Assostampa, la Fnsi
decide la radiazione

LA DATA dell’esecuzione è decisa: il 4 marzo è stato convocato in seduta “straordinaria” il consiglio nazionale della Fnsi con un ordine del giorno che al secondo punto dice: “esame urgente situazione Associazione stampa napoletana e delibere conseguenti ai sensi dell’articolo 15 dello statuto”.
Traduzione: il 4 marzo il consiglio deciderà la radiazione dell’Associazione

napoletana della stampa con la decapitazione del presidente Enzo
Colimoro
, del segretario Cristiano Tarsia, del tesoriere Filiberto


Franco Siddi e Enzo Colimoro

Passananti e del consiglio direttivo formato dai professionisti Raffaele Auriemma, Maurizio Cerino, Carmen Fimiani, Lucia Licciardi, William Nuzzolillo, Enzo Ciaccio, dai pubblicisti Antonio Boccia, Mario Orlando.
Una decisione senza precedenti nella storia della Federazione nazionale della stampa che farà scomparire dopo oltre un secolo di vita (è stata fondata nel 1912) l'Associazione napoletana della stampa . E per evitare che una delle prime regioni d’Italia resti senza un sindacato da Roma stanno facendo pressioni fortissime perché un gruppo di professionisti e pubblicisti dia vita a una nuova associazione.
Nell’incontro con alcuni giornalisti napoletani tenuto a Roma il 13 febbraio il presidente della Fnsi Giovanni Rossi ha risposto con durezza a Colimoro che proponeva una “continuità politica” per conservare la sua poltroncina: “voi siete fuori e nella nuova gestione non ci deve essere nessun componente del vecchio direttivo”. Il direttore della Federazione della stampa Giancarlo Tartaglia ha osservato che il divieto va probabilmente esteso a tutti i consiglieri campani della Fnsi attualmente in carica. Rossi ha poi aggiunto che la nuova organizzazione non dovrà avere nessun legame con la vecchia e va fatta nascere prima di seppellire la Napoletana, quindi nelle


Giancarlo Tartaglia e Giovanni Rossi

prossime ore.
Chiari i diktat che arrivano da Roma, meno chiaro il percorso che intendono imboccare Enzo Colimoro che dal 2007 ha gestito, senza fare nella sostanza niente, una situazione di sfascio

che va avanti da decenni, e il gruppetto dei fondatori del nuovo sindacato.
All’incontro dal notaio Chiara D'Ambrosio, fissato per venerdì 28 febbraio, per far nascere la nuova associazione dovrebbero andare cinque giornalisti: uno per la componente che fa riferimento al presidente dell’Ordine campano Ottavio Lucarelli (la scelta è caduta sul redattore del Roma Claudio Silvestri); il secondo per il gruppo capitanato da Enzo Colimoro, Ermanno Corsi e Lino Zaccaria (si fa il nome del pensionato Mattino Armando Borriello); il terzo per i pubblicisti guidati da Domenico Falco (il designato è Lucio Perone, avvocato amministrativista e consigliere dell’Ordine dei giornalisti della Campania); il quarto verrà espresso dai pensionati; il quinto dal Coordinamento dei precari.
Tra le varie componenti per ora non c’è accordo su quasi niente: quale sarà la composizione degli undici consiglieri del direttivo (rimane con nove professionisti e due pubblicisti o il rapporto diventa otto a tre?); quale sede scegliere; come saranno distribuite le cariche tra i ‘fondatori’; come verrà avviata la campagna per la ricerca di nuovi iscritti; con quali fondi verranno sostenute le spese di avvio; quale dovrà essere la quota per l’iscrizione e quali servizi sarà in grado di offrire il nuovo sindacato dopo la disastrosa esperienza

dell’associazione ‘moritura’. Intanto perché la ‘moritura’ poi muoia è necessario attendere il 28 febbraio quando sarà definita la platea di chi è ancora iscritto alla Napoletana per convocare l’assemblea dei soci che ne dovrebbe decidere lo scioglimento.


