Fnsi, il XXIV congresso
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È DURATO UN'ORA e quaranta minuti il XXIV congresso della Fnsi, il tempo necessario al segretario generale uscente Paolo Serventi Longhi per leggere le trenta cartelle della sua relazione. Poi il lungo, caloroso applauso degli oltre trecento delegati in piedi ha ratificato la conferma di Serventi alla segreteria, e di Franco Siddi alla presidenza, e chiarito che per le opposizioni non c’erano grandi spazi. I tre giorni successivi sono serviti per tenere riunioni

Saint Vincent (Aosta). Il centro congressi dell'hotel Billia
e riunioncine (di componente, di associazione, di testata), definire e limare accordi elettorali, vivere piccoli momenti di colore (Maurizio Gasparri che abbandona la sala perché dalla tribuna la giornalista del Tg1 Elisa Anzaldo chiede con troppa insistenza l’attenzione del ministro occupato al telefono, salvo poi rientrare dopo l’inseguimento dei vertici Fnsi), ascoltare più di centotrenta interventi grazie a un rigoroso rispetto dei tempi imposto dal coordinatore dei lavori congressuali, Gianni Molinari, ex presidente dell’Assostampa lucana. Interventi stimolanti, interventi noiosi, interventi appassionati, interventi contraddittori, interventi di denuncia, interventi sui retroscena del congresso, annunci di ritiro. Sui retroscena del congresso si è concentrato il lombardo Carlo Gariboldi, delegato di una delle correnti d’opposizione, Quarto potere, che ha annunciato alla platea la conclusione della guerra combattuta all’interno di Autonomia per l’eredità di Serventi, non ricandidabile al prossimo congresso. Il vincitore, secondo Gariboldi, sarebbe “il falco romano” Roberto Seghetti, che avrebbe piegato “la colomba emiliana” Giovanni Rossi, segretario generale aggiunto della Fnsi, e sarebbe destinato a raccogliere il testimone nella primavera del 2006, quando Serventi

potrebbe scendere in lizza per le politiche. Ipotesi, peraltro, remota perché Serventi si è impegnato a portare a termine per intero il nuovo mandato.
Dalla tribuna hanno invece annunciato la decisione di non ricandidarsi al consiglio Fnsi Renato Cantore, responsabile dei


Lorenzo Del Boca, Giovanni Rossi e Roberto Seghetti

servizi giornalistici della sede Rai di Potenza ed ex presidente dell’Ordine e dell’Assostampa lucana, e l’inviato della Rai partenopea Carlo Verna, intenzionato a concentrare le sue energie sull’Usigrai, il sindacato che organizza la gran parte dei giornalisti Rai.
Tra i tanti intervenuti (oltre ai giornalisti, politici, sindacalisti e il presidente degli editori Boris Biancheri), la gara dell’applausometro è stata largamente vinta dal deputato ds Giuseppe Giulietti, per anni leader dell’Usigrai e anima del Gruppo di Fiesole.

La maggioranza

A Saint Vincent la maggioranza, che governa tutti gli organismi di categoria ed è formata dalle componenti Autonomia e Solidarietà, guidata da Serventi Longhi, e Giornalisti uniti, che fa riferimento a Franco Siddi e Lorenzo Del Boca, è arrivata con numeri tranquillizzanti: 157 professionali (professionisti) e 56 collaboratori (pubblicisti), in totale 213 delegati su 309, con una percentuale del 69 per cento. E la relazione di Serventi ha confermato che il patto con Siddi era solido perché proprio al presidente uscente il segretario generale ha riservato, con parole affettuose, un convinto attestato di lealtà: “A Franco Siddi, questo giovanotto (cinquantuno anni compiuti a Saint Vincent, ndr) che viene dalla terra di Sardegna, diffidente come quasi tutti i suoi conterranei, do atto di avere manifestato nei nostri confronti, nei confronti degli alleati di Autonomia, nei miei confronti, una lealtà, una correttezza che


Elisa Anzaldo e Maurizio Gasparri

raramente ho incontrato nella mia vita”.
Alla vittoria del gruppo dirigente in carica hanno dato un contributo decisivo la compattezza delle dieci associazioni medie e piccole (Val d’Aosta, Trentino, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Liguria,

