I MEZZI DI PROVA
Le prove raccolte nel corso della lunga investigazione sono essenzialmente costituite da esiti di intercettazioni telefoniche, completate da informazioni rese da un certo numero di attori della vicenda calcistica, nonché da attività di PG di tipo più tradizionale, come osservazione e pedinamento di persone - le prime documentate talvolta da filmati - sopralluoghi, sequestri; molti degli imputati sono stati interrogati in indagine ed hanno fatto dichiarazioni spontanee nel corso del processo ed i loro difensori hanno depositato cospicue memorie,essendo, pertanto, completo il materiale probatorio a disposizione del giudicante.
Questioni sulle intercettazioni - critiche sul merito e valenza probatoria – metodo di ricostruzione dei fatti.
Prima di esaminare detto materiale, per adempiere all’obbligo di motivazione esauriente ed anche in risposta ad alcune questioni poste dai difensori, è necessario fare una valutazione generale sulla metodologia di indagine, con riguardo in specie allo strumento delle intercettazioni telefoniche, i cui dati devono essere direttamente ponderati ai fini della decisione, in virtù della scelta del rito.
Orbene, a più riprese i difensori hanno ritenuto di evidenziare i limiti di tali indagini e dei loro risultati, incentrando le critiche di merito prima sull’uso preponderante delle intercettazioni telefoniche, mettendone poi in luce la parzialità e/o la dedotta equivocità dei contenuti informativi così ricavabili.
Tali critiche, pertinenti e in astratto ragionevoli, eludono, tuttavia, il problema principale di questo e di molti processi di caratteristiche analoghe, costituito dalla notevole difficoltà dell’accertamento di fatti che presentano peculiarità ostiche al lavoro di chi vuole comprenderli prima di giudicarli. Ci si vuole riferire alla natura dei fatti stessi, di grandissima complessità solo a voler considerare il numero dei soggetti coinvolti, la struttura dei plurimi rapporti intersoggettivi e delle situazioni analizzate ed il loro sviluppo in un lungo periodo, nonché al verificarsi delle vicende in un ambiente che - per come è emerso dal complesso delle investigazioni - ha contribuito al chiarimento degli accadimenti solo in misura molto limitata.
Quanto alla parzialità dei dati informativi ricavabili dalle intercettazioni, si tratta di un rilievo in astratto condivisibile ma che è connaturale al mezzo di acquisizione della prova e che, soprattutto in relazione a vicende del genere in esame, legittima un ragionevole e calibrato sforzo interpretativo, nel pieno rispetto dei criteri codicistici di cui all’art 192 cpp, nonché di quelli di logica e di comune esperienza delle cose, allo scopo di ricomporre il quadro di insieme degli elementi probatori.
In proposito deve condividersi la prospettazione dell’Ufficio d’Accusa, secondo la quale è necessario operare una valutazione complessiva di tutti i risultati delle indagini, in special modo di quelli provenienti dalle intercettazioni, e tenerla sempre presente, raffrontandola con le prospettazioni ed argomentazioni difensive, anche nella analisi e decisione circa singoli episodi, delittuosi e non, essendo questo l’unico metodo idoneo a restituire, nei limiti propri dello strumento processuale, una riproduzione dei fatti quanto più aderente alla realtà storica.
Fatte queste necessarie premesse è ora opportuno, per completezza di motivazione, operare un rapidissimo accenno ai ben noti principi intepretativi enucleati dalla SC in tema di valore probatorio di questo mezzo di prova, che è considerato provvisto di piena ed autonoma valenza dimostrativa.In proposito la giurisprudenza di legittimità ha più volte sottolineato come il contenuto delle intercettazioni telefoniche e/o ambientali non necessiti di ulteriori riscontri al fine del loro compiuto utilizzo in sede di valutazione della prova, in quanto le stesse “sono idonee a ricostruire il fatto da accertare, costituiscono cioè fondamento del giudizio critico complessivo che sostanzia la prova del fatto. A tal fine esse vengono recepite come parte da cui può trarsi una circostanza (premessa minore) che, sussunta nella massima di esperienza corrispondente (premessa maggiore), consente di trarre una deduzione che logicamente costituisce la verità o non verità del fatto da provare” (così già Cass. sez. I, 2 aprile 1992, Filice). E ciò ovviamente per l’intrinseca natura e caratteristica che è proprio del suddetto mezzo di ricerca della prova; se, infatti, i soggetti intercettati non sanno di esserlo le loro dichiarazioni saranno garantite dal massimo della genuinità ed attendibilità, nonché dalla corrispondenza della dichiarazione all’effettivo bagaglio di conoscenze dei loro autori. Unico correttivo al suddetto parametro di analisi e valutazione è costituito dalla necessità di interpretarne correttamente il contenuto e, poi, di considerarle anche con riferimento alla personalità dei loro autori, alle circostanze in cui sono state rese (ad es. tra soggetti in armonia di interessi e senza contrasti ovvero in contesti che potrebbero verosimilmente indurre a non riferire la verità al proprio interlocutore), all’oggetto della conversazione (fatti storici vissuti personalmente dai dichiaranti o riferiti da terzi o per sentito dire, dovendosi, peraltro, ritenere – generalmente – attendibili quelle dichiarazioni che eventualmente coinvolgano responsabilità penali del dichiarante).
D’altra parte occorre segnalare che questo processo, pur essendo presenti in atti migliaia di conversazioni intercettate - frequentemente intellegibili in sé - e pur essendo state ascoltate molte persone informate su fatti, oltre che gli indagati, si caratterizza largamente per essere un processo indiziario;invero, le notizie provenienti dalle fonti dichiarative sono scarse e scarne e le conversazioni verosimilmente più significative avvennero sulle cosiddette schede riservate – sulle quali ci si diffonderà in seguito - come tali non intercettabili ed il loro contenuto è rimasto ignoto.
In questo quadro i dialoghi ascoltati dagli inquirenti sono in ogni caso valevoli come indizi, che saranno soppesati insieme agli altri elementi di prova, di cui si tratterà nel rispetto della regola ermeneutica di cui all’art 192 cpp co 2.
Una buona parte della ricostruzione dei fatti da dimostrare e delle attribuzioni di responsabilità sarà fatta, pertanto, tramite la prova logica o critica, la cui piena attitudine dimostrativa è costantemente ritenuta dalla giurisprudenza della SC.
ELEMENTI PERTINENTI AL DELITTO ASSOCIATIVO.
Poiché la gran parte del materiale probatorio è costituito dagli esiti di intercettazioni telefoniche è opportuno premettere che queste furono effettuate quasi per l’intero periodo di svolgimento del campionato di calcio, che fu sotto osservazione dal Settembre 2004 al Maggio 2005.
A margine del tema delle intercettazioni telefoniche è emerso quello, altrettanto importante, dell’uso da parte di alcuni addetti ai lavori - tra cui diversi degli attuali imputati - di utenze riservate, essendo così definite le schede telefoniche di gestori svizzeri e/o sloveni da Moggi acquistate e distribuite ai designatori, agli arbitri e a dirigenti di altre società, delle quali ora si tratterà brevemente al solo scopo di fissare alcuni punti fermi nella ricostruzione dei fatti.
I dati certi - schede riservate e loro uso.
Si tratta di un dato certo - anche perché ammesso da alcuni degli interessati negli interrogatori - che fu evidenziato da attività investigativa di PG e sintetizzato nell’informativa di Aprile 2005 ed in quelle del 2007.
Invero, a seguito di ascolto di conversazione in chiaro, la PG individuò una persona, tale De Cillis, che in Cernobbio aveva un negozio di telefoni, presso il quale vendeva utenze di gestore svizzero; costui rese dichiarazioni circa l’acquisto di numerose schede telefoniche presso di sè da parte tale Bertolini - di cui fornì ai CC un elenco analitico in numero di 12 - a partire da Giugno 2004 fino Gennaio 05 ed in seguito fino alla primavera del 2006; Bertolini,collaboratore della società Juventus, chiarì di aver agito per conto di Moggi, ed a sua volta confermò le notizie date da De Cillis, precisando di essere andato una volta presso il negozio di De Cillis anche con lo stesso Moggi e con Fabiani, e di aver sempre chiesto di non nominare le schede a coloro che le avrebbero usate; molte furono, così, intestate ai De Cillis padre e figlio, tra cui una di quelle di Moggi.
Persone che riferirono dell’uso ripetuto di tali schede furono i due Paparesta, padre e figlio, rispettivamente ex arbitro, che coltivava ancora ambizioni nel settore, ed arbitro in servizio. In particolare nelle dichiarazioni di Gianluca Paparesta del 7.6.2007 si legge, tra le altre cose, che l’utenza da lui usata era svizzera ed intestata al padre Romeo e che, nel Settembre 2004 a Napoli, Moggi consegnò un cellulare con scheda riservata al padre e poi altre ancora, comunicando, inoltre, che anche altre persone da lui conosciute ed operanti nel mondo del calcio le avevano, come Fabiani, all’epoca dirigente del Messina. Il diretto interessato, Romeo Paparesta, confermò che nel Settembre 2004, a Napoli in casa Moggi, questi gli parlò degli arbitraggi di suo figlio che, secondo lui andava sempre un pò contro la Juve, nonchè della necessità di difendersi dalle squadre milanesi e romane, che avevano organizzato una cupola calcistica; poi gli consegnò un telefono, su cui erano memorizzati solo i due nomi di battesimo di Moggi e Fabiani, corrispondendo a ciascuno due utenze, e la scheda, raccomandandogli di usarlo solo per comunicazioni con lui e/o con Fabiani, suo uomo di fiducia; tale scheda fu usata fino a Febbraio 2005, quando Moggi gli consegnò, in modo riservato, un’altra scheda con nuovi numeri suoi e di Fabiani; anche questa ebbe non lunga vita - fino a Giugno 05 - quando, sempre nella casa napoletana dello stesso Moggi e da parte sua, ricevette un terzo apparecchio ed una terza scheda; il cambio di telefono e scheda si verificò una quarta volta nel Dicembre 2005, sempre nel medesimo contesto.
D’altra parte uno dei designatori, e degli imputati di maggior peso, Bergamo, nell’interrogatorio del 25.5.2006, ammise di aver ricevuto in consegna da Moggi un apparecchio cellulare con scheda non italiana, con cui essi comunicavano tra loro e aggiunse di aver ricevuto su quell’apparecchio telefonate dallo stesso Moggi e dal codesignatore Pairetto.
Da ultimo va evidenziato che lo stesso Moggi, nel suo pur lungo interrogatorio, non ha trovato elementi ed argomenti per negare il fatto di aver parlato di rilevanti cose calcistiche con più coimputati e con grande frequenza usando schede non identificabili.
Quale fosse il contenuto dei colloqui intercorsi tra gli imputati facendo uso delle utenze riservate non è dato, ovviamente, sapere a causa di detta caratteristica; tuttavia è molto utile segnalare il discorso tra Moggi e Bergamo, avvenuto nella notte del 9 Febbario 2005, ed ascoltato dalla PG solo per l’imprudenza del secondo, che chiamò il primo dal suo telefono casalingo senza sapere che fosse sotto controllo ; in questa conversazione i due parlarono con chiarezza e senza problemi della composizione delle griglie e delle scelte arbitrali che i designatori dovevano fare dopo due giorni.
Dunque in una delle pochissime occasioni in cui fu disvelato l’argomento dei dialoghi avvenuti tramite telefoni “coperti”, fu palese che i conversanti parlarono di temi che, nel rispetto dei reciproci ruoli, non avrebbero dovuto condividere, concordando cioè, le “fasce”, all’interno delle quali effettuare il sorteggio e le scelte stesse degli arbitri per le partite da giocare nel turno successivo del campionato.
