Tgr Rai, Casarin
bacchetta Perillo

TRE RICORDI COMMOSSI; un elenco puntuale dell’attuale produzione giornalistica; una affermazione temeraria sui rapporti con la politica; ripetute dichiarazioni d’orgoglio: “una grande squadra”, “una squadra che non è seconda a nessuno”; un passaggio soddisfatto sui progressi di ascolto registrati già nei primi due mesi della sua gestione; la proposta di ottenere finalmente anche per Napoli una rubrica nazionale. E poi soltanto parole vaghe su pianta

organico e promozioni.
Liofilizzato è questo il piano editoriale di diciassette cartelle preparato da Antonello Perillo che dal 18 febbraio guida la redazione di via Marconi. La presentazione in pompa magna, con buffet a seguire, è avvenuta la


Antonello Perillo e Federico Zurzolo (*)

mattina del 22 aprile nel foyer della sede Rai; davanti al pienone di giornalisti e addetti agli uffici di produzione, con Perillo al tavolo della presidenza erano schierati Alessandro Casarin, direttore della Testata giornalistica regionale, da cui dipendono le redazioni locali, il vicario Federico Zurzolo, e il segretario dell’Usigrai, il sindacato del giornalisti Rai, Vittorio Di Trapani. A coordinare gli interventi Fabrizio Cappella, il più giovane del comitato di redazione da un punto di vista anagrafico e aziendale (gli altri due sono Enrico Deuringer e Gianni Occhiello).
Un piano senza squilli e senza asprezze, “prevedibile e astratto” l’ha definito uno dei redattori, eppure durante la lettura Casarin, che da vero struzzo negli ultimi dodici mesi è riuscito a tacere sulle incredibili vicende della sede di Fuorigrotta durante la gestione Milone, per ben due volte ha interrotto e bacchettato Perillo che cercava di spiegare perché il tg delle 14 porta a casa un buon ascolto (per febbraio ha parlato di 276mila spettatori), mentre l’edizione delle 19,30 è ferma a poco più della metà: 151mila spettatori, con un crollo di 125mila spettatori rispetto alle 14. Una delle cause, ha chiarito


Procolo Mirabella e Carlo Verna

Perillo, sta nel fatto che la sera vengono riproposti troppi servizi uguali dando al telespettatore l’impressione del già visto, ma, si è giustificato, è un problema comune a tante redazioni. E qui è stato stoppato dal direttore della Tgr: non è vero, accade soltanto in

pochissime redazioni. Perillo ha incassato il gancio, ha piegato le ginocchia e ha provato a ripartire: ma noi abbiamo un problema di organico. E Casarin ha fatto partire un altro colpo: ad Aosta hanno soltanto quindici redattori e ribattono sempre tutti i pezzi.
Puntuto con Perillo, Casarin è invece mellifluo con due figure centrali della disastrosa gestione partenopea degli ultimi anni. Il primo citato è Carlo Verna: voglio ringraziare il segretario “emerito” (“di persona che non esercitando più il proprio ufficio, ne gode tuttavia il grado e gli onori” secondo il Devoto-Oli, ) per il lavoro fruttuoso che ha contribuito a sbloccare la questione delle nomine (una fruttuosità che a Napoli ha consentito di promuovere, tra gli  altri, Enzo Calise e Pellegrino Genovese).
Il secondo è Procolo Mirabella: sorpassato da Perillo nella corsa alla successione a Milone al vertice di via Marconi: voglio ringraziare un autentico uomo-Rai come Mirabella; aggiungendo: Procolo, l’azienda ti è debitrice.
Ma torniamo al piano. Il ricordo commosso di Perillo è per il padre e la madre: “farò di tutto per non tradire quei valori che mi hanno trasmesso i miei genitori che ora sento vicinissimi, anche se li ho persi da più di vent’anni”.
Le citazioni affettuose sono dedicate al suo primo maestro (“la mia carriera

iniziata alla scuola del professor Mazzoni”) e a Maria Vittoria
Giovane
, responsabile dell’ufficio produzione scomparsa da oltre dieci anni (“molti di voi la portano come me sempre nel cuore”).
“Sul fronte politico dobbiamo fare quello che


Alessandro Casarin (**) e Luigi Gubitosi

stiamo facendo: dimostrare la nostra totale indipendenza, la nostra autonomia, la nostra autorevolezza”: questo passaggio Perillo poteva forse rinviarlo di almeno tre- quattro anni, perché (senza ricordare la sua assunzione con la targhetta liberale, patron l’allora ministro Francesco De Lorenzo, e poi il passaggio rivendicato alla squadra del Gianfranco Fini, leader di Alleanza Nazionale) gli ultimi anni hanno certificato che, tranne alcune eccezioni, a via Marconi non sono radicate indipendenza, autonomia e, quindi, autorevolezza.
Dopo aver avanzato la proposta di realizzare “un profilo Twitter e una pagina Facebook ufficiali”, per dialogare con il pubblico e soprattutto per “avvicinarci ai giovani”, il responsabile della redazione napoletana ha annunciato il progetto di una rubrica settimanale di trenta minuti “sui problemi della legalità e della lotta alla criminalità organizzata” da chiamare ‘Parallelo quarantuno’, il parallelo di Napoli ma anche di New York. Per discutere della proposta


Enzo Calise e Rino Genovese

Perillo incontrerà il direttore generale (“Gubitosi ci riceverà a maggio”). 
Su organico e promozioni svicola: “quando avremo certezze sulla composizione della nostra pianta organica”; “vedremo appena possibile quali posizioni si

potranno integrare e coprire in termini di responsabilità e anche di riconoscimenti”. Eppure, tra febbraio e luglio, da via Marconi sono andati via o stanno per andare via in cinque: Massimo Milone, Gianni Porcelli, Silvio Luise, Nicola Muccillo e Nando Spasiano. Uscite che pesano anche in termini di gradi: tre redattori capo, un vice redattore capo e un capo servizio.  
Dopo la lettura del piano e le tartine del buffet il ritorno in redazione con delusione e mugugni, soprattutto di chi sperava nei “riconoscimenti”. Apprezzamenti sulla persona e perplessità sul piano sono arrivate dall’inviato Geo Nocchetti che ha indirizzato una mail ai redattori. Poi, davanti alle urne, aperte dal 22 al 24 aprile, tutti allineati. Il gradimento al piano editoriale ha toccato l’86 per cento. Questo il dettaglio: su quarantacinque aventi diritto Perillo ha incassato trentasei voti favorevoli, tre contrari e tre schede bianche.


(*) Da www.telegiornaliste.com
(**) Da www.aostasera.it