Marche, Abruzzo, Puglia e Basilicata), da anni riunite in un coordinamento che ha per portavoce il segretario della Ligure, Marcello Zinola, e le truppe Rai capitanate dal segretario dell’Usigrai Roberto Natale, assistito dal regista ombra Maurizio Blasi e dal presidente dell’Associazione stampa romana Davide Sassoli.
Il saldo accordo tra le varie anime della maggioranza ha portato ai larghi successi di Serventi  per la segreteria e di Siddi per la presidenza. Contro il primo le opposizioni hanno schierato Maria Grazia Molinari, che ha raccolto 63 voti contro i 209 di Serventi, mentre le schede nulle, bianche e disperse sono state 34. L’atto finale dei lavori di Saint Vincent, aperti il 22 novembre e chiusi all’alba del 26 novembre, è stato il voto per il presidente.  A nome delle minoranze ha preso la parola Giovanni Negri, candidando Pierluigi Franz. L’intervento di Negri è stato centrato sulla mozione degli affetti per il lavoro svolto insieme a Siddi con il “comune maestro”, Giorgio Santerini, segretario della Fnsi fino al congresso di Villasimius del maggio ’96, un ricordo che gli ha impedito di trattenere le lacrime. Il risultato però non è cambiato: 107 i votanti, 71 per Siddi, 19 per Franz, uno a Marco Gardenghi, tre le schede nulle e tredici le bianche.
L’elezione del presidente è stato il primo atto del nuovo consiglio nazionale, formato da novanta professionali (quattro i campani: Gianni Ambrosino, in quanto presidente dell’Assostampa napoletana, Patrizia Capua e Pasquale

De Simone, eletti dal congresso, e Alessandra Origo, eletta dalla delegazione regionale) e venticinque collaboratori (due i campani: Domenico Castellano e Salvatore Campitiello).
Il nuovo consiglio, in prosecuzione della notte di Saint Vincent, è


Maurizio Blasi, Roberto Natale e Davide Sassoli
convocato a Roma il 14 gennaio per eleggere i quattordici componenti (undici professionali e tre collaboratori) che, con il presidente e il segretario generale, formeranno la giunta esecutiva della Fnsi.
Difficile fare previsioni sulla formazione del nuovo governo della Federazione perché diversi consiglieri devono ancora decidere come schierarsi. In linea di massima Autonomia e Giornalisti uniti dispongono di sessantacinque professionisti su novanta e di diciannove pubblicisti/collaboratori su venticinque. Con questi numeri in giunta dovrebbero entrare due pubblicisti della maggioranza (con la probabile riconferma di Castellano alla vice segreteria generale) e uno per l’opposizione, mentre tra i professionisti tre posti dovrebbero toccare alle minoranze e otto alla maggioranza, cinque per Autonomia e tre per Giornalisti uniti.
Le minoranze

Sin dal primo giorno del congresso le opposizioni hanno dato l’impressione di sommare a una modesta consistenza numerica un’ancora più modesta forza propositiva, cercando l’ostruzionismo e la scaramuccia.
Cinque i raggruppamenti principali delle minoranze, concentrati tra Milano (Stampa democratica, Quarto potere, Senza Bavaglio) e Roma (Puntoeacapo e Stampa romana).
Stampa democratica, la corrente fondata da Walter Tobagi, ha la maggioranza relativa, presiede l’Associazione lombarda con Giovanni Negri, capo servizio di Io Donna, il settimanale femminile del Corriere della sera, e ha tra gli esponenti di rilievo gli ex numeri uno della Lombarda Maria Grazia Molinarie Maurizio Andriolo, attuale vice presidente vicario dell’Inpgi. Con Carlo Gariboldi e Daniela Stigliano , neo vice presidente della Lombarda, è Edmondo Rho l’animatore di Quarto Potere, mentre la pattuglia di Senza bavaglio è capitanata dall’inviato del Corriere della sera Massimo Alberizzi,