I dati certi - le riunioni.
Un altro dato certo - e punto fermo nelle complesse vicende in esame anche perché i diretti interessati non hanno contestato i fatti - è costituito dalle riunioni che, con una buona frequenza si facevano tra gli imputati Moggi, Giraudo, Bergamo, Pairetto, Lanese e Mazzini, non essendo necessariamente tutti costoro sempre presenti ma in ogni caso messi a parte degli esiti e coinvolti, o prima o dopo, nelle eventuali determinazioni; importante rilievo assume anche, per i motivi che saranno esplicati in seguito, l’incontro - avvenuto a Maggio 2005 - tra Bergamo, il Vice Presidente Figc Mazzini ed i Della Valle.
Senza al momento approfondire gli scopi di tali incontri ma accennando solo ad alcuni dei contenuti, si elencano quelli di cui vi è prova.
Il 21.9.04 vi fu una cena a casa di Giraudo con Moggi e Pairetto - come si ricava da una perizia fonica in atti - mentre dal contesto delle conversazioni svoltesi intorno ad essa si desume con certezza anche la presenza di Bergamo; nell’occasione la PG, in ascolto di un’utenza in funzione, captò un pezzo di conversazione tra Moggi e Giraudo nella quale il secondo disse :” non voglio rimettere un’altra volta sul MIlan perché il rischio è di…è un rischio troppo alto… ricevendone conferma da Moggi : non si può . Più tardi al telefono Pairetto chiese al figlio l’elenco delle partite della domenica successiva; il giorno dopo Moggi riferì a Mazzini che gli chiese come era andato l’incontro :” Bene, si è ricreduto, adesso si cerca di mettere a posto la situazione è chiuso…tienitela per te.. Lanese viene domani da me vedo se mi posso organizzare.
Nel mese di Dicembre si svolsero altri due incontri. Il 2 Dicembre di sera, prima dei sorteggi, a casa di Pairetto a Rivoli con Moggi, Giraudo, Bergamo e le rispettive mogli; il successivo 3 Dicembre dopo il sorteggio si registrò una conversazione tra tale Alessia segretaria della Juventus e Moggi, che al momento non è riportata, ma dalla quale è intellegibile che il direttore, pochi minuti dopo l’estrazione, conosceva le partite assegnate agli arbitri e anche i nomi degli assistenti.
Il 21 Dicembre si organizzò un’altra cena da Pairetto con Giraudo e Moggi, cui partecipò anche Lanese ed il giorno successivo al telefono Lanese e Pairetto commentarono l’incontro della sera precedente con le seguenti espressioni: Pairetto … tutto molto bene penso si possa lavorare bene Lanese siamo rimasti che ci rivediamo a gennaio e facciamo un check; nel corso della giornata l’incontro fu di nuovo oggetto di uno scambio di idee tra Lanese e Moggi : stai tranquillo… c’è il massimo della collaborazione disse il primo al secondo.
Una quarta riunione, all’evidenza di taglio più operativo, e non accompagnata da convivio e consorti, si tenne il giorno 8 Febbraio 2005 ; infatti nel corso di una conversazione Moggi disse a Giraudo …verso le dieci alle otto liberati un attimo che ho fatto venì Pinochè a casa mia.. Giraudo, riprendendo un argomento precedente .. dobbiamo decidere di essere un pò più duri… poi ne parliamo oggi.. da una successiva telefonata tra Moggi e la moglie di Pairetto emerge che questi in serata fu a casa sua. A questo incontro serale tra Moggi, Giraudo e Pairetto seguì la conversazione notturna tra il primo e Bergamo, nella quale essi parlarono chiaramente della formazione delle “griglie” e della destinazione degli arbitri, cui si è accennato in precedenza.
Dalle telefonate intervenute tra il 14 ed il 18 Febbraio si arguisce, senza dubbio, che un'altra riunione vi fu il 17 Febbraio tra Mazzini, Pairetto, Moggi, Giraudo e Lanese a casa del primo; si desume, altresì, che l’iniziativa partì dal primo subito dopo l’elezione di Carraro alla Presidenza FIGC, che fu così commentata dal Vice Presidente con Moggi: certo però noi… la mano che.. che cosa abbiamo fatto per Carraro,ragazzi… ora però c’è da fare gli organigrammi. Noi bisogna vedersi un minuto…l’interlocutore concordò, proponendo di estendere l’incontro a Lanese che, infatti, avvicinato, assicurò la sua partecipazione alla cena, che realmente avvenne.
Gli atti danno conto di un nuovo incontro, il 23 Marzo a Torino, tra Moggi, Lanese e Pairetto; è da notare che si tratta dello stesso giorno in cui fu riconfermato Galliani come Presidente della Lega e quello stesso giorno Moggi, alla domanda di Mazzini su come era andata l’assemblea di Lega, rispose : come si voleva noi chiaro?.....ehm Antonio consigliere, tutto a posto…”
Poco più di un mese dopo, il 30 Aprile, ed in un momento cruciale per le sorti del campionato, poiché era prossimo il match-clou tra Juve e Milan, a Torino di nuovo si videro Moggi, Giraudo, Lanese e Pairetto.
Il 14 Maggio, preceduto da più conversazioni preparatorie, tramite le quali furono coinvolti anche gli esponenti della Juve, e circondato da grandi cautele, si verificò un incontro in provincia di Firenze tra Bergamo, i Della Valle e Mazzini - filmato dalla PG - avente ad oggetto le sorti della Fiorentina; subito dopo Mazzini comunicò al designatore Pairetto : ero a lavorare per te… la nostra Fiorentina.. ti parlo da vicino , collegando, come chiaro dal contesto, la riconferma dei designatori anche al destino della squadra e società gigliata e, quindi, anche all’atteggiamento che i Della Valle avrebbero assunto nei loro confronti.
Infine, il 21 Maggio a casa di Bergamo - in provincia di Livorno - la PG, allertata dall’ascolto delle precedenti conversazioni, organizzò un servizio di osservazione tra le 18,00 e le 23,50 - anche con resoconto filmato - di un ultimo impegno che vide insieme ovviamente lo stesso Bergamo, Moggi, Giraudo e Mazzini; da successive conversazioni del designatore con Pairetto e con Fazi – che si illustreranno al momento opportuno - è ben comprensibile che l’oggetto della riunione fu anche la riconferma di Bergamo nel suo ruolo.
A questo punto è necessaria una prima riflessione di carattere generale su questi certi elementi probatori, riservando al seguito valutazioni più approfondite.
Emerge, invero, una chiara commistione dei ruoli e degli interessi appartenenti ai singoli imputati che, invece, secondo le regole del settore ed il rispetto ordinamentale delle rispettive cariche, dovevano restare separati. E’, infatti, incontestabile che i dirigenti di società di calcio come Giraudo, Moggi, i Della Valle ebbero assidui e sovente eloquenti contatti telefonici e/o personali con i due designatori, massimi artefici dei destini degli arbitri, e con il Presidente dell’AIA, Lanese, vertice della categoria, nonché con la seconda carica della FIGC, con riguardo a situazioni concrete e vicende di rilievo per l’intero settore – che in seguito saranno ben illustrate - che quasi sempre da costoro furono gestite insieme e dunque in modo irregolare ed anomalo, con comportamenti di abitudinaria illegalità.
Sul punto è necessario e sufficiente rammentare la determinazione comune delle griglie arbitrali, presupposto dei sorteggi, che ovviamente doveva essere prerogativa esclusiva dei designatori e che, invece, come si scriverà, era amministrata insieme agli esponenti della Juventus, oppure l’esplicita volontà degli stessi dirigenti torinesi, dei designatori e del Presidente AIA di gestire insieme, anche tramite incontri periodici, le cose di rilievo del mondo del calcio, proposito realmente attuato.
La cogestione del campionato di calcio.
A questo punto devono iniziarsi ad illustrare con maggiore analiticità i dati probatori raccolti in atti che, in ragione della quantità notevolissima, sono trattati, di regola, in ordine cronologico, elencando prima quelli pertinenti al tema del delitto associativo ed in genere ai rapporti degli imputati tra loro e agli scopi comuni, che, come si è già stabilito, esistevano.
In una seconda parte saranno esaminati quelli riguardanti specificamente i reati di frode sportiva.
La storia raccontata dagli atti inizia il 13 Settembre 2004, quando Zeman, allenatore della squadra del Lecce e personaggio atipico nel mondo del calcio, per la sua propensione a parlare senza cautele di tematiche di rilievo, rilasciò un’intervista sul processo penale per il presunto uso di doping da parte di calciatori della Juve allora in corso a Torino, che vide coinvolti proprio Giraudo ed il medico sociale ; egli, tra l’altro, disse di atleti sani imbottiti di antidepressivi e psicofarmaci e, commentando le deposizioni rese nel processo da alcuni calciatori juventini, di memoria corta da parte di costoro; infine, per non smentire la sua fama di uomo senza peli sulla lingua, dette un giudizio tagliente anche sul Commisario Tecnico della Nazionale di calcio, Lippi.
La Procura Federale lo deferì per le dichiarazioni su Lippi, gravemente lesive della reputazione di persone operanti in ambito federale. Subito - dopo 14 Settembre - gli investigatori ascoltarono una conversazione telefonica tra Giraudo e Ghirelli – segretario della federazione – nella quale il primo si lamentò che il deferimento era stato fatto solo per la lesività delle affermazioni su Lippi e la Federazione e non sulla Juve ed il presunto uso del doping da parte dei suoi atleti, rimarcando che da anni il boemo era contrario alla Juve e che dava loro molto fastidio; insistendo con Ghirelli affinché controllasse il contenuto del deferimento per farlo estendere, se necessario, anche alla parte delle dichiarazioni sulla Juventus ed il doping : secondo me Frascione ha fatto una cosa diversa se e così fagliela integrare ed ancora“dobbiamo essere severi, bisogna dargli cinque mesi di sospensione… e non può allenare non solo non andare in panchina..; il dirigente bianconero ricevè più volte rassicurazioni dal Segretario Figc che il deferimento era stato fatto anche per le affermazioni riguardanti la Juve e che in ogni caso avrebbe controllato.
La mattina del 20 Settembre gli investigatori di Torino - dove all’epoca era istruito il procedimento - ascoltarono una conversazione tra Moggi e Pairetto, in cui dopo aver acquisito la certezza che quello stesso giorno si sarebbero svolti i sorteggi arbitrali per le prossime partite, ma che fate oggi i sorteggi? il secondo disse al primo … Si, si, per mercoledì, solo che non ho la… è a casa ….. comunque abbiamo impostato adesso bene… E’ tutto ok… ,gli stessi si diedero un appuntamento telefonico per le successive 21,30.
Il contenuto di questa conversazione è in sé intellegibile e nel contesto probatorio emerso è ragionevole dichiarare accertato che anche Pairetto aveva una scheda riservata – come si desume anche dal già citato interrogatorio di Bergamo - che in quel momento non poteva usare, il cui impiego era, all’evidenza, collegato ai sorteggi.
Il 21.9.04 vi fu la cena a casa di Giraudo con Moggi e Pairetto di cui si è fatto ampio cenno nella parte riguardante le linee generali del materiale di prova, del cui esito il direttore sportivo riferì anche al Vice Presidente Figc, Mazzini.
