Dente denuncia:
mobbing all'Ansa

FORSE SUGGESTIONATI DALLA vicenda di Agostino Cordova, costretto dal Consiglio superiore della magistratura a lasciare la poltrona di procuratore capo a Napoli per ‘incompatibilità ambientale’, alcuni redattori della sede Ansa di Napoli hanno preparato un documento bollando con l’identica motivazione il loro collega Maurizio Dente. In calce, dopo qualche

timido tentativo di resistenza da parte dei più giovani, le firme di tutti i giornalisti della sede partenopea, a cominciare dal responsabile Mario Zaccaria e dai graduati


Pierluigi Magnaschi e Carlo Gambalonga

Angelo Cerulo, Mariella Cirillo e Mariano Del Preite; unica eccezione il più autorevole tra gli anziani, il cronista di giudiziaria Enzo La Penna.
Ma come nasce un’iniziativa senza precedenti, che affida all’azienda una pistola carica da puntare contro un compagno di lavoro? Dente ricostruisce la vicenda in una lettera indirizzata il 27 gennaio scorso al comitato di redazione dell’Ansa (Antonietta Avolio, Loredana Colace e Guido Columba per la sede centrale, Luciano Clerico per Milano, Filippo Veltri per le sedi regionali e Tullio Giannotti per gli uffici di corrispondenza dall’estero) e fa partire i momenti di attrito con alcuni graduati dell’agenzia dal novembre del 2000 quando viene eletto fiduciario, raccogliendo l’unanimità dei votanti.
“In questa veste – scrive nella lettera al cdr -sono stato costretto a sollevare più volte obiezioni e critiche a una serie di situazioni irregolari presenti nella redazione di Napoli, scontrandomi con l’allora capo servizio aggiunto Carlo Gambalonga, attualmente vice direttore. Le critiche riguardavano


Agostino Cordova e Vincenzo Di Vincenzo

essenzialmente la commistione di interessi personali con il lavoro giornalistico, la costituzione di società finalizzate alla realizzazione di uffici stampa, l’uso del notiziario Ansa per motivi privati e lo svolgimento di uffici stampa per conto terzi”.
“Tali situazioni – continua Dente – hanno avuto rilievo sui media e sono state oggetto di commenti

negativi per l’immagine dell’Ansa. Esse continuano a protrarsi. Di recente è stato pubblicato da più organi di informazione (di sicuro dal Corriere del Mezzogiorno, da Iustitia e dal mensile la Voce della Campania, ndr) che due giornalisti dell’Ansa-Napoli (Mario Zaccaria e Franco Tortora, ndr) hanno percepito oltre 28mila euro per ‘consulenze’ dal Commissariato straordinario rifiuti della Regione Campania”.
Sul quadro allarmante disegnato da Dente non si sono fino ad oggi registrati interventi dei vertici aziendali finalizzati a conoscere le situazioni segnalate: tace Pierluigi Magnaschi, dal 1999 direttore dell’agenzia, che anzi ha via via fatto crescere Gambalonga e i suoi boys, a cominciare da Vincenzo Di Vincenzo; tace il consigliere d’amministrazione Pier Luigi Messori, presidente della Selpi spa del Gruppo L’Espresso, che all’Ansa ha l’incarico di controllare la rigorosa applicazione del codice etico varato dall’agenzia il 21 settembre del 2004.
Mentre i vertici dell’agenzia sonnecchiavano (e sonnecchiano) sulle segnalazioni del sindacalista Dente, era invece attivo chi si sentiva oggetto di

un’attenzione indesiderata. “Sono stato più volte avvertito – ricorda Dente al cdr – che le critiche da me rivolte mi avrebbero provocato problemi. Poi, dal 2002, ho cominciato a subire una serie di ritorsioni, mortificazioni professionali e intimidazioni, tutte documentabili: dal maggio 2002 sono stato bersagliato a ripetizione da una serie di procedimenti


