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Ordine: quanto tempo serve
per l'esame di una pratica? |
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DURA DICIOTTO MESI la pratica giornalistica che consente di accedere all’esame per diventare giornalista professionista, ma quanto tempo occorre a un consiglio regionale dell’Ordine per valutare una domanda di iscrizione al registro dei praticanti? Abbiamo girato il quesito a uno tra i maggiori esperti della materia.
“A Milano le domande di iscrizione – risponde Franco Abruzzo, ex redattore capo del Sole 24 Ore e presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia – vengono esaminate e decise nella prima seduta del consiglio successiva alla presentazione della richiesta. Ci riuniamo due volte al mese; la decisione arriva
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nel giro di due o tre settimane. Del resto l’articolo 2 della legge 241 impone di decidere entro trenta giorni e gli
articoli 4 e 5 della stessa legge assegnano al presidente la responsabilità di tutti i procedimenti amministrativi. Se invece la pratica è particolarmente complessa ed è necessaria un’attività istruttoria, come presidente devo, entro trenta giorni |

Maurizio De Tilla e Francesco Bufi |
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dalla presentazione della domanda, darne comunicazione all’interessato. L’articolo 6 della 241 affida al presidente poteri istruttori, ma il consiglio dell’Ordine deve completare l’esame in tempi ragionevoli e motivare dettagliatamente l’attività istruttoria e i perché della decisione. Per chi non rispetta rigorosamente questi passaggi si configura un’ipotesi di reato: l’omissione di atti d’ufficio (è l’articolo 328 del codice penale, con pene da sei mesi a due anni di reclusione, ndr)”.
Napoli, come si sa, dista mille chilometri da Milano e in Campania i tempi in alcuni casi sono molto diversi. Da mesi è all’attenzione del consiglio regionale della Campania (presidente Ermanno Corsi, vice Domenico Castellano, segretario Francesco Bufi, tesoriere Francesco Landolfo, consiglieri professionisti Ottavio Lucarelli, Umberto Nardacchione, Lino Zaccaria, e pubblicisti Maurizio De Tilla e Domenico Santonastaso) la domanda di iscrizione al registro dei praticanti presentata da Laura Cocozza.
Napoletana, trentasette anni, nel '93 una laurea in Scienze politiche all’Orientale con il massimo dei voti, grazie a una borsa sei mesi a Bruxelles alla Commissione europea, Laura Cocozza dal maggio ’96 fino al novembre 2002 lavora al Denaro (settimanale fino all’ottobre 2002, poi quotidiano), per passare dal dicembre 2002 alla cooperativa Iuppiter, di cui è cofondatrice e presidente. Alla Iuppiter, che realizza il mensile ‘L’espresso napoletano’, la
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Ottavio Lucarelli e Lino Zaccaria
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giornalista è praticante dal primo dicembre 2003 e potrà sostenere gli esami per professionista nell’autunno del 2005.
“Sono però decisa a sostenerli prima, partecipando alla sessione di fine aprile; - dichiara Laura Cocozza – in caso contrario avrò perso tre sessioni a causa del tempo impiegato dall’Ordine della Campania per decidere su una mia
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istanza di praticantato d’ufficio, con danni per me molto rilevanti”. E racconta a Iustitia la sua vicenda: "Sedici mesi fa, il 5 dicembre del 2003, ho presentato all’Ordine dei giornalisti della Campania la domanda di iscrizione d’ufficio al registro dei praticanti per il lavoro svolto al Denaro dal luglio 1998 al novembre 2002, allegando le testimonianze scritte di tre colleghi (Silvio Campione, Francesco Paolo Tarallo e Maria Rosaria Marchesano, allora redattore capo del giornale, ndr). Per mesi non ho ricevuto dall’Ordine nessuna comunicazione e così ho perso la sessione di aprile 2004. In autunno ero convinta che l’Ordine campano avrebbe finalmente esaminato il mio caso: ho presentato alla commissione d’esame la domanda sub judice e sono andata a Fiuggi al seminario riservato ai praticanti”. L’ottimismo della giornalista si rivela però infondato. “Dopo mie ripetute sollecitazioni, - continua la Cocozza - a distanza di oltre dieci mesi dalla domanda, il 19 ottobre sono convocata con un telegramma e il 21 vengo ascoltata. Il giorno successivo chiedo, con una lettera protocollata, che la mia istanza sia esaminata con priorità assoluta, perché è stata accettata con riserva la mia domanda di partecipazione agli esami di professionista che iniziano il 30 ottobre. La richiesta di priorità assoluta viene ripetuta con una raccomandata del 26 ottobre e, di nuovo, il 27 con una lettera degli avvocati protocollata all’Ordine. Con la lettera i miei legali, Antonio Fasanella e Gianfranco Oliviero, dopo aver ricostruito la vicenda ed evidenziato i danni economici (relativi sia agli aspetti retributivi che previdenziali), professionali e biologici, derivanti dal mancato esame della mia
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richiesta, invitano il consiglio dell’Ordine a pronunciarsi sul mio caso entro i due giorni successivi”.