Il 26.9.04 si disputò la partita di calcio Udinese – Brescia, ed è bene sapere che la squadra friulana avrebbe dovuto affrontare la Juventus nel turno di campionato successivo; gli eventi agonistici di rilevo nel match - che trovano un riflesso nel processo - furono l’espulsione del giocatore udinese Jankulowski e l’ammonizione di tre suoi compagni.
Alle 16,58 - appena finita la partita - Giraudo chiamò Moggi e gli disse :” Dattilo è stato molto bravo ma se Dattilo è un po’ più sveglio dimezza l’Udinese ..M : ma cosa vuoi fare ha mandato via Iankulovski abbiamo un rompi… in meno” ; G : avevi ragione tu, io pensavo facesse quattro a…invece guarda un pò ?!
Il contenuto di questa conversazione sarà sviscerato e commentato quando sarà trattata la relativa imputazione di frode sportiva sub B) ma in questo momento occorre metterlo in relazione con altre acquisizioni positive presenti in atti. Invero poco più di due mesi dopo - il 3 Dicembre 04 - mentre Moggi parlava col telefono sotto controllo, ricevette un’altra telefonata su una delle sue utenze riservate e così disse all’interlocutore :. A me quello che mi serve è.. Fiorentina Bologna … in modo particolare quello mi serve in particolare.. il Milan, di avanzare nelle ammonizioni per fare le diffide.. tanto comunque ne parliamo stasera…sentiamoci stasera verso le 21,30 . Due giorni dopo, 5 Dicembre - ore 19,12 - dopo la partita di cui sopra - il giornalista Damascelli, notoriamente vicino agli interessi della Juventus, parlando con Moggi si riferì all’arbitraggio di De Santis in questi termini espliciti : … De Santis ha fatto il delitto perfetto c’abbiamo i tre difensori del Bologna fuori, ..squalificati tutti e tre.. e alla domanda di Moggi su chi fossero i diffidati, rispose rilevando la coincidenza con quelli degli ammoniti, cioè i difensori titolari del Bologna, squadra che i bianconeri dovevano affrontare nel turno successivo.
Dalla valutazione combinata di questi elementi conoscitivi - insieme ad altri di analogo contenuto che saranno via via segnalati - si ricava un dato molto chiaro circa l’interesse della dirigenza della Juve a che le squadre prossime antagoniste della sua avessero dei giocatori ammoniti, punizione che, con la pregressa esistenza di altre sanzioni, rendeva inevitabile la squalifica, indebolendo in tal modo i suoi imminenti avversari.
Il 31Ottobre 04 si svolse la partita Juve - Chievo, il cui arbitro, Pieri, ebbe contatti telefonici con i coimputati Moggi e Fabiani prima del sorteggio, poco prima dell’inizio della gara e nella stessa serata, come sarà esplicato nella parte dedicata all’attribuzione delle schede riservate ed in quella sullo specifico reato di frode sportiva.
Il successivo Sabato 6 Nov 2004 vi fu Reggina-Juve, conclusasi con la sconfitta della squadra di Torino per 2-1, ed arbitrata da Gianluca Paparesta; questo incontro non costituisce oggetto di addebito in sè ma è significativo per quanto alcuni imputati realizzarono al suo epilogo, comportamenti chiaramente ricostruibili dalla lettura di dialoghi intercettati e da assunzione di informazioni.
Per capire in pieno quanto si scriverà è necessario chiarire che gli esponenti della Juventus ebbero molto a ridire circa la conduzione di gara dell’arbitro, di cui lamentavano soprattutto l’annullamento di due goal segnati dalla Juve e la mancata concessione di un calcio di rigore giudicato “scandaloso”; furono proprio questi i concetti e le espressioni usate da Moggi nel commentare, dopo l’incontro, le decisioni dell’arbitro.
Va aggiunto che è un dato pacifico che Moggi, in un impeto di rabbia causatogli dalla direzione di gara, chiuse il povero Paparesta nello spogliatoio, guadagnandosi, così, un’improbabile accusa di sequestro di persona, nella quale fu coinvolto anche Giraudo.
Come si è accennato non è questo l’episodio di rilievo di cui si vuole dare conto ma altri che si espongono di seguito.
Invero, nello stesso tempo in cui Moggi sbolliva la sua ira sfogandosi con una interlocutrice telefonica, forse non lontano da lui Tullio Lanese, Presidente AIA, contemporaneamente parlava con tale Ingargiola, osservatore della FIGC, il cui compito di esaminatore delle condotte arbitrali si è già tratteggiato, ed ascoltava questo trasecolato racconto :… Compà in vita mia non l’ho mai vista una cosa del genere, Moggi ha minacciato Copelli col dito a gridare,lui e Giraudo, che non gli ha dato il rigore… gli ha detto che è scandaloso, come è scandaloso il rigore che non ci hai dato… ; dopo essersi accertati, tramite visione di filmati televisivi, che effettivamente gli arbitri avevano compiuto più di un errore, i due conversanti ripresero il discorso ed Ingargiola all’apparenza costernato : .. a minacciarli là dentro… e poi ma io lo scrivo ora, ci scrivo, li penalizzo e Lanese, che fino ad allora aveva prevalentemente ascoltato, disse :”Ma no di Moggi e Giraudo no, compare, suscitando l’immedata rettifica dell’osservatore : No, non ma che scherzi. Io non ho visto niente. Non ho sentito niente...quando questi sono andati a minacciare io sono andato dentro il bagno “ e Lanese “Bravo, bravo” ricevendone di nuovo rassicurazione dall’altro “NO, nella maniera più assoluta..” .
La scena ha del grottesco e richiama alla mente inevitabilmente l’icona delle tre scimmiette, una muta, l’altra sorda e la terza cieca che non vedono, non sentono e non parlano.
Più sobriamente deve evidenziarsi che la persona cui era affidato il compito di osservare, non appena manifestò l’intenzione di dare un conseguente senso a questa sua attività, relazionando a chi di dovere, fu subito fermato da chi avrebbe dovuto avere un indubbio interesse, se non altro alla difesa della dignità professionale del singolo arbitro e della categoria.
Il giorno dopo - 7 Novembre - Moggi riparlò del fatto con Giraudo, affermando di averne discusso con i designatori : ho parlato con Paolo e con l’altro devono essere fermati… adesso li facciamo fermare tutti.. Moggi riferì all’amministratore delegato che i designatori pensavano ad una sospensione per gli assistenti, a causa degli errori tecnici; Giraudo ricarò la dose, dicendo devono massacrarli, parlò di tradimento ed insistette : il duo non lo impieghi per un bel po’ e gli assistenti devono stare fermi di più due mesi, tre mesi. Moggi lo rassicurò di averci già pensato : lui adesso starà fermo tre o quattro settimane e poi ricomincia dalla B.
In realtà deve rilevarsi che, nel corso del suo interrogatorio,l’imputato Bergamo ha dimostrato che Paparesta arbitrò la Domenica successiva a quella incriminata ma va sottolineato che, invece, gli assistenti Copelli e Di Mauro per quella stagione non arbitrarono più la Juve.
A distanza di quattro giorni dal fatto, 10 Novembre, Moggi commentava ancora l’accaduto, questa volta con Lanese, che a sua volta lo informò: … so tutto perché l’osservatore è un mio amico e mi ha detto che ti ha visto entrare, dice che devo fare? io gli ho detto : tu non c’eri e ti fai i c… tuoi, ridendo giusto?.... La prossima settimana vengo perché ti devo parlare personalmente.
Le vittime dell’aggressione Paparesta ed i suoi assistenti Di Mauro e Copelli, sentiti dalla PG, confermarono la dinamica dell’episodio, riferendo le offese fatte da entrambi i dirigenti, nonché il comportamento tenuto da Ingargiola.
Riservando lo sviluppo di questo tema alla parte dedicata a Lanese, va per il momento sottolineato che la richiesta della grave omissione di rapporto da questi suggerita all’osservatore e subito accolta, segnala in modo inequivoco la comunanza di relazioni ed interessi tra Lanese stesso e gli esponenti della Juve, che indusse il Presidente AIA a seppellire un episodio che, se rivelato agli organi competenti della FIGC, avrebbe di certo nuociuto ai due dirigenti sul piano di possibili sanzioni e di certo sul piano della perdita di credibilità nell’ambiente. Egli stesso, d’altra parte, non mancò di evidenziare quanto fatto a Moggi, volendo sottolineare, all’evidenza, l’importante collaborazione fornitagli, per di più collegando l’informazione ad una richiesta di prossimo appuntamento, facendo così logicamente intuire un gioco di reciproche convenienze, che da altri elementi emergerà con chiarezza.
Il giorno seguente la conversazione con Lanese - 11 Novembre - e 24 ore prima del sorteggio degli arbitri per la domenica successiva, Moggi era di nuovo al telefono e cercava insistentemente Bergamo tramite la segretaria : se mi chiama ad uno dei ehm se richiama lui.. basta che gli dice così’ …; dai successivi colloqui tra il designatore e la donna si ricava che costui aveva il cellulare scarico e lo mandò a dire a Moggi; dopo poco Moggi chiamò a casa di Bergamo, gli dettò i codici per caricare, promettendo di richiamare e ricevendo dall’altro di nuovo l’affermazione che lo avrebbe sentito alle due precise; invece non si registrarono altre conversazioni sulle utenze sottoposte ad intercettazione. La concatenazione logico-temporale dei dialoghi ascoltati, nel contesto probatorio emerso, lascia ragionevolmente dedurre che i due avevano necessità di parlarsi sull’utenza riservata.
Nello stesso giorno il DS juventino cercò anche Pairetto lasciando detto di richiamarlo.
IL 12 Novembre, giorno del sorteggio, De Santis, arbitro estratto per la partita della Juventus parlò con Bergamo: è andato bene il sorteggio; Bergamo mi pare incastrato un pò tutto … avevo pensato di abbinare a Griselli, Cennicola… quando ho fatto le griglie, siccome ero a casa questa settimana, avevo preparato tutto io e avevo messo questi due, mi piaceva la coppia di assistenti; in effetti quelli citati furono gli assistenti di DE Santis nella gara.
Il 14 Novembre si disputò la gara che era stata preceduta dalle conversazioni trascritte - oggetto dell’imputazione di cui al capo e) - terminando con la vittoria della Juve per 0-1, riguardo alla quale occorre fare notare qualche dato.
A parte le solite polemiche sull’arbitraggio, vi fu una circostanza obbiettiva, che pure costituì oggetto di lamentele da parte della società perdente,cioè le pessime condizioni del terreno di gioco a causa della forte pioggia; di conseguenza qualcuno avanzò l’ipotesi che l’arbitro De Santis non avesse interrotto la partita, poiché la Juve era passata in vantaggio dopo pochi minuti.
Sul punto l’assistente Cennicola interrogato come indagato precisò che la pioggia era battente, il terreno accettabile ma non la fascia occupata dai guardialinee e che ebbe difficoltà a correre; aggiunse che al termine entrarono nello spogliatoio Moggi e Girando ed il primo si complimentò con lui, dicendo che era stato spettacolare, egli dal suo canto, aveva chiesto a Moggi se poteva ancora partecipare a gare della Juve, avendo la risposta che sicuramente sarebbe tornato ad arbitrare più volte la sua squadra.
Il Segretario FIGC Martino Manfredi, in rapporto di confidenza con DE Santis - come emerge anche da alcune conversazioni di quei giorni - riferì al PM che questi aveva sempre vantato il suo rapporto di conoscenza con Moggi e Giraudo ed in particolare per quell’occasione rivendicava di aver fatto proseguire l’incontro nonostante il campo fosse impraticabile; secondo Martino i designatori Bergamo e Pairetto nel raduno successivo avallarono ed apprezzarono la scelta di De Santis.
