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C'è un licenziamento,
ma al Mattino è silenzio |
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IL 19 FEBBRAIO il redattore del Mattino Fabio Jouakim ha ricevuto una lettera di licenziamento. La comunicazione è arrivata a distanza di dieci giorni da una lettera di contestazione alla quale il giornalista ha replicato, senza ottenere evidentemente alcun risultato. “Alla base del licenziamento – dichiara Jouakim a Iustitia – ci sarebbero presunti motivi disciplinari che io ritengo assolutamente infondati”. E non vuole aggiungere altro perché ha già affidato l’impugnazione del licenziamento a Giuseppe Marziale, l’avvocato lavorista |
che lo assiste.
Prima di andare a via Chiatamone, vediamo in breve chi è il cronista licenziato. Napoletano, quarantaquattro anni, figlio d’arte (il padre Mino è stato redattore capo del Mattino e nel 1985, da responsabile della redazione di |

Mino Jouakim e Sergio Zavoli |
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Castellammare, è il capo dell’abusivo Giancarlo Siani e uno dei pochi giornalisti di cui Giancarlo si fida), studi non completati in Lettere alla Federico II, Fabio Jouakim inizia collaborando ai settimanali sportivi Sport Sud e Sport del Mezzogiorno e all’agenzia Rotopress. Dopo due anni a Milano (collaboratore del Giornale di Montanelli e corrispondente del Mattino), nell’estate del ’94 viene assunto a via Chiatamone da Sergio Zavoli e assegnato agli Interni. Seguono quindici anni da trottola: nel ’95 è a Salerno, nel ’97 a Napoli alla cronaca regionale, nel ’98 di nuovo a Salerno, nel 2002 rientra alla Grande Napoli, nel 2003 va in cronaca, nel 2008 viene imbarcato nella nuova redazione del Mattino on line, nel 2009 è rispedito alla Grande Napoli. Ultime due schegge: nel 2007 per una serie di articoli sui vigili urbani vince il premio nazionale 'Cronista dell’anno'; nel luglio 2009 sull’allontanamento di Jouakim dal mattino.it, sullo spostamento di Francesco Romanetti da capo degli esteri a vice del settore Italia/esteri e sul trasferimento di Laura Cesarano (moglie di Fabio Jouakim) da Napoli alla redazione di Caserta decisi da Mario Orfeo, Iustitia scrisse di trasferimenti che apparivano punitivi: “Ci sono motivazioni professionali alla base delle scelte? Sono colpevoli di avere espresso delle critiche in assemblea o di avere
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Francesco Gaetano Caltagirone e Raffaele Del Noce
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firmato documenti di sfiducia al cdr?”
Vediamo ora cosa dicono del licenziamento l’azienda, il direttore, il cdr e la redazione. Cominciamo dai vertici amministrativi: Massimo Garzilli, direttore amministrativo in pensione, ha la febbre; il |
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capo del personale Raffaele Del Noce, cercato più volte, non è rintracciabile. Il silenzio dei dirigenti è dettato da vari motivi: la linea dura non ama la trasparenza; l’attenzione bassa consente di portare a termine senza resistenze operazioni come quella messa a segno la scorsa estate con il licenziamento di fatto di Frank Cimini, preceduto dalla proposta ‘ìndecente’ del trasferimento dopo trent’anni della corrispondenza da Milano a Portici - Ercolano; sul versante giudiziario il Gruppo Caltagirone ha incassato diverse sconfitte cocenti, anche per “condotta antisindacale” (a Napoli, ad esempio, nell’ottobre del 2007, quando era in carica il cdr formato da Gianni Ambrosino, Enzo Ciaccio e Francesco Romanetti, l’ultima rappresentanza sindacale di un certo peso che ha avuto il giornale).
Meno comprensibile il silenzio del direttore Virman Cusenza, già muto in occasione del ‘licenziamento’ di Cimini. L’impressione è che la generazione dei direttori quarantenni abbia definitivamente rinunciato al ruolo di ponte tra i giornalisti e l’azienda: troppa fatica, troppa esposizione, troppo spreco delle proprie fiches. Meglio entrare a pieno titolo nella team aziendale, coltivare un filo diretto con editore o editrice, occupare una posizione defilata sulle scelte aspre della società. La generosità va riservata ai fondi e ai corsivi.
Ma che dicono in redazione? Si parla sottovoce di violazioni informatiche che avrebbe commesso Jouakim introducendosi nella posta di qualche redattore e di qualche amministrativo; si dice che l’azienda l’avrebbe marcato per alcune settimane
e avrebbe chiesto a qualche giornalista di segnalarne orari e spostamenti; qualcuno sostiene che il licenziato avrebbe diffidato tutti dall’occuparsi del suo caso (voce smentita in maniera netta dall’interessato); si
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ipotizza che qualche titolare di mail ‘violata’ potrebbe decidere di denunciarlo alla magistratura. Una ridda di voci del tutto incontrollate e forse sparse ad arte per alimentare sconcerto e distacco da parte dei redattori. E chi dovrebbe fare chiarezza non la fa. |

Laura Cesarano e Francesco Romanetti |
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Jouakim non ha chiesto la tutela del cdr, che non ha avuto copia della lettera di licenziamento dall’azienda “per motivi di tutela della privacy”. I dirigenti del Mattino si preoccupano quindi di tutelare la privacy del redattore, ma non di conservargli il posto di lavoro. E i componenti del cdr (Marisa La Penna, Daniela Limoncelli e Salvo Sapio) che fanno? Scrivono due comunicati: il primo del 19 febbraio per dare notizia del licenziamento, il secondo del 20 febbraio per convocare con calma un’assemblea, fissata per il 23 febbraio alle 17. L’ordine del giorno vale più di qualsiasi commento: non c'è la parola licenziamento, ma i giornalisti discuteranno della “sicurezza del sistema informatico aziendale”. |
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