Regione, giornalisti
Ansa tra i consulenti

È TORNATA DI attualità e ha imperversato per diversi giorni la polemica sulle consulenze e gli sprechi della giunta regionale campana. Nell’agitare la denuncia si è distinto il Corriere del Mezzogiorno di Marco Demarco, poco attento e incisivo su fatti gravi che accadono in altre istituzioni (ad esempio alla Provincia guidata dal verde Dino Di Palma), ma sempre in prima fila quando

si tratta di bombardare Bassolino.
Sulle 500 consulenze dispensate dal 1999 al 2004 dal commissariato per i rifiuti il Corriere del Mezzogiorno il 3 novembre apre la prima pagina: occhiello: “Ecco le parcelle su cui da mesi stanno indagando gli 007


Raimondo Pasquino, Enrico Soprano e Mario Zaccaria
del ministero delle Finanze”; titolo: “Rifiuti, cinquecento consulenze”; catenaccio: “In cinque anni il commissariato ha speso nove milioni di euro”.
È la prima di un’inchiesta in tre puntate firmata da Adolfo Pappalardo, salernitano, trentadue anni, da sei pubblicista, collaboratore assiduo del Cormezz dal ’99, attualmente redattore a tempo pieno grazie a una breve sostituzione fino al primo gennaio, quando rientrerà al lavoro il cronista di giudiziaria Gianluca Abate. L’inchiesta, con la pubblicazione dei nomi di tutti i consulenti è stata arricchita dalle interviste a due superconsulenti: l’avvocato amministrativista Enrico Soprano, che per ventuno consulenze, personali o affidate al suo studio, ha incassato 924mila euro; il rettore dell’università di Salerno, l’ingegnere Raimondo Pasquino, intervistato il 4 novembre da Gimmo Cuomo, che per collaudi e consulenze ha intascato 252mila euro.
Tra i cinquecento consulenti, due giornalisti, entrambi della redazione napoletana dell’Ansa: Mario Zaccaria, napoletano, cinquantadue anni, da venticinque professionista, dal primo settembre del ’91 responsabile della sede campana, e il cronista Franco Tortora, napoletano di Boscoreale, quarantuno anni, da quattordici professionista.
Per i giornalisti dell’Ansa, che in Campania incassa dalla Regione centinaia di migliaia di euro all’anno grazie a una serie di convenzioni, è opportuno accettare incarichi, consulenze o nomine direttamente o indirettamente


Gianluca Abate, Gimmo Cuomo e Adolfo Pappalardo

riconducibili all’ente presieduto da Bassolino?
Difficile raccogliere l’opinione del fiduciario di redazione, lo sgusciante Alfonso Pirozzi. Parla invece un cronista, ex rappresentante sindacale: “Su una questione del genere basterebbe la legge del marzo 1963, che ha

istituito l’Ordine dei giornalisti, e la Carta dei doveri del giornalista, varata dall’Ordine e dalla Fnsi nel luglio del ’93. Ma c’è di più. Dal settembre dell’anno scorso all’Ansa è in vigore il Codice etico, valido non soltanto per i giornalisti, ma per tutti i dipendenti dell’agenzia”.
“Al terzo comma del quarto paragrafo, – continua l’ex sindacalista – intitolato ‘Prevenzione dei conflitti di interesse’, c’è scritto: ‘A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, costituiscono conflitto di interessi: ….. c) lo svolgimento di attività lavorative di qualunque genere (prestazioni d’opere, prestazioni intellettuali) presso clienti, fornitori, concorrenti e/o presso terzi in contrasto con gli interessi dell’azienda’.”
La vigilanza sull’applicazione del Codice è affidata al consigliere d’amministrazione Pier Luigi Messori. Alle violazioni viene dedicato un paragrafo, il tredicesimo, con indicazioni rigorose: “Le violazioni delle norme del Codice etico potranno costituire inadempimento delle obbligazioni primarie del rapporto di lavoro o illecito disciplinare, nel rispetto delle procedure previste dall’articolo 7 dello Statuto dei lavoratori, con ogni conseguenza di legge , anche in ordine alla risoluzione del contratto e/o dell’incarico e potranno comportare il risarcimento dei danni dalle stesse derivanti”.
Franco Tortora, dal ’99 collaboratore dell’agenzia, chiarisce il suo rapporto con il commissariato di governo per i rifiuti. “Il 10 maggio 2002 – ricorda - sono stato assunto a tempo indeterminato all’Ansa e il giorno prima mi sono dimesso dalla struttura allora guidata da Antonio Bassolino. Al commissariato

ero arrivato il 22 maggio dell’anno precedente come consulente per l’informazione. Anche se non ci fossero state l’esclusiva prevista dal mio contratto di assunzione e questioni di opportunità e di deontologia, mi sarei comunque dimesso. Una scelta dettata da due


Marco Demarco, Alfonso Pirozzi e Franco Tortora

motivi: mi sembrava giusto lasciare spazio a colleghi disoccupati e c’era l’impossibilità fisica di reggere due incarichi gravosi, perché in quel periodo il commissariato viveva emergenze quotidiane e si lavorava senza orari anche il giorno di pasqua. Circa il compenso percepito per un anno di lavoro al commissariato, poco meno di 26mila euro, va detto che la cifra era lorda e ho dovuto pagare le tasse e i contributi all’Inpgi 2 e alla Casagit”.
Diversa, per attività prestata e ruolo, la situazione di Zaccaria, che, quale “componete di una commissione di gara”, ha percepito un compenso di 3370, 56 euro.

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