Il giorno dopo la gara DE Santis ricevette una telefonata dal suo assistente Ceniccola, che raccontò quanto avvenuto nello spogliatoio dopo la conclusione del match : è arrivato lui e mi ha detto sei stato bravo anzi, spettacolare; C ma secondo lei posso tornare a fare la JUve ? ricevendo una risposta soddisfatta ed incoraggiante.
Un commento si impone.
La vicinanza di DE Santis alla società bianconera, che si ricava non solo dalla testimonianza del pur cauto Martino, ma anche da altre consistenti tracce sparse nell’indagine, rende perlomeno verosimile l’accusa di parzialità nel non sospendere per pioggia l’incontro che i torinesi stavano vincendo; ipotesi che si rafforza considerando i gran complimenti manifestati da Moggi all’assistente Ceniccola; la contestuale domanda di questi circa possibili suoi impieghi in future partite di quella squadra e la positiva risposta avutane assumono valore indiziante circa il potere di Moggi sul settore arbitrale.
IL 28 Novembre era in programma una partita di cartello, da molti osservatori definito il derby d’Italia, per il prestigio e la popolarità delle due contendenti, Inter e Juventus.
La sera del 24 Novembre, due giorni prima del sorteggio,Moggi chiamò Bergamo, che lo tranquillizzò riguardo a qualcosa di cui non parlarono esplicitamente ed i due si dettero appuntamento verso le 23 ma non furono registrate telefonate sui telefoni “ordinari”. La mattina del giorno dopo Bergamo chiamò Pairetto “ ho avuto un pò di problemi, comunque te ne volevo parlare semmai all’altro telefono ..ti richiamo tra 10 minuti ma tu ce l’hai l’altro dietro di te …?
Di questa partita e della direzione arbitrale si occupò anche, parlandone con Bergamo, il Presidente di Lega Carraro, pensando sostanzialmente a possibili effetti negativi di un arbitraggio di favore per la Juve sulla sua prossima riconferma nella carica; tra l’altro Carraro a proposito dell’arbitro così si espresse : mi raccomando che non aiuti la Juventus per carità di Dio… che non aiuti la Juventus… che faccia la partita onesta … che non faccia errori a favore della Juventus..
La valutazione logica e temporale di queste due conversazioni aggiunge un tassello al quadro indiziario di insieme, poiché fa considerare probabile che i problemi di cui Bergamo voleva parlare riservatamente al collega erano derivati da precedenti - non ascoltate – richieste di Moggi, in questo caso non facilmente accoglibili data l’importanza dell’avversario e l’interesse che il match suscitava nell’opinione pubblica; d’altra parte non può fare a meno di osservarsi che il Presidente della FIGC, cioè il massimo dirigente del settore, contemplava tra le cose probabili un arbitraggio di favore per la Juve - rendendo pertanto credibile che questo fosse un avvenimento piuttosto consueto - evenienza secondo lui, invece, da scongiurare in tutti i modi.
Il 1 Dicembre Bergamo parlava con la fida Fazi e la donna chiese se conoscesse l’oggetto di un imminente incontro …Gigi ti ha detto niente su che verte domani sera l’incontro? , ricevendone una risposta negativa che commentò con un epiteto poco gentile nei confronti di Gigi ; la sera successiva prima della cena, Moggi conversando con la moglie, che proponeva di portare i panettoni natalizi d’uso, tra l’altro disse : gli diamo altra roba…loro più che panettoni…. , ottenendo la risposta di complicità coniugale … ho capito Lucià, non me lo dire tanto più o meno lo so.. ; nella stessa notte ma dopo la cena,Bergamo, parlando a sua volta con la moglie dell’incontro conviviale, affermò .. no problemi no... loro tendono sempre a sistemare tutto.. aggiungendo che si erano scambiati i regali e che era la cena di Natale.
Il discorso tra Bergamo e Fazi e quelli rubati all’intimità familiare fanno desumere che, oltre allo scambio di auguri e panettoni vi fossero altri argomenti da discutere tra i convitati, dei quali preventivamente Bergamo si disse non a conoscenza mentre successivamente definì l’incontro come volto a sistemare tutto.
Dunque oltre agli scontati scambi di auguri si trattò anche di argomenti di interesse comune.
Quale fosse la natura di detti argomenti è desumibile dalla conversazione del successivo 3 Dicembre dopo il sorteggio arbitrale tra tale Alessia, segretaria della Juventus e Moggi :A: ho gli arbitri di sere A e B , Moggi, scherzando … non mi dica che noi … Alessia : Dondarini, Moggi confermò ed Alessia ridendo l’ha già saputo… ed anche gli altri…Moggi Racalbuto sta a Reggio Calabria, Pieri sta a Parma Alessia ha già preso tutto…allora le comunico gli assistenti?.. Più tardi M se mi comunica Mitro, e mi comunica Baglioni per esempio e Alvino Alessia ma gli assistenti non sono usciti ancora M ma io già glieli dico….
Secondo quanto emerge dagli accertamenti di Pg Dondarini arbitrò effettivamente la Juve con gli assistenti Baglioni ed Alvino mentre Pieri fu arbitro di Parma - Milan con Mitro assistente, trattandosi degli ufficiali di gara che, per motivi intuibili,essendo quella di Milano la squadra concorrente della JUve, maggiormente interessavano.
La constatazione che Moggi sapeva in particolare i nomi degli assistenti - che non erano ancora pubblici - costituisce la riprova logica del contenuto dei discorsi della sera precedente, che avevano riguardato, evidentemente, la composizione delle terne arbitrali e la loro destinazione ai diversi campi di gioco.
Il 21 Dicembre vi fu l’incontro in Torino tra Pairetto, Moggi, Giraudo e Lanese, di cui si è gia scritto, ed è necessario sottolineare che il giorno successivo al telefono Lanese e Pairetto commentarono l’incontro della sera precedente con le seguenti espressioni : Pairetto : tutto molto bene penso si possa lavorare bene… Lanese siamo rimasti che ci rivediamo a gennaio e facciamo un check... ricevendo il consenso di Pairetto sulla necessità di incontrarsi periodicamente;nel corso della stessa giornata l’incontro fu di nuovo oggetto di uno scambio di idee tra Lanese e Moggi : stai tranquillo… c’è il massimo della collaborazione disse il primo al secondo.
In proposito deve osservarsi che la programmazione di riunioni a cadenza regolare in realtà si verificò, come già annotato, e che - come si desume dalla valutazione logica dei due discorsi avuti da Lanese - l’oggetto degli incontri interpellava le sue responsabilità come Presidente AIA e quelle dei designatori verso aspettative e progetti di cui Moggi e la sua società erano portatori, rispetto alle quali Lanese, garantendo anche per la categoria di cui era presidente, assicurava il massimo della collaborazione.
Il 22 Dicembre furono registrate due conversazioni tra Giraudo e Moggi, riguardanti un’intervista di Zeman al quotidiano sportivo Corriere dello Sport, nella quale questi evidenziava favoritismi per la Juve; nelle conversazioni soprattutto l’amministratore delegato manifestò propositi ritorsivi : bisogna dargli una legnata, diamogli un danno, portiamogli via un giocatore (Bojinov) … facciamogli offrire da qualcuno un ingaggio di tre milioni… se ti liberi ti diamo cinque milioni di euro l’anno...
Il 5 Gennaio 2005, giorno successivo ai sorteggi arbitrali, Moggi parlava su utenza ordinaria e ricevette una telefonata su altra utenza di carattere riservato da qualcuno che, a sua volta, parlava da un’ utenza riservata; Moggi riferì all’interlocutore di un precedente colloquio riguardante la composizione delle griglie e la destinazione degli arbitri : Ieri l’altro lo chiamo e ..prima griglia …uno, due,tre , quattro Morganti …allora sei scemo… Morganti si deve sta a casa dopo il casino che ha combinato, si piglia e si mette a casa … Morganti non ha capito come funziona …il colpevole è tutto Bergamo…ed ancora se davo retta a lui Morganti andava in prima griglia …gliela do io la prima griglia… non la deve fare... ora vediamo le partite di domani e poi decidiamo.
Secondo quanto accertato in atti, l’arbitro Morganti aveva diretto nel turno precedente la partita Messina-Atalanta - essendo la squadra siciliana secondo la tesi di accusa vicina a Moggi - ed in quell’occasione aveva sospeso la prosecuzione del match per le cattive condizioni atmosferiche, quando i siciliani erano in vantaggio; egli in seguito per due turni non arbitrò.
Si tratta, all’evidenza, di un altro serio elemento che comprova non solo la gestione congiunta della preparazione delle fasce di sorteggio da parte di Moggi e dei designatori, per la quale l’esponente juventino
pose il veto all’inserimento di Morganti in prima fascia, ma anche la capacità del primo di determinare l’esclusione di un arbitro dalle successive designazioni.
Questo episodio, inoltre, è collegabile al precedente, poiché se ne ricavano seri indizi per ritenere che i dirigenti della Juve esercitassero un potere di interdizione sui protagonisti del settore che si mostravano loro contrari, nel caso dell’arbitro Morganti effettivamente realizzato; sono eloquenti sul punto le espressioni di Moggi : Morganti non ha capito come funziona.. intendendo con questa espressione riferirsi - per comune interpretazione logica - ad un sistema vigente nel quale i comportamenti degli arbitri dovevano adeguarsi a regole di governo del settore stabilite in via di di fatto, parallele a quelle ufficiali, e delle quali anche Moggi era artefice e responsabile.
Il 6 Gennaio 2005 si disputò la partita Parma – Juve, diretta da De Santis e finita in parità e da alcune parole dell’arbitro ad un terzo nel dopo gara è comprensibile che dopo la partita Moggi e Girando entrarono nello spogliatoio e si lamentarono per qualcosa che l’assistente non aveva segnalato all’arbitro.
Più significativa è la conversazione del 7 Gennaio tra Lanese ed uno degli osservatori AIA, tale Boschi, che aveva presenziato all’incontro in questione; costui durante il resoconto fatto al presidente AIA, raccontò di una direzione di gara da parte di De Santis inaccettabile da un arbitro di livello internazionale, citando momenti di gioco specifici ed usando l’icastica espressione … per ammonire un giocatore della Juve uno deve dà una coltellata altrimenti non l’ammonisci …volendo riferirsi a due falli che meritavano la sanzione, invece non comminata; la conduzione di gara da parte di De Santis dovè risultare così sbilanciata che Boschi sentì il dovere di parlarne immediatamente con lo stesso arbitro nel suo spogliatoio. Dagli atti non emerge che Lanese assunse una posizione sui comportamenti di De Santis ed anzi è acquisito che lo stesso Boschi non penalizzò l’arbitro con un voto adeguato al basso livello di direzione di gara.
In considerazione del contenuto della telefonata, nonché della diretta rampogna dell’osservatore a DE Santis, deve ritenersi che l’arbitraggio di questi fosse stato realmente parziale ma che egli non ne pagò alcuna conseguenza, poiché, come già nel caso Ingragioia, l’osservatore si limitò a confidarsi con Lanese e, nel silenzio di questi, non rapportò alcunché sul punto.