Lucio Perone e Claudio Silvestri

Ma tra i giornalisti contattati per partecipare alla fondazione del nuovo organismo c’è già chi si mostra preoccupato per l’improvvisa accelerazione per la doppia e contemporanea operazione di nascita e sepoltura.
La fretta, come è di tutta evidenza, non nasce da ragioni etiche, ma dalla mossa dell’avvocato del comune di Napoli Stefano Cianci di avviare un pignoramento presso terzi indirizzato ai presidenti dell’Inpgi, Andrea Camporese, e della Casagit, Daniele Cerrato. Come è noto, nel 2006 il sindacato dei giornalisti campani è stato condannato dalla Corte d’appello di Napoli a pagare al comune di Napoli per ritardato rilascio del circolo della stampa oltre due milioni e mezzo di euro. La sentenza è stata confermata nel maggio dell’anno scorso dalla Corte di cassazione con la somma lievitata ad oggi a tre milioni e mezzo di euro cui vanno aggiunti 26mila euro per le spese


Filiberto Passananti e Cristiano Tarsia

legali del giudizio davanti alla Suprema corte. Per andare all’incasso l’avvocato Cianci, dopo avere tentato senza successo con la Napoletana, ha avviato un pignoramento presso terzi all’Inpgi e alla Casagit che ogni anno versano all’Assostampa un totale

di 190mila euro. La decisione spetta ora ai giudici del tribunale di Roma, presieduto da Mario Bresciano, con udienza fissata per il 15 aprile. E dal momento che la soluzione del contenzioso è affidata in via esclusiva alla magistratura si comprendono le perplessità di chi dovrebbe imbarcarsi nella nuova associazione. “Un giudice potrebbe ritenere – sostiene uno dei contattati – che nel passaggio dal primo al secondo sindacato si concretizzi un contratto simulato e quindi nullo e, nel caso peggiore, anche un tentativo di truffa, che finirebbe per coinvolgere vecchi e nuovi dirigenti. Del resto il sindaco Luigi De Magistris, con il comune di Napoli in una situazione di predissesto, non può rinunciare a cuor leggero a tre milioni e mezzo di euro, e se pure lo facesse ci sarebbe la Corte dei conti a ricordargli il suo credito”.
Chiudiamo con una parola del tutto assente dagli incontri napoletani e romani: “responsabilità”. È evidente che il debito viene da lontano, ma la gestione disastrosa del sindacato napoletana è continuata fino ad oggi. Colimoro è presidente dal 2007 e prima ancora era segretario. Dopo la sentenza della

Corte d’appello non ha cercato un contatto con i dirigenti del comune, ma è andato avanti come il comandante Francesco Schettino con la Costa Concordia e ha presentato ricorso in Cassazione, costato 26mila euro di spese legali alle quali va aggiunto il compenso


Raffaele Auriemma e Armando Borriello

liquidato ai legali dell’Assostampa, nella convinzione che nessuno avrebbe mai pagato niente. Per la gestione indifendibile di questi sette anni è sufficiente consultare la collezione di Iustitia.
E veniamo alla Fnsi. Da decenni i dirigenti federali conoscevano la situazione della Napoletana non a caso indebitata a lungo anche con la federazione. Per i vertici romani era sufficiente avere terminali sempre allineati alle loro scelte. Nell’incontro del 13 febbraio Rossi ha detto a Falco “i pubblicisti governavano durante la gestione vergognosa del circolo della stampa”. Quindi in Federazione erano a conoscenza della “gestione vergognosa”, sapevano che qualcuno, come ha certificato il giudice Alessandro Cocchiara nella sentenza, ha messo in tasca oltre un miliardo di lire “di cui non si è trovata alcuna traccia”. E sapevano delle sistematiche violazioni dello statuto in materia di elezioni, bilanci, assemblee che continuano ancora oggi, ma niente è stato fatto nonostante le segnalazioni costanti che arrivavano da tanti


Salvatore Maffei e Luigi Necco

giornalisti napoletani.
Basti citare un solo episodio. Nel dicembre del 2010, in occasione delle elezioni per i delegati al congresso della Fnsi da tenere a Bergamo, quattro giornalisti di lungo corso (Salvatore Maffei, Luigi Necco, Vittorio Paliotti e Augusto

Muoio, scomparso nel 2011) indirizzarono a Colimoro e al direttore della Fnsi una raccomandata per comunicare “le proprie dimissioni irrevocabili” dal sindacato perché non avevano “ ricevuto, nel corso dell’anno, alcuna convocazione-invito-avviso mediante fax, e mail o qualsiasi altro mezzo di comunicazione (telefono, visita domiciliare, colombo viaggiatore, pizzino)” che li mettesse nelle condizioni di esercitare i diritti di voto attivo e passivo.
Non meraviglia allora che nella giunta del 20 febbraio scorso Franco Siddi ha convocato d'urgenza il consiglio nazionale per esaminare la situazione della Napoletana con “delibere conseguenti”, aggiungendo che le responsabilità non riguardano l’attuale gestione (leggi Colimoro). Affermazione, come visto, assolutamente non vera. Anche perché se invece fosse vera tutta la complessa operazione messa in cantiere dalla Fnsi servirebbe soltanto a mettere al sicuro qualche decina di migliaia di euro che Inpgi e Casagit versano alla Napoletana e a lasciare nelle mani di De Magistris una scatola vuota.