Nuova vittoria Cgil
contro Crescentini

NON CI SONO state fanfare, non ci sono stati rulli di tamburi e non si sono visti comunicati stampa o dichiarazioni; eppure il 19 maggio la Cgil campana e la Fillea provinciale, guidate da Michele Gravano e Giovanni Sannino, hanno incassato la seconda vittoria in tribunale contro Ciro Crescentini, il

sindacalista degli edili napoletani licenziato nel settembre scorso.
Evidentemente a via Torino sono consapevoli che questa vicenda nella quale il sindacato non veste i panni del paladino dei lavoratori, ma quelli del datore di lavoro aspro, è un altro duro colpo a


Michele Gravano e Giuseppe Marziale

un’immagine sempre più opaca. D'altra parte, per quanto interessi un solo lavoratore, il licenziamento di Crescentini continua episodicamente a interessare i media, che lo percepiscono come una vicenda in qualche modo emblematica di una crisi profonda dell’organizzazione sindacale, sempre più ministero concentrato su compiti di gestione e cogestione e sempre meno presidio anche aggressivo di chi è in affanno sul luogo di lavoro, di chi è precario, di chi è senza lavoro. E ogni volta che si cita il licenziamento non si riesce a capire bene quali ne sono state le cause vere, come ha scritto anche Marco Rovelli nel libro ‘Lavorare uccide’, che il 17 giugno verrà presentato a Napoli all’Istituto di studi filosofici.
Dell'ex sindacalista della Cgil ("licenziato per avere fatto il proprio lavoro con passione") si è occupato con una lunga intervista Liberazione, il quotidiano di Rifondazione comunista, e il suo caso è stato tirato in ballo in occasione di alcuni duri interventi disciplinari adottati dalla Cgil, uno in particolare


Ciro Crescentini e Marco Rovelli (*)

contestato dal segretario generale della Fiom-Cgil Gianni Rinaldini. Il segretario Fiom ha infatti rivendicato il diritto di esprimere critiche dure anche nei confronti delle decisioni adottate dalla Commissione di garanzia.
E veniamo all’ordinanza con la quale il collegio del

tribunale di Napoli, formato dal presidente Antonietta Savino e dai giudici a latere Maria Pia Mazzocca e Maria Chiodi relatrice, ha rigettato il ricorso presentato per conto di Crescentini dagli avvocati Giuseppe Marziale e Patrizia Totaro. Nelle quattro pagine del provvedimento il collegio, che sbaglia quattro volte il nome di Crescentini, conferma la decisione del giudice Maria Rosaria Lombardi che a marzo ha respinto il ricorso d’urgenza contro il licenziamento, scrivendo tra l’altro che risulta “esclusa, almeno allo stato degli atti e nei limiti della cognizione sommaria del presente giudizio, la natura ritorsiva del licenziamento, che avrebbe potuto legittimare una pronuncia reintegratoria”. Anche se poche righe prima viene scritto “della insussistenza di una volontà ritorsiva del Segretario (della Fillea provinciale Giovanni Sannino, ndr) nei confronti del ricorrente”, certificata dalla “incontestata disponibilità a ricercare per questo ultimo (Crescentini, ndr) soluzioni lavorative alternative ed esterne alla Organizzazione”. Insomma, non c’è “volontà ritorsiva” perché è vero che dopo venticinque anni ti ho cacciato dalla Cgil, però ti ho trovato un altro lavoro.   

(*) Da www.flickr.com