Dopo alcuni giorni, il 10 Gennaio 2005, l’abitudine di Moggi di parlare contemporaneamente a due telefoni - quello sotto controllo e quello riservato - consentì di ricostruire un nuovo dialogo con persona a sua volta usuaria di scheda segreta, alla quale egli chiarì le ragioni delle varie designazioni arbitrali per le prossime partite : … mettono tutti quelli che non hanno messo l’altra volta … e … De Santis , lo avevo detto non lo possono mettere … , dopo poco fu ascoltato un altro discorso con la segretaria Alessia, fotocopia di quello già citato, dal quale fu chiaro che Moggi già era a conoscenza degli arbitri e degli assistenti impegnati nelle prossime gare.
Il 16 Gennaio 2005 si svolse la gara Cagliari - Juve terminata con un pareggio, nel corso della quale i giocatori sardi e poi il loro presidente evidenziarono l’irregolarità per fuorigioco del gol juventino.
L’evento è considerato in questa sentenza, poiché intorno ad esso furono registrate richieste di Moggi utili ad illuminare uno dei temi di accusa, cioè la prospettata influenza della società bianconera nei confronti di giornalisti sportivi e della FIGC, che deve essere valutato anche in questa sede per gli intuibili riflessi sulla sussistenza di rapporti illeciti tra tutti gli imputati e del delitto associativo.
Invero, il pomeriggio del giorno successivo la gara, il DS parlò con il giornalista Baldas, curatore di una popolare trasmissione televisiva, di quelle che ripassano più volte alla moviola le immagini degli incontri, valutando le scelte dei direttori di gara e traendone giudizi, a quanto risulta, nell’ambiente tenuti in grande considerazione.
Queste le espressioni di Moggi, riportate testualmente per la loro significatività : digli che non rompesse i co.. con la partita di ieri ..ed alla replica di Baldas : ma guarda che c’è il fuorigioco di 50 cm sul gol tagliò corto... e bisogna che l’accorci…i 50 cm devono diventà venti… insistendo per “l’assoluzione” dell’arbitro ed ottenendo subito l’acquiescenza del cronista… a Racalbuto lo tiro fuori di sicuro… che, invece, chiese il permesso di poter scaricare le responsabilità sull’assistente,… volevo sapere se posso scaricare un pò su Consolo…, cosa cui Moggi consentì, sia pure consigliando …poco, poco… ed aggiungendo devi dire che Racalbuto ha tenuto molto bene in pugno la partita, come in effetti è eh?... ricevendone conferma compiaciuta dalla risata dell’altro.
Dopo un paio di giorni Moggi intervenne presso il Segretario Figc commentando, tra lo scandalizzato ed il minaccioso, l’iniziativa federale di aprire un’inchiesta sul lavoro del medesimo arbitro in quell’incontro, così esprimendosi …ma come mettete sotto inchiesta un arbitro che …ha arbitrato bene? ricevendo una risposta minimizzante ..ma quale inchiesta ! ma è semplicemente sentito dal punto di vista del sentire … ma non ci penso manco lontanamente…ed infine Moggi….guarda che è una cosa abbastanza delicata .. vi pregherei di andarci con cautela eh! Perchè sennò da amici diventiamo nemici ... ricevendo rassicurazioni dall’interlocutore, piuttosto intimorito.
Gli episodi, ed in special modo il primo, in cui il giornalista in questione piegò il proprio diritto-dovere di informazione alle volontà di Moggi, sono sicuramente indizianti dell’esistenza di relazioni al momento qualificabili come anomale tra alcuni redattori televisivi e la società bianconera, impersonata dal suo DS, nonché della forte volontà di costui di ingeririrsi anche nella gestione di delicate iniziative federali, quali quella di iniziare un’inchiesta su una direzione di gara. D’altra parte la difesa a spada tratta ed in ambiti diversi di questo arbitro, rivela l’esistenza di un solido legame tra costui e la stessa Juve, iniziando così a scorgersi un altro aspetto di fondamentale importanza nell’economia del presente giudizio, quello del condizionamento dei direttori di gara da parte degli esponenti della società torinese.
Nel prosieguo del campionato sul piano sportivo su registrarono due sconfitte della Juve e due vittorie del Milan, che, così, ridusse a soli due punti il distacco dai torinesi.
Il 6 Febbraio, di mattina, vi fu questo dialogo preoccupato tra i due massimi dirigenti della Juventus, Moggi e Giraudo: il secondo “quelli che sembrano degli amici ormai non ci danno più niente.. bisogna mettere a posto in due ambienti l’ambiente esterno e quello interno.. bisogna avere la pazienza di chiamare tutti… abbiamo le idee chiare tutti su questo .. è la cosa secondo me basilare. ; Moggi ormai nel dubbio siamo penalizzati siamo penalizzati.. hanno paura di essere marchiati..siamo arrivati al punto che nel dubbio ci danno contro…”
Lo stesso giono ma nelle ore quasi notturne gli stessi Moggi e Girando commentarono un altro evento per loro sfavorevole, la vittoria del Milan sulla Lazio, sulla quale - secondo loro - aveva influito la mancata espulsione del difensore rossonero Stam da parte dell’arbitro Rosetti; a questo punto i due decisero per la convocazione d’urgenza dei designatori, come si legge di seguito ; Moggi :gliel’ho già detto a Pinocchio (Pairetto) .. però con coso non ci voglio parlare chiamalo te fallo venì Martedì … Sarebbe opportuno farli venire su Martedì per farci una chiacchiera ma di brutto muso perché così non si può andare… Giraudo non è che voglio stare zitto voglio parlare con quelli giusti è sbagliato chiamare questo qui , io chiamerei qualcun altro Moggi io ho chiamato Gigi e l’ho fatto nero… siamo circondati.
Come concordato tra i due, il Martedì vi fu un incontro serale tra Moggi, Pairetto e Giraudo, ricostruito tramite le conversazioni già in precedenza riportate: Moggi a Giraudo …verso le dieci alle otto liberati un attimo che ho fatto venì Pinochè a casa mia.. Giraudo, riprendendo un argomento precedente .. dobbiamo decidere di essere un pò più duri… poi ne parliamo oggi... A questo incontro serale tra Moggi, Giraudo e Pairetto seguì la conversazione notturna tra il primo e Bergamo, prima di proporre la quale è necessario osservare che i due dirigenti, a fronte di risultati sportivi e di presunte decisioni arbitrali sfavorevoli, decisero di chiamare a rapporto i designatori, riuscendovi direttamente con Pairetto, per intuitivi motivi logistici, per parlare loro a brutto muso ( così Moggi )e per essere un pò più duri (così Giraudo).
Quale fu il contenuto ed il tenore dei dialoghi tra Pairetto ed i due non è dato, ovviamente, sapere per acquisizioni positive ma una parte di esso fu certamente dedicata alla composizione delle griglie arbitrali, alla luce della conversazione notturna seguente.
Invero, il 9 Febbraio alle ore 1,09 , Bergamo da casa chiamò l’ utenza svizzera intesta ad un settantenne e rispose Moggi, subito mostratosi preoccupato poiché l’altro non usava la sua utenza riservata; i due parlarono della composizione delle griglie nel dettaglio, elencando le partite e gli arbitri da inserire in ciascuna fascia; Moggi indicò gli arbitri Bertini,Paparesta Trefoloni, Racalbuto, Rodomonti (Moggi credo che questa possa essere una griglia ) e, confrontando quella che ciascuno aveva studiato , riscontrarono che erano quasi uguali ( B .. ed allora s’era fatta uguale , vedi )i due ragionarono anche di alcune esclusioni pensate da Bergamo, di cui egli riferì all’altro, all’evidenza per avere il suo consenso sulla scelta :Bergamo Tombolini volevo tenerlo un turno fermo perché ha sbagliato se no se non li punisci mai.. M concordando .. io pure c’ho della gente da tenè sotto… se tu non punisci Collina e Rosetti gli altri sono tutti autorizzati Bergamo : Infatti Collina e Rosetti non ce li ho messi;
Il valore probatorio di questa acquisizione è grande, poiché da essa è immediatamente leggibile il metodo usato dai protagonisti della vicenda circa la composizione delle fasce, presupposto indispensabile e condizionante dell’esito del “sorteggio” ; in particolare Moggi non solo era autorizzato a proporre fin nel dettaglio la griglia di suo gradimento, indicando, tra l’altro, l’inserimento di Paparesta, che sapeva sarebbe tornato in tempo utile dall’estero, ma approfittò dell’occasione per manifestare la sua volontà di voler punire gli arbitri Collina e Rosetti con l’esclusione da quel turno, scelta del resto anticipata da Bergamo in perfetta sintonia col primo.
La concatenazione logica, temporale e funzionale dell’incontro con Pairetto e Giraudo e della conversazione in questione, nel contesto accertato, induce con ogni ragione a ritenere che in precedenza anche Giraudo e l’altro designatore avessero stabilito con Moggi la combinazione delle fasce da questi in seguito rappresentata a Bergamo.
Deve innanzitutto darsi conto che dagli accertamenti in atti risulta che
gli arbitri inseriti nella griglia furono effettivamente quelli detti nel dialogo di cui sopra e, sotto altro profilo, annotare quanto - ascoltata la conversazione - dissero a loro discolpa i due indagati nei rispettivi interrogatori.
Moggi testualmente precisò : non è che mi vado a nascondere dietro un dito…è un dovere di un dirigente curare bene i rapporti della propria società, se ho fatto una telefonata.. e ho detto il mio pensiero è… perchè ritenevo che si dovesse dare peso ad arbitri importanti che danno garanzie di.. portare avanti le partite nel modo migliore ma solo perché la Juve non ricevesse danni ma non certamente favori… e cioè la cosa di avere a disposizione una griglia in cui ci sono tutti arbitri che.. diano il rendimento giusto.
Bergamo a sua volta affermò che, essendo Moggi un espertissimo addetto ai lavori, e, tenuto conto della prassi quasi costante per la quale gli arbitri non potevano essere impegnati in due turni consecutivi, egli ben poteva confrontarsi con lui sulla composizione delle griglie, che per di più rispondevano a criteri che anche Moggi conosceva; riconobbe, però, che gli arbitri che poteva inserire erano parecchi di più di quelli citati.
La valutazione degli argomenti difensivi esposti dai diretti interessati non influisce sul peso e valore della prova a carico, il cui significato non ne è confutato, anzi, ne è confermato.
In sostanza Moggi riconobbe che scopo della conversazione era quello di influire direttamente sulla formazione delle griglie, tentando di dare legittimità al suo operato in ragione dell’adempimento dei suoi doveri verso la società da cui dipendeva ed incappando in un evidente lapsus freudiano nel sottolineare la necessità di avere a disposizione una determinata scelta di arbitri.
Bergamo, dal canto suo, parlò senza alcuna consapevolezza del proprio ruolo, come se le regole che, ricoprendolo, avrebbe dovuto rispettare fossero inesistenti, ovvero, come se Moggi fosse stato il secondo designatore – suo collega - e non un dirigente di vertice di una squadra in competizione con le altre, rispetto al quale egli aveva il dovere di imparzialità.
Sotto il profilo squisitamente probatorio possono trarsi alcune prime conclusioni.
Le positive acquisizioni di indagine finora illustrate e valutate, vanno soppesate insieme agli interrogatori di cui sopra, nel corso dei quali gli imputati concordemente parlarono dei loro accordi riguardo le griglie, nonché riguardo inclusioni od esclusioni di arbitri dalle designazioni, come di una prassi rientrante nell’ambito del possibile e del ragionevole, addirittura rivendicando la legittimità di questo modo di fare, Moggi ascrivendola ai compiti del suo incarico dirigenziale, Bergamo attribuendola ad una necessità di confronto. La valutazione combinata di queste prove induce a considerare accertato che la cogestione delle scelte arbitrali - nel senso innanzi delineato - fosse un metodo costantemente attuato dagli imputati nel corso di quel campionato.
