Bassolino cita Bocchino
per oltre due milioni di €
LA CAMPAGNA ELETTORALE per la Regione è ormai lontana: Bocchino ha mollato Napoli e la routine di capo dell’opposizione per tornare a tempo pieno a Montecitorio, Bassolino governa la Campania senza un’opposizione reale; i conti residui tra i duellanti di aprile li stanno regolando

gli avvocati. Uno dei conti è aperto davanti al giudice Massimo Pignata della decima sezione civile del tribunale di Napoli e vede schierati da una parte l’avvocato Francesco Barra Caracciolo per conto di Antonio Bassolino e dall’altra l’avvocato Orazio Abbamonte per il rappresentante delle Edizioni del Roma spa Salvatore Santoro,


Orazio Abbamonte e Francesco Barra Caracciolo

per il direttore del Roma Antonio Sasso e per il giornalista Dario Caselli.
Attore, come dicono gli avvocati, è Bassolino che si è sentito diffamato da una serie di articoli pubblicati a raffica dal Roma nel luglio 2004 su due filoni: le operazioni finanziarie della Regione Campania; le iniziative avviate sul Calcio Napoli in bilico tra il purgatorio della serie B e l’inferno della C.

IL DEBITO
 

Il primo colpo di bazooka arriva il 3 luglio: il titolo in prima, a tutta pagina, è “Bassolino s’affida alla banca del figlio”; l’articolo è firmato da Dario Caselli, un collaboratore che lavora come stagista all’ufficio stampa del comune di Napoli, per passare alcuni mesi dopo nello staff del ministro delle Comunicazioni, prima con Gasparri, ora con Landolfi. In prima c’è anche il


Dario Caselli, Maurizio Gasparri e Mario Landolfi

fondo di Sasso: “Il Governatore si dimetta, se ha coraggio”. L’accusa mossa a Bassolino è di avere operato forzature, ignorato elementari principi deontologici e realizzato “un clamoroso caso di conflitto di interessi” con l’affidamento della

ristrutturazione del debito della Regione Campania agli istituti di credito internazionali Merryl Linch e Ubs, dal momento che alla sede di Londra della Ubs lavora suo figlio Gaetano.
Nei giorni successivi gli articoli si susseguono tambureggianti e a firmarli non c’è solo Caselli. Il 4 luglio il Roma rincara la dose, con la solita impaginazione che occupa tutta la prima, seguita da articoli che occupano la seconda e la terza pagina. Il titolo di prima è: “Bassolino minaccia ma non risponde”. A fianco l’editoriale del direttore: “ Chiarezza, chiarezza, chiarezza!”. Pagina tre, scrive nella citazione l’avvocato Barra Caracciolo, “è interamente dedicata con ben altri cinque (!!) articoli alla vicenda. I titoli: “Il Comune ‘tratta’ con tutti, la Regione no” (di Gerardo Ausiello); “Il Governatore sceglie di non rispondere” (di Mario Pepe);“ ‘La Regione è oramai in dissesto’ “ (di Mape); “ ‘Lo swap? La maggioranza non sapeva proprio niente’ “ (senza firma); “Diodato (An): ‘si faccia luce sull’operazione’ “ (di D.C.). L’articolo di Mario Pepe, in particolare, è gravemente diffamatorio sia ex se che nel contesto sopra delineato mente gli altri si inseriscono nel filone delle interviste ‘a senso unico’ per aggravare la diffamazione dando il maggior risalto

possibile (e anche quello … impossibile) al ‘caso’ inventato dal Roma”.
“Il 5 luglio 2004, - continua Barra Caracciolo – ancora una volta, l’apertura della prima pagina, con titolo a tutta colonna, è dedicata alla medesima ‘vicenda’: trattasi di una intervista


Gaetano Bassolino, Salvatore Santoro e Antonio Sasso

all’on. Pomicino. Il titolo è: “Pomicino demolisce Bassolino”. Occhiello: “ ‘'Dopo il Comune si rischia il dissesto anche in Regione’ “. Il prosieguo alle pagg. 2 e 3 (ancora una volta la ‘notizia’ inesistente prevale su tutti gli altri eventi internazionali e nazionali!)”. Accuse molto gravi, è scritto nella citazione, “sono contenute dell’articolo a pag. 2 a firma di Rodrigo Rodriguez che ha un titoletto ‘Trucco contabile’ di sicura portata diffamatoria così come gli altri titoletti ‘Come un casinò’ e ‘Le nuove capriole’ che vanno inquadrate nella campagna di demolizione dell’onore e della reputazione degli esponenti”.