Boris Biancheri, Giuseppe Giulietti e Gianni Molinari

coadiuvato dalla moglie, Simona Fossati, e da Pino Nicotri.
A Roma la corrente più numerosa dell’opposizione è Puntoeacapo, guidata dall’inviata di Repubblica Silvana Mazzocchi; con lei Francesco Gerace dell’Ansa e Cinzia Romano, ex Unità. Un

peso decisamente minore ha invece Stampa romana, la corrente della destra estrema, guidata dal settantaduenne Massimo Signoretti, con la collaborazione dell’ottantenne Marcello Zeri.
Prima del congresso maggioranza e opposizioni avevano raggiunto un’intesa di massima sulla proposta di sottoporre al giudizio dei giornalisti, attraverso un referendum, il rinnovo del contratto che da gennaio verrà discusso con la Fieg. Gli spazi di dialogo si sono però rapidamente chiusi quando è emerso con chiarezza il progetto delle minoranze di intasare i lavori congressuali con una valanga di emendamenti allo statuto, affidati in gran parte alle conoscenze tecniche e alla fantasia di Pierluigi Franz, per anni tra i leader romani di Autonomia, ora esponente di spicco di Puntoeacapo. L’obiettivo era arrivare alla fine del congresso, fissata improrogabilmente per la mattina di venerdì 26 novembre, senza eleggere i nuovi organismi dirigenti della Federazione.
Pronta la contromossa della maggioranza che ha presentato un documento per invertire l’ordine del giorno, anticipando le votazioni e rinviando la discussione delle modifiche statutarie, compresa la proposta di referendum sul nuovo contratto, a un congresso straordinario da tenere entro il prossimo mese di marzo a Roma con i delegati eletti per Saint Vincent.
E il fatto che il documento sia passato con centinaia di voti a favore, qualche decina di astenuti e nessun voto contrario la dice lunga sulle capacità

strategiche e organizzative delle opposizioni.
Un (non) ruolo a parte ha scelto Lorenzo Del Boca, presidente dell’Ordine nazionale e, in tandem con Siddi, leader nazionale della componente Giornalisti uniti. Il suo comportamento (defilato rispetto ai lavori


Maria Grazia Molinari, Cinzia Romano e Silvana Mazzocchi
congressuali, ma impegnato in serrate conversazioni con esponenti di gruppi e gruppetti) fa pensare che Del Boca stia valutando la possibilità di sfilarsi dall’attuale maggioranza per aprire nuovi scenari. È improbabile che nel 2007 possa candidarsi per un terzo mandato al vertice dell’Ordine; deve quindi cercare spazi di prestigio in altri organismi. Un obiettivo possibile se riesce a costruire una sua componente, diventando il punto di coagulo delle minoranze disperse e magari utilizzando la sponda di Paolo Buonaiuti, sottosegretario all’Editoria del governo Berlusconi.
I campani

Tre i dati rilevanti della spedizione campana a Saint Vincent, formata da otto delegati professionisti, undici pubblicisti (con Domenico Castellano e Domenico Falco, vice presidente dell’Ordine nazionale, Elisabetta Bruno, Salvatore Campitiello, Angelo Ciaravolo, Vera De Luca, Armando De Rosa, Mauro Fellico, Luigi Zappella, Domenico Annunziata e Luigi Argiulo), alcuni membri di diritto (il presidente dell’Assostampa Gianni Ambrosino, il presidente dei probiviri Fnsi Romolo Acampora e il consigliere Fnsi uscente Carlo Verna) e svariati ospiti, tra cui il responsabile del coordinamento nazionale tra gi enti di categoria Domenico Ferrara. E soltanto in sette, oltre ad Acampora, hanno preso la parola dalla tribuna congressuale: quattro professionisti (Capua, Corsi, Lucarelli e Verna) e tre pubblicisti (Argiulo, Ciaravolo e Falco).
Il primo segnale, e il più grave, che viene dal congresso è la conferma dell’assoluta marginalità di Napoli e della regione nel dibattito sul futuro della


Maurizio Cerino, Annarita D'Ambrosio e Daniela Limoncelli

professione giornalistica e negli organismi nazionali di categoria. Il secondo dato: fa timidi passi in avanti il tentativo di rimescolare le carte tra i gruppi che in Campania organizzano l’attività sindacale alla ricerca di nuovi assetti che permettano all’Assostampa di uscire

