Roma, va avanti l'iter
per l'asta sulla testata
È FALLITO ANCHE l’ultimo tentativo dei dirigenti del Roma, il giornale controllato da Italo Bocchino, di bloccare l’iter per la vendita all’asta della testata del più antico quotidiano del Mezzogiorno. La quarta sezione civile della corte d’appello di Napoli ha respinto l’istanza di sospensione della esecutività della sentenza ottenuta in primo grado dall’avvocato casertano Nicola Ferro e da sua moglie Anna Virgilio, che gli riconosce un risarcimento danni di 25mila euro per essere stati diffamati da un articolo

pubblicato nell’ottobre del ’98 dalla Nuova Gazzetta di Caserta, allora inserto del Roma in Terra di lavoro, diretta da Pasquale Clemente.
Contro la sentenza di primo grado firmata il 24 giugno scorso dal giudice Alessandra Tabarro del tribunale di Santa Maria


Italo Bocchino, Nicola Ferro e Ivo Virgili

Capua Vetere il legale del Roma Rocco Truncellito ha presentato appello. L’otto febbraio i magistrati della quarta sezione civile (presidente Gaetano Annunziata, consiglieri Francesco Schettino e Sergio Marotti, estensore) si sono riservati di decidere sia sull’istanza di sospensione che sull’appello e il 2 marzo hanno depositato l’ordinanza collegiale di quattro pagine con le loro decisioni: hanno respinto, come detto, la richiesta di sospendere l’esecutività della sentenza e fissato l’udienza collegiale per la precisazione delle conclusioni per il 16 gennaio 2007; hanno inoltre respinto l’istanza avanzata dall’avvocato Alberto Papaleo, difensore di Ferro e Virgilio, con la quale si chiedeva la trasmissione degli atti al pubblico ministero a causa delle discordanze formali rilevate tra l’originale d’appello e la copia notificata.
Riprende quindi a camminare davanti al tribunale della capitale la richiesta di mettere all’asta la testata del Roma. Il 2 febbraio il giudice Mauro Di Marzio della quarta civile del tribunale di Roma, la sezione delegata alle esecuzioni, ha accolto l'istanza di rinvio presentata in udienza da Ivo Virgili, amministratore unico del Roma spa, la società che ha la proprietà della testata data in fitto, insieme all’intero ramo d’azienda, per un canone annuo di 262.631 euro al Roma società cooperativa, che realizza il quotidiano. Virgili ha motivato l’istanza di rinvio per attendere le decisioni della corte d’appello di Napoli e il magistrato capitolino ha fissato per il primo luglio 2005 la prossima udienza.
Acquisita ora l’ordinanza partenopea, a luglio il giudice dovrà limitarsi a decidere sul valore da attribuire alla testata e a fissare le due date per l’asta, la prima con un prezzo predeterminato, la seconda a offerta libera.
Per la stima della testata il giudice Di Marzio può decidere la nomina di un perito o fare riferimento alla cifra indicata nel bilancio consuntivo 2003 del Roma spa, che ha in calce la firma dell’allora amministratore unico Italo


Alberto Papaleo e Rocco Truncellito

Bocchino. In quel bilancio la testata del Roma è stimata 1.807.599 euro, mentre valore largamente inferiore viene attribuito alle altre quattro testate controllate dalla società: per L’Indipendente 392.507 euro; per Il Giornale di Napoli 289.216; per il Golfo 56.810; per Il Millennio 6.198.
Resta soltanto da capire perché i responsabili di un quotidiano che

sta consolidando e aumentando le copie vendute, grazie soprattutto all’abbinamento con il Giornale di Paolo Berlusconi, e incassa milioni di euro di contributi statali si infila in un cul-de-sac per non pagare una somma modesta in esecuzione di una sentenza emessa da un tribunale della Repubblica. Arroganza? Disattenzione? Scarsa perizia degli amministratori? Grandissima fiducia nell’appello, che comunque non arriverà prima di due anni? Domande, per ora, senza risposta.