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Demarco: i miei primi
quindici
anni al Cormezz |
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NELL'INVERNO DEL 1997, a un cronista di Prima comunicazione che gli chiedeva notizie sullo sbarco del Corriere della sera a Napoli di cui si parlava da anni, Paolo Mieli, allora numero uno del giornale di via Solferino, rispose sicuro: “questa volta si fa e si fa perché me ne occupo io; e ho trovato anche l’uomo giusto per la direzione”.
L’uomo giusto era Marco Demarco, napoletano di Bagnoli, allora quarantunenne numero due dell’Unità guidata da |
Giuseppe Caldarola, che aveva raccolto il testimone da Valter
Veltroni.
Il 19 giugno Demarco ha compiuto quindici anni al vertice della |
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Napoli, 1976. Enrico Berlinguer e, primo a sinistra, Marco Demarco (*) |
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redazione di via San Nicola alla Dogana, un record sulla piazza di Napoli. Ha superato i direttori del Roma Carlo Nazzaro (quattordici anni) e Alberto Giovannini (tredici anni) e, se si esclude il fondatore del Mattino Edoardo Scarfoglio, gli rimane davanti soltanto Giovanni Ansaldo, direttore del Mattino dal 1950 al 1965, che comunque raggiungerà il 12 settembre.
Nel 2002 intervistato da Iustitia lei dichiarò: “cinque anni sono un tempo congruo per completare un’esperienza”. Ne sono trascorsi altri dieci.
Se sono ancora qui è perché non mi hanno offerto la direzione del New York Times o incarichi di livello appena inferiore. Ma se sono ancora qui vuol dire anche che sono un direttore che non ha fatto molti danni, che c’è un segno di radicamento e robustezza, che sono l’espressione di un equilibrio politico, economico, imprenditoriale. Basti pensare che sono stato direttore con Cesare Romiti al vertice di Rcs, ma anche di Impregilo (la società che ha costruito l’inceneritore di Acerra, ndr), e il nostro giornale si è mantenuto obiettivo.
Dieci anni fa lei veniva candidato alla direzione di Sette, il magazine del Corriere della sera, ora il quotidiano economico Italia Oggi la indica, insieme all’inviato Corsera Aldo Cazzullo, tra i favoriti a raccogliere l’eredità di |

Giovanni Ansaldo, Alberto Giovannini e Carlo Nazzaro
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Mario Calabresi al timone della Stampa.
Non so come nasca la voce della direzione della Stampa; è una ipotesi che la vice direttrice di |
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Italia Oggi (Sabina Rodi, ndr), che non conosco, aveva già lanciato qualche mese fa. Ne ho parlato anche con Cazzullo e con il direttore di Italia Oggi Pierluigi Magnaschi. Una mia candidatura mi sembra un po’ inverosimile, ma se mi chiama John Elkann (presidente dell’Itedi, la società controllata Fiat che edita la Stampa, ndr) dico certamente di sì.
Dal 2 luglio è operativo Pietro Scott Jovane, il nuovo amministratore delegato della Rcs Media Group, e con lui il direttore generale Riccardo Stilli. Ora al Corriere della sera si aspetta settembre e il nuovo piano industriale. È comunque molto probabile che andrà avanti la riorganizzazione delle sette edizioni locali, con l’acquisizione da parte della Rcs del controllo pieno delle società locali. L’operazione è già andata in porto con i dorsi veneti e con Bologna. Sono per ora fuori Firenze e il tandem Napoli-Bari, con il gruppo di imprenditori che fa capo a Giorgio Fiore, amministratore dell’Editoriale del Mezzogiorno che pubblica le due edizioni del Sud, che non |
vuole vendere le proprie quote perché giudica indecenti le offerte Rcs. Ma per il Cormezz partenopeo c’è anche la necessità di rendere omogenea con il |