Per lo stesso 9 febbraio devono illustarsi due importanti conversazioni, avvenute tra Bergamo e Fazi, ricordando che costei per essere stata molto a lungo segretaria Figc - per forza di cose e per come emerge dalle sue parole in tante conversazioni - era profonda conoscitrice di persone e situazioni del settore.
Bergamo-Fazi ore 10,28: il primo alla seconda riferì di un precedente colloquio con Moggi - all’evidenza avvenuto tramite scheda riservata poiché non intercettato - nel corso del quale aveva tra l’altro esortato Moggi a pensare all’esito del campionato : …ho detto Lucià …pensiamo a Giugno… se non si ripara ora, si butta all’aria il campionato, lo vuoi capire si o no? ed ancora con riguardo alla prossima partita della Juve : chi vuoi come assistenti?... dice voglio Ambrosini e Foschetti … no ti mando Ricci e Gemignani ridendo insomma se non è zuppa è pan bagnato, però tanto per non dirgli quello che vuole lui F… certo hai fatto bene ma Ricci è suo,Gemignani va bene quindi…; B gli ho dato un’altra botta .
Alle ore 16,08 gli stessi conversanti si intrattennero ancora sulle preoccupazioni di Moggi per l’andamento del campionato che aveva manifestato chiaramente alla donna e che costei commentò con Bergamo, ripetendo le parole di Moggi : sono nel casino… mi rendo conto che la situazione non va .. siamo allo sbando.. “ aggiungendo tra l’altro Fazi: se hai tolto la credibilità a Bergamo e non gliela dai adesso tu quest’anno non lo vinci il campionato …gli arbitri si tengono tutti autonomi poiché sanno che il prossimo anno non ci saranno i due designatori; : lui è convinto che un altro anno ci siete …”
L’appiattimento di Bergamo ai desideri della Juve e di Moggi emerge con chiarezza dai precedenti dialoghi, pur se, furbescamente, il designatore finse di non accontentare in tutto le aspettative dell’altro, in sostanza, invece, facendolo; ciò probabilmente al solo scopo di mantenere un barlume di autonomia e far pesare il suo residuo potere in vista della futura possibile sua riconferma; d’altra parte non può non evidenziarsi come il legame tra Bergamo e Moggi si evidenzi dall’espressione pensiamo a Giugno, cioè all’esito del torneo, che il designatore profferì con naturalezza come fosse anch’egli un esponente della società torinese; anche la Fazi fece la sua parte, affermando chiaramente al Ds juventino - di certo a conoscenza del rapporto tra costei e Bergamo - che se voleva vincere il campionato doveva ridare credibilità a Bergamo, contribuendo, cioè, a creare le condizioni per la sua riconferma.
Queste conversazioni sono tra le più emblematiche dell’intreccio di rapporti e di interessi reciproci tra gli imputati - al centro del quale vi era da un lato quello a vincere il campionato, dall’altro quello della riconferma all’incarico di designatore - la cui efficace cura e soddisfazione doveva portare inevitabilmente - dati i ruoli specifici - a riflessi negativi sulla regolarità delle partite.
Il 13 Febbraio si svolse la gara Juventus Udinese, arbitrata da Rodomonti, con assistenti Gemignani e Foschetti, il secondo chiesto da Moggi, sulla cui scelta evidentemente Bergamo ebbe un ripensamento, decidendo di non discostarsi in tutto dalle richieste dell’altro.
Essendo questa partita oggetto di un’imputazione specifica se ne tratterà nella parte dedicata alle frodi sportive.
Il 14 Febbraio il Consiglio Federale, nel quale sedeva Giraudo, rielesse Carraro a Presidente FIGC e quella fu l’occasione da parte del Vice Presidente Mazzini per farsi promotore di un’altra riunione, che, infatti, avvenne il 17 Febbraio tra lo stesso Mazzini, Pairetto, Moggi, Giraudo e Lanese a casa del primo.
In proposito non vi è ovviamente alcun dato circa i colloqui che gli imputati intrattennero ma l’oggetto dell’incontro si desume da una delle espressioni usate da Mazzini, che in seguito così commentò la nomina di Carraro con Moggi: certo però noi la mano che.. che cosa abbiamo fatto per Carraro,ragazzi… ora però c’è da fare gli organigrammi. Noi bisogna vedersi un minuto…l’interlocutore concordò, proponendo di estendere l’incontro a Lanese che, infatti, avvicinato, assicurò la sua partecipazione alla riunione che poi - come già accennato - si tenne.
Non può non esprimersi un giudizio di genetica anomalia di questa riunione, poiché vi si incontrarono i due massimi dirigenti della società in lotta per il titolo - di cui uno anche consigliere federale - due esponenti di vertice del settore arbitrale ed il Vice Presidente della Federazione per discutere, almeno in parte, dei nuovi organigrammi della FIGC.
Due profili di grave anormalità vale la pena sottolineare.
Gli appartenenti a segmenti diversi del mondo del calcio, che avrebbero dovuto pensare ed agire in modo autonomo e separato rispettando ciascuno le proprie competenze, scelsero, invece, di concordare i nuovi assetti organizzativi del massimo Ente di governo delle cose calcistiche, con conseguenze sul regolare e buon funzionamento dell’organo in questione immaginabili.
Inoltre, ciascuno di essi, intorno al tavolo che si può immaginare, portò il suo interesse specifico: gli juventini erano in corsa per la vittoria finale nel campionato, Pairetto, anch’egli interessato alla riconferma e responsabile della scelta giudici di gara, era illegittimamante con loro; Lanese rappresentava la categoria di cui era presidente ed assicurava la sua coesione e disponibilità ai desiderata del gruppo di comando, Mazzini usava del suo alto incarico in Federazione e delle relazioni che ne conseguivano per scopi di parte e non istituzionali, nel contempo garantendo che gli altri avessero ingresso nelle cose federali e trovassero nell’Ente una sponda per la realizzazione dei propri programmi.
La commistione dei rispettivi incarichi e funzioni è elemento seriamente indiziante del forte legame esistente tra tutti gli imputati, in ossequio ed adempimento del quale ciascuno abdicava a parte delle sue legittime prerogative, per portare avanti un comune programma di iniziative illegittime ed illecite, e realizzando il quale ognuno avrebbe trovato il suo tornaconto.
In questo quadro generale è necessario in specie sottolineare il ruolo di Giraudo, [ dovendo tacere di Mazzini poiché non imputato] che in quel contesto assommava il doppio ruolo di consigliere federale ed esponente della Juve e che partecipò all’incontro con soggetti estranei alla Federazione, anche allo scopo di definirne l’organigramma; se ne deve desumere che, nell’occasione, in particolar modo questi si rese disponibile alle volontà del gruppo di controllare la Federazione, manifestando un chiaro interesse a piegarne le regole di funzionamento e l’autonomia agli interessi della compagine di cui condivideva gli scopi comuni e, dunque, faceva parte.
Il 5 Marzo il Milan e la Juve si trovavano a pari punti e si disputò la partita Roma Juventus finita col risultato di 1-2 ed oggetto dell’imputazione di frode di cui al capo z).
Quella mattina vi fu una richiesta di Bergamo a Fazi nel corso della quale il primo chiese alla donna di far arrivare al quarto ufficiale di quella gara,Gabriele, il messaggio di portarsi un telefono in modo da poter essere contattato da Bergamo stesso in caso di bisogno …questa sera lui lascia un telefonino attivo, uno sicuro,però fallo attraverso Francesca, non direttamente con lui …dopo poco Fazi parlò con la moglie di Gabriele e le fece la raccomandazione.
Per quanto di interesse in questa sentenza vale la pena ricordare la conversazione - avvenuta il giorno dopo il match - che più appropriatamente può chiamarsi litigio, tra Carraro e Bergamo, nel corso del quale il Presidente rampognò gravemente il designatore a causa dei grossolani errori in cui era incappato l’arbitro Racalbuto e si spinse a dire : “quando un arbitro da un rigore al limite dell’area vuol dire che gli scappa che la Juve debba vincere …”, aggiungendo che per questo motivo l’intera classe arbitrale ed il mondo del calcio in genere avevano fatto una pessima figura.
Riservando all’esame del singolo capo di imputazione una trattazione più approfondita, è utile solo rimarcare che anche in questo caso - come già in quello precedente della partita con l’Inter del mese di Novembre - il presidente FIGC manifestò, sia pure in modo indiretto ed ironico, di considerare ben possibile che l’arbitro avesse voluto favorire la Juventus, dovendosene trarre motivo di conforto, sul piano dell’apprezzamento logico dei fatti, per le tesi dell’Accusa.
Nello stesso giorno in cui fu riconfermato Galliani come Presidente di Lega, il 23 Marzo, vi fu un nuovo incontro a Torino tra Moggi, Lanese e Pairetto; successivamente il dirigente bianconero, alla domanda di Mazzini su come era andata l’assemblea di Lega, rispose : come si voleva noi chiaro?.....ehm Antonio consigliere, tutto a posto…” e commentò con l’allenatore della sua squadra l’evento in termini analoghi.
Il concetto, ripetuto da Moggi circa la conformità della scelta di Galliani alle volontà di più persone lascia intendere – coerentemente con il complessivo contesto probatorio - che il gruppo di gestione delle cose calcistiche, di cui egli faceva parte, aveva determinato anche questa importante decisione.
Il 20 Marzo 2005 fu ascoltata un’altra conversazione tra persone che finora non sono state citate, trattandosi del dirigente del Milan addetto agli arbitri – Meani - e di un assistente di gara che aveva appena terminato il suo lavoro; invero, pochi minuti dopo la gara Fiorentina Inter l’assistente Contini, che l’aveva condotta insieme all’arbitro Bertini, segnalò al milanista l’ammonizione da parte di Bertini di un giocatore viola, che la domenica successiva doveva incontrare la Juve e che, essendo già sanzionato, per questo non avrebbe partecipato al match.
Il tema sarà sviluppato ampiamente nella parte dedicata alle frodi sportive ed ai sistemi per condizionare i risultati delle partite.
Il 17 Aprile si disputò la partita Siena Milan finita 2-1 ed oggetto dell’imputazione di cui al capo A3), della quale l’arbitro fu Collina, da tutti considerato come indipendente e gli assistenti Farneti e Baglioni; episodio centrale fu l’ annullamento di un gol a Schevcenko del MIlan per fuorigioco segnalato da Baglioni.
Il fatto sarà illustrato e valutato in dettaglio più avanti ma allo stato è conveniente riportare i commenti opposti che ne fecero gli esponenti del Milan e, soprattutto, della Juve.
Alle ore 18,01 il già menzionato Meani con l’assistente Contini chiosò sulla decisione di Baglioni, peraltro parlandone in termini di errore madornale, anche se aggiunse che Baglioni era amico di Pairetto, che quest’ultimo andava a mangiare a casa sua; aggiunse che Baglioni con lui stesso aveva ammesso di aver sbagliato e si era scusato, dicendosi dispiaciuto per aver fatto due errori nella sua carriera ed entrambi a danno del Milan.
Il 20 Aprile si tenne il derby d’Italia tra Juve ed Inter, che si concluse con la sconfitta dei bianconeri per 0-1.
