"Botti sa di Siani"

Caro direttore,
il giovane Piedimonte ha ritenuto che fosse chiara l'intenzione dell'avvocato Botti di riferirsi al passato più recente, nell'intervista cui lei (o chiunque altro: l'articolo di Iustitia non è firmato) fa riferimento. Nessuno, né il giovane Piedimonte né l'ex presidente della camera penale, ignora il tragico omicidio di Giancarlo Siani.
Ovviamente ho sbagliato, e per questo chiedo scusa ai suoi e ai nostri lettori. Anche le minacce verbali nei confronti del collega Capezzuto e di don Luigi Merola sono un fatto di cronaca ben noto. Non ho ritenuto indispensabile, però, specificare che per "violenza diretta" l'avvocato Botti intendesse quella fisica, sulla persona.
Per la mia superficialità mi scuso ancora: riguarda anche la mia vita personale. Solo il 19 ottobre ho presentato denuncia alle forze dell'ordine per fatti - ripetuti - che non ritengo degni dell'attenzione della cronaca, né del giornale per il quale scrivo né del suo giornale.

Stefano Piedimonte

Generoso il giovane Piedimonte (trent'anni li compie a gennaio), che si fa carico per intero delle affermazioni perentorie dell’avvocato Botti sulle scorte, affermazioni condizionate da un vuoto di memoria sui giornalisti uccisi al Sud dalle mafie.
Il cronista cerca di rimediare e così Siani è stato crivellato di colpi, ma è successo tanti anni fa; Capezzuto sarebbe stato vittima di violenza ‘orale’ (in realtà le minacce di morte erano scritte ed è forse opportuno rileggere la sentenza del giudice Carlo Spagna); delle minacce alla Capacchione è inutile parlare così come è inutile rielencare i giornalisti uccisi in Sicilia dalla mafia.
Apprezzata la generosità del giovane Piedimonte, rimane da registrare il silenzio dell’autore delle parole leggere, e non documentate, e del direttore del Cormezz che le mette in pagina senza problemi perché, si sa, il dibattito deve andare avanti comunque. Lo slogan potrebbe essere: le opinioni a prescindere dai fatti.
Per chiudere due osservazioni, una per il  direttore, l’altra per l’avvocato. Per tenere in piedi il dibattito dopo l’intervista di Pisani al Magazine del Corriere della sera, il 15 ottobre il Cormezz dedica la seconda pagina a un’intervista sulle scorte a Tano Grasso, un tempo commerciante di scarpe e leader della rivolta contro il pizzo a Capo d’Orlando, in Sicilia. Il capo della mobile aveva detto: “Saviano non doveva avere la scorta”. Grasso, intervistato da Chiara Marasca, esordisce: “Per non dare adito a dubbi lo dico subito: per me è giusto che Saviano abbia la scorta”. Ma due più due a San Nicola la Dogana non fa quattro: il  Cormezz titola “Grasso: Caro Saviano, dico no agli eroi solitari”, integrato dal catenaccio “Il leader antiracket: Rischio gomorrismo, Pisani ha ragione”. E veniamo all’avvocato. Il 25 ottobre Repubblica Napoli mette in pagina due lettere molto critiche con la recensione di Gianni Valentino allo spettacolo di Bob Wilson al teatro Mercadante. La seconda lettera, firmata dall’avvocato Claudio Botti, è pungente e aggressiva. Queste le battute finali: “La critica è fondamentale, soprattutto di questi tempi, ma senza dimenticare mai gli obblighi di verità e trasparenza”. Ben detto, avvocato; forse, tra gli obblighi, aggiungerei “e di documentazione”.

Nello Cozzolino

Post scriptum. Non mi è ben chiaro il passaggio sulla denuncia presentata il 19 ottobre da Piedimonte. Se si tratta di minacce ricevute per il suo lavoro di giornalista sono certo che interessano sia il Cormezz che Iustitia, perché è bene che queste notizie si conoscano e chi è sotto tiro sappia di non essere solo. 

 
Claudio Botti
Arnaldo Capezzuto
Carlo Spagna
Rosaria Capacchione
Vittorio Pisani
Tano Grasso
Chiara Marasca