Mario Calabresi (**), Aldo Cazzullo e Pierluigi Magnaschi |
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Corrierone e con gli altri dorsi una linea politica troppo sbilanciata a destra, mentre la squadra che confeziona l’edizione pugliese, guidata dal vice direttore Maddalena Tulanti, mostra di essere in sintonia non acritica con chi governa Bari e la Regione Puglia, realizza un giornale più dinamico e mette in pagina articoli spesso ripresi dai media nazionali.
Non sono stato il Corriere di destra, ma sono stato il Corriere. Mi sono ritagliato un ruolo autonomo e l’ho difeso negli anni. Forse se un appunto mi posso fare è che abbiamo costruito l’identità del giornale intorno a una vis polemica molto forte, trascurando la parte della proposta. Sono convinto quindi che per i dorsi del Corriere non ci sia il problema di unificare la linea politica, ma di realizzare una omogeneità gestionale. Per quanto riguarda l’edizione di Bari posso dire che, dopo cinque anni di gestione molto ravvicinata, c’è ormai da tempo una piena autonomia, anche se pubblichiamo pagine comuni.
La critica ricorrente nei suoi confronti è una singolare capacità di scegliere sempre il cavallo politico sbagliato: in anni lontani Antonio Martusciello, poi Nicola Cosentino, senza contare il feeling con Mastella. E sono state scelte |

John Elkann, Cesare Romiti e Pietro Scott Jovane (***)
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che hanno avuto spesso riflessi nefasti sulla linea editoriale e sulla credibilità del giornale. Rimango stupefatto di fronte all’accusa di scarso fiuto |
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politico quando sono uno dei pochissimi giornalisti napoletani che ha affrontato il macigno Bassolino, quando Bassolino era Bassolino. In quegli anni dov’era il Mattino? E dov'era Repubblica Napoli? Nel ’97 non sono venuto al Corriere del Mezzogiorno per sparare sull’allora sindaco tanto è vero che inizialmente i politici di destra mi erano ostili. Poi nel ’98 c’è stata la prima polemica quando i lavori in villa comunale vennero affidati all’architetto Mendini. E siamo rimasti spesso soli anche quando c’era da polemizzare su nodi centrali come i rifiuti. Per questo motivo, contro una sorta di regime, mi sono speso senza riserve per l’alternanza e ho appoggiato il candidato della destra anche quando era modesto, ma che in ogni caso non avevo scelto io. Su Cosentino non abbiamo seguito le campagne di stampa, penso alle inchieste dell’Espresso, ma quando sono arrivati atti della magistratura anche noi lo abbiamo mollato. Mastella invece è stata una curiosità. Se c’è un coro che spara una persona io non mi accodo; mi sembrava un capro espiatorio. Quanto al libro (‘Non sarò Clemente’ edito nel 2009 da Rizzoli,
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ndr) mi incuriosiva il personaggio e volevo fare un’esperienza di scrittura. E non ho mai fatto una dichiarazione di voto, con una eccezione:
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Marco Demarco e Clemente Mastella |
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ho scritto che contro la Iervolino appoggiavo Marco Rossi Doria.
Lei ha sparato con continuità sul sindaco De Magistris, anche se negli ultimi mesi il fuoco è un po’ calato. Ha trovato il nuovo nemico?
Non ho sostituito Bassolino con De Magistris. Ma è normale che un sindaco non risponda alle critiche e se la cavi accusandomi di essere amico di Cosentino? Il sindaco non spiega le sue scelte, non chiarisce le sue contraddizioni: ad esempio, dice no a Romeo e poi passa con Romeo.
Chi segue con continuità il Cormezz ha l’impressione che non soltanto sul fronte politico lei cerchi la polemica a prescindere, come direbbe Totò, soltanto per ritagliarsi uno spazio editoriale, schiacciato da concorrenti più solidi. Per fare un esempio si può ricordare il tampinamento di Roberto Saviano, sfociato poi nelle richieste di risarcimento danni indirizzate dall’autore di Gomorra nei confronti dell’editore del Cormezz, di Marta Herling, la nipote di Benedetto Croce, e del vice direttore del Tg1 Gennaro Sangiuliano. Lei invece, che pure aveva pubblicato gli articoli ritenuti diffamatori, è stato risparmiato.
Credo che Saviano non mi abbia citato in giudizio per un debito di riconoscenza: Saviano è nato al Corriere del Mezzogiorno e qui sono nati i primi sette otto capitoli di Gomorra. Mi sorprende però che un |

