Papere e papaveri
di Josef K. Byte
ANGELI

Quando cominciammo questo mestiere, tanti anni fa, corremmo il rischio di diventare gli eroi di questa rubrica. Mandati a seguire un duplice omicidio, stavamo alle calcagna degli altri cronisti, per paura di perderci qualcosa di importante. A un certo punto, uno di loro pronunciò due nomi a voce alta, mentre gli altri prendevano appunti. Li scrivemmo anche noi, convinti che si trattasse delle generalità degli uccisi. Non fu la nostra scrupolosità, ma solo l'Angelo dei Novizi che ci fece chiedere timidamente: "Erano pregiudicati?". Fummo gelati da sguardi a metà tra lo schifato e il compassionevole: erano i nomi del magistrato di turno e del medico legale, che solo per miracolo, dunque, non si ritrovarono il giorno dopo sul nostro giornale come vittime di un agguato di camorra.
Sparatoria di Forcella, una ragazzina di 14 anni centrata al capo da un proiettile. Il primo lancio dell'Ansa Napoli, guidata da Mario Zaccaria, è delle 0.10 del 28 marzo. Maurizio Dente scrive che Annalisa Durante è gravemente ferita ed è ricoverata al Loreto Mare. Alle 1.03 secondo lancio; Annalisa risulta ora ricoverata, in coma, all'Ascalesi ("e non al
Loreto Mare, come in un primo momento comunicato"). Passa la notte e la notizia viene seguita da Franco Tortora: Annalisa è ancora in coma, ma è tornata, senze troppe spiegazioni, al Loreto Mare. Alle 12.06 vanno in rete cinque
Mariella Cirillo, Maurizio Dente e Mario Zaccaria
drammatiche righe di Tortora, col titolo "Camorra: sparatoria a Napoli: morta quattordicenne" evidenziato da tre asterischi, quelli che contrassegnano le notizie che vengono inviate via sms ai possessori di cellulare che hanno attivato questo tipo di servizio. La ragazzina dunque è morta. "Lo ha detto in lacrime il padre della ragazza, Gianni, dopo aver parlato coi sanitari del Loreto Mare". Prezioso collaboratore, pur nel dolore, il padre: ha parlato lui con i medici, deve aver pensato Tortora, inutile star qui a seccarli anche io. Sulla scorta di questa agenzia, tutti i telegiornali, tra le 13 e le 13.30, aprono con la notizia della morte di Annalisa.
Ma alle 19.01 arriva un raggelante contrordine: la giovane è in coma irreversibile, ma è ancora viva. Lo spiega, in un lancio Ansa, Mariella Cirillo: "Il padre la considera morta e per i sanitari non ci sono speranze, ma dal punto di vista medico-legale non è stata ancora dichiarata la morte cerebrale. A generare l'equivoco sono state le dichiarazioni del padre e del parroco di Forcella (Luigi Merola, ndr)". Manca un terzo responsabile: quel cronista che non ha interpellato di persona i medici, confidando forse in quello stesso spirito buono che evitò a noi la figuraccia. Ma quel giorno gli angeli erano tutti attorno ad Annalisa, e dell'Ansa non gliene poteva fregare di meno.
 
TRIPLETTA

Negli anni scorsi, in cui alla guida di Repubblica Napoli c'era Luigi Vicinanza e Antonio Corbo era il suo vice, ci siamo permessi a volte di scherzare sui cosiddetti Giganti del desk, il capo servizio Marco Sarno e i vice Francesco Rasulo e Edoardo Scotti. Titoli e fotografie, di tanto in tanto, se ne andavano, come si dice, per i fatti propri, formando


Repubblica Napoli, 8 aprile. Dall'alto le foto delle pagine uno, due e tre

all'interno di Repubblica un'altra repubblica, a forte vocazione autonomista. Ora che ci sono un nuovo capo e un nuovo vicario, Giustino Fabrizio e Domenico Del Prete, il controllo è più rigido: e per evitare svarioni, si dà poco spazio a incontrollati voli di fantasia.
L'otto aprile, per esempio, nella prima, seconda e terza pagina compare ripetuta tre volte la stessa fotografia di Annalisa Durante. Non è un'approssimazione nella cura grafica dell'impaginazione, ma solo prudenza: trovata l'immagine giusta, inutile correre rischi.
 
LA PATRIA

Qual è il quotidiano più patriottico che esce a Napoli? Ma senz'altro il Roma, come si capisce già dalla testata. Il giornale diretto da Antonio Sasso non ha mai perso occasione per difendere la sacralità dell'Italia dall'attacco congiunto di comunisti, musulmani, pirati della Malesia e guardie svizzere. Non capiamo, perciò, come si collochi in questo tripudio tricolore la prima pagina del 15 aprile, aperta a colonne piene da questo titolo: "Scuotto: il Napoli è ancora mio / Il proprietario della società Ac Napoli srl rivendica il diritto sportivo dell'attuale squadra / L'avvocato tende la mano a Naldi per salvare il titolo in caso di crac
della spa". A centro pagina, schiacciato dallo scoop calcistico, un altro titolo: "Inferno Iraq / Ucciso un ostaggio italiano", a corredo del quale c'è una foto di Franco Frattini. La
fine di Fabrizio Quattrocchi, dunque, è quel giorno notizia meno