Guido Columba e Enzo La Penna

disciplinari, lettere di contestazione, e avvertimenti in un clima di crescente ostilità animato principalmente da Gambalonga”.
Del resto era palpabile che il clima in redazione stava diventando per Dente via via più minaccioso.“L’errore di Maurizio, – commenta un pensionato dell’agenzia – sempre rigoroso nel segnalare situazioni non proprio limpide, è che ha scelto la strada di una battaglia etica e non politica. Se si fosse concentrato sulle responsabilità dei vertici avrebbe ridotto antipatie e ostilità”.
Allora vediamo più da vicino chi è il redattore reprobo che disturba la quiete di una sede abitata da chi coltiva da anni in assoluta tranquillità i suoi uffici stampa, da chi a furia di mettere in rete dichiarazioni di persone poco conosciute le fa diventare maitre à penser (per i lettori più assidui di Iustitia basti citare il dottor Vincenzo Sorrentino), da chi a volte limita il suo lavoro al copia e incolla dei comunicati, da chi dedica sessanta righe al concorso per la migliore gelateria, da chi mette in rete due volte, in due giorni successivi, una notizia sullo stesso fatto soltanto per dare risalto a chi era stato trascurato nel primo lancio; e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Napoletano, cinquantuno anni a maggio, laurea in Giurisprudenza alla


Vincenzo Sorrentino e Franco Tortora

Federico II, nel ’79 Dente muove i primi passi professionali, e anche i successivi, a Canale 21; all’emittente dei Torino lavora nove anni, con direttori Calenda, Scotti, Ravel e Aulisio, poi il passaggio per un anno a Tele Oggi, con Carla Visone e Enzo Coppola; nel febbraio ‘86 conquista il primo contratto all’Ansa: collaboratore con

articolo 36, che diventa articolo uno il primo aprile dell’anno successivo; nell’estate del ’91 lavora per un mese alla sede di Parigi per sostituire un collega e nel ’94 fa parte del pool dell’agenzia che segue il G7 di Napoli. Dopo una lunga attività come assistente incaricato, dal ’91 è ricercatore in Storia delle dottrine politiche alla facoltà di Giurisprudenza.
Ma torniamo al mobbing. “Dal maggio 2002 ad oggi – denuncia Dente – sono stato bersagliato con sei procedimenti disciplinari, due dei quali ancora aperti. Due volte sono stato sanzionato con l’ammonizione scritta, nonostante tutti gli elementi di fatto addotti a dimostrazione della correttezza dei miei comportamenti e dell’assenza di danno procurato all’azienda. La seconda ammonizione (giugno 2005) mi è stata inflitta per aver ‘gettato con stizza un foglio’ e per non aver ‘prodotto notizie’ nell’arco di 45’ circa, dopo che mi era stato comunicato di dover seguire un’importante manifestazione sul referendum per la procreazione assistita e mentre mi documentavo quindi con il Dea e la lettura dei giornali sull’argomento”.
Dopo l’ultima ammonizione, giudicata del tutto ingiusta, il 22 novembre Dente, assistito dagli avvocati Orazio Abbamonte e Maria Carmela Spadaro, ha deciso di avviare la procedura di conciliazione per mobbing, passaggio

obbligato prima di avviare un’azione giudiziaria. All’Ansa però non sembrano molto interessati alla conciliazione: hanno fatto scadere i termini senza neanche presentarsi all’ufficio provinciale del lavoro, ma un mese dopo l’avvio della procedura di conciliazione il responsabile delle Risorse umane, Alessandro Barberi, ha scritto a Dente e gli