da una crisi profonda di iscritti, di fondi, di idee e di iniziative. Il terzo: esce, forse in maniera definitiva, dalla scena sindacale nazionale,Ermanno Corsi, presente nel consiglio della Fnsi sin dalla metà degli anni settanta.
Trent’anni fa, grazie alle battaglie contro la gestione gaviana del Mattino, diretto da Orazio Mazzoni, e contro il sindacato monopolizzato da Adriano Falvo (per anni numero uno della Fnsi e presidente della Napoletana dal 1954 al 1979, con il fido Giacomo Lombardi segretario negli ultimi dieci anni), Corsi divenne il punto di riferimento in Campania di Rinnovamento Sindacale, la corrente progressista impegnata a cambiare strategie e metodi nel governo della Fnsi, che nel ’79 conquista la maggioranza anche all’Assostampa partenopea. Ma un doppio mandato da presidente, in coppia con Giuseppe Calise segretario, ne esaurirono la spinta rinnovatrice fino a portarlo, dopo alcuni anni di opposizione tiepida, a un accordo con la destra, guidata da Giacomo Lombardi e Gianni Ambrosino. Un accordo, bollato dagli avversari come lo “zuppone”, che nel 1989 si concretizza nella spartizione degli organismi di categoria; all’Ordine, con Ambrosino segretario, Corsi diventa presidente, carica che tuttora detiene, ma che sarebbe a rischio se la posizione critica di Franco Landolfo, che da tempo ha presentato le dimissioni da tesoriere, dovesse diventare di dissenso pieno: o con un suo passaggio all’area che si riconosce nella maggioranza nazionale o con le dimissioni che consentirebbero l’ingresso di Carlo Verna nel consiglio dell’Ordine regionale.
L'anno orribile

Il 2004 è stato per Corsi un anno orribile: alle elezioni di maggio per gli organismi di categoria le opposizioni (il gruppo di Domenico Ferrara, Carlo Verna e Ottavio Lucarelli e la corrente di Autonomia e solidarietà, guidata in Campania da una segreteria a tre: Patrizia Capua, Antonio Fiore e Enzo Palmesano) hanno consolidato la loro presenza, trend di crescita confermato a fine ottobre in occasione del voto per i delegati al congresso, con quattro eletti per la lista Corsi-Ambrosino (i due capilista, anche se poi Ambrosino si è dimesso per far posto a Maurizio Cerino, Daniela Limoncelli e Franco

Landolfo) e quattro per le opposizioni: tre del gruppo Ferrara (Ottavio Lucarelli, Maria Chiara Aulisio e Annarita D’Ambrosio) e uno di Autonomia (Patrizia Capua).
Nello scorso giugno Corsi si era rivolto alla magistratura per ottenere, con un provvedimento


Pierluigi Franz, Giovanni Negri e Edmondo Rho

d’urgenza, di rimanere in servizio fino a 67 anni, ma il giudice del lavoro del tribunale di Napoli Anna Maria Beneduce aveva respinto la richiesta (vedi il numero 24 di Iustitia del 28 giugno 2004). Decisione confermata a luglio, sul reclamo presentato dagli avvocati del presidente dell’Ordine campano, dal collegio formato dal presidente Umberto Marconi e dai giudici Linda D’Ancona, estensore, e Elisa Tomassi (vedi l’Ultima ora di Iustitia del 30 luglio 2004). Corsi comunque non demorde e spera che il giudizio di merito capovolga l’esito dei provvedimenti d’urgenza. La prima udienza si è tenuta il 29 novembre, davanti al giudice Beneduce, che ha fissato l’udienza per la decisione al 27 aprile 2005. Intanto l’otto agosto, al compimento dei sessantacinque anni, ha svuotato i cassetti della sua scrivania a via Marconi ed è andato in pensione.
Per avere diffamato il deputato Giuseppe Gambale il 17 settembre i giudici della quarta sezione penale della corte d’appello di Napoli, presidente Federico Cassano, giudici a latere Michele Rescigno e Giuliana Tagliatatela, estensore, hanno confermato la sentenza di primo grado condannando Corsi al pagamento di una multa di 750 euro e di 2800 euro di spese legali, con il risarcimento del danno in favore della parte civile da liquidarsi in separata sede.
A Saint Vincent Corsi ha ingoiato un altro boccone amaro. La delegazione dei professionisti campani era spaccata a metà, quattro da una parte e quattro dall’altra. A parità di voti avrebbe prevalso, come previsto dallo statuto della Fnsi, il giornalista da più anni iscritto al sindacato e ci sono molti colleghi in


