a capo) alla presidenza è stato eletto Andrea
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Camporese, patavino di Cadòneghe, quaranta anni a settembre, da diciannove professionista, vice redattore capo della sede veneta della Rai.
Due i segnali |

Maurizio Andriolo, Andrea Camporese e Gabriele Cescutti |
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positivi che arrivano dall’elezione di Camporese: il primo è la continuità con i dodici anni di presidenza del veneziano Gabriele Cescutti, che ha il merito di avere riequilibrato gestione e conti dell’istituto e che è stato il primo e decisivo sponsor del neo presidente; il secondo segnale è il voto favorevole non solo di tutte le componenti sindacali, ma anche dei rappresentanti della presidenza del Consiglio (Maria Contento), del ministero del Lavoro (Giovanni Battafarano) e della Federazione editori (Alessandro Brignone e Roberto Cilenti), primo passo per una gestione collegiale e costruttiva.
Vice presidente vicario è stato confermato Maurizio Andriolo, che ha raccolto undici preferenze (tre voti ha ottenuto il presidente nazionale dei giornalisti pensionati Ino (Giuseppe) Iselli), mentre la seconda vice presidenza è andata al direttore generale della Fieg Alessandro Brignone.
Nel prossimo consiglio generale, convocato per il 28 maggio, verrà sciolto l’ultimo nodo di questa tormentata tornata elettorale: il 9 aprile per il decimo posto da assegnare nel consiglio di amministrazione hanno ottenuto sette voti sia Ino Iselli che il giornalista del Mattino Lino Zaccaria; la poltroncina è stata assegnata a Iselli per una maggiore anzianità contributiva: 410 mensilità contro 401. Ma Zaccaria contesta il dato fornito dall’istituto che non gli riconosce ventotto mensilità in cui ha goduto del bonus, cioè della possibilità di intascare i contributi che l’azienda avrebbe dovuto versare all’Inpgi.
Sull’interpretazione della norma si è già pronunciato il direttore generale
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Alessandro Brignone, Simona Fossati, Silvana Mazzocchi e Lino Zaccaria
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dell’Inpgi Arsenio Tortora, confermando una lettura favorevole a Iselli. Con una mail al blog di Senza Bavaglio, la componente sindacale |
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guidata da Massimo Alberizzi, è intervenuto sulla questione Inpgi anche Massimo Calenda, segretario della corrente partenopea ‘Giornalisti per la professione’, che dopo il ritiro di Gianni Ambrosino e l’eclissi di Ermanno Corsi ha proprio in Zaccaria il suo leader. Singolare la tesi avanzata da Calenda: “L'Inpgi si ferma a Roma”, non ci sono esponenti del Mezzogiorno; da qui l’invito al consiglio generale di applicare le norme dello statuto anche alla luce “di questa situazione assolutamente inaccettabile dal punto di vista democratico e geo-politico”. |
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