Lui, Gianni Loffredo, somiglia sempre di più a quei soldati giapponesi della seconda guerra mondiale che, dopo la resa agli americani firmata dal ministro Mamoru Shigemitsu sulla portaerei Missouri, si nascosero nella boscaglia di qualche isolotto sperduto nell’oceano pacifico e continuarono a combattere.
Per l’onore, per la dignità, per l’Idea, chissà. Forse perché erano giapponesi, e quelli tengono la capa tosta. Nessuno li informò del game over, che potevano tornare a casa e che era tutto finito.
Anche lui, il molto onorevole Gianni Loffredo san, ogni mattina va nel bunker che ha costruito in via Kerbaker e punta le batterie di libri in direzione dei passanti che vanno a prendere la funicolare e la metropolitana.
Ogni tanto, anzi spesso, ne coglie qualcuno. E non sa che la sua libreria è chiusa, sconfitta irrimediabilmente dalla crisi generale, dalla convinta voglia degli italiani di non leggere, dal caro affitto, da Mariagiovanna Capone che sul Mattino del 16 aprile comunica che l’unica libreria aperta al Vomero si trova nel megastore ex Fnac, avendo chiuso ormai da tempo anche la libreria di Giannisan.
Il nove aprile su Repubblica Napoli on line ci ha provato anche la pugliese Cristina Zagaria, nel 2007 trasferita da Milano alla redazione partenopea, la quale, nel presentare una libreria che apre a via Carelli ("vicino al cinema Arcobaleno"), ci informa che “nel novembre 2013 chiude anche Loffredo in via Kerbaker”.
Siamo al 30 aprile 2014 e Loffredosan, forse col kimono o forse col berretto da soldato, è ancora lì in via Kerbaker, dove è asserragliato dal 1981 con un manipolo di fedelissimi e di familiari, a cominciare dai cugini Alfredo e Gino Loffredo. E resiste agli americani, ai cinesi che si stanno comprando tutto, al caro affitto, alla sana voglia di ignoranza che alberga in tutti noi. E a Cristina Zagaria e Mariagiovanna Capone. Banzai Gianni. |