Maria Chiara Aulisio, Domenico Castellano e Pasquale De Simone

Campania con un’anzianità maggiore della sua. Da qui la decisione di Corsi di puntare all’elezione in consiglio generale attraverso il voto del congresso. Tre anni fa, al congresso di Montesilvano, quando Corsi e Ambrosino

erano schierati con le minoranze, qualche delegato napoletano fece il furbo: per blindare l’elezione di Ambrosino, nel segreto dell’urna, non rispettò gli accordi sulle preferenze, facendo infuriare le alleate di Puntoeacapo Silvana Mazzocchi e Cinzia Romano. In Valle d’Aosta c’è stato il contrappasso: il tandem dei presidenti campani di Ordine e Assostampa ha deciso questa volta di non schierarsi con le opposizioni per mantenere le mani libere e di accordarsi con la pattuglia dei calabresi guidata da Carlo Parisi e con l’estrema destra capitolina di Stampa romana.
L’asse Roma-Napoli-Reggio Calabria ha raccolto diciotto voti e due seggi in consiglio nazionale, assegnati a Signoretti, che ha ottenuto diciassette preferenze, e ad Andrea Musmeci, della Rai di Cosenza, che di voti ne ha incassati tredici; primo dei non eletti Corsi, con sei preferenze, due soltanto in più delle quattro messe in campo dalla Campania. Una débâcle spiegata con il tradimento di due delegati che, nel segreto dell’urna, hanno votato per la lista di Puntoeacapo, non facendo scattare il quorum per il terzo consigliere.
In un resoconto anonimo sul congresso, attribuito a Edmondo Rho, leader di Quarto potere, e pubblicato dal Barbiere della sera, a Corsi, a Ambrosino e alla disastrosa operazione condotta al congresso di Saint Vincent dalla maggioranza che governa Ordine e sindacato in Campania vengono dedicate

due schedine decisamente amichevoli, con una critica sul versante sindacale e un invito esplicito a schierarsi di nuovo con le opposizioni. Ecco le due schedine.
“Ermanno Corsi, figura prestigiosa del sindacalismo partenopeo, non riesce a entrare in


Gianni Ambrosino, Carlo Parisi e Massimo Signoretti
consiglio nazionale e interpreta la tragedia del sindacalismo napoletano allo sbando. Corsi paga il prezzo delle capriole politiche del suo capolista Gianni Ambrosino che cambia troppo spesso linea sindacale, finendo per perdere la bussola. Bah! Dopo anni di attività comune a livello nazionale con le opposizioni a Serventi Longhi e ad Autonomia, al congresso di Saint Vincent il gruppo Ambrosino-Corsi sceglie di allearsi con i calabresi di Parisi e i destri romani di Massimo Signoretti. Non si capisce bene quale sia la rotta sindacale. Questo nuovo gruppo, dietro il quale c’è anche la mano di Del Boca, prende le distanze dall’opposizione, ma non è ancora nella maggioranza. Pochi ci capiscono qualcosa perché nessuno di loro va al microfono, a parte Corsi che svolge le sue critiche alla gestione Serventi, ma con poca convinzione. Al momento di votare per il consiglio nazionale, i napoletani vengono giocati dai calabresi sulle preferenze”.
“Gianni Ambrosino, eletto un anno fa (sei mesi fa, ndr) in modo trionfale alla guida dell’Assostampa campana, candidato in pectore alla presidenza dell’Ordine nazionale dei giornalisti, poi sfumata. Giornalista e sindacalista con un cursus honorum di gran rispetto e amicizie e buoni rapporti ovunque, Ambrosino conduce i suoi alla disfatta totale, bruciati da un’incomprensibile alleanza con uno sveglio e furbissimo neofita come il catanzarese Parisi. A Napoli avranno di che discutere. E una domanda cui rispondere: perché?”
Tentativi di unità
Anche da Saint Vincent la Campania esce a mani vuote. Salvo sorprese, sempre possibili quando si vota a scrutinio segreto, non c’è nessuna chance per un professionista della Napoletana nella giunta che verrà eletta il 14 gennaio: non c’è spazio tra i cinque che, sulla carta, esprimerà Autonomia, né tra i tre indicati da Siddi, mentre i tre dell’opposizione sono una questione che verrà risolta tra Milano e Roma. Romolo Acampora, eletto come membro effettivo, ha invece buone possibilità di essere confermato al vertice del nuovo consiglio dei probiviri, che si riunirà nella seconda metà di gennaio.
Tra i tre pubblicisti previsti in giunta ci sarà Domenico Castellano che dovrebbe essere confermato vice segretario generale aggiunto.
Intanto dal congresso valdostano arrivano piccoli segnali nella direzione di una svolta nella gestione del sindacato regionale. L’impasse nella delegazione dei professionisti, quattro da una parte e quattro dall’altra, ha spinto Patrizia