Per comprendere in pieno il senso del successivo dialogo tra Giraudo e Mazzini, che costituisce un serio elemento di valutazione, occorre sapere che dagli atti appare acquisito che alcuni arbitri ed assistenti fossero di riferimento per le società più importanti. Tanto si è scritto per l’arbitro De Santis e per Racalbuto, da ritenere vicini alla Juve e tanto deve ora evidenziarsi per gli assistenti Babini e Puglisi che, come emerge anche dalle loro pur prudenti informazioni al PM,erano di riferimento del Milan.
Il 22 Aprile, invero,gli atti rendono conto di una conversazione tra Mazzini e Girando, riguardante il successivo turno di campionato, nel quale il dirigente Juve tornò a commentare la designazione degli assistenti, che sarebbero stati impegnati a dirigere la partita degli avversari e fece un cenno al precedente incontro Siena MIlan; queste le espressioni usate : per la prima volta in tanti anni ho avuto una delusione dal nostro amico Paolo [Bergamo] perché mandare Babini e poi Puglisi al MIlan dopo che Shevcenko si è lamentato non mi è piaciuto…è stata una cosa che mi ha deluso molto bisogna farci caso ai due sbandieratori perché quella è una cosa che decide lui; Mazzini : però a Siena il nostro amico è stato eccezionale e Giraudo : si è stato eccezionale dopodiché come uno si lamenta..” ; tra le espressioni di Mazzini nel corso del colloquio vale la pena sottolineare che, nel parlare di arbitri ed arbitraggi egli, ad un certo punto, disse a Giraudo : più che altro era rimasto deluso dal nostro fischietto !... quello che tu hai detto chè è sfortunato, dovendo intendersi nel contesto della conversazione questa espressione riferite all’arbitro De Santis che da poco aveva diretto l’incontro perso dalla Juve con l’Inter e per questo poco fortunato.
La conversazione è in sé intellegibile ed offre un nuovo tassello utile a ricostruire i rapporti tra Bergamo, di cui i conversanti parlarono, e Giraudo. Per logica, infatti, se questi si lamentò di una scelta del designatore con persona di rango elevato nel settore, come il vice presidente Figc, definendolo nel contempo amico da anni e sottolineando l’eccezionalità di quella opzione negativa, deve ritenersi che, di regola, le specifiche scelte di assegnazione dei direttori di gara erano gradite alla Juve ed ai suoi dirigenti; questa constatazione, interpretata nel compendio indiziario accertato, appare sintomatica di un rapporto privilegiato tra la società di Torino in persona del suo amministratore delegato e il designatore di Livorno.
D’altra parte una comunanza di interessi ed intenti tra Giraudo e Mazzini si evince anche dall’espressione nostro fischietto che all’evidenza rimanda all’idea di un arbitro a disposizione dei due conversanti e verosimilmente di altri a loro vicini.
I prossimi elementi probatori che saranno esaminati riguardano due imputati non presenti nel processo ma la trattazione ne è utile, sia perché introduce una terza conversazione di rilievo, sia perché pertiene al tema del delitto associativo. Per comprenderne al meglio il significato è necessario premettere che una parte delle vicende oggetto di indagine e cristallizzate nel decreto di giudizio riguarda le sorti della Lazio, società che - secondo l’Accusa - in una fase precedente del campionato era stata aiutata a risalire la classifica per evitare la retrocessione in serie B.
Infatti, il 23 Aprile ore 11,03, fu ascoltata una conversazione tra Mazzini e Lotito – presidente della società romana – in cui il secondo cercò di capire chi era l’arbitro del match con la Juve e Mazzini, prima con un giro di parole poi con una negazione, gli indicò il nome di Trefoloni, raccomandando nello stesso tempo di aiutarlo e sottolineando che questi era anche un grande amico suo.
La partita si giocò, la squadra di Lotito perse per 0-1 ed il presidente criticò pubblicamente la direzione di gara dell’arbitro.
Il successivo 26 Aprile, sempre per telefono, Mazzini rimproverò Lotito per le piazzate che aveva fatto commentando l’arbitraggio di Trefoloni e l’interlocutore replicò che l’arbitro aveva lavorato costantemente contro la Lazio, invertendo le punizioni, fischiando fuorigioco e falli inesistenti quando la sua squadra andava verso la porta avversaria; Mazzini ribadì le sue posizioni, sostenendo che secondo lui le cose non erano andate come le raccontava Lotito ed aggiunse … resta il fatto che Trefoloni è un mio amico e resta un fatto sicuro ! naturalmente come tutti gli amici …possono sbagliare … possono delle volte non far bene… però resta che Trefoloni è un amico… non è stato amico questa volta lo può essere un’altra volta!
Lotito, di fronte alla fermezza dell’altro, cercò di ridimensionare i toni, affermando, tra l’altro, che era una questione di misura, ... sto discutendo della misura.. che è una cosa diversa … cioè dire.. vuoi aiutarlo, aiutalo,.. non me da il rigore netto… ma non puoi arbitrare tutta la partita con lo scopo esclusivamente di far segnare la JUve ed evitare che segnasse la Lazio .. ha fischiato tutti i falli contro…
Nel pomeriggio dello stesso giorno Giraudo chiamò Mazzini, che lo mise a parte del comportamento di Lotito, lamentandosene in maniera forte e volgare .. mi sono rotto i co.. di aiutare le teste di ca.. e Giraudo concordando su entrambi i concetti : è stato utile in fase di elezione di Lega ma adesso fuori dai co.. perché è un poco di buono… ed a successive doglianze di Mazzini, rincarò la dose definendo il presidente della Lazio un imbecille.
Alcune osservazioni sono utili.
La prima riguarda Mazzini, Vice Presidente Figc, che fece una strenua difesa preventiva e successiva dell’arbitro Trefoloni, calcando il tono sul fatto che era suo amico e che in una successiva occasione avrebbe potuto dimostrare amicizia anche nei confronti di Lotito e della Lazio.
Se ne ricava chiaramente che Mazzini, rappresentante di vertice dell’organo di governo del settore e che, dunque, avrebbe dovuto essere equidistante da tutti i protagonisti, come arbitri e società, aveva, invece, un rapporto speciale con questo arbitro, di natura tale da doverne difendere ad ogni costo l’opera e garantirne futuri comportamenti verso una società, dimostrando, con ciò, di essere compartecipe dei meccanismi di appartenenza e di condizionamento degli arbitri.
La seconda considerazione, desumibile dalle espressioni di Lotito, riguarda il dato - evidentemente notorio nell’ambiente - che alcuni arbitri parteggiavano per la Juventus, trovando acquiescenza questo comportamento anche in alcuni degli avversari, che si limitavano - come il presidente romano nella specie - ad impetrare una misura nelle decisioni sfavorevoli, forse per salvare la dignità personale e della società.
Il terzo argomento, che si trae dal greve dialogo tra Giraudo e Mazzini, interpella i motivi per cui il secondo mise a conoscenza il primo dei comportamenti di Lotito, dovendosi per logica ritenere che tra il presidente romano e l’esponente FIGC non vi fosse un rapporto solo personale, ma che in questo vi era coinvolto anche l’amministratore della Juventus e che nell’occasione il vice presidente volesse provocare la pronuncia di un’opinione dell’altro su futuri atteggiamenti da adottare nei confronti di Lotito, da concordare insieme. Non si tratta solo di una fondata considerazione logica, poiché è certo dalle parole di Giraudo e dal contesto indiziario (è stato utile in fase di elezione di Lega ma adesso fuori dai co.. perché è un poco di buono) che i due colloquianti avevano in precedenza orientato le decisioni di Lotito in occasione dell’elezione del Presidente di Lega - forse ingraziandoselo tramite l’alterazione di risultati sul terreno di gioco – e che in quel momento avessero il proposito di emarginarlo. Sul punto vale la pena notare che le partite della Lazio che, secondo l’imputazione, furono pilotate in suo favore risalgono ad epoca ( Febbraio 2005) appena precedente l’elezione di Galliani e, dunque, in tempi compatibili con un uso strumentale degli arbitraggi.
IL 28 Aprile la moglie di Bergamo lo avvisò che aveva sbagliato a prendere il telefono, lasciando a casa quello nuovo, su cui era stato chiamato e che doveva usare per chiamare nuovamente; in seguito riferì il numero di telefono che il marito doveva richiamare, che da accertamenti risultò essere del gestore Slovenia Mobitel, come altri usati per certo da Moggi.
La circostanza è valida per comprendere il continuativo uso di schede segrete fatte dal designatore e, nella cornice indiziaria emersa, è significativo che Bergamo dovesse usare detta scheda il giorno stesso del sorteggio ( 29 Aprile).
Il 30 Aprile ad ora di pranzo, in un momento cruciale per le sorti del campionato, poiché era prossimo il match-clou tra Juve e Milan, a Torino di nuovo si videro Moggi, Giraudo, Lanese e Pairetto.
Quella stessa sera si giocò la partita Fiorentina-Milan, al cui risultato evidentemente era interessata la Juve e, poco prima, vi fu un discorso tra Mazzini e Bergamo: il primo ...se stasera… se per caso succede qualcosa tra oggi e domani tu ci ragioni … perché poi cambiano a seconda di chi…e il secondo rispose … ma le cose impossibili non si possono fare …
Nel contesto probatorio evidenziato deve ritenersi che Mazzini alluse ad un possibile risultato sfavorevole alla Juve (vittoria del Milan) che avrebbe meritato verosimilmente un intervento del designatore a contrappeso; anche in questo caso risulta evidente una anomala presa di interesse del vicepresidente federale ai risultati che le società in lizza per il titolo avrebbero conseguito.
Domenica 8 Maggio era in programma la partita tra Juve e Milan, che con ogni probabilità avrebbe deciso dello scudetto, ed il 2 Maggio vi fu un incontro tra Moggi e la Fazi presso il Santuario del Divino Amore a Roma, nel quale l’uomo si mostrò molto preoccupato per la piega che stavano prendendo gli eventi.
Il contenuto del colloquio non fu naturalmente captato dagli investigatori, ma esso è ricavabile tramite il resoconto che, quella sera stessa, la donna ne fece al suo amico Bergamo.
In sostanza Moggi denunciò un forte senso di isolamento, dal quale escluse proprio Bergamo stesso : tutto mi sarei aspettato nella vita meno quello che m’ha fatto l’amico nostro...so perfettamente la fatica che fa Paolo è l’unico che ci è rimasto vicino….; la signora rassicurò Bergamo della riconoscenza nell’occasione manifestatagli da Moggi per quello che aveva fatto in tutti questi anni , passando poi a parlare delle immediate aspettative della Juve : per questa partita si aspettano Trefoloni precisando che tra Collina e Paparesta avrebbero preferito il primo; Fazi, in seguito, riferì anche di quanto da lei stessa suggerito a Moggi, sia con riguardo alla prossima gara (F ma agli assistenti ci avete pensato ?) sia riguardo al futuro del campionato ( .. dammi retta fidati,almeno di quello che ti è stato dimostrato lascialo lavorare …te mancano quattro partite.. M : la fiducia non gliela ho mai tolta te lo dimostrerò…) sia riguardo alla sorte dei designatori, emergendo dal contesto discorsivo riportato, che Pairetto pensava di restare solo in quell’incarico, che Moggi, invece, si sarebbe battuto per far restare entrambi e che in caso la scelta fosse stata diversa, egli di certo non avrebbe sostenuto Pairetto.