E qui la vicenda, invece di risolversi, si complica. “Nonostante le assicurazioni verbali, - dice la giornalista – la nota degli avvocati non viene in alcun modo riscontrata. Mi arriva soltanto un telegramma (indirizzato a Laura Cocuzza, ndr), firmato dal
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Silvio Campione e Massimiliano De Francesco |
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presidente dell’Ordine regionale Corsi, con il quale mi viene comunicato che ‘il consiglio habet deliberato dover soprassedere’ sulla mia istanza perché ‘la documentazione richiestale et conferente vertenza in atto Editoriale il Denaro risulta non essere pervenuta in data utile’. Perdo così anche la sessione autunnale”.
Dal telegramma di Corsi emerge una novità sostanziale. “Dopo un silenzio durato mesi, - afferma sconcertata Laura Cocozza – scopro improvvisamente che la vertenza di lavoro avviata nel luglio del 2003 nei confronti del Denaro è diventata elemento centrale del mio praticantato. Il consiglio mi chiede di avere copia del mio ricorso alla magistratura, che io fornisco. Vengo poi a conoscenza della decisione dell’Ordine regionale di ascoltare l’editore e direttore del Denaro Alfonso Ruffo, che nel triennio 2001-2004 è stato revisore dei conti dell’Ordine dei giornalisti della Campania, eletto nella lista di Corsi. Eppure la Corte costituzionale ha stabilito, con la sentenza numero 71 del 1991, che gli editori non hanno il diritto di intervenire sul provvedimento di iscrizione d’ufficio nel registro dei praticanti. Seguono altri mesi di silenzio. Comincio ad avere paura di non essere ammessa neanche alla sessione d’esame di aprile e il 24 gennaio presento una nuova nota, stilata dai miei legali, anche questa volta protocollata, nella quale aggiungevo a quanto scritto nelle lettere precedenti che dal 27 ottobre in avanti, da informazioni assunte, la mia istanza non era mai stata neanche inserita all’ordine del giorno delle varie sedute tenute dal consiglio. Diffidavo perciò i consiglieri dell’Ordine a definire
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Franco Landolfo e Domenico Santonastaso
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con la massima urgenza la pratica o a indicare eventuali motivi che ne impedivano la definizione”.
Anche l’ultima lettera è rimasta fino ad oggi senza alcun riscontro. Perché? “Non riesco a trovare una spiegazione; - è la risposta della Cocozza – non ho padrini, ma non ho neanche nemici. Vivo sospesa e ho di fronte un interlocutore silente e sfuggente. E allora sono io a
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interrogarmi: perché?” Giriamo la domanda ai consiglieri dell’Ordine della Campania. C’è chi preferisce tacere, qualcuno chiede di parlarne tra qualche settimana; non si sottrae Umberto Nardacchione, sannita di Montesarchio, sessant’anni, capo servizio del Mattino, dal ’98 consigliere dell’Ordine campano.
“Per esaminare la domanda presentata da Laura Cocozza – ammette Nardacchione – siamo stati costretti a un iter complesso perché Alfonso Ruffo, direttore-editore del giornale presso il quale la giornalista ha lavorato per alcuni anni, in una precedente vicenda di un praticantato d’ufficio (si riferisce a Massimiliano De Francesco, ex responsabile del mensile del Denaro, Den, ndr) ci aveva sollecitato con due lettere la sua audizione. Nella seduta del consiglio tenuto a febbraio avevamo deciso di chiudere la valutazione nella seduta successiva, ma in quella riunione il presidente Ermanno Corsi ha detto che eravamo tenuti ad ascoltare Ruffo, che peraltro convocato non si è presentato, ma è venuto soltanto al consiglio successivo. Per quanto mi concerne, sono favorevole ad approvare l’istanza di Laura Cocozza e, in considerazione dell’oggettiva lunghezza che ha richiesto il suo approfondimento, farò di tutto perché venga votata in una delle due sedute che terremo certamente prima degli esami di idoneità fissati per fine aprile”.
Nelle parole di Nardacchione prese di distanze e dichiarazioni di buona volontà. Ma se la sua buona volontà non dovesse bastare? Se il consiglio dovesse prolungare il suo singolare primato? In altre parole, di fronte a un
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consiglio regionale che per mesi blocca una pratica, senza pronunciarsi, né a favore né contro, quali strade può imboccare un’aspirante praticante? Precisa e perentoria, come sempre, la risposta di Franco Abruzzo:
“Le strade sono soltanto due, da percorrere in alternativa o insieme. O si va alla procura della Repubblica competente per
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Ermanno Corsi e Lorenzo Del Boca |
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territorio o si invia un’istanza al consiglio nazionale dell’Ordine, chiedendo di intervenire sulla questione. E anche in questo caso il consiglio deve rispondere entro trenta giorni”.
Laura Cocozza, per ora, ha imboccato la seconda strada: il 26 marzo ha indirizzato un’istanza al consiglio dell’Ordine nazionale, presieduto da Lorenzo Del Boca.
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