Salvatore Campitiello, Domenico Ferrara e Renato Rocco

Capua di Autonomia a proporre l’elezione di un consigliere fuori dagli schieramenti che andasse bene a tutti. Il primo nome, la redattrice del Mattino Daniela De Crescenzo, avanzato da Capua, ha incontrato il favore di tutti, ma non della cronista che, dopo
ventiquattrore di riflessione, ha declinato l’invito. Il secondo, l’ex responsabile dei servizi giornalistici di via Marconi, Giuseppe Blasi, proposto da Verna, si è arenato per il niet di Corsi e Ambrosino. E mentre si era alla ricerca di un terzo nome Lucarelli ha annunciato che aveva contattato Alessandra Origo, titolare dell’ufficio stampa dell’Asl Napoli 1, che aveva dato la sua disponibilità. E la Origo è stata eletta con sette voti a favore e l’astensione della rappresentante di Autonomia, la quale ha chiarito che non c’era nessuna perplessità sul nome, moltissime invece sul metodo. Il colpo di mano ha fatto imbufalire Ferrara, che ha avuto un momento di confronto aspro con i giovani della sua componente.
Le perplessità espresse da Patrizia Capua hanno trovato rapida conferma quando Lucarelli ha annunciato che la sua corrente aveva “eletto a Saint Vincent due consiglieri nazionali napoletani: Alessandra Origo e Pasquale De Simone”. Un’etichetta che Ambrosino contesta e l’interessata respinge.
“È una forzatura presentare la Origo come una candidata di parte; – dichiara Ambrosino – potrei osservare che è la moglie di Renato Rocco, esponente della nostra lista e consigliere del direttivo dell’Assostampa, o che i tre voti della componente di Ferrara e Verna non sarebbero bastati senza i nostri quattro voti. Preferisco invece sottolineare che la scelta di una collega giovane, valida e che ha voglia di fare sindacato può contribuire a un dialogo tra le componenti da riprendere e sviluppare a Napoli”.
Altrettanto netta la replica di Alessandra Origo, napoletana, quarantatre anni, da dieci professionista, una laurea in Sociologia e due bambini di quattro anni e di uno. La Origo comincia nel 1985 al Giornale di Napoli, qualche anno più tardi si trasferisce a Roma per lavorare con Michele Santoro (“il mio maestro”) alla trasmissione Samarcanda, poi torna a Napoli e per quattro anni collabora con il Mattino; dal ‘91 è corrispondente dalla Campania di Radio
Popolare e il primo maggio 2004 è stata assunta come ufficio stampa della Asl Napoli 1.
“La mia elezione è stata una sorpresa; – dice la Origo – e quando mi hanno telefonato Ottavio Lucarelli e a Maria Chiara Aulisio ho detto con chiarezza che ho le mie


Giuseppe Blasi, Daniela De Crescenzo e Alessandra Origo

idee politiche, ma non mi sentofiglia di questa o quella corrente. Una scelta dettata da due motivi: conosco troppo poco della vita sindacale per prendere posizioni al buio e soprattutto perché spero di poter mantenere viva la spinta che ha portato all’elezione di una giornalista non schierata, svolgendo con coerenza un ruolo di collegamento tra le varie anime del sindacato campano ”.
Sulla strada dell’unità si spende anche Ambrosino che annuncia come primo segnale concreto iniziative per la modifica dello statuto dell’Assostampa, datato 1954. “Entro gennaio penso di nominare una commissione per la modifica dello statuto di cui farò parte io e i consiglieri nazionali, che, con l’introduzione del sistema proporzionale, consentirà anche alle minoranze di essere rappresentate nel consiglio direttivo della Napoletana”.