Giorgio Fiore, Paolo Mieli e Maddalena Tulanti
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giornalista come Saviano che celebra il valore della parola pensi di risolvere il confronto con le citazioni in tribunale. Teme evidentemente |
che venga minata la sua credibilità, ma non accettare il contraddittorio è un problema tutto suo. In ogni caso la questione centrale è l’uso delle fonti e Saviano ha un uso molto discutibile delle fonti.
Il Cormezz ha poche notizie e una valanga di opinioni anche perché, con una squadra forse stanca e demotivata che via via perde pezzi pregiati, è più semplice chiudersi nel bunker e cucinare il materiale che arriva in redazione piuttosto che uscire a cercare notizie.
Prima di tutto va detto che molte notizie di cronaca sono da tempo scivolate verso l’edizione on line. In ogni caso ho sempre cercato un diverso dosaggio tra notizie e approfondimento e vedo che anche Repubblica Napoli ha ripreso a pubblicare molte opinioni. Preferisco selezionare molto e proporre idee e punti di vista differenti. La nostra strada è diversa da quella degli altri quotidiani. Il Mattino rinnova la tradizione di un giornale che rappresenta l’establishment di Napoli, mentre sto seguendo con attenzione le continue evoluzioni di Repubblica |
Napoli sulla questione De Magistris. Mastella, aspirante sindaco di Napoli, l’aveva inserito tra i suoi assessori; quando Cosentino |

Marco Rossi Doria, Gennaro Sangiuliano e Roberto Saviano |
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sembrava il candidato naturale del Pdl alla presidenza della Regione Campania giravano vorticose le voci di un suo incarico da assessore. Al più tardi tra nove mesi ci saranno le elezioni politiche. Sarà candidato?
È un problema che non mi sono posto, mentre sto sperimentando altre attività. Ho scritto dei libri e soprattutto al primo (‘L’altra metà della storia’ edito da Guida nel 2007, ndr) sono molto affezionato. Ho tenuto corsi alle scuole di giornalismo ed è stata un’esperienza che mi è piaciuta molto. Il primo al Suor Orsola Benincasa, il secondo all’università di Salerno, che mi ha colpito per la logistica e per il personaggio (Biagio Agnes, scomparso l’anno scorso, ndr) che la governava.
In tema di università, perché un giornalista che è stato vice direttore del quotidiano fondato da Antonio Gramsci a un certo punto ha deciso di andarsi a laureare a Sora utilizzando i crediti professionali?
Nel ’76 ero ben avviato con gli studi di Giurisprudenza. Mio padre cancelliere, mio fratello, di tredici anni più grande, magistrato: volevo fare anch'io il magistrato. In quel periodo il capo della redazione |

Biagio Agnes, Antonio Polito e Ennio Simeone
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napoletana dell’Unità Ennio Simeone leggeva tutti i giornaletti e i ciclostile che uscivano dalle sezioni del Pci e io avevo scritto due |
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articoli: uno sullo spettacolo ‘Anche per oggi non si vola’ di Giorgio
Gaber, l’altro su ‘Gli esami non finiscono mai’ di Eduardo. E Simeone chiamò me che arrivavo da Bagnoli e Antonio Polito che veniva da Castellammare. All’inizio non mi sono impegnato granché e continuavo a studiare. Poi mi chiamò Luigi Nespoli, il segretario della sezione di Bagnoli, e mi disse: “decidi che vuoi fare”. E decisi di fare il giornalista. Qualche anno fa mi sono iscritto di nuovo all’università per due motivi: ero depresso ed ero imbarazzato quando mi chiamavano dottore. |
(*) Foto di Mario Riccio
(**) Da www.lastampa.it
(***) Da www.soiel.it |
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