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Rai Napoli, è di Talete
l'intervista a Bassolino |
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IL 21 MARZO il responsabile della redazione napoletana della Rai Massimo Milone ha incontrato il cdr (Pasquale Piscitelli, Massimo Ravel, Nando Spasiano) per discutere di un servizio andato in onda con una dichiarazione di Bassolino fornita da Talete, una società interamente controllata dalla Regione. Incontro agitato, almeno a giudicare dalle urla: gli |
inglesi usano tre toni di voce: basso, medio e, raramente, alto; Milone in genere due: medio e alto; in questa occasione si è limitato a un tono soltanto, utilizzando espressioni forti.
Il responsabile della redazione ha negato |

Antonio Bassolino e Silvio Berlusconi |
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che l’autore del servizio, Massimo Calenda, avesse chiesto e ottenuto dal redattore capo vicario Procolo Mirabella di togliere la firma, e ha spiegato che, per ragioni di par condicio, la dichiarazione di Bassolino era indispensabile per chiudere la cronaca sull’iniziativa della Regione.
Per il comitato di redazione la questione può ritenersi chiusa, anche perché Calenda non aveva chiesto al cdr di occuparsi della questione e aveva poi minimizzato sulle modifiche chieste da Mirabella sul servizio. “Non vedo neanche una questione deontologica – precisa Ravel – perché ci servivano pochi secondi di dichiarazione di Bassolino per completare un servizio con un bilanciamento politico in tempi di bilancino dei tempi per ragioni elettorali e la dichiarazione ce la poteva dare soltanto Talete”.
Ma se la questione era così pacifica non è ben chiaro perché il cdr ha chiesto l’incontro con il capo della redazione. Un’iniziativa dettata soltanto da qualche mugugno in redazione e da un articolo di Iustitia? Sembra una spiegazione
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Pasquale Piscitelli, Massimo Ravel e Nando Spasiano
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improbabile.
Restano comunque in piedi un paio di domande e, prima ancora, due puntualizzazioni. La messa a punto è: Calenda ha ritirato la firma e le dichiarazioni di Bassolino le ha |
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fornite Talete, la società controllata dalla Regione Campania, la cui testata web è diretta da Stefano Porro, il capo ufficio stampa del presidente della giunta regionale. E veniamo alle domande. Perché Calenda sceglie una linea ultrasoft su una vicenda che pure lo ha spinto a togliere la firma? Perché Milone, che pure ostenta sempre indifferenza su rilievi e critiche alle sue scelte editoriali che arrivano dall’esterno e, di frequente, anche dai suoi redattori, su Talete sembra accalorarsi?
Le risposte possono essere diverse; la più ‘politica’ è che il 13 aprile si vota e sondaggi e bookmakers danno per molto probabile la vittoria del Pdl, un risultato che avrebbe effetti immediati su un’azienda come la Rai. Calenda, con un passato socialista (era vicino al più volte ministro Carmelo Conte) e oggi una salda militanza nel centro destra, ha lasciato traccia dell’intervento di Mirabella (considerato in quota Pd) sul suo servizio, ma pensa forse che è preferibile riparlarne a urne chiuse. Sull’altro versante c’è Milone, che si è
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formato alla scuola della Curia partenopea e della Democrazia cristiana (memorabile una battuta di Marco Conti che nel giugno 1991 moderava all’Istituto di studi filosofici un convegno della corrente del |

Raffaele Lombardo e Enzo Scotti |
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Golfo, quella di Gava e Scotti, e nel dare la parola al trentacinquenne Milone, commentava: “Così giovane e già vice redattore capo”) ed è arrivato alla guida della redazione partenopea nel luglio 2003 con la benedizione di Maurizio Gasparri e Antonio Martusciello. Ha dovuto confrontarsi con Comune, Provincia e Regione governate dal centro sinistra, dal maggio 2006 affiancati dal governo Prodi; si è barcamenato, cercando di tenere aperti i canali con tutti gli interlocutori politici, nessuno escluso: il 17 marzo al circolo Savoia, alla colazione elettorale offerta dai vertici del Movimento per l’Autonomia Raffaele Lombardo (capolista di Campania 1 e candidato di Berlusconi alla presidenza della Regione Sicilia) e Enzo Scotti (capolista per il Senato, ma il seggio dovrebbe conquistarlo in Sicilia) erano assenti i direttori dei tre più importanti quotidiani napoletani, ma il responsabile dei servizi giornalistici Rai c’era. Allora si spiega forse il fastidio per tutto questo rumore
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Massimo Calenda, Maurizio Gasparri e Antonio Martusciello
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su servizi confezionati con le cassette di Bassolino.
E chiudiamo con una micro riflessione sulla deontologia. Davvero è del tutto normale realizzare un servizio chiedendo il filmato al protagonista che, non va dimenticato, alla
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presentazione della campagna di informazione sulla raccolta differenziata destinata alle scuole non aveva risposto alla domanda di Calenda?
Inutile rivolgersi al direttore della Tgr Angela Buttiglione e al vicario Pierluigi Camilli, prodighi di consigli sulle regole del giornalismo e rigorosi custodi dell’etica professionale se parlano agli studenti della scuola di giornalismo del Suor Orsola Benincasa, ma silenti quando si tratta di parlare delle iniziative del Tg Campano. Abbiamo quindi girato la domanda a Enzo Iacopino, dal giugno 2007 segretario dell’Ordine nazionale dei giornalisti.
“Tutti abbiamo legittimamente considerato originale – dichiara a Iustitia Iacopino, – che arrivassero ai telegiornali le cassette con le dichiarazioni di Berlusconi. E ci furono dichiarazioni tra l’indignato e l’ironico di molti giornalisti Rai e dei loro rappresentanti sindacali (allora alla segreteria Usigrai c’era Roberto Natale, oggi c’è Carlo Verna, ndr). Non vedo differenze se
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sostituiamo Berlusconi con Bassolino: credo infatti che il metro di giudizio debba essere sempre lo stesso, se il protagonista è un esponente della destra o della sinistra, se la cassetta arriva alle redazioni centrali |

Angela Buttiglione, Pierluigi Camilli e Enzo Iacopino |
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o nelle sedi distaccate”. E va aggiunto che nella vicenda napoletana c’è un ulteriore elemento di riflessione: non è Bassolino che, novello Berlusconi, manda le cassette, ma sono gli ufficiali della redazione che ne chiedono l’invio.
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