IL CALCIO
 

Il secondo filone giudicato diffamatorio dal presidente della Campania riguarda il calcio, un fronte delicato e di grande impatto popolare, aperto dieci giorni dopo l’offensiva sul debito.
“Questa volta – scrive nella citazione Barra Caracciolo – si tratta della situazione debitoria del Calcio Napoli. Il sottotitolo a tutta pagina è “Ma Bassolino vuole che il Napoli riparta dalla C con i suoi imprenditori”. Affermazione di inusitata portata diffamatoria giacché addita l’esponente alla città (e all’intera regione) come colui che vuol far fallire il Napoli per favorire una cordata di imprenditori a lui legati. Diffamatorietà di così assoluta e lampante evidenza che non necessita di alcun commento. Analoga grave accusa è ripresa nell’articolo di prima pagina ove si legge la stupefacente affermazione: “Antonio Bassolino non si arrende. Il Governatore punta sul fallimento del Napoli per poi affidarlo al ‘suo’ gruppo di imprenditori ripartendo dalla serie C”.
“Il prosieguo – continua il legale del presidente della Regione – è alle pagg. 2-


Raffaele Auriemma, Mario Pepe e Rodrigo Rodriguez

3-4. In particolare a pag. 4 campeggia un titolo a tutta pagina diffamatoriamente intitolato "Ma Bassolino insiste: Napoli in C1” a firma di Raffaele Auriemma. Occhiello: Il governatore, d’accordo con Carraro, vorrebbe che il club ripartisse dalla

terza serie con il Lodo Petrucci”. Nell’articolo sono esplicitate le accuse di volere il Napoli in C per sottrarlo a Gaucci che sarebbe antipatico – perché sponsorizzato da Pomicino – e si afferma che vi è il sospetto ‘talmente forte da sfiorare la certezza’ che le ‘istituzioni locali, in barba ai sentimenti lesi del popolo azzurro, accetterebbero per il Napoli l’onta della terza serie pur di non lasciarlo nelle mani di Luciano Gaucci”.
A chiudere le ventidue pagine della citazione la richiesta di risarcimento: due milioni e duecentomila euro. Una richiesta dura che scaturisce da vari elementi: la “gravità e natura delle accuse”; “il risalto inusitato” e le “titolazioni ad effetto”; “l’estesa diffusione che ha il Roma negli ambienti politici e istituzionali campani”; “la reiterazione degli articoli per più giorni”; “i rilevanti ruoli istituzionali ricoperti e la personalità morale e politica dell’on. Bassolino”.

LA DIFESA
 

Nella ‘comparsa di costituzione e risposta’, presentata il 29 novembre2004, l’avvocato del Roma Orazio Abbamonte ha insistito più volte sul fatto che il presidente della Regione Campania non si è avvalso del diritto di rettifica, ma sin dalla pubblicazione del primo articolo ha annunciato che avrebbe difeso in sede giudiziaria la sua onorabilità. Ha quindi sostenuto che gli articoli sulla ristrutturazione del debito regionale rispettano in pieno “i caratteri ai quali deve corrispondere la notizia potenzialmente pregiudizievole dell’altrui reputazione, perché possa godere dell’esimente del diritto di cronaca e/o di critica”: corrispondenza a verità, sia pure soltanto putativa purché adeguatamente ricercata; continenza formale; ragionevole libertà nell’interpretazione dei dati a disposizione; interesse alla conoscenza da parte dell’opinione pubblica. In parte la difesa del Roma ha insistito sul fatto che “il ricorso agli strumenti offerti dal mercato finanziario per operazioni di ristrutturazione del debito preesistente” è consentito dall’ordinamento finanziario della Regione, ma subordina la contrattazione di mutui all’autorizzazione espressa della finanziaria o della legge di variazione della stessa”. Invece nella vicenda denunciata dal

quotidiano di Bocchino “tale autorizzazione mancava”.
Il secondo punto critico dell’operazione regionale era la scelta degli istituti di credito. “Come risulta dallo stesso atto di citazione – è scritto nella comparsa  – e dalle premesse della delibera


Franco Carraro, Luciano Gaucci e Gianni Petrucci

22 maggio 2004 numero 735 con la quale la giunta regionale ha proceduto, presente l’attore, all’assegnazione del servizio finanziario, le due banche appaltatrici – la Merril Lynch e l’Ubs – non sono state identificate previo confronto concorrenziale con altri soggetti”.
Inoltre, viene ricordato che, quando le operazioni di ristrutturazione del debito superino il valore dei cento milioni di euro, secondo le norme in vigore “l’importo nominale complessivo delle operazioni stipulate con ogni singola controparte non ecceda il 25 per cento del totale delle operazioni in essere”, per impedire che gli enti pubblici si mettano nelle mani di un solo investitore con importi da coprire estremamente rilevanti. Tetto evidentemente violato se “l’operazione conclusa con il raggruppamento Merryl Linch-Ubs ammonta a 1.187 milioni di euro”.
Puntuale e documentata la difesa sul debito, veloce e generica l'articolazione sul calcio, al quale vengono riservate sedici righe su una comparsa di quindici pagine.

IL PROCESSO
 

La citazione del presidente della Regione Campania è stata presentata il 30 luglio 2004; la prima udienza era fissata per il 30 novembre ma è saltata per lo sciopero dei cancellieri; la seconda, l’otto marzo 2005, si è risolta nella verifica della regolare costituzione della parti. All’ultima udienza, tenuta il 25 ottobre scorso, erano presenti Santoro, Sasso e Caselli, assistiti dall’avvocato Elio Cuoco dello studio Abbamonte, mentre era assente Bassolino. Si inizierà, forse, a entrare nel vivo del giudizio al prossimo appuntamento, fissato per il 24 aprile, quando ci sarà la comparizione delle parti e l’articolazione dei mezzi istruttori, con la richiesta dei legali del Roma di ascoltare Antonio e Gaetano Bassolino.