Questa conversazione, il cui contenuto benché parzialmenete “de relato” è verosimile e coerente con il quadro di insieme e dunque risulta credibile, assume notevole significato probatorio, poichè mette in risalto il forte legame esistente tra Moggi e la Juve, Bergamo e Fazi; costoro, pur tirando ciascuno l’acqua al proprio mulino, confermavano la reciprocità di interessi e l’esistenza di un programma comune, avendo come obbiettivo la società torinese la vittoria del campionato, anche con mezzi illeciti, e Bergamo la riconferma del suo compito di designatore; tra loro Fazi svolgeva con astuzia ed effiacacia il ruolo di mediatrice, raccogliendo gli interessati sfoghi di Moggi che ben sapeva che sarebbero giunti all’orecchio di Bergamo - dati i rapporti tra i due - e facendo da portavoce e sponsor di quest’ultimo nei confronti di Moggi, il cui potere, nonostante i lamenti, era lontano dall’affievolirsi.
Vale la pena sottolineare il dato di fatto che arbitro dell’incontro col Milan fu proprio Collina, cioè colui che, in mancanza del più gradito Trefoloni, la Juve avrebbe preferito.
Il risultato del match-clou fu favorevole alla squadra zebrata e da questo momento le conversazioni assunsero un altro tono ed un altro contenuto, proiettandosi maggiormente verso il futuro dei designatori, argomento cui fu dedicato l’incontro del 21 Maggio, come si arguisce da quanto appresso.
Questo rendez-vous, cui si è fatto già cenno, fu preparato da diverse telefonate, tra le quali è necessario dar conto di quella del 19 Maggio da Mazzini a Bergamo, in cui il primo sollecitò il secondo a definire i dettagli della cena, aggiungendo “ …ricordatelo perché loro ci tengono tantissimo eh.. ed a noi ci fa comodo..” ,nonchè di quella del 20 Maggio ore 10,25 tra Bergamo e Fazi.
In questa, il primo riferì alla sua consigliera che la sera precedente aveva chiamato il numero uno [Giraudo]e non era riuscito a parlare con il nr due [Moggi] ma aspettava entrambi, precisando di aver detto ancora al drigente Juve .. mi ha chiamato due volte l’amico di Firenze.. per lui ho una grande amicizia, riportando anche la risposta, definita molto intelligente,di Giraudo : .. per noi è un amico fidatissimo decidi tu… a noi fa piacere che ci siamo noi e ugualmente se c’è lui.. quindi è una cosa che decidi tu..; nel proseguire del discorso Fazi dimostrò ancora una volta di essere l’ispiratrice delle mosse dell’uomo, indicandogli in dettaglio la strategia da adottare ed i toni da usare nell’affrontare il tema della riunione; esplicitamente suggerendogli di chiedere l’aiuto di Mazzini e di usare un tono molto basso ma fermo.
Bergamo obbedì e nella successiva telefonata a Mazzini sottolineò l’importanza della cena e la necessità di avere ausilio dall’interlocutore “… io però vorrei fare una cena importante, non per l’apparecchiatura… ma per le cose che gli devo dire, tu bisogna che mi dai una mano eh? .. ricevendo l’ironica rassicurazione dall’altro …non c’è dubbio, siccome non te l’ho mai data …; la cena doveva avere carattere molto riservato, poiché il padrone di casa si premurò di evidenziare che le mogli dei torinesi non sarebbero venute e che se la moglie di Mazzini voleva proprio presenziare avrebbe mangiato di là con la sua.
Il 21 maggio tra le 18,00 e le 23,50 vi fu il programmato incontro tra Bergamo, Moggi, Girando e Mazzini a casa di Bergamo, documentato da un servizio di osservazione della PG e dalla relativa annotazione in atti.
I discorsi tenuti nell’occasione sono comprensibili tramite alcuni colloqui avuti da Bergamo nei giorni seguenti.
Il primo fu con la fidata amica Fazi.
L’uomo così raccontò alla donna, in modo inizialmente piuttosto ingarbugliato, i discorsi dianzi tenuti: gli ho detto che Massimo ha lavorato prima per loro…lui lavorava per loro mica per me….… gli ho detto quest’anno ho avuto tutti contro… gli arbitri quando hanno saputo che Carraro ha chiamato Collina…sono tornato anche alla gita di Lanese a Torino ho dovuto anche dì che Lanese ha giocato contro di me. Il designatore confidò, altresì, ai due dirigenti di aver scritto una relazione per Carraro nella quale evidenziava che non vi erano le condizioni per la sua riconferma.. gli ho detto che Carraro s’è messo contro di loro e io non sono un traditore… questa è la relazione che gli ho fatto ..loro sono rimasti sconvolti Giraudo disse :…questa è una dimissione anticipata e … avete fatto un ottimo lavoro…sconsigliandolo dal presentarla effettivamente e raccomandandosi di ripensarci; Bergamo continuando sui suoi rapporti con Giraudo : gli ho detto … Antonio …devo ringraziarti perché in momenti in cui con il mio lavoro mi sono dedicato tanto a questa cosa, che ho avuto bisogno di un tuo aiuto me lo hai dato ed io di questo te ne sarò sempre grato, non perché io pensi di essere andato lì, perché mi ci hai messo te, perché io avevo presentato un bel progetto e voi l’avete condiviso, mi ero guadagnato la vostra fiducia e voi me l’avete data e credo di essermela mantenuta… però nel momento in cui mi accorgo che devo tradire non me la sento…
Bergamo informò dell’esito dell’incontro anche Pairetto ed alla domanda di quest’ultimo circa l’esito rispose direi proprio bene .. si.. bene..; in seguito parlò con un amico ed alla richiesta: ma ti hanno confortato per il futuro o no ? rispose affermativamente, aggiungendo .. ma sono stato molto ripreso poiché i fatti che ho fatto non dovevo farli.. precisando : io ho detto a queste condizioni non è più possibile ma … da parte loro c’ è pieno consenso, di più…
In considerazione del momento storico in cui avvenne, delle chiare espressioni di Bergamo e degli interlocutori, dell’importanza attribuitagli da questi e da Fazi, è certo che oggetto della riunione fu prevalentemente il destino di Bergamo e la posizione che Giraudo e Moggi avrebbero assunto nei suoi confronti.
Deve osservarsi che il designatore, dopo aver legittimamente interloquito del suo futuro col presidente FIGC, ne mise inopportunamente a parte i dirigenti della Juventus, venendo meno ad un dovere di riserbo e cercando, nel contempo, di ottenere il consenso di costoro riguardo alla sua riconferma, evidenziando furbescamente l’avversità di Carraro nei loro confronti ed, invece, la sua lealtà (io non sono un traditore .. mi ero guadagnato la vostra fiducia e voi me l’avete data e credo di essermela mantenuta… però nel momento in cui mi accorgo che devo tradire non me la sento…), comprendendosi, nel complesso, che le presunte dimissioni erano uno strumento di pressione per perseguire lo scopo contrario, essendo, invece, l’uomo molto interessato al mantenimento del suo incarico.
Sotto il profilo dell’apprezzamento probatorio deve premettersi che la conversazione con Giraudo, pur essendo di seconda mano per quanto riguarda le parole di costui, oltre ad essere in sé verosimile, appare coerente con le complessive emergenze processuali e, pertanto, ne può essere preso in considerazione il contenuto anche per la parte inerente l’amministratore della Juve .
La valutazione che se ne ricava induce a riconoscere l’esistenza di un forte e duraturo legame tra i due uomini, poiché Giraudo in specie fu destinatario, oltre che delle confidenze, anche della dichiarazione di sempiterna gratitudine di Bergamo, essendo questi riuscito a mantenerne la fiducia, e di profonda lealtà.
Come queste qualità fossero conciliabili col ruolo ordinamentale avuto da Bergamo è problema che, all’evidenza, egli non si pose ma la cui seria consistenza porta a dover concludere, ancora una volta, che il designatore era stato a disposizione del dirigente Juve ed implicitamente ma chiaramente si dichiarò pronto a continuare in questo comportamento e che gli interessi comuni dei due avevano grande spessore, essendosi, del resto sostanziati nelle continuative relazioni e negli illeciti di cui si è già scritto e di cui si tratterà ancora in avanti.
Per quanto riguarda in particolare Giraudo ne va, conseguentemente, sottolineato la posizione di notevolissima influenza che egli ebbe nei confronti di Bergamo, che si legge esplicitamente nelle stesse espressioni di costui e quindi l’importanza del suo contributo al raggiungimento degli scopi illeciti perseguiti in comune dagli uomini coinvolti nella cogestione delle cose del calcio.
Il 9 Febbraio 2005 (prog 123) Bergamo chiamò un’ utenza svizzera intestata ad un settantenne e rispose Moggi
Le informazioni di De Cillis e Bertolini sono sintetizzate nell’nfo del 28.3.07 da pag 2 a 6.
Cfr info cit pagg 100 e 101
I discorsi relativi all’organizzazione di questo appuntamento sono riportati nell’info cit alle pagg 110 -113, da essi si ricava anche che si svolse, nonchè le persone che vi parteciparono
Cfr info cit pagg 139- 142.
Cfr Info cit pagg 161-163
Dirigente della Procura Federale
Cfr amplius info CC rono Roma pag 66 e ss.
Entrabe le utenze sono individuate e quella del chiamante è attribuita all’arbitro Racalbuto cfr info 28.3.07;
cfr info 2 Nov 2005 pag 62
Questo dato emerge dagli accertamenti di PG cfr Info 2 Nov pag 22.
Si tratta di una prassi più volte accertata nell’indagine per la quale Moggi dettava codici numerici utili alla ricarica del cellulare che in precedenza aveva consegnato all’interessato di turno – cfr ad es quanto risulta in info 2 Nov pag 83 – episodio dell’11 Gennaio 05 .
LE conversazioni sono trascritte alla pag 37 e 38 dell’info 2 Novembre.
Cfr conv pagg 43-44 info cit
Le conversazioni citate son da pag 46 a 49 info cit
Si tratta della cena a casa di Pairetto a Rivoli con Moggi, Giraudo, Bergamo e le mogli di cui si è scritto;
Si tratta di una partita oggetto di contestazione a carico di Moggi e Racalbuto per frode sportiva, per cui i due sono stati rinviati a giudizio.
Cfr info 2 Nov pagg 87-89
Cfr pagg 97 e ss info cit anche per le successive telefonate.
da una successiva telefonata tra Moggi e la moglie di Pairetto emerge che questi in serata fu a casa sua Cfr info cit pagg 100 e 101.
Il primo notoriamente dotato di spirito di autonimia e, pertanto, inviso ed il secondo responsabile nella precedente partita Siena MIlan della mancata espulsione di cui si è fatto cenno
Sull’intera importante conversazione cfr amplius info 2 Nov 05 pagg103-104.
cfr pag 106 e ss di info 2 NOV 05.
Cfr trascrizione integrale dell’inter 15.5.06 pag 48
Cfr verb interr pag 8 e 9
Alla fine della conversazione notturna Moggi di nuovo fornisce a Bergamo i codici numerici per ricaricare la scheda.
I discorsi relativi all’organizzazione di questo appuntamento sono riportati nell’info cit alle pagg 110 -113, da essi si ricava anche che si svolse, nonchè le persone che vi parteciparono
Cfr info cit pagg 139- 142 nelle quali si leggono sia i dialoghi per organizzare l’incontro, poi verificatosi come accertato dalla PG, sia i commenti di cui sopra.
oggetto di imputazione a carico dell’arbitro Bertini per cui vi è stato decreto di giudizio
Le tre telefonate sono riportate per intero dalla pag 154 alla pag 157 dell’info 2 Nov.
Cfr info cit pagg 162-164
Cfr info cit pagg 193-195
Si tratta della relazione allegata all’interrogatorio di Bergamo
Le telefonate sono da pag 200 a pag 206 dell’info cit.
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