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Papere e papaveri
di Josef K. Byte |
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L'ESEMPIO |
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Qualche giorno fa siamo stati testimoni involontari di qualcosa che ci ha molto impressionato. Eravamo nei pressi di piazza del Mercato, a Napoli, quando all’improvviso è comparso un uomo con una tanica di benzina in una mano e un accendino nell’altra. Ha versato il contenuto sulla soglia della moschea, che si trova lì, e ha urlato ai presenti esterrefatti: “Per questa volta vi è andata bene, ma non costringetemi a |
darvi fuoco”. Incuriositi, lo abbiamo seguito. Si è avvicinato allora a un ragazzino di colore che, a un semaforo, puliva i parabrezza delle auto, e gli ha strappato gli spiccioli da mano ringhiandogli contro: “Cosa vuoi farci con questi soldi, eh? Comprarci il tritolo per gli attentati?”. Un’operazione ripetuta con un mendicante tunisino e un marocchino che vendeva borsette e occhiali in strada. L’uomo poi è entrato |

Romano Prodi |
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in un palazzo, e ha aperto la porta di un appartamento, evidentemente casa sua. Ha trascinato fuori una donna, dai tratti indonesiani, che stava pulendo il pavimento, e ha cominciato a perquisirla, chiedendole con grande agitazione: “Dove ce l’hai la cintura esplosiva? Dove l’hai nascosta?”. A quel punto siamo andati via chiedendoci chi mai potesse essere quell’uomo, giungendo fino alla più cupa delle ipotesi, che fosse cioè un fan di Oriana Fallaci.
Mai e poi mai avremmo immaginato che si trattava di un autorevole magistrato, presidente della seconda sezione della corte d’assise d’appello di Napoli: e invece sì, era Pietro Lignola, che stava prendendo spunto per l’articolo di fondo che sarebbe stato pubblicato l’otto settembre sulla prima pagina del Roma, il quotidiano diretto da Antonio Sasso. È un articolo, intitolato “È venuto il tempo di reagire”, dedicato all’ondata di terrorismo che sta sconvolgendo il mondo. Fa alcuni esempi su cosa possiamo fare noi, semplici cittadini, per reagire e difenderci. E l’elenco comprende tutte le cose che vi abbiamo raccontato all’inizio, da interpretare, però, “da bravi cittadini ossequienti alle leggi, che non incendiano le moschee se proprio non ci sono tirati per i capelli”. Niente soldi a mendicanti, lavavetri e ambulanti, perché “nessuno ci assicura che una quota dei soldi non serva a finanziare il terrorismo islamico”. E prudenza con le colf: vanno bene di qualsiasi fede religiosa, tranne quella musulmana, per “non correre il rischio che circoli per casa con cinturoni imbottiti d’esplosivo”. Ma non ce n’è solo per i musulmani: attenti anche a quelli che prima di parlare prendono prudentemente un Tavor, come quel “tal Bernard Bot, l’olandese di turno alla presidenza dell’unione europea (entità che non merita le maiuscole), e tal Romano Prodi”, che “sono tipici esponenti di un’Eurabia prona con il deretano al vento come i musulmani in |

Oriana Fallaci
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preghiera”. Così parla un magistrato della Repubblica italiana: insultando un organismo sovranazionale che ha forse il torto di non essere nato tra stridori di spade, e insultandone i rappresentanti, e con loro tutti i musulmani, senza alcuna distinzione tra i seguaci di Osama Bin Laden e il restante miliardo e duecento milioni di islamici. Non abbiamo l’energia per tentare di spiegare che trasformare questa tragedia mondiale in conflitto di civiltà è esattamente quel che vogliono i terroristi. |
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Vogliamo piuttosto rassicurare chi ci sta leggendo: se state perdendo fiducia nella forza della ragione, nella possibilità del dialogo, nelle certezze del diritto, sappiate che a Napoli c’è un giudice che ha come incrollabile faro etico la legge: quella del taglione, magari, ma pur sempre la legge. |
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PROMOZIONI |
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A volte una rubrica mantiene quel che il titolo promette. È il caso di “Tonfi & trionfi”, inserita nel Cartellone del Corriere del Mezzogiorno. L’otto settembre leggiamo “Il sindaco di New York da ‘Mamma Schiavona’”, e nel trafiletto ci viene ribadito due volte che “il sindaco |
Marty Marcoviz” è in visita in Irpinia e in Costiera amalfitana e che “il primo cittadino della Grande Mela visiterà gli impianti della funicolare di Montevergine”. Questo senz’altro è un trionfo: Marty Markowitz (si scrive così, tra l’altro) è |

