Dopo avere a lungo nicchiato, persino l’accomodante Alessandro Casarin, direttore della Testata giornalistica regionale, ha ritenuto opportuno inviare una email a tutti i redattori della Tgr: “ricordo che la presenza ingiustificata di marchi commerciali all’interno di programmi televisivi o servizi giornalistici espone l’Azienda al rischio di istruttorie da parte delle Autorità competenti in materia”.
E aggiunge, lievemente minaccioso: “nel segnalare che tali procedimenti di accertamento comportano sempre un potenziale sanzionatorio, poiché al di là delle specifiche norme giuridiche gli organismi di controllo ispirano le proprie decisioni anche a indicatori ‘presuntivi’ di pubblicità occulta, risulta sempre opportuno evitare qualsiasi forma di esposizione di marchi commerciali”.
Un campanello d’allarme che ha scosso il capo della squadra giornalistica di via Marconi Antonello Perillo e il comitato di redazione (Fabrizio Cappella, Rino Genovese e Vincenzo Perone) che avevano chiuso gli occhi sul ‘singolare’ servizio di Genovese del 7 marzo che, con l’epidemia di Coronavirus esplosa da quindici giorni e con il primo morto in Campania, dimostrando grande attenzione alla salute pubblica, aveva messo in onda un servizio entusiasta per promuovere piscine (“il cloro ammazza il virus”), centri fitness e palestre di pugilato.
Così il materiale da mettere in onda è stato vagliato con più attenzione e, pensiamo, si è discusso a lungo di un altro servizio di Genovese, la punta di diamante di Perillo, per poi decidere di trasmetterlo.
L’undici aprile, vigilia di Pasqua, al tg delle 14 c’è il solito entusiasta Genovese che circondato da uova multicolori ci presenta Federico Di Iorio, “titolare di uno dei più antichi torronifici irpini”, che ha deciso di regalare agli ospedali della zona uova di cioccolato. Il numero è imprecisato: tre, trenta, trecento, non si sa; ma conta il messaggio. |