La mobilitazione

Cara Iustitia cara,
è un giovedì pomeriggio di un giorno da cani. Un giornalista del Denaro si accinge a titolare il pezzo sullo sfratto della storica libreria Treves. All’improvviso vede sullo schermo del computer un gran trambusto, una babilonia di scaffali, una confusione di mobilia.
Il giorno dopo, venerdì 16 settembre, sul quotidiano economico-salmonato leggiamo: «Sfratto della libreria Treves. Corsi e Ambrosino si mobilitano». Articolo a firma di Andrea Sperelli, un tempo eroe dannunziano del Piacere, oggi pseudonimo utilizzato abitualmente da Giovanni Capozzi. In quel «si mobilitano», così pieno d’armadi, comò e mensole, c’è tutta la vena del titolista che riesce a farci respirare l’aria di mobilitazione e smobilitazione, esibendosi in un involontario calembour in cui trovano alloggio il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania e, a ruota, il presidente dell’Assostampa, peraltro esperti in sfratti (vedi la vicenda della Casina del boschetto).
Eppure quel venerdì, sulla vicenda della libreria, gli altri giornali, all’unanimità, scelsero Gerardo Marotta, presidente dell’Istituto Italiano degli Studi Filosofici, come eroe di giornata. Due esempi: «Marotta sale sulle barricate / salta lo sfratto di Treves» (Repubblica); «Sfratto rinviato per la libreria Treves / Marotta e Carpentieri fanno da scudo» (Corriere del Mezzogiorno). Ma quel giovedì da cani il giornalista del Denaro, tra mobili e soprammobili, nella fretta d’esecuzione e nel fumo delle barricate, persa di vista l’argenteria Marotta, si preoccupò di due sgabelli. Fu così che sgombrò il desk da ogni dubbio. Marotta fu sfrattato dal titolo. Nessuno, neanche Alfonso Ruffo, direttore del Denaro, si mobilitò.
 

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Fausto Molosso

 
Gianni Ambrosino
Giovanni Capozzi
Gerardo Marotta
Renato Carpentieri