Papere e papaveri
di Josef K. Byte
PAPERONI

C'è chi la pasta e fagioli la vuole bollente, e chi la preferisce riposata: non sappiamo i loro gusti alimentari, ma le notizie, al Corriere del Mezzogiorno diretto da Marco Demarco, sicuramente le gradiscono riposate, riposatissime, anzi, surgelate. Il 3 giugno, a pagina 10, il Roma pubblica un lungo articolo di Luca Maurelli sul rapporto della presidenza del Consiglio sulla situazione patrimoniale dei dirigenti pubblici, ricavandone una classifica dei trenta più ricchi della Campania, guidata dai presidenti Augusto Strianese (Consorzio aeroportuale di Pontecagnano), Giuseppe Amato (Interporto di Salerno), Francesco Salvatore (Ceinge), Rosa Russo Iervolino (Teatro San Carlo). L'argomento, in sé, non scotta: ma al Cormezz sono sensibili, e aspettano che si raffreddi. Passano infatti due settimane: il 17 giugno, finalmente, mezza pagina 2 è dedicata allo stesso argomento. Sarebbe più corretto, forse, dire "allo stesso articolo": perché si ha la netta impressione che Paolo Cuozzo si sia limitato a copiare il Roma e Maurelli. Giudicate voi: "Non se la passa male, tra gli accademici, neanche il napoletano Sergio Vetrella, presidente del Cira di Caserta" (Maurelli); "Non se la passa
male il napoletano Sergio Vetrella, presidente del Cira di Caserta" (Cuozzo). "Da presidente dell'Authority portuale di Napoli Francesco Nerli ha incassato 236.606 euro, mentre il suo omologo di Salerno Fulvio Buonavitacola si è
Giuseppe Amato, Rosa Russo Iervolino e Francesco Nerli
dovuto accontentare di 'soli' 131.936 euro" (Maurelli); "Il dinamico presidente dell'Autorità portuale di Napoli Francesco Nerli ha dichiarato 236.606 euro… quanto basta per essere di gran lunga davanti al suo omologo di Salerno Fulvio Buonavitacola, che si è dovuto 'accontentare' di 131.936 euro" (Cuozzo). "Nutrita anche la pattuglia di manager targati Caserta" (Maurelli); "Molto ricca anche la pattuglia di uomini di successo provenienti dal Casertano" (Cuozzo). Ma quando, parlando di Paperoni, scatta il paperone, l'effetto è raggelante. Maurelli scrive: "ma i manager d'oro li troviamo ancora e soprattutto a Salerno", e tra loro c'è "Francesco Petraglia, presidente Salerno Solidale spa"; Cuozzo va a ruota anche stavolta ("i manager d'oro comunque si trovano soprattutto a Salerno"), e cita Petraglia. Che, come apprendiamo proprio quel giorno dalle pagine salernitane del Mattino, è morto. In futuro, copiando copiando, tanto vale copiare anche i necrologi.
 
DIVERSI

Santo cielo, sono già abbastanza le polemiche sul mondo della giustizia perché si scenda adesso anche al livello dell'insinuazione personale. Un lancio dell'Ansa da Roma, alle 17.34 del 16 maggio esamina i dati forniti dal Consiglio superiore della magistratura, e dà una notizia conturbante. "A indossare la toga sono ancora soprattutto gli uomini: sono la metà della categoria, ma le donne hanno superato la quota di un terzo". Non so a voi, ma a noi ci avanza più o meno un 16 % dal sesso indeterminato: sono forse quei magistrati "antropologicamente diversi dal resto del genere umano" di cui parlò Silvio Berlusconi?
 
LEONI

Qualcuno, però, trova strane queste percentuali sui magistrati: è l'Adn Kronos, che prima di riprendere la stessa notizia aspetta otto giorni, e il 24 maggio si impegna finalmente a dare i numeri precisi. "In servizio,


Massimo Troisi

secondo i dati del Csm, ci sono 8984 magistrati (5527 sono gli uomini, 3457 le donne)", scrive l'Adn nel lancio. Ma una volta verificata che l'addizione sia giusta (e ci hanno messo, ripetiamo, otto giorni), ecco che sulla distribuzione tra i sessi la tentazione di copiare l'Ansa è troppo forte: "A fare la parte del leone sono ancora gli uomini, che rappresentano metà della categoria, ma le donne hanno superato un terzo della
quota". Non ci siamo: metà leoni, un terzo donne, e quel benedetto 16 % che resta? Forse, ispirandosi alla celebre battuta di Massimo Troisi, sono orsacchiotti?
 
RONDINI

Si racconta che, durante gli anni Trenta, un giornalista di Chicago sia andato dal suo direttore vivamente costernato: "Capo, non abbiamo un'apertura: oggi non c'è stato nessun omicidio, neanche una sparatoria, nemmeno una rapina". Il direttore avrebbe gettato il sigaro per terra, levando i piedi dalla scrivania (è così che immaginiamo i giornalisti
americani), rispondendo: "Mi stai dicendo che oggi a Chicago non ci sono stati morti ammazzati? Altro che apertura, ferma le macchine e prepara la straordinaria, questa è una notizia bomba".
Il problema non si sarebbe mai posto se avessero avuto la stessa predisposizione alla genialità di Giuseppe Rossi direttore del quotidiano a diffusione gratuita Leggo: che il 21 giugno ha

Giuseppe Rossi
aperto la prima pagina col titolo "È tornata un'altra estate", evento che, diciamocelo, il 21 giugno nessuno si aspettava. Pare che dietro la sua scrivania sia incorniciata la scritta "Una rondine non fa primavera", e, aggiunto a penna, "ma il calendario sì".
 
