Elezioni, gli ex alleati
all'attacco di Castellano
È Domenico Castellano, per tutti Mimmo, il protagonista della prossima tornata elettorale per il rinnovo del governo campano dell'Assostampa e dell'Ordine dei giornalisti. Si vota il 23 e 24 maggio, mentre i ballottaggi per l'Ordine regionale e nazionale si terranno la domenica successiva.
Per le elezioni il gruppo che da decenni occupa i vertici degli organismi regionali di categoria, guidato da Gianni Ambrosino, Ermanno Corsi, Lino Zaccaria e Giuseppe Mariconda, ha deciso di sferrare un attacco frontale contro Castellano per spezzare il suo monopolio, contando anche sul fatto che
il numero uno dei pubblicisti, ormai vicino ai sessantanove anni, è da tempo in precarie condizioni di salute. Così dopo anni di competizioni senza avversari, questa volta Castellano avrà di fronte le liste complete e agguerrite dei pubblicisti allertati e organizzati da

Domenico Falco e Domenico Castellano
Ambrosino e Corsi, con l'aiuto di amici piazzati in posizioni strategiche; un nome per tutti, Antonino Pane, responsabile del settore Campania del Mattino. Ma perché si incrina l'alleanza storica tra professionisti e pubblicisti 'conservatori'?
Dipendente dell'Apt in pensione, da sempre dc di osservanza gaviana, Castellano è da trent'anni il padre padrone dei pubblicisti campani (oggi gli iscritti all'albo regionale sono 5448) e ha sempre monopolizzato consiglieri e incarichi alla Federazione della stampa e all'Ordine nazionale, oltre a fare regolarmente en plein in sede locale. Un controllo ferreo della categoria che gli ha consentito di essere ininterrottamente dal '73 componente del direttivo dell'Assostampa e dal '74 consigliere dell'Ordine regionale (e dall'ottanta vice presidente), senza contare gli incarichi di vertice ricoperti alla Fnsi e all'Ordine nazionale.E ha schierato con coerenza e determinazione le sue truppe sul fronte del centro destra, con una fedeltà che ha resistito fino ad oggi attraverso quattro presidenze all'Ordine regionale (Franz Guardascione, Antonio Scotti, Cesare Marcucci e Ermanno Corsi) e sei all'Assostampa (Adriano Falvo, Ermanno Corsi, Giacomo Lombardi, Lello Barbuto, Franco Maresca e Gianni Ambrosino). Nel giugno del 2001 però Castellano, nella

Gianni Ambrosino, Ermanno Corsi e Giacomo Lombardi
corsa alla presidenza dell'Ordine nazionale, decise di appoggiare Lorenzo Del Boca, candidato dal centro sinistra (Autonomia e solidarietà e la componente guidata da Del Boca e Franco Siddi) contro il presidente uscente Mario Petrina,
sostenuto da Ambrosino e Corsi. E il voto dei cinque consiglieri nazionali pubblicisti eletti dalla Campania risultò determinante per il successo di Del Boca. La squadra di vertice dell'Ordine nazionale venne completata dal segretario Vittorio Roidi, dal tesoriere Michele Urbano e dal vice presidente Domenico Falco, dipendente della Regione Campania, braccio destro ed erede di Castellano.
Sulla carta per Ambrosino e Corsi la trattativa con i pubblicisti nel dopo voto non dovrebbe costituire un grosso problema, anche perché alle ultime tornate elettorali il gruppo di centro destra ha incassato percentuali bulgare: nel 2001 all'Ordine regionale su sei professionisti ne conquistò cinque e l'unico seggio dell'opposizione andò a Ottavio Lucarelli; ancora più netto fu il successo al direttivo dell'Assostampa, con la conquista di otto consiglieri su otto e del rappresentante dei pensionati.
Nelle stanze dell'Ordine e del sindacato, a vico Cappella Vecchia, quartier generale del gruppo Ambrosino-Corsi, dispongono di una macchina elettorale supersperimentata che non risparmia sulle telefonate e sui fax pur di raggiungere uno per uno tutti gli elettori, ma sono preoccupati per due motivi:
l'anagrafe e gli avversari. Vediamo il primo motivo. La guida del gruppo è affidata a un team con un'età media superiore ai sessant'anni e non si vedono ricambi decenti: il prossimo otto agosto Corsi compie sessantacinque anni e viene pensionato dalla Rai;
Antonio Fiore, Enzo Palmesano e Francesco Romanetti
a giugno Ambrosino compie cinquantotto anni e Zaccaria ha soltanto qualche mese in meno; Mariconda ha superato i sessanta.
Veniamo agli avversari. Tre anni fa Autonomia e solidarietà (guidata a livello regionale da Patrizia Capua, Antonio Fiore e Enzo Palmesano) e Credibilità sindacale (Domenico Ferrara, Franco Mancusi, Ottavio Lucarelli e Carlo Verna) si presentarono all'elezioni con liste separate (all'Assostampa, Credibilità sindacale non presentò candidati) e fu una debacle. Questa volta le due anime dell'opposizione hanno raggiunto un'intesa elettorale per tentare di conquistare sia l'Assostampa (con nomi di spicco come Antonio Fiore, Enzo Palmesano e Francesco Romanetti) che l'Ordine (le punte sono Vittorio Dell'Uva, Ottavio Lucarelli e Carlo Verna).
Grazie al possibile accordo con i pubblicisti di Castellano, in linea teorica un successo, anche parziale, dell'opposizione potrebbe spedire a casa, con un biglietto di sola andata, il gruppo Ambrosino-Corsi, che, tra l'altro, non ha sponde negli organismi nazionali di categoria (Fnsi, Ordine,Inpgi e Casagit), governati dall'accordo tra Autonomia e la componente Del Boca-Siddi.
Chi invece è già stato spedito a casa è Giacomo Lombardi, redattore capo e

Vittorio Dell'Uva, Ottavio Lucarelli e Carlo Verna
vice direttore del Mattino in pensione, consigliere uscente dell'Ordine nazionale, non ricandidato. Nel 1969 Lombardi fu eletto segretario dell'Assostampa, presieduta da Adriano Falvo, del quale raccolse l'eredità agli inizi degli anni ottanta; quindi per un
breve periodo si fronteggiò con Corsi, poi si accordarono (l'intesa venne definita lo "zuppone") per spartirsi tutte le cariche e l'alleanza è andata avanti per quindici anni.
Il Bruto di Lombardi è stato Gianni Ambrosino, che, se si eccettua l'assunzione firmata da Orazio Mazzoni, nella sua carriera a via Chiatamone a Lombardi deve tutto. A mo' di risarcimento, grazie all'intervento del consigliere d'amministrazione Lino Zaccaria, l'ex vice direttore del Mattino è stato nominato in tre commissioni Inpgi, per consentirgli di raccogliere un po' di gettoni di presenza.