Pietro Capogreco, Marty Markowitz e Massimo Milone |
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il secondo cittadino di New York, il vicesindaco, con buona pace di Mike Bloomberg. A fianco si racconta di una “figuraccia per RaiUno”, che non ha invitato il padre di Lucio Battisti alla manifestazione di piazza Plebiscito in memoria del cantautore. Stavolta, tonfo (e figuraccia) doppi: si parla di “luttuoso decennale”, ma Battisti è morto sei anni fa, nel ’98. Mi ritorni in mente, ma in modo confuso.
Anche il Mattino aveva tentato una promozione, il 26 luglio, nel Girocittà curato dal caposervizio Maria Chiara Aulisio. In un pezzo di Cristina Cennamo si parla del “rettore dell’Università di Fisciano Vito Cardone”, che, invece, nell’ateneo salernitano è preside della facoltà di Ingegneria. Il rettore è Raimondo Pasquino, che ci piace immaginare
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Cristina Cennamo e Cecilia Donadio
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brindare con Bloomberg alla caducità dell’umana gloria.
Nell’apertura di quella pagina, Cecilia Donadio sceglie una strada piùradicale: al segretario generale dell’Autorità portuale di Napoli, Pietro Capogreco, non cambia la carica, ma il nome, e lo ribattezza Pietro Caponegro. Così come trasforma Massimo Milone in |
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responsabile del Tg3 Campania, quando la testata si chiama Tgr: il Tg3 è un’altra cosa, come la Donadio sicuramente sa, visto che è una delle precarie di maggiore anzianità della Tgr. A meno che non auguri a sé, e al suo capo, un futuro in un tg nazionale. |
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VALZER |
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Ah, i classici… alcuni, poi, sono più classici di altri, perché trovano forma in arti diverse. Come “Il Gattopardo”: classico il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, classico il film di Luchino Visconti. Così, quando il premio intitolato all’autore viene vinto da Tahar Ben Jelloun, nel paginone della cultura di Repubblica, curato da Paolo Mauri, c’è il 4 agosto un lungo e interessante articolo dello scrittore |
marocchino (“Nell’isola dell’eterno ritorno un’intera epoca ha fatto naufragio”). A corredo del pezzo, due foto: una di Tomasi di Lampedusa, e un’altra con la famosa scena del valzer, come ci spiega la didascalia: “Una scena dal film ‘Il Gattopardo’ |

