Autogol del Cormezz
sul rinnovo di Mazzarri

STO SEMINANDO da mesi, sapevo che Mazzarri voleva andare via quindi ho cominciato subito a guardarmi intorno. Ne ho intervistati parecchi (di allenatori, ndr) per capire se convivere sotto lo stesso tetto fa simpatia o antipatia. Abbiamo sentito Benitez, Pellegrini, Villas Boas, Klopp, Deschamps, Blanc e gli italiani”: così, dopo il match con la Roma,

Aurelio De Laurentiis commenta l’addio annunciato dell’allenatore delle ultime quattro stagioni. Il presidente del Napoli lo sapeva da mesi, i tifosi almeno da aprile erano critici e offesi


Rafael Benitez (*), Jürgen Klopp (*) e André Villas Boas (*)

con il tecnico determinato a cambiare squadra nonostante i successi e il calore che aveva trovato a Napoli. Nessuno però aveva avvertito Marco Demarco. Isolato nella sua torre posillipina, il 14 maggio il direttore del Corriere del Mezzogiorno ha una folgorazione. Con il tecnico toscano ha un rapporto speciale, si sente una sorta di precettore e a dicembre 2012 gli ha dedicato un’apertura di prima e una mega intervista su due pagine con citazioni di Heidegger, di Pirandello e degli illuministi napoletani. E da lì decide di ripartire. Scrive e pubblica il 15 maggio un “Manifesto per Mazzarri”, accorato sin titolo: “Resti, Napoli ha bisogno del suo illuminismo”.
Mancano quattro giorni all’ultima partita di campionato, il Napoli dopo una galoppata straordinaria ha già conquistato il secondo posto e la qualificazione diretta alla Champions League, Mazzarri ha deciso di andare via e forse ha già un accordo con l’Inter. Ma Demarco non teme il ridicolo e gli chiede di restare perché “Mazzarri ha saputo affermare il valore della squadra come collettivo, come organismo unico, addirittura olistico (addirittura?), lanciando anche così un messaggio metasportivo ai tanti napoletani che ancora non hanno imparato a concentrare gli sforzi intorno a un unico


Raffaele Cantone, Didier Deschamps e Paolo Mancuso

grande progetto di riscatto”. E in conclusione piazza una citazione di Eric Hobsbawm, l'autore del ‘Secolo breve’. 
Sollecitati dai giornalisti, i firmatari crescono fino al arrivare sabato18 maggio, alla vigilia

dall’addio ufficiale di Mazzarri, a 350, con in testa le autorità religiose e civili: il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro e il rettore della Federico II Massimo Marrelli.
Un appello, viene spiegato, lanciato dal nostro giornale non solo per auspicare la sua permanenza sulla panchina, ma anche per valorizzare un esempio di serietà e rigore professionale”. Ed effettivamente a Napoli c’è davvero bisogno di serietà e rigore professionale. Le adesioni pubblicate dal 15 al 18 maggio non sono 350, ma 240; non a caso il 18 maggio il Cormezz scrive: “il manifesto per Mazzarri ha raccolto finora oltre … adesioni”. Non c’è un numero, ma soltanto tre puntini.
Comunque scorrere le firme è una lettura interessante. C’è la sorpresa del giornale che con l’appello sfonda i confini regionali e nazionali fino a raggiungere città come Siena, Rimini, Londra. Scopriamo supporter del Napoli da tempo immemorabile; un esempio sono Giustino, Luigi e Giorgio Amabile “tifosi dal 1933”, cioè da ottanta anni. C’è poi il momento della tenerezza con le adesioni degli alunni della quinta A e quinta B della scuola

elementare Pertini di San Sebastiano al Vesuvio, che, prima di firmare l’appello, ne avranno certamente discusso in assemblea con le maestre e il direttore. Restano ora due domande. La prima. Non sorprendono le


Antonello Ardituro, Biagio De Giovanni e Crescenzio Sepe

adesioni di uomini politici e personaggi dello spettacolo perché per loro essenziale è essere presenti, non importa su quale fronte. Ma perché intellettuali che hanno svolto un ruolo importante come Biagio De Giovanni, docenti universitari, avvocati e magistrati impegnati su fronti caldi come Antonello Ardituro, Raffaele Cantone, Tullio Morello, Paolo Mancuso sottoscrivono l’appello?
Soltanto due le risposte possibili. Non sono informati in materia di calcio, e allora non si capisce la firma. Oppure anche per loro vale l’imperativo di apparire a ogni costo, persino su una questione ormai superata come l'impossibile conferma di Mazzarri.
La seconda domanda. Perché Demarco lancia il giornale, che ha già problemi, su una campagna fuori tempo. Poche le ipotesi. È obnubilato da un delirio di onnipotenza che lo spinge a tentare di sovvertire l’insovvertibile. È comunque alla ricerca di un tema che gli dia una facile visibilità, lo ponga al centro dell’attenzione della città e non si cura della figuraccia che rimedia insieme al


Marco Demarco, Walter Mazzarri e Monica Scozzafava

giornale. Infine una considerazione. Dal giugno 2012 la prima firma del calcio per il Cormezz è Monica Scozzafava, che l’anno precedente aveva curato l’ufficio stampa del Napoli. Una scelta grave da un punto di vista

deontologico, ma che in questo caso poteva almeno tornare utile per avere notizie di primissima mano. Le notizie invece non arrivano e Demarco supera di slancio le riserve di alcuni redattori, mettendo in pagina il suo appello.   
C’è quindi la conferma di quanto scritto nell’ultimo numero di Iustitia e cioè che il nuovo amministratore delegato Domenico Errico, spedito a Napoli dalla Rizzoli-Corriere della sera, dovrà impegnarsi a fondo per dare stabilità e rotta lineare al vascello Corriere del Mezzogiorno.

(*) Da www.wikipedia.org