Franco Frattini, Salvatore Naldi e Luigi Scuotto
importante dell'offerta di Luigi Scuotto, e la sua immagine lo è meno del viso accorato del ministro degli Esteri. Era accaduto anche il giorno prima con la notizia del rapimento dei quattro italiani, che ha la stessa collocazione, mentre in apertura si parla di un'ispezione all'ospedale Santobono e di spalla dei problemi dello zoo di Napoli. Ma forse hanno ragione loro: questa guerra, in fondo, non era compresa nel "patto con gli italiani" siglato (unilateralmente) da Berlusconi.
 
SPESE

È la prima volta, se non ricordiamo male, che assistiamo a una campagna elettorale bipartisan, in cui uno schieramento porta acqua al mulino dell'altro. Siamo rimasti sorpresi, il 17 aprile, nel leggere il titolo di apertura della prima pagina di Repubblica Napoli: "Bassolino presenta i conti / Un opuscolo in ogni casa: 'Così ho speso i fondi europei'". Se abbiamo capito male, speriamo di essere i soli: ma significa che il presidente della Regione ha usato quei soldi per stampare quel milione e mezzo di libretti?
 
SUCCESSIONI

Un titolo pensato male, dunque, può creare confusione: ma restiamo dell'idea che se bisogna essere poco chiari, tanto vale farlo fino in fondo. Il 15 aprile l'Indipendente, il quotidiano diretto da Giordano Bruno


Antonio D'Amato, Costanzo Jannotti Pecci e Marco Zigon

Guerri con Luciano Lanna vice, si occupa delle vicende dell'Unione industriali di Napoli. Già dal sommario si perde l'orientamento: "Resa dei conti in Confindustria Campania. Il presidente uscente fa fatica a nominare capo degli
industriali il suo uomo Marco Zigon". Il presidente uscente dell'Unione industriali di Napoli Tommaso Iavarone, dunque? No, quello di Confindustria, Antonio D'Amato, ma dite voi se per leggere un giornale c'è bisogno della traduzione a fronte. Ma nell'articolo, firmato da Pac (Francesco Pacifico), si fa di meglio. Il "delfino" di D'Amato, Nicola Tognana, diventa Nicola Togliana. In corsa per la delega al Mezzogiorno in Confindustria ci sarebbe, al posto di Costanzo Jannotti
Pecci, un certo Tommaso Jannotti Pecci. Uno dei candidati alla successione a Iavarone, il suo numero due Carlo Boffa, si trasforma addirittura in Vincenzo Boccia, che è l'ex presidente dei giovani industriali della Campania. Lo scenario
Vincenzo Boccia, Carlo Boffa e Luciano Lanna
è completo, il dietro le quinte intrigante: per le notizie, rivolgersi altrove.
 
IL PESTONE

Il più strepitoso scambio di battute tra un critico e un uomo di teatro ci fu quando, sulle pagine dell'Espresso, Ennio Flaiano stroncò Luchino Visconti. Il regista scrisse una lettera di fuoco: "Come si permette di parlare male del mio lavoro, se non l'ha nemmeno visto, poiché ha dormito tutto il tempo?". Flaiano rispose: "Le accuse del Maestro mi hanno così turbato che, a una replica del suo spettacolo, non sono riuscito a prendere sonno".
Sul Mattino del 15 aprile Enrico Fiore recensisce, nelle pagine degli spettacoli curate da Titta Fiore, l'allestimento della "Coscienza di Zeno", riduzione per il teatro del romanzo di Italo Svevo, realizzata da Tullio Kezich e messa in scena da Piero Maccarinelli, con attore protagonista Massimo Dapporto. Tra i numerosi giudizi negativi, Fiore critica anche "l'invenzione di una quarta sorella Malfenti, una bambina dispettosa che subito corre a pestare un piede a Zeno". Il 17 aprile Kezich scrive al Mattino, e replica: "Ahimé, l'invenzione appartiene interamente a Svevo, che descrive in lungo e in largo le quattro sorelle


Massimo Dapporto, Enrico Fiore e Titta Fiore

e si sofferma sulla bambina e le sue intemperanze". Controreplica di Fiore: "Svevo parla di una bambina che studia guardinga Zeno e reiteratamente lo chiama 'pazzo'. La 'bambina dispettosa che subito corre a pestare un
piede a Zeno' è, ahinoi, un'invenzione: non so se più di Kezich o più di Maccarinelli, visto che l'episodio non compare nel testo della riduzione pubblicato da Einaudi".
Dunque l'invenzione è solo il pestone? Certo, parlare di "invenzione di una quarta sorella Malfenti" suona più radicale di una semplice critica alla trovata registica del piede pestato, che, in un lavoro che ha quarant'anni, può anche non esserci nel testo preso a riferimento. Flaiano ammetteva di aver dormito: Fiore, invece, non ammette di aver sognato.