Mimmo Rubio, due anni
di una vita sotto scorta

DA VENTICINQUE mesi Mimmo Rubio vive scortato, da quando cioè il 21 ottobre del 2020 l’allora ministro dell’Interno Luciana Lamorgese decise che le minacce contro il giornalista avevano superato la soglia di guardia per frequenza e intensità.
Natali napoletani ma da sempre residente ad Arzano, cinquantasei anni, professionista dal 1998, da oltre trenta anni Rubio racconta le vicende della politica e della camorra nell’area che comprende con Arzano anche i comuni di Casoria e Casavatore. Le prime minacce per la sua attività di

cronista al Giornale di Napoli risalgono all’autunno del 1993 quando durante una seduta dell’assemblea comunale di Arzano il consigliere Giovanni Conte gli disse che fare il cronista alla Siani poteva essere per lui pericoloso. Rubio lo denuncia e, dopo le scuse pubbliche di Conte, ritira la querela.
Negli anni la situazione dell’area è via via peggiorata con Arzano, comune di più di trentamila abitanti nella periferia

Don Maurizio Patriciello

a nord di Napoli, che ha conquistato una serie di primati poco invidiabili. Il consiglio comunale è stato sciolto tre volte per infiltrazioni camorristiche: nel 2008 con l’amministrazione del sindaco Nicola De Mare dei Democratici di Sinistra; qualche anno più tardi quando il sindaco era Giuseppe Fuschino di Forza Italia che sarà poi arrestato per concussione e condannato in primo grado; nel 2018 con Fiorella Esposito sindaco di un’amministrazione a guida De. Ma., la formazione politica dell’allora sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
Tre scioglimenti per infiltrazioni della malavita organizzata, – fa notare Rubio – con sindaci espressi da forze politiche assai diverse (Ds, Forza Italia e De. Ma.) significano una sola cosa: l’intreccio tra esponenti politici e uomini della camorra è strettissimo, forse inestricabile”.
Eppure c’è chi prova a resistere. Tra questi il capo dei vigili urbani di Arzano Biagio Chiariello che ha condotto un lavoro certosino sugli

Giuseppe Bianco

appartamenti occupati dai camorristi nei palazzi della 167 e sugli allacciamenti illegali delle utenze. Un’attività poco apprezzata dai clan che gli hanno affisso un manifesto funebre all’interno della sede dei vigili. Anche a Chiariello è stata assegnata la scorta così come è successo a don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa al parco Verde di Caivano davanti alla quale hanno fatto esplodere una bomba. È invece tutelato

con la sorveglianza il corrispondente del Roma Giuseppe Bianco.
Torniamo a Rubio. “La scorta, comunque benedetta, mi ha azzerato la vita. Devo comunicare la sera prima se ho in programma spostamenti e non posso uscire neanche per comprare le medicine per mia madre se non arrivano da Napoli i due poliziotti di turno. All’inizio c’erano il Covid e i limiti imposti dalla pandemia; la situazione eccezionale si avvertiva meno. Con il ritorno alla normalità mi accorgo che sono ormai scomparse quasi tutte le persone che frequentavo. Tra i pochi amici che ho sono rimasti i poliziotti”.