Burt Lancaster e Claudia Cardinale |
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di Luchino Visconti, con Richard Burton e Claudia Cardinale al centro che ballano”. Tanto valeva, dire che con Burton c’era Elizabeth Taylor: perché il protagonista, come (quasi) tutti ricordano, era Burt Lancaster. Cambiare tutto perché nulla cambi, si diceva nel libro: o, per chi ha amato quel film, cambiare un nome perché tutto cambi. |
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INVIDIA |
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Alle vicende giudiziarie del senatore di Forza Italia Lino Jannuzzi, condannato per diffamazione per un articolo di secoli fa, il Magazine del Corriere della Sera ha già dedicato una lunga intervista di Cesare Lanza. Ci tornano su, con mano più leggera, il 29 luglio, con un sapido
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Italo Bocchino e Lino Jannuzzi
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articoletto di Antonello Capurso. Il vice capogruppo di An Italo Bocchino e il deputato di Forza Italia Angelo Sanza manifestano scherzosamente la loro invidia per gli arresti domiciliari concessi a Januzzi: finalmente un po’ di pace, dicono, e per di più in una bella località marina. Per due volte Capurso cita come dimora |
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obbligata quella di Scauri, all’estremo nord della Campania, a due passi dal Lazio: ma i domiciliari il senatore li sconta a Scario, al capo opposto della regione, a pochi chilometri dalla Basilicata. A meno che non sia un ingenuo tentativo degli amici del centrodestra di depistare i controlli. |
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DOPPIETTA |
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È più forte di noi, dobbiamo parlare almeno un po’ di calcio. Il Gr1 dell’otto settembre dice che il Napoli ha finalmente cominciato la preparazione, guidato dall’allenatore Angelo Gregucci. Il mister, però, è Giampaolo Ventura: Gregucci era stato contattato da Luciano Gaucci prima che la società passasse definitivamente a Aurelio De Laurentiis. |
Parziale assoluzione: sono state, quelle, settimane caotiche per gli azzurri. Altri azzurri, altro inciampo: il 10 settembre, un venerdì, Repubblica.it ha ancora un titolo sulla partita dell’Italia che si è giocata il mercoledì: “Dopo la Norvegia, |

Aurelio De Laurentiis e Giampaolo Ventura |
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passo indietro nel gioco, ma successo contro la Moldova: 2-0”. L’Italia ha vinto 1-0: ancora qualche passo indietro, e per Repubblica.it saremo campioni del mondo. |
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BELATI |
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Finalmente qualcosa di originale nel giornalismo napoletano! Onore al merito alla responsabile della Cultura del Mattino, Titti Marrone, che il 31 agosto ci regala la prima firma onomatopeica della storia: un articolo di Gaetano Pecora, infatti, risulta firmato da Gaetano Peecora, con quelle due “e” che creano un effetto di bucolica suggestione. La cosa, |
Titti Marrone e Riccardo Marassi |
rivista e corretta, potrebbe prendere piede, magari con l’aiuto del vignettista Riccardo Marassi, cui affidare l’arricchimento grafico di altre firme: quella di Paolo Barbuto, per esempio, potrebbe venire corredata da fitti peli; le “i” di Gigi Di Fiore da petali e corolle; il nome di Pietro Perone da un osso di traverso; |
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Gino Cavallo avrebbe un puledro che salta dal nome al cognome per raggiungere Donatella Trotta; con l’apostrofo di Vittorio Dell’Uva si potrebbe stringere tra due dita un gustoso grappolo; Maurizio Cerino sarebbe circondato da una fiammella di breve durata; Rosaria Capacchione avrebbe, al posto della “o”, la faccia di Antonello Velardi. |
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COMMENDA |
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L’otto agosto scorso è andato in pensione Ermanno Corsi: si chiude un ciclo alla Rai di Napoli, ma per lui se ne apre un altro, quello delle onorificenze. Come riporta il 4 settembre Den, il mensile del Denaro diretto da Alfonso Ruffo e coordinato da Federica Cigala, il presidente |
dell’Ordine dei giornalisti della Campania è stato nominato commendatore al merito della Repubblica dal capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. Ma nel riferirne, non hanno voluto dimenticare uno dei tratti distintivi delle conduzioni dei tg di Corsi, la capacità di pronunciare le parole e i nomi stranieri rigorosamente come |

Carlo Azeglio Ciampi e Alfonso Ruffo |
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sono scritti, con effetti irresistibili: così, in un virgolettato, gli fanno dire che Ciampi è “il primo giornalista italiano, essendo stato insignito di questo titolo onoris causa”, così, senz’acca.
Ma a Corsi essere commendatore non basta. Non vuole andare in pensione. Vuole restare in video, a condurre il telegiornale regionale. Per prolungare la sua permanenza in Rai, come sa chi ci legge, ha avviato un’azione giudiziaria. Del resto tanta pertinacia è scritta nel suo nome: l’anagramma di Ermanno Corsi, infatti, è “morrò in scena”.
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