Canale 21, è in arrivo
l'istanza di fallimento

È ANDATA MALE agli editori di Canale 21. Andrea Torino e il figlio Paolo, che è anche direttore dei servizi giornalistici, contavano molto sulla richiesta presentata alla corte d’appello per ottenere la sospensione dell’esecutività della sentenza che li ha condannati a pagare ottantamila euro, oltre svalutazione e interessi legali, a Brunella Cimadomo, dal ’91 al ’96 giornalista dell’emittente. Ma il 12 ottobre il collegio presieduto da Ugo Vitiello ha respinto la loro richiesta.
“Rilevato che a carico dell’esecutato (gli editori di Canale 21, ndr) – scrive il giudice nell’ordinanza – risultano effettuati pignoramenti presso terzi nei confronti di tre istituti bancari (Istituto San Paolo-Banco Napoli, Monte dei Paschi di Siena e Banca di Roma); che l’istante (ancora gli editori, ndr) ha

dedotto quale circostanza comprovante la sussistenza del gravissimo danno l’eventuale possibile revoca del fido bancario da parte della Banca di Roma (dagli estratti conto presso tale istituto non risulta liquidità del correntista Canale 21 srl) senza, peraltro, minimamente documentare la situazione degli altri conti correnti presso gli altri


Brunella Cimadomo e Andrea Torino

due istituti né quella complessiva patrimoniale della società; che allo stato, in assenza di tali dati, manca qualsiasi prova dell’esistenza del gravissimo danno che, in concreto, potrebbe produrre sulla propria attività rigetta l’istanza di sospensione”.
In attesa del giudizio d’appello, fissato per il 3 ottobre 2006, va ora avanti la raffica di udienze già in calendario per incassare le spettanze riconosciute dalla sentenza di primo grado, depositata dal giudice Paolo Capuano il due marzo scorso, alla Cimadomo e al suo legale, Marino Maffei, che vanta un credito di 7500 euro.
Nei prossimi tre mesi si terranno quattro udienze: il 19 novembre, creditore Maffei, davanti al giudice dell’esecuzione del tribunale di Napoli Maria Grassi per “la dichiarazione del terzo pignorato” Banca di Roma; il 6 dicembre, creditore Cimadomo, toccherà ancora alla Banca di Roma davanti al giudice Carlo Gagliardi; il 10 gennaio, creditore Maffei, sarà il turno del San Paolo-Banco di Napoli e del Monte Paschi davanti al giudice Roberta Manzon; ancora il 10 gennaio, creditore Cimadomo, il giudice Carlo Imperiali ascolterà i rappresentanti del San Paolo-Banco Napoli e del Monte Paschi.
Sulla decisione della corte d’appello, e sui prossimi appuntamenti in tribunale, gli editori di Canale 21, assistiti dal professore Nunzio Rizzo, preferiscono non rilasciare dichiarazioni. Intanto la Cimadomo, giornalista del quotidiano Napoli più e corrispondente di Libero, è decisa a stringere i tempi per chiudere una vertenza avviata all’inizio del 1997 e con il suo legale sta valutando anche altre iniziative.
“Con l’ordinanza firmata dal giudice Vitiello, – dichiara l’avvocato Maffei - la situazione dell’emittente partenopea si è fatta molto critica. Da un lato, infatti, persiste il blocco da parte della Banca di Roma dell’affidamento che


Marino Maffei e Nunzio Rizzo

permetteva a Canale 21, fino allo scorso mese di maggio, di pagare dipendenti e fornitori, dall’altro vi è una situazione di scarsa solidità patrimoniale (attrezzature a rischio di rapido invecchiamento, immobili ipotecati e altre vertenze di lavoro in corso) che rendono difficile l’apertura di nuove linee di credito da parte di altri istituti. Probabilmente, se alla corte

d’appello fosse stata palesata, documenti alla mano, la complessiva situazione patrimoniale della società televisiva, oggi staremmo a commentare un’ordinanza di accoglimento dell’istanza. Ma tant’è, l’ordinanza di rigetto c’è e non è impugnabile”.
E il legale della Cimadomo anticipa le prossime mosse. “Oggi Andrea e Paolo Torino, - annuncia Maffei - se vogliono evitare che un altro pezzo di storia napoletana finisca, come è già successo alla Società Calcio Napoli, tra le mani dei giudici del tribunale fallimentare, dovranno attingere alle loro personali risorse finanziarie e onorare finalmente la sentenza del giudice del lavoro che ha condannato Canale 21 a pagare il dovuto alla Cimadomo”.