Orazio Abbamonte e Enzo Coppola

ha ordinato di consegnare il materiale relativo a tutti i diciotto punti che il giornalista aveva indicato come fondamento del mobbing. A Barberi ha risposto a stretto giro l’avvocato Abbamonte ricordando che nessuna carta era dovuta perché è in corso un giudizio.
L’accanimento dei dirigenti Ansa però non sembra placarsi. “A procedura di mobbing aperta, - scrive Dente – ho subìto tra il 27 dicembre e il 3 gennaio 2006 (mentre mi trovavo in ferie) altre due contestazioni disciplinari infondate e strumentali, che possono spiegarsi solo come una ritorsione”. E chiude la lettera con un allarme indirizzato a tutti i redattori: “Richiamo l’attenzione del Cdr sul fatto che al di là della mia persona esiste, a fronte di questi episodi, un problema generale delle contestazioni disciplinari e delle modalità di svolgimento dei procedimenti. All’Ansa non esiste una Commissione di disciplina, non c’è possibilità di appello per i provvedimenti disciplinari, non esiste motivazione dei provvedimenti stessi. A chi viene sanzionato non resta altra strada che quella di rivolgersi alla magistratura”.
Questa la ricostruzione puntuale e documentata di Dente. Difficile invece raccogliere la versione dei redattori votati al silenzio, nonostante, con l’eccezione di La Penna, abbiano firmato un documento pesantissimo. Il fiduciario di redazione, cioè il rappresentante sindacale dei giornalisti, è


Pasquale Faiella e Andrea Torino

Alfonso Pirozzi, napoletano di Giugliano, quarant’anni da compiere ad agosto, assunto all’Ansa nell’ottobre del 2003, inizialmente con un contratto di tre mesi, via via prorogato e infine stabilizzato. In teoria Pirozzi, che ha raccolto il testimone di fiduciario da Pasquale Faiella, passato alla redazione romana, dovrebbe essere il primo baluardo

dei diritti di Dente, in realtà è stato tra i promotori della lettera sull’incompatibilità. Sulla vicenda sceglie di non parlare, ma non lo dice, optando per modalità singolari: chiude l’apparecchio o fa squillare a vuoto il cellulare. “Timidezza – spiega uno dei suoi colleghi – e rustichezza di un giovane cronista dell’hinterland partenopeo o, forse, il travaglio e l’imbarazzo, da cattolico (ha lavorato a Nuova Stagione, il settimanale della curia arcivescovile di Napoli, ndr), di chi sta facendo qualcosa di cui non è del tutto convinto”. Chi certo non ha travagli e imbarazzi è Gambalonga, ma anche in questo caso i messaggi lasciati alle segretarie non hanno sortito effetti.
Ricevuta la lettera del 27 gennaio, il comitato di redazione ha deciso di venire in visita alla sede di Napoli. Il 6 febbraio si sono presentati negli uffici di San Tommaso d’Aquino e sono andati via dopo avere ascoltato, singolarmente, tutti, a cominciare da Zaccaria e da Dente, sentito per un’ora. Al termine degli incontri il cdr ha chiesto al direttore di incontrare Dente, che il 27 marzo dovrebbe essere ascoltato dall’azienda.
Tra la lettera al comitato di redazione e la visita del cdr è stato partorito il documento sull’incompatibilità. “È strano – osserva un ex cronista di Ansa

Napoli – che l’incompatibilità, per un redattore che lavora da venti anni all’Ansa, si materializzi all’improvviso, subito dopo l’avvio dell’azione per mobbing e, soprattutto, dopo la denuncia delle irregolarità al cdr. Tra l’altro, in calce ci sono le firme di alcuni redattori citati, anche se in maniera indiretta, nella lettera di Dente, ad esempio Zaccaria che ha incassato


Angelo Cerulo e Mariano Del Preite

soldi dal Commissariato straordinario rifiuti della Regione Campania. A voler fare dietrologia, si può pensare che qualche dirigente dell’Ansa, convinto che un attacco a fondo contro Dente incontrerebbe forti resistenze sindacali e verrebbe probabilmente stroncato dalla magistratura, sta lavorando a un’ipotesi di riserva: un trasferimento d’ufficio ad altra sede per incompatibilità ambientale”.