CELEBRITÀ

Ma come si chiama la regista del film "Stai con me", interpretato da Adriano Giannini e Giovanna Mezzogiorno? Se cercate di saperlo dal Giornale, diretto da Maurizio Belpietro, state perdendo tempo. Il 24 giugno, in un articolo di presentazione, Michele Anselmi per due volte scrive correttamente che si tratta di Livia Giampalmo. Ma nella didascalia e nel catenaccio, il deskista la ribattezza Livia Giambalvo; e, non contento, in un'altra didascalia opta per Livia Giampaolo. A volte il quarto d'ora di celebrità di cui parlava Andy Warhol, dicendo che non lo si nega a nessuno, può trasformarsi in un brutto quarto d'ora.
 
DUALISMI

Interessante carrellata di opinioni sulle vicende dell'Unione industriali di Napoli, dove tra Carlo Boffa e Mario Maione, candidati alla successione di Tommaso Iavarone, c'è una situazione di stallo che va


Carlo Boffa, Giorgio Gradogna e Mario Maione

avanti ormai da un po'. È Napolipiù, il quotidiano diretto da Giorgio Gradogna, a proporcela: dal 15 giugno è tornato infatti a essere un quotidiano "generalista", dopo un periodo in cui aveva deciso di occuparsi solo di sport e spettacolo. Il
24 giugno, accanto all'intervista di Antonio Vastarelli al vice presidente dell'Unione Nicola Palumbo, un riassunto delle posizioni pubblicate in precedenza, che ruotano tutte intorno al dualismo che si è creato. "Boffa e Maione si dimostrino saggi", dice Rossella Paliotto; "Non capisco perché i due candidati dovrebbero ritirarsi", s'interroga Gaetano Cola; "Non si può andare avanti nel dualismo Boffa-Maione", intima Cesare Falchero; "Alla fine Boffa e Maione faranno un passo indietro", vaticina Pasquale Legora, e via di questo passo. Fino ad Alfonso Petrillo, la cui dichiarazione ci ha disorientati: "Avevo detto che sarei
sceso in campo solo dopo che la situazione tra i due ex soci Giorgio Corbelli e Corrado Ferlaino si fosse definitivamente chiarita. Così è stato. Oggi sono sceso in campo". Non ha capito lui la domanda o non abbiamo capito noi la risposta? Sicuramente
Cesare Falchero, Rossella Paliotto e Alfonso Petrillo
la seconda: anche se affrontare i problemi dell'industria in Campania come s'è fatto con quelli del Napoli calcio non sembra una buona idea.
 
L'ARMATA

Tra i nostri editorialisti preferiti, uno scrive sul Denaro diretto da Alfonso Ruffo: è Geppy Rippa, di cui non si apprezza solo la prosa e l'argomentare, ma anche la capacità di uscirne indenne. In genere, dopo aver esaminato con equidistanza posizioni opposte, sembra sempre sul punto di tirare le conclusioni, salvo poi ripensarci, tornarci su, lasciandoci stimolati eppure insoddisfatti, come per uno strip-tease intellettuale; chiosando il tutto con delle interiezioni - "si fa per dire!"; "Dio solo lo sa!" - di epigrammatico fatalismo, del genere che usiamo noi per troncare una conversazione che ci è venuta a noia. Il 22 giugno


Geppy Rippa e Alfonso Ruffo

Rippa si dedica ai risultati delle elezioni europee e amministrative, e già dal titolo, "Sterile continuismo", ci siamo attrezzati all'agone, mormorando "chi può dirlo!" e "sarà quel che sarà!". Si critica, se abbiamo ben capito, il
fatto che chi comanda continua a farlo, per un "sostanziale modello di subalternità al potere che muove il consenso nella nostra realtà". Il "potere bassoliniano sembra inamovibile nonostante le sue poco esaltanti recenti prove", ma l'alternativa è anche peggio: l'opposizione "resta umiliata dai numeri e dalla sua impotenza progettuale e strategica, una sorta di raccogliticcio rassemblement privo di senso politico e di una idea (che è una!) in grado di proporsi come alternativa politica… una rassegnata e poco qualificata armata Bracalone". Il riferimento è forse al film di Mario Monicelli, "L'armata Brancaleone"; ma in quel contesto, Bracalone suona benissimo. Eh sì! Pazienza! Sarà per un'altra volta!
 
PLACCAGGIO

Un titolo sulla prima pagina dell'edizione napoletana di Repubblica del 18 maggio ci aveva portato fuori strada: "Bobbio ferma i rapinatori". Immaginavamo l'ex pm Luigi Bobbio, senatore di Alleanza Nazionale,
mentre si tuffava per abbrancare, incurante del pericolo, le caviglie dei malviventi in fuga; e a chi gli chiedeva chi mai fosse rispondeva, aggiustando il nodo della cravatta, come James Bond, "Bobbio… Luigi Bobbio". Ma a leggere l'articolo di
Luigi Bobbio e Irene De Arcangelis
Irene De Arcangelis la delusione è stata grande: il nostro eroe si è limitato a riconoscere in questura due giovani che gli avevano scippato il Rolex. "Sì, sono loro", ha detto, e il funzionario, premuroso, "vuole darsi una sciacquata?".