La ‘santificazione’
di Vincenzo M. Greco

IL 24 SETTEMBRE muore Vincenzo Maria Greco, ingegnere, imprenditore, docente di Idraulica alla Federico II e soprattutto per decenni braccio destro e sinistro di Paolo Cirino Pomicino.
Alla notizia il direttore del Mattino Roberto Napoletano dedica un fondo in prima pagina dal titolo “L’eredità di una visione anticipatrice”. Questo l’incipit: “Vincenzo Maria Greco merita il rispetto che si deve all’intelligenza di una persona di valore che ha dimostrato una visione anticipatrice concependo negli anni Ottanta e Novanta le grandi infrastrutture che cambiano il contesto dei territori, la qualità di chi ci

vive, e creano l’ambiente favorevole alla crescita e agli investimenti”.
All’interno, nel Primo Piano, c’è la storia del “personaggio” affidata ad Antonio Vastarelli che scrive di “un protagonista della scena politica in città negli anni ‘80”.
Se questo è lo spazio dedicato a un “protagonista” comunque

Roberto Napoletano

riservato (non a caso il Mattino ha una sola foto di Greco che viene usata in prima e all’interno) e sempre con ruolo da regista ma in seconda fila, quando, tra cento anni, se ne andrà Pomicino il Mattino dovrà organizzare un inserto di almeno otto pagine.
Torniamo a Vincenzo Maria Greco. La sua lunga storia penale viene liquidata da Napoletano in una riga: “è rimasto coinvolto in vicende giudiziarie pagandone il conto”. Altrettanto fa Vastarelli che scrive di “disavventure giudiziarie di cui ha pagato il conto”.
Cinquanta anni fa il direttore di Panorama Lamberto Sechi impose lo slogan “i fatti separati dalle opinioni”. Oggi è frequente invece che ci siano “opinioni che prescindono dai fatti”.
Per ricordare la travagliata storia penale di Greco ci limitiamo a tre passaggi distanti nel tempo. Nel maggio del 1988 nella sentenza di proscioglimento dall’accusa di associazione a delinquere di stampo camorristico per i legami con il clan dei Nuvoletta il giudice riporta le parole del pubblico ministero Paolo Mancuso. Il magistrato definisce Greco “un faccendiere di alto livello, che gestisce, controlla e distribuisce appalti e incarichi professionali, è presente in un numero impressionante di iniziative finanziate dallo Stato, dalla Cassa per il Mezzogiorno, dal commissariato straordinario per la ricostruzione che lo vedono nei ruoli, di volta in volta, di progettista, collaudatore,

Paolo Mancuso

direttore dei lavori, con la particolarità, rimasta inspiegata in sede processuale, di suoi interessamenti e coinvolgimenti in soluzioni e problemi in cui non ha alcuna veste istituzionale per entrare”.
Facciamo un salto di ventisei anni. Nel maggio del 2014 per la bancarotta fraudolenta di PubbliEPolis, la concessionaria

di pubblicità dei quotidiani gratuiti EPolis, il gip del tribunale di Cagliari Giuseppe Pintori firma tre ordinanze di custodia cautelare. Uno dei destinatari è Vincenzo Maria Greco per il quale ci sono gli arresti domiciliari. Due anni più tardi siamo a Roma. Il 14 giugno del 2016 il gip capitolino Donatella Pavone fa scattare dieci arresti per un buco di 700 milioni alla Impresa spa, una importante società del settore costruzioni. Anche in questo caso per Greco ci sono gli arresti domiciliari.