Ordine campano, si vota
il 14, il 15 e il 18 giugno

SALTATA LA PRIMA convocazione del 7 e 8 giugno, abitualmente a vuoto, le elezioni per l’Ordine dei giornalisti della Campania e per il collegio dei revisori si svolgeranno il 14 e 15 giugno per il voto on line e il 18 per quello in presenza, mentre i ballottaggi sono fissati per il 21 e 22 giugno per l’on line e il 25 per il voto al seggio. Lo ha deciso nella mattinata del 29 marzo il consiglio dell’Ordine nazionale, presieduto da Carlo Bartoli, che ha accolto la proposta del commissario straordinario dell’Ordine campano Gerardo Bombonato ufficializzata nel corso

dell’assemblea tenuta il 23 marzo all’hotel Majestic per l’approvazione dei bilanci 2022 e 2023.
Il 26 gennaio il consiglio nazionale aveva stabilito per il voto date tra fine marzo e metà aprile. È stato il commissario a far presente con una email inviata il 2 marzo a Bartoli e al ministro della Giustizia Carlo Nordio che la disastrosa situazione delle liste elettorali in Campania non avrebbe

Gerardo Bombonato

consentito un voto regolare. Nella lettera Bombonato ha tralasciato le numerose défaillances trovate negli uffici di Cappella Vecchia e si è concentrato sui due nodi che impediscono di preparare in maniera adeguata le elezioni: l’organico e “l’anagrafica degli iscritti completamente da risistemare” con indirizzi sbagliati e mancata cancellazione dei giornalisti deceduti. Nella lettera indirizzata al consiglio nazionale e al ministro il commissario ha anche comunicato che “sono stati sospesi 3000 iscritti tra professionisti e pubblicisti (dal presidente Ottavio Lucarelli e dal suo consiglio, ndr) che non avevano attivato la pec senza una formale e certificata comunicazione e pertanto ho ritenuto opportuno inviare agli stessi una raccomandata informandoli della avvenuta sospensione. A seguito di questa comunicazione sono già pervenute oltre 500 pec e altre ne stanno arrivando”. Sul fronte organico “la segreteria è assai carente di personale; ci sono una sola persona dipendente (Anna Trosely, ndr) e un’interinale (Tiziana Bezzi, ndr) più un aiuto temporaneo da me predisposto (Argia Granini, per decenni responsabile della segreteria dell’Ordine dell’Emilia Romagna, ndr)”.
Veniamo ora all’assemblea convocata per votare il bilancio consuntivo 2022 e il preventivo 2023 e aperta dal commissario straordinario con una breve relazione, utilizzata per ringraziare Lucarelli, il vice presidente Domenico Falco e il consiglio uscente “per la grande disponibilità manifestataci” e le addette alla segreteria citate per nome (Anna, Tiziana, Argia) per il lavoro che stanno svolgendo. Ha infine ricordato che “la segreteria dell’Ordine emiliano ha tre dipendenti di ruolo e un dipendente della Fondazione che segue la formazione per neanche 6500

Domenico Falco e Francesco Marolda

iscritti (mentre la Campania a oggi ne conta 9683, di cui 8037 pubblicisti e 1546 professionisti)”.
Poi il via al dibattito con una decina di interventi: Antonio Tizzano, che ha giustamente

chiesto di far conoscere per tempo i bilanci per consentire agli iscritti di partecipare alle assemblee sul voto conoscendo i numeri di cui si parla; il presidente uscente del collegio dei revisori Francesco Marolda; Gerardo Ausiello, unico consigliere di minoranza dell’Ordine commissariato; il presidente giubilato Ottavio Lucarelli, il vice presidente Domenico Falco; i professionisti Mimmo Rubio, che dall’ottobre 2020 vive scortato dalla polizia, e l’ex Mattino Pietro Treccagnoli; il pubblicista di Casoria Nando Troise e il professionista irpino Albino Albano.
La prima e principale notazione emersa dagli interventi è che nessuno dei vertici uscenti (Lucarelli, Falco e Marolda) ha fatto autocritica ammettendo il clamoroso errore compiuto nell’ottobre 2021 con l’impedire il voto a centinaia di giornalisti che avevano la pec. Una scelta duramente sanzionata dalla magistratura con l’ordinanza che ha riconosciuto le gravi irregolarità commesse dai vertici dell’Ordine campano e deciso “la ripetizione della tornata elettorale”.
Per la verità Falco non ha fatto autocritica ma ha preso le distanze dalla decisione di non far votare centinaia di giornalisti. “Sei mesi prima del voto– ha ammesso – ho litigato con l’allora presidente dell’Ordine nazionale Carlo Verna dicendogli che sollevare la questione della pec era una vergogna”. Ha poi continuato con un intervento ambiguo perché Falco si rende conto che forse dopo sedici anni si avvia al termine la

lunga stagione della presidenza Lucarelli e aspetta di vedere i risultati delle prossime elezioni. Poco da dire sull’imbarazzante intervento dell’ex presidente che ha elencato i meriti della sua gestione ma non ha speso una parola sulla decisione condannata dai giudici né sulla disastrosa situazione degli uffici dell’Ordine trovata dal commissario. Chiudiamo con l’intervento al Majestic e la relazione firmata da Marolda,

Ottavio Lucarelli
scortese nella forma e paradossale nella sostanza. La relazione andrebbe esaminata paragrafo per paragrafo. Ci limitiamo a commentarne uno: “quanto ci costerà questo commissariamento”? Una domanda che poteva avere una sua legittimità se l’avesse avanzata un pubblicista di Sapri o di Cerreto Sannita. Arriva invece da chi ha occupato una posizione di rilievo nel gruppo di comando che ha portato l’Ordine a schiantarsi fino a incassare la sonora bocciatura della VII sezione civile del tribunale di Napoli presieduta da Gian Piero Scoppa.
La domanda da porsi allora è un’altra: quanto è costata ai giornalisti della Campania la decisione illegittima di impedire il voto a centinaia di iscritti con conseguente commissariamento, inevitabile dopo l’ordinanza della magistratura, e la convocazione di nuove elezioni?